Affondare nel passato per trovare vecchi ricordi: la mente torna a momenti felici trascorsi tra le sue braccia; tutto perfetto, tutto speciale.
Allora perché lei non è al mio fianco, dove ho smarrito il percorso dei sentimenti?
Concentro la memoria e ricordo il luogo: un porticciolo come tanti, con barche mosse dal vento e un cielo grigio, come quel giorno.
L'albergo, annerito dal fumo e dalla decadenza, mi accoglie.
- Può darmi la stanza ventiquattro? -
Il portiere mi guarda stranito, cerca di squadrarmi, impassibile mi allunga le chiavi e torna al suo lavoro.
Conosco la strada, percorro quei pochi scalini angusti arrivando davanti alla porta di legno antico.
La mente supera l'ostacolo e corre a quel giorno.
- Sei bella - .
Ricordo i nostri sorrisi mentre la bacio, la stringo, percorro con le dita le linee del suo corpo e come sempre ne apprezzo le sfumature, i capelli neri, il naso piccolo, la bocca troppo grossa per quel viso: al pensiero delle sue labbra, sento una fitta all'inguine, mi viene in mente quante volte ho urlato sotto i suoi attacchi orali, quante volte mi ha portato in paradiso.
Le dita scendono sul mento, giocano con quella sua piccola fossetta, il collo è dolcemente percorso, seguo la linea della vena e come un vampiro la mordo, assaporando il suo sapore, il suo profumo.
Seguo il contorno della camicetta bianca, mi soffermo al primo bottone chiuso, maliziosamente i suoi seni spingono decisi sulla stoffa, il reggiseno di pizzo bianco non basta a coprire i suoi capezzoli tesi che spingono prepotentemente.
Appoggio la mano sul seno e sento il suo cuore, il respiro diventa affannoso: slaccio il secondo bottone della camicetta e finalmente il suo reggiseno appare ai miei occhi.
Si è appoggiata al tavolo e ha divaricato leggermente le cosce, la testa reclinata indietro, gli occhi chiusi.
Le dita spingono sotto il reggiseno e inevitabilmente la stoffa si alza, liberando quei seni turgidi; guardo la sua aureola rosa, i piccoli soffici peli che lo circondano e al centro quel capezzolo duro.
Le mie labbra si avvicinano ai seni e cominciano a giocare con loro, i capezzoli, increspati da piccole striature, accettano le mie avance.
La gonna si alza leggermente mettendo in mostra delle calze nere ricamate di disegni floreali.
Appoggio il mio corpo al suo, mi faccio spazio tra le sue gambe alzando la gonna, sento la sua pelle nuda tra la fine delle autoreggenti e l'inizio del perizoma: un brivido mi percorre la schiena al pensiero del suo fiore aperto alle mie voglie.
I miei calzoni sfregano il suo pube, il mio desiderio spinge forte cercando il suo piacere, le mani lasciano i seni, i denti prendono il loro posto e mordono teneramente la sua carne, slaccio l'ultimo bottone e lascio scivolare la camicetta.
Scendo ancora, arrivo al contatto della pelle tra le cosce, mi soffermo assaporandone il tepore, poi, salgo a cercare il miele che bagna il suo slip.
Le dita sinuosamente toccano i bordi infinitesimali del perizoma e accarezzano le labbra polpose.
Aspetta silente nel suo respiro tenue.
Con le mani si spinge sopra il tavolo, apre oscenamente le cosce e cerca i miei capelli, la mia testa, la mia nuca.
- So cosa vuoi -
Resisto alla sua richiesta di contatto orale.
Continuo a toccare la tenera carne, aspetto che il suo desiderio cresca, che la sua voglia impazzi.
- Ti prego, ti prego -
Il desiderio della mia lingua, della mia bocca, del contatto orale, il piacere dei sensi, cresce.
Resisto ancora.
Accarezzo le cosce, poi, deciso salgo sul perizoma e senza preavviso lo strappo con un gesto violento: un grido di sorpresa, un piccolo segno rosso sulla pelle, lei completamente bagnata, pronta ai miei voleri.
Affascinato, avvicino la lingua e tocco l'apice delle grandi labbra, ammiro il suo pube depilato, apro piano le grandi labbra e vado a cercare il clitoride nel punto alto delle piccole labbra.
Trovo il centro del suo mondo e comincio a leccare il suo piccolo fallo: so cosa vuole, so cosa cercare, so come amarla.
Le sue gambe si stringono decise attorno alla mia testa: non posso scappare, non voglio scappare. Metto le mie mani sui suoi glutei e comincio a succhiare la sua anima.
I suoi umori scivolano sulla mia bocca, sulle guance, sono pieno di lei, sento i suoi tremori, preludio dell'orgasmo che si avvicina.
Continuo a leccare il suo piacere.
Improvvisamente il vulcano esplode.
La tengo stretta in quel momento di pazzia sessuale.
Il tentativo di sfuggirmi, per lenire il suo bisogno di quiete, fallisce sotto le mie braccia decise, il tempo di perdersi e ritornare.
La lingua continua a solcare il suo dolce pertugio, la carne rosa, il suo piccolo bocciolo.
I gusti, gli odori si mischiano, la voglia di starle dentro cresce.
Lei è con le ginocchia aperte, ancora sognante nel suo piacere infinito, poi, un altro godimento e lo sfinimento.
Si lascia cadere sul tavolo: stacco la mia lingua dal suo fiore e mi alzo a osservarla, lei apre gli occhi e mi guarda soddisfatta, appagata, poi, vede il mio desiderio agognante, il cazzo teso le ricorda che io devo ancora godere, scende dal tavolo, a fatica si concentra sul mio piacere e con calma s'impossessa del mio membro.
In ginocchio davanti a me, lo sguardo fisso sui miei occhi, la lingua gioca col glande, fugge veloce, le labbra si stringono attorno e scivolano sul membro facendo impazzire le vene; accarezzo i suoi capelli, seguo il suo ritmo, sento i miei muscoli contrarsi nell'attesa del piacere, i nostri occhi si scambiano le nostre sensazioni silenziose.
I suoi movimenti flessuosi sul mio desiderio sono inebrianti, perdo il controllo del mio corpo, chiudo gli occhi e violentemente il mio sperma sbatte contro la sua lingua, la sua bocca, il suo palato.
Sfogo, urlando il mio momento di estasi.
Stremato, anch'io piego le ginocchia e cerco la sua bocca.
La realtà irrompe col trillo del cellulare: guardo il nome e ripiombo nel presente.
- Ciao: sono già qui, sono venuto prima per ricordarmi la nostra ultima volta. Ti aspetto: ti ricordi la stanza? -
- Certo amore: la ventiquattro, come potrei dimenticare? -
Fantasypervoi