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Racconto n° 3759
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Ti presento mia figlia...
All´ombra dell´ombrellone, in questi ultimi giorni d´estate, erano venuti a trovarci dei conoscenti di Bergamo che non vedevo da qualche tempo.
Erano passati anni e il rivederli mi aveva fatto piacere, come sempre, quando non vedi le persone da tanto tempo: ma mi aveva fatto molto più piacere rivedere la loro figlia Cristina.
Steso sul lettino, parlavo con i suoi genitori mentre lo sguardo era sul suo corpo
L´avevo vista che aveva una decina d´anni, adesso era una ragazza ben formata, di circa vent´anni.
Avevo notato subito che il sedere era leggermente grosso e un poco di cellulite ne faceva perdere la bellezza.
Fianchi larghi, seni sodi, bocca piena: i miei pensieri erano notevolmente oltre l´amicizia con i suoi genitori e riflettevano il desiderio nascosto che piano emergeva.
Non avevo nessuna donna in questo periodo e Cristina poteva essere la mia fiammata di fine estate.
Avevo notato che, pur facendo parte di un gruppo numeroso, lei mi guardava spesso:
" Ti piacerebbe fare un giro in barca prima di ripartire?"
Sorpresa da quella richiesta, avevo visto una luce di felicità passarle negli occhi:
" Sarebbe stupendo"
Le feci cenno d´avvicinarsi, le toccai la mano, per la prima volta avemmo un contatto fisico e, mentre le accarezzavo dolcemente il palmo con maliziosa esperienza, le sussurrai:
" Però vieni da sola...così sono libero da vincoli familiari e posso muovermi come voglio sulla barca, senza tanti tabù".
Non avevo tempo da perdere e volevo solo fare una buona scopata con quella ragazza: era meglio essere chiari sin dall´inizio sulle mie intenzioni, se lei avesse accettato l'invito in barca.
" Sì...dai...mi piacerebbe molto venire a fare un giro, quando sei libero?"
Guardai i suoi genitori intenti a parlare con i miei amici.
" Anche stasera. Dopo le dieci esco a fare un giro; di sera, lo spettacolo delle luci per tutta la costa Riminese è qualcosa di unico, sembra di essere al luna park".
" Mi piacerebbe, ma devo trovare un modo per liberarmi senza destare sospetti".
L´aveva detto sottovoce e con fare malizioso, facendomi capire che, se veniva, sapeva cosa aspettarsi:
" Io non ti posso aiutare, trova tu il modo; ti lascio il mio cellulare, se mi chiami entro le cinque, si può fare".
Le lancia un sorriso e poi, con noncuranza, mi girai a chiacchierare con altre persone lasciandola ai suoi dubbi.
Non diedi troppa importanza al fatto, sapevo che tutto dipendeva dalla ragazza e dalla sua voglia di trasgressione.
Alle quattro del pomeriggio chiamò:
" Ciao, sono Cristina: è sempre valido quell´invito?"
" Certo, ti aspetto al porto" e le spiegai come arrivarci.
" Devo vestirmi in un modo particolare per la barca?"
" Scarpe da tennis e il meno possibile addosso, se poi senti freddo ti scaldo io".
Doveva essere sicura di cosa volevo.
Intuii un sorriso dall´altra parte del cellulare:
" Sono sicura che mi divertirò"
" Credo anch´io"
E chiusi la comunicazione.
Puntuale, alle dieci Cristina era davanti alla scaletta della mia barca; mentre la facevo salire, guardavo con piacere il suo look: una minigonna che celava molto bene i suoi fianchi larghi, una t-shirt nera con una scritta fluorescente" Amo la vita" e, ovviamente, scarpe da tennis per non rovinare il legno di tek pregiato della barca.
Era veramente appetitosa: gambe lunghe e abbronzate, capezzoli che spingevano sulla stoffa, le natiche che tendevano la gonnellina lasciando presagire piacevoli divertimenti.
La presi per i fianchi e alzandola la portai dentro il pozzetto; il tempo di farle vedere la barca nel suo insieme da poppa a prua:
"Proprio come mi aspettavo di vederti"
"Grazie"
"Sottocoperta te la faccio vedere dopo..., adesso fai quello che ti dico che partiamo".
Le spiegai come mollare gli ormeggi, come tirare su i parabordi, come bloccarli e presi la via del mare aperto.
"Adesso vieni qua che t´insegno un pò´ di cose sui venti e su come si porta una barca".
"Ma io non sono capace"
"Il divertimento è proprio questo...sapere che non hai esperienza: hai voglia d´imparare?"
Sapeva il valore di quella sua risposta:
"Sì, credo di sì"
"Niente credo: o sì o no"
"...Sì..."
"Allora vieni qua"
La guardai percorrere titubante quei pochi metri, come una studentessa davanti al suo professore all´esame di maturità.
Le presi la mano e la feci mettere al timone, avvicinandomi alle orecchie sfruttai il silenzio del mare per sussurrarle: "Vedrai che sarà un´esperienza che ricorderai per sempre".
Io, che avevo indossato un paio di bermuda da barca leggeri, mettendomi dietro di lei, col pretesto di sistemare la sua posizione al timone, mi ero appoggiato al suo sedere e le avevo fatto sentire il mio sesso già gonfio e pronto.
"Pronta?"
- Sì"
Questa volta la sua risposta era stata decisa;
"Tu guarda le vele e segui il vento, devono restare gonfie: se sbattono, vuol dire che stai sbagliando".
"Ma mi lasci da sola?"
"No, ma sarò impegnato a fare altre cose, tu rimani concentrata sulle vele, al resto penso io...".
Lasciai le sue mani e scesi piano verso la mini arrivando all´orlo, poggiai i palmi sulle cosce e aspettai una reazione di protesta che non venne; sentivo il suo respiro affannoso, poi, il cuore battere più forte, quando decisi di salire alzando la gonna.
Dopo qualche centimetro, ero sul suo slippino, Cristina guardava le vele e tremava, le gambe si erano divaricate dietro la mia salita e lo slip era umido.
Le abbassai il piccolo perizoma:
"Ricordati di non fare sbattere le vele"e glielo tolsi.
Volevo divertirmi, non avevo fretta e mi piaceva il corpo di quella ragazza così giovane.
Piegai le ginocchia e andai sotto la gonna con il viso, cominciai a leccare le sue cosce e piano salii verso il suo monte di Venere: era completamente depilata e si vedeva che aveva un pube ancora poco usato.
Tremava come una foglia, quando la lingua si appoggiò sulle labbra vaginali, emise un gemito intenso di piacere.
In quel momento le vele sbatterono blande
"Dai vento alle vele, se no mi tocca tornare su".
"No, ti prego continua, vedrai che non succederà più".
Smisi di parlare e le feci capire cosa vuol dire essere scopate oralmente, continuai fino a quando non ebbi la percezione che le si stessero piegando le gambe dal troppo piacere e, in quel momento, le vele sbatterono di nuovo.
La lasciai lì trafelante mentre salivo mettendomi in piedi dietro di lei: era tesa e stretta al timone, con gli occhi semichiusi, lo sguardo perso e appagato.
Alzai la piccola gonna, presi il mio sesso e, spostandolo al lato dei bermuda, senza toglierli, poggiai il glande teso sul suo bocciolo dicendo:
"Devi stare attenta...bisogna fare le cose per bene"e spinsi il mio cazzo dentro la sua tenera carne.
Era morbida come il velluto e, mentre entravo, sentivo le sue pareti adattarsi alle mie dimensioni con una certa difficoltà; pur essendo ben lubrificata, era ovvio che non fosse abituata a certe misure.
"Oh mio Dio"furono le sue uniche parole mentre con il bacino cercava di assecondare la mia entrata.
"Guarda le vele..." e presi i suoi fianchi cominciando a scoparla seriamente.
La stoffa dei bermuda faceva uno strano fruscio sulla sua pelle, sapevo che il suo sedere non era perfetto, però vedere le sue natiche sbattere contro i miei coglioni era veramente molto arrapante. Inoltre, i suoi gemiti erano diventati mugolii lanciati al vento e tutto era perfetto.
Lasciai i fianchi e alzando la t-shirt andai a palpare i seni duri e a stringere i capezzoli tesi:
" Prendi qualcosa?"
"- No"
" Allora, quando te lo dico, lascia il timone".
"Continui a scoparla da dietro fino a quando cominciai a riconoscere l´attimo esplosivo, misi le mani al posto delle sue e le dissi:
"Adesso..."
Lei, con mia sorpresa, tolse le mani e, girandosi, si mise in ginocchio e senza perdere tempo aprì la bocca accogliendomi tra le sue labbra, poi, cominciò a succhiarmelo da vera esperta.
Ebbi solo il tempo di chiudere gli occhi: subito dopo Cristina assaggiava il mio sperma.
Continuò ancora diversi secondi a farmi godere dentro di lei, poi, sfilandolo tossì, prese fiato e disse:
"Attento alle vele, stanno sbattendo..."

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