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Racconto n° 3779
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Una splendida segretaria di nome Daniela
Daniela era veramente carina, ma troppo legata a suo marito, niente che lasciasse presupporre alcuna possibilità di portarla a letto.

La studiavo tutti i giorni, cercando di trovare il suo punto debole o qualcosa che mi lasciasse capire come sedurla, ma, ogni volta, arrivavo a sera sconfitto.

Esile, alta circa un metro e sessanta cinque, capelli neri fluenti sino a sotto le spalle, occhi verdi da cerbiatto, piccolo seno, quasi immaturo, un sedere stretto non particolarmente arrapante: eppure, quando parlava, emanava una sensualità tutta sua, riusciva a supplire al suo corpo minuto con occhiate e ironia veramente speciali.

Anche nel vestire non dava mai adito a provocazioni; sembrava una santa e forse era proprio questo che mi eccitava, il fatto che sembrasse irraggiungibile.

Suo marito lavorava nella stessa azienda, lo conoscevo e lo vedevo al bar.

Un giorno mi fu riferito, dai soliti bene informati, che lui si era imbarcato nel gioco con delle persone poco pulite, sembrava fosse stato truffato, ma il problema era che aveva firmato diversi impegni con cambiali a scadenza e, adesso, era in grosse difficoltà.

Così, non rimasi sorpreso quando Daniela chiese di parlarmi in privato nel mio ufficio.

Ascoltai in silenzio le sue richieste di prestito:

" Trentamila euro è una bella cifra..."

Lasciai cadere la frase, soppesando la sua risposta.

" Lo so, ma se non mi aiuta lei...siamo rovinati, ci porteranno via la casa...".

" Rimediarli entro due giorni in contanti...non credo di riuscire ad aiutarti...".

" La prego, direttore..."

La guardai e non dissi niente, aspettando.

" La prego, solo lei ci può aiutare..."

La guardai con occhi pieni di lussuria e continuai a rimanere in silenzio, aspettando di vedere se aveva capito come poteva pagarmi gli interessi: non potevo sbilanciarmi, doveva essere lei a farsi avanti.

" La prego, so che se lei vuole può aiutarmi...le pago gli interessi, ovviamente, e in tre anni le restituisco tutto".

"E' una proposta che non mi alletta e gli interessi me li danno anche in banca, quindi, salvo che lei non abbia qualcosa da offrirmi che mi coinvolga, credo di non poterla aiutare".

Dissi quella frase scendendo con lo sguardo sul suo corpo e facendo capire quale potesse essere la merce di scambio.

Lei stette dieci secondi senza parlare, poi, preso fiato, rispose:

" Se mi aiuta, sono disposta a fare tutto quello che vuole...".

Aveva detto quella frase chiudendo gli occhi e senza respirare, era chiaro che gli era costato tanto dirla ed io mi sentivo un bastardo per avergliela fatta dire, ma stavo ragionando con il cazzo e il mio obiettivo era averla.

" Mmmmmmmmm...questo m´interessa: sicura ?"

Altri dieci secondi sofferti, questa volta guardandomi negli occhi:

" Si...sono sicura"

Presi il mio blocchetto degli assegni e scrissi lentamente la cifra che le serviva, poi, sventolandolo in aria con aria greve, le dissi:

" Se entro trentasei ore mi avrai dimostrato di mantenere la parola data, sarà tuo, giusto il tempo per rimediare agli errori di tuo marito. E adesso vieni qua e fammi un bel pompino. E mettici molta passione, devi convincermi che sto facendo la cosa giusta.".

" Ma..."

Presi l´assegno e feci per strapparlo.

" No... la prego..."

Mi alzai in piedi, mi misi davanti a lei, aprii la cerniera dei calzoni, tirai fuori il mio membro teso e fremente incalzai: " Deciditi".

La vidi spostarsi verso di me, poi, sentii il tocco caldo delle labbra e la bocca che mi faceva entrare.

Era ferma e aspettava, fredda, meccanica.

" Senti... o lo fai bene o non se ne fa niente".

Come punta nell´orgoglio o, molto probabilmente, capendo che non aveva altre soluzioni, cominciò a entrare nella parte.

Le mani scesero sui coglioni e cominciarono ad accarezzarli, mentre la lingua girava decisa attorno alla cappella; poi, improvvisamente, stringendo la bocca, cominciò a scivolare sul mio cazzo dandomi sensazioni incredibili: spinsi il mio bacino verso la sua calda bocca e misi le mie mani sulla nuca, dandole un ritmo più intenso e deciso.

Faceva fatica a respirare, allora mi calmai un attimo e uscii da lei.

" Forza Daniela, non è mica il primo pompino che fai, immagino che tuo marito abbia approfittato di queste belle labbra".

" Una volta sola, e non mi è piaciuto"

" Mi dispiace per te... ma se vuoi i tuoi soldi, dovrai guadagnarteli fino in fondo".

Appena finita la frase, le ripresi la nuca e le forzai di nuovo la bocca, deciso a farle sentire il sapore del mio sperma.

Cominciai a scoparle la bocca e lei, questa volta, fece in modo che tutto andasse alla perfezione.

Dopo qualche minuto, Daniela aveva assaporato il suo primo sperma in gola.

Strinsi forte i capelli mentre venivo e godetti da vero porco.

" Brava la mia piccola... domani mattina mettiti una gonna nera senza niente sotto, ti aspetto in ufficio alle dieci!"

Il tono non ammetteva repliche e lei non aveva assi in mano per potere rilanciare in quella partita, così, alzandosi piano, prese un fazzoletto e pulendosi la bocca, uscì.

Sapevo di comportarmi da farabutto, ma volevo troppo quella ragazza, la volevo da troppo tempo, e lo scopo per raggiungere il mio obiettivo, in quel momento, era superfluo; il solo pensiero che il giorno dopo lei sarebbe entrata nel mio ufficio con una gonna nera senza nient´altro a difenderla, mi aveva già riportato in erezione e, i pochi scrupoli che avevo, rimasero in fondo al cassetto più nascosto.

Andai a casa agognando le dieci del giorno dopo, quando arrivai in ufficio presto: il sonno non era arrivato e, per tutta la notte, avevo pensato a lei.

Eccitato come da molto non mi capitava, chiusi le tendine e aspettai il suo arrivo.

Il bussare delle sue nocche sulla porta mi riportò alla realtà; con il pensiero l´avevo scopata per tutta la notte e il suo corpo mille volte aveva ceduto sotto la mia passione; adesso, arrivava il momento...

Aprii la porta e la guardai incantato, aveva una gonna nera stropicciata e svolazzante, sopra, un top, nero anch´esso, metteva in risalto i suoi piccoli seni.

Pensai: "Aspetta che abbia quelle tette tra le mani e vedrai come escono i capezzoli".

Alcune gocce di sudore mi scesero dalla fronte mentre le facevo cenno di portarsi dietro la scrivania.

Arrivata alla mia altezza, senza alzarmi e senza aspettare parole, misi una mano sotto la gonna e, deciso, salii a controllare se era nuda.

Un gemito soffuso al contatto della sua pelle, un brivido al tocco del suo monte di Venere: il tempo di rendermi conto che non aveva peli a protezione, che le mie dita erano già dentro di lei.

Rimasi piacevolmente sorpreso nel sentire che era bagnata.

Le cosce leggermente divaricate, la testa reclinata e il bacino spinto verso di me, mi avevano aumentato la libidine, sentirla così indifesa, e pronta a sacrificarsi, aveva fatto il resto.

" Slacciami i calzoni e vieni sopra di me!"

La guardavo e mi resi conto che lo faceva senza più quella disperazione del giorno prima, mi sembrava più partecipe... o ero io che confondevo la situazione?

In pochi secondi fui nudo e potei sentire le sue calde labbra vaginali appoggiarsi al mio sesso e premerlo.

Il dolce schiocco che fece entrando mi ricordò l´apertura di un tappo, poi, fui avvolto dal suo calore e mi abbandonai prendendo tutto il mio piacere, le mani sul suo top, alzandolo misi in libertà i seni e subito li succhiai con la mia lingua avida di sesso, le mani scesero sui fianchi e facilmente la spinsi al massimo sopra di me.

Fui sorpreso quando cercò la mia bocca per baciarmi e ancora più sorpreso quando venne come una tigre ferita: tremando tutta, perdendosi nel suo oblio.

Fu una scopata stupenda, come non mi aspettavo.

Credevo fosse una violenza e invece era una partecipazione: qualcosa mi sfuggiva.

" Che cosa è cambiato da ieri a oggi?"

Andai diretto al sodo, volevo capire.

" E´ vero, sono venuta qua con uno stato d´animo diverso, la verità è che per la prima volta un uomo mi ha dato ordini nel sesso e mi ha fatto sentire umiliata e schiava, ma, invece di offendermi, mi sono accorta che mi piaceva e mentre continuavo a succhiarti il cazzo, sono quasi venuta; stanotte ho pensato a questa strana cosa e mi sono eccitata ancora di più, ho dovuto toccarmi per calmare le mie voglie. Oggi ho riprovato le stesse sensazioni quando mi hai detto di venirti sopra e l´idea di essere nuda per te, mi aveva fatto stare eccitata da stamattina presto".

Ero senza parole.

Aspettai di riprendermi:

" Bene, vuol dire che saranno più queste intense tre giornate di sesso".

Le diedi una pacca sul sedere dicendole:

" Adesso alzati e datti una sistemata, vai a lavorare, e torna da me oggi verso le quattro che finiamo la giornata in bellezza e preparati a godere come mai nessuno è riuscito!"

" Mi piace questo tipo d´ordine, cercherò di essere una brava discepola".

Si alzò e velocemente prese in bocca il mio sesso semirigido, le diede un lungo succhiotto, poi, lo lasciò libero e disse:

"Non vedo l´ora che arrivino le quattro per vedere cosa vorrai da me".

Si sistemò la gonna alla meglio e, sculettando uscì, soddisfatta di se stessa.

Guardavo quel sedere stretto che dondolava e già pregustavo la sua deflorazione; sorseggiai un caffè e mi misi a lavorare, ma, per quanto cercassi di restare concentrato, il suo corpo continuava a entrare nei miei pensieri.

Quella ragazza era il mio tormento, tornai a pensare alla scopata fatta da poco e al suo sedere, mi accorsi che il cazzo non poteva aspettare le quattro del pomeriggio.

Alzai il citofono: " Daniela, per favore venga nel mio ufficio".

" Sì, direttore, vengo subito".

Trenta secondi dopo, Daniela si chiudeva alle spalle la porta: camminando verso di me, si alzava la gonna mettendo in mostra la sua calda fica ancora umida per il sesso fatto; questa volta i capezzoli erano belli irti e tesi, la attirai a me e la bacia con passione, poi, le misi una mano tra le cosce ed ebbi la conferma del suo desiderio.

La feci mettere in ginocchio e lei, capendo subito il mio desiderio, mi slacciò i calzoni, mi liberò il sesso e prendendolo tra le labbra cominciò a farmi morire.

Questa volta il pompino fu meravigliosamente perfetto.

La fermai prima di venire, volevo sfogarmi in un altro modo, ma lei mi prese le mani, le incrociò con le sue e facendomi uscire disse:

" Lo so cosa vuoi fare, l´ho capito stamattina da come mi guardavi il culo mentre uscivo, ma abbiamo ancora due giorni, non avere fretta: adesso voglio sentire di nuovo il sapore del tuo sperma che mi scalda lo stomaco" e, senza dire altro si rituffò sul mio sesso facendomi impazzire dal piacere.

Fu l´apoteosi: sapere che lei era pronta a offrirmi il suo stretto pertugio mi fece avere un orgasmo violento che prese con cura e trattenne in lei.

"Sei incredibile... "

Furono le uniche parole che riuscii a dire mentre Daniela, pulendosi la bocca con la lingua lasciva, si riordinava per uscire.

Rimasi lì a contemplare quel suo sedere oltrepassare la porta dell´ufficio.

Erano solo le tredici ed ero stravolto.

Alzai l´interfono e parlando a tutto il personale dissi che sarei andato in riunione video con la Spagna, che non mi passassero telefonate e che non mi disturbassero fino alle sedici.

Chiusi gli occhi stringendo forte le cosce e mi addormentai come un bambino.

Due ore dopo, fresco e riposato, ero pronto a combattere la mia guerra personale con Daniela.

Alzai il telefono:

"Daniela, venga nel mio ufficio per favore!"

Appena finito di parlare, mi spogliai e mi misi di fianco alla porta.

Appena entrata, la presi e la sbattei contro il muro, alzai la gonna nera che ormai non aveva più niente di decente e, senza pensare altro, mi spinsi in lei con decisione.

Nessuna resistenza venne da parte sua; pur essendo passate alcune ore, Daniela era ancora calda e fradicia di umori.

La scopai per cinque minuti come un selvaggio, solo le nostre bocche evitarono il caos del momento.

Spinsi in lei quel poco sperma che mi era rimasto ed esausto la strinsi forte.

Restammo avvinghiati per diversi minuti.

Alla fine, con sofferenza mi staccai da lei e le dissi:

"Domani mettiti una gonna intonata al perizoma più bello che hai e preparati a fartelo strappare...".

Un lampo di piacere passò nei suoi occhi a quelle parole.

Scese dalle mie gambe tremanti e aprendo la porta sparì alla mia vista.

Quel giorno non passava mai e la notte fu ancora insonne, spaziai con i miei pensieri su cosa avrebbe indossato e a come l´avrei posseduta; mi ritrovai ad aspettare il momento della sua entrata come un bambino aspetta un gioco il giorno del suo compleanno e mi accorsi che, quello che credevo fosse solo sesso, era diventato un´ossessione e poi un amore.

Oggi, Daniela è un capo ufficio di provate qualità, dedita completamente al suo direttore.



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