La vita di una Donna confina sempre con il mistero.
Ogni azione è l'evocazione lirica di un momento corrotto; il miraggio in lontananza di un sentimento forte, sofferto.
Nessun virtuosismo accattivante, quello che riporto con i toni del sussurro.
Tante situazioni vere in episodi allucinati, spese tra i tortuosi labirinti di una vita di corsa.
Ma non c'è fatto che non trovi redenzione; non c'è cura che trascolori le gramaglie più buie di un'emotività greve.
Ripercorro il sincretismo lanceolato della mia essenza; una moltitudine di progressi affollati di nullificanti inediti.
Di giorno, il rifugio laborioso e denso della professione.
Di notte, l'irruzione aliena e sfrontata di demoni e auspici; inesprimibili in uno stralcio di chimera.
Una vita in latenza; l'unica maniera possibile per me, di esistere.
Poi c'è l'Amore che non arriva mai, ed io credo sempre che veleggi altrove.
Ma rimango una donna diabolica e dirigo ancora il brano oscuro delle cose.
Come una pazza, continuo a battere tasti infedeli in gran delirio.
Navigando nelle ore disturbate dall'insonnia, mi sono imbattuta in un sistema intestino di processi intimi, un'industria che produce mutazioni e vibrazioni.
Le tecniche degli uomini si somigliano in modo incredibile e sono impresse nella mia memoria, anche se ne ho dimenticato tutte le premesse.
In fondo, non ho mai avuto un amante virtuale.
Forse è successo in passato, ma solo nella mia testa.
Tutti cliché.
Eppure quella sera ci siamo scritti per caso, sul filo dell'elettricità e morbidezza che solo la solitudine sa dare.
E' stato un istante rarissimo in cui la sensibilità amplificata dall'incoscienza ha realizzato una sua fantasia.
La storia ha avuto inizio con l'aspirazione agli impulsi e la parola s'è fatta carne.
Così ti ho incontrato, in modo unico e insolente; ora sei il mio pensiero ardente, rimirato dalla stabilità di una comoda sedia.
Ho delimitato con due tratti rossi lo spezzone di foglio sul quale è impressa la tua dedizione.
Ci penso e ci ripenso a quello che mi ha profferto.
La verità è in questa emozione, il punto affocato che ho individuato senza rumore.
Sono davanti allo schermo acceso che mi ha accolto in ubbidienza silenziosa.
Sto ritrovando immediata confidenza con il mezzo; la coinvolgente progressione del corteggiamento sarà presto sostituita dalla stravagante mossa seduttrice.
Finalmente stiamo per guardarci dentro, dopo un sacrificio epistolare che s'è ripetuto ogni giorno.
Mi sta assalendo una sensazione d'ottimismo che di solito s'accompagna ai mesi estivi.
Eppure siamo già a novembre e posso percepire le spine che fanno appassire d'invidia le rose.
La mia stanza trasuda caldura e mormora di quiete.
Rimango immobile davanti al quadrato contando i minuti del mio orologio che impiegano troppo tempo a scattare.
Qualcosa nel mio intimo si è dileguato.
Oramai l'ambiguità s'è fatta avida e invade la testa.
Accendo la cam e mi scontro con due occhi pervertiti.
Eccoti qui, mio caro amante anelato.
Le premesse, con vaticini carichi di mistero, me ne avevano descritto il nome e disegnato il volto.
Le missive, dopo lunghi soprassalti, si erano allenate a sostenere la propaggine dei sarmenti ed ora luccicano di febbre.
Quanti momenti solo per te, agognanti la visione e il corpo.
Struggenti per le lunghe vigilie e dardeggianti per le subitanee speranze.
Serrati in trepidazione per l'ultima struggente enfasi.
Prima di fasciarti con la trama tiepida del mio complotto, nella camera intrisa di votive e di fiori, rispondo da prescelta prostrandomi ai tuoi occhi.
L'attesa di vederti non ha rubato la capacità di trasalire, di aguzzare la vista che ora mi si squama come l'ultimo acino d'uva che rosseggia tra i pampini.
La nostra stagione di primizie è la favella.
Il pauroso affiatamento sensuale sta tramutando l'aria in vizio; i nostri corpi lucenti come latta stanno scoppiando in puntini di risoluzione verso l'ultimo spunto di bacio.
In una sorta di dignità romantica mi lascio mettere le mani addosso.
Le tue palpebre mi sfiorano e sono tenere come polpa di frutta matura.
Prendi tutto.
La tua mano separata da me sogna di riempire un vuoto.
Al primo contatto con la pelle contamina ogni forma di pudore e accende lo sguardo su tutte le generazioni future.
E' la dolcezza sadica di un Bene che resta; un corpo complesso che s'offre in appendice, il cui attraversamento è possibile.
L'accelerazione elastica che pretende il momento e lo tocca.
Mai notte mai giorno, l'eterna stagione dell'attimo.
In dissolvenza, diseredati della santità armoniosa dei vestiti, nella direzione dei fiati.
Sprofondati nel sogno, nel gioco, dove l'umidità ne conserva la forma tiepida e erotica.
Prendi tutto.
Di me, lavoratrice già di primo mattino.
- C'è sempre qualcosa di trascendentale nell'incontrare qualcuno in un luogo segreto; perché due solitudini diverse possano aiutare a vivere l'eccezione - G.Rossogeranio
Rossogeranio