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Racconto n° 3868
Autore: VioletErotica Altri racconti di VioletErotica
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Il cinema di Tromso
Ci sono dei momenti, nella vita, in cui soddisfare una curiosità appaga quanto espletare un interminabile iter burocratico, o, per i non necrofili, trombare con una mummia.
Ci sono altri momenti in cui provare un qualcosa di differente, un qualcosa che dévi dai consuetudinari meandri del corso dell'esistenza, è al contempo clamore che squarcia i muscoli nel loro quotidiano prodigarsi e mormorio che leviga le asperità delle mulattiere che solchiamo.
Come accadde quel sabato sera.
Quel sabato sera decisi di consacrarmi anima e corpo al cinema horror. Non che provassi tutta quest'attrazione per il genere.
Tuttavia, la mia vita s'era turbinosamente assestata sul binario d'una convulsa abulia.

- Iselin, ora attraversi quel dannato ponte, varchi la soglia di quel fottutissimo cinema, ti siedi e non pensi più a niente! -

Queste parole s'affacciarono sempre più assiduamente nella mia mente, a mano a mano che dal mio bilocale sull'isola di Tromsdalen volgevo ad ampie falcate sulla Tromsoya. Quella spensierata corsa lungo il ponte che collegava le due isole impinguò per una buona decina di minuti quella sensazione d'ebbrezza ch'aveva dimorato lontana dalla mia vita ormai troppo a lungo.
La temperatura era relativamente mite per la stagione. Ma il meteo di Tromso è un ribaldo come n'esistono pochi in circolazione, e m'ero premunita per qualsiasi evenienza climatica.
Un fiotto d'aria torrida m'accolse all'entrata del cinema.

- Se oltre ai film horror mi passano uno sdraio, affranco la mente da tutti i suoi gioghi per i prossimi cent'anni! - pensai svagata.

Di lì a poco, avrei assistito ad una rassegna filmica non stop, della durata di ben nove ore, nella quale sarebbero state proiettate le sei migliori pellicole horror norvegesi di tutti i tempi. In città avevo acquistato una discreta fama di donna particolarmente dedita alle più svariate stramberie.
Per nulla al mondo avrei dubitato della mia capacità di stare incollata alla poltroncina per le nove ore filate della rassegna, senza distogliere un sol secondo gli occhi dallo schermo.

- Prima o poi mi proporrò di raggiungere le Svalbard a nuoto, e lo annuncerò in pompa magna! Giusto per maggiorare un po' la mia nomea! - m'irrisi ringalluzzita.

Essendo arrivata parecchio in anticipo, come mia prassi, ero riuscita ad accaparrarmi la sistemazione col miglior angolo di visuale. M'accomodai sulla poltroncina, e già dal modo col quale avevo arcuato gli arti inferiori si poteva intuire che era mia risoluta intenzione stravaccarmi.

- Beh, Iselin, agisci in perfetta armonia con gli spettacoli che daranno! - mi beffai ancora una volta.

Venti minuti più tardi, con la sala riempita per circa quattro quinti della sua capienza massima, la macchina da presa iniziò ad intrattenere le iridi cinefile convenute a quella rassegna.
A poche battute dalla fine del secondo film, il mio umore aveva virato decisamente verso l'uggia.

- Fa' qualcosa se vuoi evitare d'addormentarti! -

Appena ci fu la pausa fra il secondo ed il terzo film, approfittai della ritrovata e momentanea illuminazione per giocare col cellulare.

- Sì certo, intendevo proprio questo per fare qualcosa! - mi dileggiai per l'ennesima volta, con un tocco d'estemporanea amarezza. Possibile che non fossi capace d'escogitare nulla quando il tedio m'assoggettava?

Immersa com'ero in vacue riflessioni, allentai la presa delle dita sul cellulare, che scivolò e cadde, emettendo un tonfo ovattato. Le persone accomodate alle poltroncine adiacenti la mia si voltarono repentinamente.

- Iselin, cazzo, tutte le volte ti devi far notare! - mi biasimai austeramente.

Inarcando la schiena per raccogliere il cellulare, sentii l'assorbente strusciare lievemente la clitoride. Raccolsi alla spicciolata l'apparecchio, e rialzandomi irrigidii la postura, erigendola come farebbe un militare sull'attenti. Appena le luci si furono abbassate, iniziai a toccarmi.
Passai i polpastrelli sui brandelli di carne delle labbra, solleticandoli appena. Cullavo una lieta ed appagante leggerezza dei sensi, che fluidificava i muscoli e corroborava la mente. Poi mi dedicai alla clitoride, che sfregai con tutto il vigore che permetteva la posa ormai accoccolata del mio corpo.

- Maledette poltroncine! - borbottai, mentre aumentavo l'intensità del movimento della mia mano.

Ad un certo punto, il proiettore indugiò a lungo su una scena dove risaltavano colori luminosi. Il mio spasmodico incedere s'inibì di colpo. Venni assalita da un avvilente sentimento d'angustia. Mi girai di scatto a destra ed a manca, per assodare che nessuno si fosse trastullato sul mio gaudio.
Stavo per rasserenarmi a tal proposito, quando con la coda dell'occhio scorsi due donne, cinque posti ed una fila più dietro, che m'osservavano imperturbabili e parevano non propriamente dell'intendimento di distogliere lo sguardo da me.

- Cosa vogliono da me queste? -

Mi precipitai fuori dalla sala e mi diressi alla macchinetta del caffè. Avevo il fiatone, ed un'impellente necessità di bere qualcosa di caldo. Pigiai due tasti, e la macchinetta mi preparò un bicchiere traboccante di cioccolata rovente.

- Mmh, mi ci voleva proprio! – sospirai, mentre il primo sorso aveva leggermente umettato le labbra. Presi un fazzoletto dalla borsetta e premetti su di esse, per togliere le gocce ivi depositatesi.
- Appena t'intiepidirai ti trincherò in una sola passata! - enfatizzai compiaciuta, rivolgendomi alla cioccolata.
- Iselin! -
- Chi... chi è? - barbugliai.
- Non ti ricordi di me? -

Mi volsi a rilento verso l'ignota interlocutrice, che nel mentre m'aveva accostata. Non la riconobbi.

- No, non mi ricordo. Chi sei? -
- Turid, quella con cui hai ballato al locale due settimane fa! -
- Ah sì, avrei ballato con te? -
- Così pare... -
- Devo aver preso la ciucca! -
- Hai preso la ciucca! Non stavi in piedi a ballare, fortuna che c'ero io a sorreggerti! -
- Mmh sì, devo aver ecceduto con l'assenzio! -
- L'altra volta m'avevi promesso che m'avresti invitata a casa tua! -
- Ah sì, buono a sapersi... - risposi con malcelata apatia.
- Perché non c'andiamo? Questo festival dell'horror m'ha decisamente seccata! -
- Chi è lei? -
- Ah sì ho omesso le presentazioni di rito. Lei è la mia fidanzata, Synne! -
- Piacere, Iselin! - mi protesi per schioccarle i tre classici baci sulle gote. Per tutta risposta ebbi una mano porta con ignavia.
- Synne, non fare la stronza, Iselin è un'amica! - chiosò Turid. Synne contraccambiò con una sagace smorfia, come se volesse dar mostra di tutta la sua protervia.
- Io abito subito dopo il ponte, a Tromsdalen. Da qui non si cammina oltremodo per raggiungere casa mia! - precisai alle mie interlocutrici.
- Bene, andiamo! – s'entusiasmò Turid.

Uscimmo una accanto all'altra, con Synne che s'attardava dietro di noi strascicandosi controvoglia.
Uscimmo, e venimmo investite da una notte che aveva permeato tutti i lembi del firmamento, una notte dominata dai graffi del gelo e dai suoi ricami di cristallo su coltre di neve.

- E ora che si fa? - esternai perplessa.
- Si cammina fino a casa tua! - controbatté Turid risoluta.

Con passo fermo e cadenzato, giungemmo in poco tempo a metà del ponte. Synne chiese di fermarsi un attimo per sgranchirsi qualche muscolo intirizzito. Acconsentimmo. Mentre Synne si sforzava per far riprendere alle membra il massimo della loro efficienza, m'avvicinai a Turid, e le sussurrai:

- Ma Synne è sempre così tracotante? -
- No, ha solo difficoltà relazionali e d'approccio con le persone che non conosce... -
- Ah... - la giustificazione non mi convinse granché, ma non affondai il colpo oltre.
- Senti, ma... - ripresi con maggior sollecitudine - che cazzo guardavate mentre mi masturbavo? -
- Niente, ci piaceva, tutto qui! -
- Dalle vostre espressioni pareva voleste impalarmi piuttosto! -
- Siamo brave a velare i piaceri che i nostri occhi razziano! - millantò Turid.

Riprendemmo il cammino, ed arrivammo sotto casa in tempi ragionevoli. Aprii la porta, ed appena entrai in casa sentii un gradevolissimo tepore scorrermi lungo le vene.

- Brrr, fa freddo qui! - balbettò Turid.
- Guarda che il freddo lo senti solo tu. Qui si sta molto meglio che fuori! - l'apostrofò Synne.
- Volete un qualcosa per riscaldarvi? Ho caffè, latte, orzo, tè e tè verde! - irruppi io.
- Io passo! - esclamò Turid.
- Anche per me nulla, grazie! - prese la palla al balzo Synne.
- Va bene, io metto dell'orzo a scaldare e nel frattempo pulisco un po' casa. Scusatemi lordura e subbuglio... non sono quasi mai in casa! -
- Eh, l'avevamo notato! - glossò Turid mordacemente.

Presi la scopa ed iniziai a spazzare. Nel frattempo, parlavamo del più e del meno, dei film che avevamo fatto in tempo a vedere, delle nostre vite. Ad un certo punto Turid, saltando di palo in frasca, mi chiese:

- Iselin, ma tu come stai messa a peli? -
- Che domande fai? Sto messa meglio dell'orso Yoghi, se è questo che vuoi sapere! -

Turid rise di gusto alla mia battuta, ed anche Synne abbozzò un sorriso, un sorriso garbato e morigerato quasi quanto quello d'una novizia.

- Te lo chiedevo così per curiosità, siccome Synne è completamente glabra, mentre io, essendo soggetta a frequenti scompensi ormonali, mi ritrovo spesso e volentieri agghindata da yeti! -
- Qualche pelo qua e là ce l'ho, fortuna che viene in mio soccorso un eccellente epilatore! -
- Quale? -

Aprii l'anta d'uno scaffale, presi la confezione e la mostrai a Turid.

- Questo! -
- Cos'ha di diverso dagli altri? -
- Non fa male da nessuna parte, basta regolare le due testine e le due velocità in base alla sensibilità della zona del corpo! -
- Ma dai! -
- Io l'uso pure sulle guance e nelle zone intime! -
- Sei pazza, come fai? Non ci credo! -
- Vuoi vedere? -

Presi la testina morbida e l'agganciai al resto del prodotto, attaccai la spina ed innestai la velocità bassa. Mi passai l'epilatore con gesti eclatanti da una guancia all'altra, senza provar dolenza alcuna.

- Visto? Vuoi vedere cosa succede più giù? -

Abbassai i pantaloni e le mutandine contemporaneamente. Feci finta di depilarmi i lembi di pelle intorno alla clitoride, poi chinai in avanti il dorso e, facendo passare il mio braccio in mezzo alle gambe, iniziai a simulare la rasatura di glutei e deretano.

- Visto che non fa nulla? -
- Turid, perché non ne approfitti? - si frappose sorprendentemente Synne.
- Dai, tirati giù! - la incoraggiai.
- Ma... - tentennò Turid. Poi abbassò lentamente i pantaloni. - Non farmi del male! - disse infine.
- Ma quale male, sarà come stare in una vasca idromassaggio! -

Cominciai con i peli più folti dei glutei. Turid fu sorpresa dalla piacevolezza di quella sensazione. Passai ai peli che contornavano la clitoride, per finire a quelli del posteriore.

- Visto Turid, t'ho rimessa a lucido, ora hai un culo più vellutato di quello d'una neonata! -
- Saresti un'eccelsa estetista, lo sai Iselin? - s'entusiasmò Synne.

In quel clima di somma giovialità, Synne esplicitò il suo conscio desiderio d'andare oltre.

- Iselin, leccale la figa! -

Non si profuse in troppi sforzi dialettici per persuadermi. Turid mi dava ancora le spalle. Mi genuflessi e gliela leccai da dietro. La mia piccola lingua aveva il vantaggio che, a qualunque recesso di qualunque corpo umano desse piacere, mentre si protendeva per adempiere alla sua mansione faceva in modo che le labbra, molto contigue ad essa, lambissero ciò che la lingua aveva già provveduto ad inumidire.

- Mmh, sa quasi di... di limone! -
- Turid, non m'avevi mai detto d'avere una figa fragrante! - sghignazzò Synne.

Mi feci ardimentosa, e cominciai a mordicchiarla sulla guancia. Turid ebbe un primo fremito di piacere. Passai allora ad addentarla sul collo, e sussultò una seconda volta, più intensamente. Infine confissi l'orecchio, avendo l'accortezza di non scostare un capello che fosse uno. In quel momento, avrei voluto trangugiarglieli tutti.

- Ahhh! - Quel gridolino era un amalgama sublime di dolore e piacere.

Synne, che fino a quel momento era rimasta in disparte, estrinsecava sul suo volto un visibilio a dir poco sfavillante.

- Ti piace cara? - le chiese docilmente, estendendo le proprie braccia fino a cingere le spalle della fidanzata fra le sue mani.
- Sì, mi piace! - biascicò. Ma la sensazione di freddo che avvertiva iniziava a palesarsi.

Tentò di soverchiare quella sensazione inginocchiandosi innanzi a me, e passando la lingua dove tangibile ed intangibile avrebbero intonato il più stentoreo dei cori. Synne nel frattempo s'era svestita.

- Oh! - Aveva un organo... Un...
- Avevo sentito parlare di donne con... sì, insomma, di transessuali, ma non pensavo ce ne fossero pure a Tromso! -
- Siamo ovunque, un po' come i ceppi dell'influenza! - si sbellicò Synne.
- Etcì! - Turid accennò un primo starnuto.

Synne fece rialzare Turid, la scansò, s'inginocchiò a sua volta e cominciò a leccarmi. Era da almeno cinque minuti che avevo quella funesta percezione di stare per venire senza che nulla desse l'impulso decisivo perché ciò accadesse veramente. Presi una candelina appoggiata sul forno a microonde, l'accesi, aspettai tre o quattro minuti, e riversai in un solo colpo sul tergo di Synne tutta la cera che s'era ammonticchiata alla base della candelina. La sua palpitazione fu il migliore dei riscontri che potessi avere.

- Etciù! - Il secondo starnuto di Turid fu prorompente. Erroneamente attribuii quegli starnuti ad una tipica rinite di stagione. Fu molta più mia cura e mia premura, in quegli istanti, passarle l'indice della mano destra sulla colonna vertebrale.

- Ahhhhhh! - Turid emise un gemito fugace ma pregno di significati. Non potevo esprimere a parole la mia contentezza. Una donna il cui corpo era gremito di zone erogene, ognuna delle quali stanavo al primo tentativo.

Synne finì con me, ed iniziò a penetrare la sua fidanzata, appoggiata al tavolo della cucina. Ripresi giocosamente a mordicchiare il collo di Turid, mentre l'indice della mano destra aveva avuto ordine dalla mia mente d'effettuare una spedizione esplorativa fra le ascelle ed il costato della donna. Synne venne una prima volta, sincronizzando alla perfezione il coito interrotto, mentre la mia lingua si sollazzava col capezzolo destro di Turid.

- Etciù! Etciù! - Turid ormai permaneva in modalità starnuto perpetuo, mentre la sottoscritta veniva due volte nel breve volgere di tre minuti grazie ad una mirabile perseveranza nella masturbazione.

- Voglio venirti sulla schiena! - intervenne Synne rivolta alla sua fidanzata.

Turid nel frattempo era rimasta appoggiata sul tavolo. Si girò e si fece prendere da dietro. Synne venne una seconda volta, e per la seconda volta armonizzò irreprensibilmente il coito interrotto.

- Etciù! Etciù! Etciù! - Turid stava capitolando.
- Iselin, ma per caso hai dei gatti in casa? - trasalì Synne, avendo intuito il peggio.
- Sì, uno! Perché? -
- Perché Turid è allergica al pelo dei gatti! -
- Oh no, maledizione! -

Turid e Synne si rivestirono in tutta fretta ed uscirono.

- Mi dispiace, mi dispiace veramente tanto! Io non... -
- Non ti preoccupare! E' stata comunque una bella serata! Mi faccio sentire io! -

Synne mi vezzeggiò per rincuorarmi, poi venne inghiottita nell'innevata notte di Tromso insieme a colei che fino al giorno prima era solo una donna con la quale avevo danzato, da alticcia.

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