I step off the train,
Percorro quel tratto dei binari dismessi che sono stati teatro dei nostri ultimi baci. Le francesine in vernice nera ogni tanto mi fanno storcere le caviglie sui sassi, il bordo dei jeans si impiglia. La pavida luce ambrata dei lampioni si ferma di fronte al riflettore di buio davanti al muro di tufo. Qualche rovo sbadato sbreccia il muretto, per terra un paio di lingue di asfalto non più larghe di qualche braccio, in mezzo i sassi grossolani della vecchia ferrovia. Dalla campagna si leva la bruma della notte, in una sera un po' più fredda e meno piovosa di quell'ultima. Le gocce ticchettano sul parabrezza, infreddoliti pianifichiamo quella notte assieme. Purtroppo non posso far l'amore, ma senza i tuoi baci non ce la faccio. E poi la voglia di slacciarmi il piumino, avvoltolarmi il maglione sul petto, senza mai abbandonare le tue labbra, sai come mi fa stare la tua lingua, il solo pensiero che sia la tua bocca a baciarmi, la stessa bocca con quelle labbra e quel sorriso. I seni tirati fuori a casaccio dal reggiseno in pizzo come due grossi frutti tondi da un paniere di meraviglie, me li accarezzi e prendi tra le dita i miei capezzoli. E poi con il palmo della mano e l'interno del polso descrivi piccoli cerchi a fiore dalle punte dei seni. Non rispondo più di quello che sono, dell'indecenza dei miei pensieri e delle mie azioni, sono solo un essere mugolante del piacere che tu riesci a darmi così a fondo. I brividi caldi mi fanno fremere le cosce, i fianchi, il petto. Basta, non mi frega di non poter fare l'amore, io voglio farlo, e subito. Salgo sulle tue cosce come se non avessi fatto altro per anni, il volante perfettamente incastrato nella curva del mio fondoschiena, il collo piegato ai tuoi baci. Non serve che mi penetri, sto benissimo anche così, inizio ad ondeggiare in preda alle voglie più oscene il mio sesso vestito sul tuo. Manco a dirlo, i miei capezzoli sono ora tutti tuoi senza alcun limite, spremo i seni nella tua bocca, ti imploro di decorarli con quei lividi che tanto adoro contemplare nello specchio del bagno una volta a casa. Come se fossi dentro di me, improvvisamente vengo nei pantaloni.
Like the deserts miss the rain.
Ho ricordato per un istante il panico, ma panico originario, di quella volta al capannone in costruzione, in quello che sarà il parcheggio dei dipendenti. Le strisce bianche tracciate di fresco, le siepi piccole, appena piantumate, il portellone con lo scotch a croce. Erano settimane che l'infezione mi aveva impedito di far l'amore. Ero ancora una volta seduta sulle tue cosce, con i miei seni nella tua bocca, ma quella volta hai preferito essere più dolce, leccandomi umido e amorevole i seni. L'orgasmo finalmente mi ha liberata, come se Madre Terra in persona si fosse impossessata di me e stesse liberando nella mia voce l'urlo primordiale della vita, sprigionato dal mio corpo, immenso e straziante, così forte che presa dal panico ho iniziato a piangere. Mi hai stretta fortissimo, ci siamo chiamati Amore per tanti attimi, prima che anche tu sprigionassi fiato, e sperma, dentro il mio ventre e la mia anima. E'stato come lo scrosciare fumante della pioggia sul deserto, dopo mesi di affanno e siccità, la mia bocca mollemente abbandonata alla tua fronte, immobile nel tuo abbraccio, i capelli spettinati in una cortina confusa sulla tua mano.
And I miss you,
ma la sabbia è destinata a scorrere tra le dita come in una clessidra beffarda, l'acqua a gonfiare la terra. Così avrei voluto sbatterti contro la bacheca, spogliarti e baciarti tutto, lì, davanti alla macchinetta del caffè, ma vigliacca o presa dall'istinto di sopravvivenza ho detto 'Basta'.
Sì, proprio così... 'Basta', avrei voluto mi spingessi contro una finestra mettendomelo nel culo fino a frantumare la vetrata, ma l'ho detto. Avrei voluto dire immediatamente di no, che mi ero bevuta il cervello, che avrei voluto mi scopassi ancora la gola come solo tu sai, ma sono andata via, verso la mia stanza, forte del fatto che lì non mi sarebbe successo niente.
Missing.
Divinecomedy