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Racconto n° 3975
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Scende la neve...
Il freddo improvviso e l´abbassamento della temperatura, unito al tempo nuvoloso, avevano fatto sì che cominciasse a nevicare, la situazione stava peggiorando e Maurizio si malediva per avere deciso di passare per quel passo di montagna impervio.
Mancava poco alla cima, ma la visibilità era pressoché nulla e la neve cominciava a fare scivolare le quattro ruote motrici della Mercedes 2800.
Era sicuro della sua macchina e per questo, pur sentendo le previsioni sfavorevoli, era partito ugualmente; mentre pensava questo, si rese conto che qualche altro sfigato aveva rischiato come lui, era una fiat punto ferma al fianco della strada.
Il suo primo pensiero fu: - Questo, o è un deficiente o ha dei problemi -.
Si accinse per sorpassarlo e vide i suoi occhi...
Diana aveva deciso di passare per quel passo pur sapendone l´insidia, poiché aveva urgenza di chiudere un contratto di lavoro importante per la sua carriera.
Era partita da Siena nel tardo pomeriggio, per guadagnare tempo aveva avuto la stupida idea di accorciare la strada facendo il passo del Muraglione e adesso si trovava ferma con la macchina in panne e un freddo cane che la stava attanagliando.
Era terrorizzata, si sentiva persa e il cellulare non aveva campo sotto quella tormenta di neve; quando vide i fari della macchina avvicinarsi riprese vita e fece per uscire dalla porta, con costernazione si accorse che la neve aveva bloccato anche le portiere e allora pregò con tutto il cuore che il conducente dell´auto guardasse verso di lei.
Maurizio vide il terrore in quegli occhi così belli e si fermò appena possibile: fare il buon samaritano non faceva parte del suo carattere, ma sentiva che era la cosa giusta da fare.
Percorse i pochi metri, si rese conto che il tempo peggiorava e che bisognava fare in fretta:
- Posso aiutarla?- La domanda era inutile, lo fece solo per farle sentire una voce rassicurante.
- La prego, sono bloccata e sto morendo dal freddo...non funziona più niente in questa maledetta macchina!
Maurizio spostò in fretta la neve liberando la portiera, le mani indurite dal freddo cominciavano a bruciare maledettamente, tirò forte la maniglia e riuscì a liberare la portiera.
Lei scese e scivolando sull´asfalto innevato si appoggiò a lui, fu un attimo, un gesto disperato per non cadere e nello stesso un brivido violento per quel contatto inatteso, si odiò per essersi vestita con quel tailleur blu scuro e soprattutto per avere le scarpe con il tacco alto; era vestita per un colloquio di lavoro, non per fare la turista sulla neve, poi, maliziosamente pensò a cosa avrebbe pensato quell´uomo di lei e indecentemente cercò di ricordare quello che aveva messo sotto...
Maurizio la prese al volo mentre stava scivolando per terra, fece un movimento veloce e senza volerlo le afferrò anche i seni, in quel momento quello che contava era non farla cadere, guardò la ragazza e si accorse di quanto fosse carina e sexy vestita in quel modo, poi, gli venne in mente il tocco dei seni e apprezzò quello che aveva sentito...
- Venga nella mia macchina o moriamo tutti e due assiderati!
Le diede una mano e aspettò di sentire il calore della sua.
Lo guardò: era sulla cinquantina, fisico asciutto, occhi intensi, voce piena, gutturale, sensuale, il freddo pungente era sparito, si sentiva calda e nuda sotto il suo sguardo, allungò la mano e si lasciò portare.
Lui la stava spogliando con gli occhi, valutando cosa fare, cosa dire: quella ragazza, sulla trentina, aveva un qualcosa di sensuale e indefinito, i suoi occhi l´avevano colpito sin dal primo momento, ci si poteva perdere, ci si poteva morire...
La portò nella sua macchina: anche in quel momento, sotto una tormenta di neve, mantenne la sua galanteria, gli era sempre piaciuto fare gesti eleganti, demodé, come aprire lo sportello a una donna e si ritrovò a farlo anche in quel momento.
Diana era stupita e compiaciuta, in un momento come quello, l´uomo le aveva fatto strada, l´aveva riparata dal vento mischiato alla neve e, incredibilmente, era andato dalla parte del passeggero per aprirle la porta.
- Esistono ancora degli uomini del genere? - si trovò a pensare.
Entrò in macchina a cercare calore e aspettò la compagnia dell´uomo.
Maurizio chiuse la portiera e accese la macchina per scaldare l´ambiente:
- Credo sia meglio aspettare la fine della tormenta, è troppo rischioso muoversi in questo momento ... -
Lei guardò oltre i vetri appannati, si rese conto che aveva ragione, sentì che non era in pericolo e si rilassò cercando di scaldarsi, era tutta bagnata e infreddolita dal tempo passato in macchina.
Maurizio era fradicio, il tempo trascorso fuori a rimuovere la neve e quello passato a tornare in auto era stato sufficiente a inzupparlo, ma la sua preoccupazione era per la ragazza:
- Mi chiamo Maurizio, venga qua che la riscaldo un poco, mi sembra un pulcino...-
- Grazie, mi chiamo Diana e mi sento una stupida per questa situazione, se non fosse arrivato lei...-
- Credo, che vista la situazione, possiamo anche darci del tu - disse Maurizio e cominciò a farle un massaggio sulle spalle.
Aveva notato che i capezzoli spingevano sotto la camicia bagnata, il bianco candore della stoffa metteva in risalto le areole; cercò di distrarsi per non passare da ludico libidinoso e non metterla in imbarazzo con il suo sguardo puntato sui seni.
Diana si accorse dello sguardo di Maurizio sui suoi seni e, invece di imbarazzarsi, pensò a cosa avesse messo sotto; quando gli venne in mente che non aveva niente se non la sua pelle, capì cosa potesse vedere lui, sentiva i seni duri e i capezzoli tesi, era una reazione che normalmente aveva nell´eccitazione e si ritrovò a chiudere gli occhi, poi dietro il tocco sapiente di quelle dita, emise un sospiro di piacere...
Maurizio la vide chiudere gli occhi, si stava eccitando sempre di più, fu contento che lei non vedesse, poi sentì quel sospiro di piacere, guardò il viso e si rese conto che Diana era deliziata dal suo tocco, prese coraggio e fece sì che il massaggio fosse più vasto, lasciò che le mani scendessero dalle spalle e sfiorassero i seni.
Diana capì che se non avesse fermato quelle mani, sarebbe stata dura terminare quel " riscaldamento", sapeva che non si doveva fare, ma quella situazione era incontrollabile, come il nettare che piano aveva cominciato a bagnare i suoi slip.
Mille volte aveva sognato nei suoi momenti più intimi di fare sesso con uno sconosciuto, ma una cosa era sognarlo, un´altra farlo davvero, eppure, dentro di sè sentiva che non doveva fermarlo: smise di irrigidirsi e spostò il suo bacino verso Maurizio affinché lui potesse muoversi più agevolmente.
Maurizio era concentrato sul suo viso, aspettava un suo segnale, una sua protesta, avrebbe subito chiesto scusa, pregandola di perdonarlo, avrebbe detto che era troppo bella, desiderabile, che in quel momento si era lasciato andare, eccetera, eccetera...quando vide che lei accettava le sue mani, anzi, le cercava, si sentì al settimo cielo: le storie mille volte sentite da amici di scopate furtive, improvvise, casuali in luoghi più disparati, stavano succedendo a lui!
Cominciò ad aumentare la pressione sui seni e slacciò i bottoni della camicia bagnata, le tette libere esplosero in tutto il loro vigore, la pelle abbronzata era liscia e vellutata, il tempo di stringere quelle mammelle piene che lei emise un gemito ancora più intenso, guardò la gonna leggermente alzata, le gambe divaricate e sperò che lei avesse le autoreggenti.
Diana si stava gustando quel massaggio fuori dall´ordinario, sentiva l´esperienza in quelle mani e il piacere cresceva, quando sentì che la gonna era alzata pensò alle autoreggenti che aveva messo, al perizoma e sperò che lui continuasse.
Maurizio spostò la mano sulla gonna, arrivò all´orlo e piano la lo tirò su, arrivato alla fine delle autoreggenti ebbe un battito in meno, il suo sogno si stava avverando, era vestita come piaceva a lui, guardò per un attimo nello specchio retrovisore per avere la certezza di essere sveglio, strinse un attimo la carne calda sopra le calze, assaporò il calore e continuò.
Diana sentì il sedile scendere e capì...
Maurizio spostò il sedile e passò dall´altra parte a fianco della ragazza, le mani salirono ancora e trovarono il miele, spostò di lato la piccola stoffa e accarezzò con tenerezza il pube rialzato, dolcemente entrò in lei per saggiarne le pareti e sentirne le reazioni, poi prese la mano di lei e la portò sui suoi calzoni all´altezza del suo sesso teso e duro.
Diana era in estasi, quello che le stava succedendo era contro tutti i suoi principi morali, ma in quel momento lei non voleva che lui smettesse, a fanculo i moralismi! Lo voleva dentro di lei! Quando lui le prese la mano, seppe che cosa doveva fare, tirò giù la cerniera e andò a cercare il suo cazzo sperando di trovare del buono.
Subito si rese conto che quello che aveva preso in mano era di ottima qualità, cominciò a seguirne la lunghezza e rabbrividendo si deliziò di quello che da lì a poco avrebbe avuto tra le sue cosce.
Maurizio spinse le due dita dentro di lei nello stesso momento che lei stringeva il suo sesso.
La guardò; lei, come se percepisse, aprì gli occhi, lesse il suo desiderio e istintivamente si alzò, lui capì e si porto più su fino alla fine del sedile, vicino alle sue labbra.
Lei lo voleva, desiderava quell´uomo più di ogni altra cosa, in quel piccolo ambiente, sotto i fiocchi di neve, si sentiva femmina coma da tanto tempo non le capitava, al diavolo i problemi di lavoro, al diavolo il suo ex fidanzato, al diavolo tutto! Voleva il cazzo di quell´uomo dentro la sua bocca e voleva sentirlo gemere e tremare sotto le sue labbra, sotto i tocchi della sua lingua: sapeva di essere brava a fare sesso orale, le era sempre piaciuto farlo e farselo fare, appoggiò le labbra sul glande nervoso, assaporò la piccola goccia sul prepuzio e cominciò a farlo entrare.
Maurizio stava impazzendo, Diana era veramente brava, sapeva dove toccare, come toccare e stringere e come fermarsi per poi ripartire, mise le mani sui suoi capelli e seguì con languore il suo saliscendi.
Non avrebbe voluto venire, non così in fretta...
Lasciò che la natura facesse il suo dovere ed esplose nella bocca di Diana tutto il suo piacere.
Diana sentì le vene pulsare forte, capì e attese.
Maurizio urlò, strinse i suoi capelli spingendo tutto il suo sesso dentro quella carnosa bocca, spinse il suo piacere allo spasimo, poi, stremato da quella violenta reazione, gustò le sue ultime spinte.
Diana si sentì riempire da quel fiotto caldo e vischioso, conosceva già il suo odore acre, sapeva quanto gli uomini amassero quel momento e succhiandolo forte lo fece andare a scaldare la sua gola.
Maurizio tornò giù dal sedile, voleva ricambiare il piacere a quella ragazza e voleva prenderla, farle sentire il suo desiderio, la voleva in tutti i modi, ma si rendeva conto che pur essendo in una Mercedes, il posto angusto lo limitava, stava per dirle se voleva spostarsi in un posto più elegante e confortevole, guardò i suoi occhi e capì...
Lei voleva la lingua di quell´uomo, voleva sentirla sul suo monte di Venere sulle sue labbra polpose, dentro le pareti, sempre più dentro... aprì le cosce e indecentemente prendendogli la testa, lo spinse dentro di sè.
A Maurizio era sempre piaciuto leccare la vagina delle donne, gli piaceva farlo insieme, ma in quel momento voleva che lei urlasse e godesse come aveva fatto lui, le mise le mani sul sedere per restare avvinghiato a lei il più possibile e cominciò a farle sentire quanta esperienza aveva.
Diana era in estasi, da molto nessuno stava dentro di lei in quel modo, le sembrava di conoscerlo da sempre e che lui fosse sempre stato dentro di lei, mise le gambe attorno a quella testa famelica e cominciò a singhiozzare dal piacere.
Maurizio era sicuro di sè, in quell´arte era veramente bravo, sapeva quando era il momento di fare e quando il momento di non fare e, soprattutto, sapeva dove andare a cercare: giunto sul clitoride duro e paonazzo, cominciò a succhiarlo con decisione.
Urlò, urlò e urlò ancora, squassata da un orgasmo pazzesco, difficile da gestire, tremava come una foglia al vento e poi venne la quiete, aprì gli occhi, vide la luce e capì che la neve aveva smesso di cadere.

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