I tuoi occhi, non ancora sazi, stanno cercando convulsamente fra le pieghe del mio corpo una scintilla di rugiada, rimasta incautamente poggiata sulla pelle calda e lacerata dalla tua furia. Mi hai punita e ho meritato la tua punizione.
Adesso mi stai scrutando, il tuo volto è sconvolto dal piacere e dalla rabbia, il tuo respiro è pesante e affannato. Sono stata tua schiava e tu il mio padrone.
I miei capelli sparsi sul cuscino spiegazzato sono bagnati dal sudore, la mia bocca è secca e tremendamente rossa, reduce dai morsi violenti che la tua le ha inflitto.
Le mie mani sono ancora unite fra loro, legate dalle mie stesse autoreggenti alla testiera del letto; il mio seno, grondante, segue il ritmo del respiro e palpita sotto ogni spinta del cuore. Vorrei tanto poter toccare, con la punta del mio dito, la pozione divina che hai scaraventato sul mio corpo. Brutale e temerario.
Le mie gambe lisce e tese strusciano contro le lenzuola bagnate e ridotte oramai in brandelli, unica testimonianza di una vittoria imprevista e non annunciata.
Ti rivesti. Anzi, il tuo sesso si adagia nuovamente fra la stoffa dei tuoi slip bianchi, che sai bene che non mi piacciono. Non mi hai permesso di toccarti la pelle: mi hai strappato i vestiti di dosso, mi hai legata e mi hai penetrata senza lasciarmi il tempo di ribellarmi. Non potevi perdere tempo, vero? Non potevi certo permettermi di ribaltare la situazione, facendomi diventare padrona, improvvisamente. Così mi hai preceduta ed io mi sono ritrovata fragile ed indifesa sotto i tuoi colpi da maschio, sotto i colpi che il capo del branco ha voluto infliggermi, perchè spodestato. Spodestato da una donna, per giunta. E vorrei che adesso lei fosse qui, per affondare la spada e abbattermi con il colpo di grazia. Sarebbe bello vedere che vi prendete per mano e sorridendo (sì, sorridendo con quello stesso ghigno che adesso ti colora il volto) uscite fuori dalla stanza, lasciandomi distrutta e dilaniata.
Melissa Lilymarleen