Eva sta pensando a lui.
Da una settimana è ormai preso, irretito in una storia con un'altra donna ... La donna l'ha corteggiato, invogliato, incoraggiato, spinto, è stata invitante, amichevole, complice, seduttiva. Lui l'ha seguita, assecondandola nei suoi inviti, nei suoi disegni, nei suoi desideri: lei ha condotto il gioco con precisione, con forza, con determinazione.
Ha frustrato i tentativi di lui di sottrarsi ad una resa improvvisa, pareva avere fretta di giungere al dunque, ad una presa di possesso tangibile su di lui, quasi volesse imprimere nella sua carne un marchio, un diritto di proprietà. E ci è riuscita.
Lui ha confessato: sì, hanno fatto l'amore, sì, due volte, si stanno studiando, stanno cercando la piena intimità, quella consapevole e senza inibizioni, e lei è aperta e disponibile, mentre lui è più cauto, non osa ancora arrivare con naturalezza a certi atti, a certe espressioni ...
Ogni parola di lui è per Eva un ferro rovente appoggiato su di una ferita sanguinante: la cauterizza, chiudendola, ma il dolore è più cupo della morte, più debilitante del sangue che scorre.
Eva ascolta e sente dentro di sé la disperazione tramutarsi nell'arsura di un desiderio incontrollato, spasmodico, dolorosamente protratto e vano nella sua impellenza.
Sogna di fare l'amore con lui mentre il ventre le si contrae negli spasimi della voglia e tutto il suo sesso si gonfia, copiosamente irrorato e percorso da pulsazioni dolorose.
Quando rimane sola, si toglie gli slip bagnati e ne aspira l'odore pungente, inebriandosi, pensando a quello di lui.
Come è potuto accadere?
Come, se solo pochi giorni prima hanno fatto l'amore e le estenuanti carezze hanno strappato ad entrambi gemiti di piacere, mentre si consumavano nei baci, storditi dal desiderio?
Eva pensa con struggimento all'inizio della loro conoscenza: era stata casuale. Si trovavano ad una riunione di conoscenti e lui le aveva domandato qualcosa. Avevano scambiato alcune parole, poi erano nati fra loro l'interesse, la simpatia, la confidenza.
Un approccio iniziale fatto solo di parole, suggestioni, aspettative, provocate dalla visione di Eva, dei suoi capelli ondeggianti, del suo sorriso, dei suoi fianchi color miele, delle spalle, del collo, da un suo gesto invitante della mano ...
Si erano raccontati tante cose della loro vita, delle vicende personali. Si erano capiti.
Lui la trovava bella, lei lo trovava affascinante.
Quando Eva trascorreva delle brevi vacanze, sia all'estero che in Italia, lui diventava inquieto, teso, temeva di perderla, le scriveva versi, le mandava brani di musica. Al ritorno, le faceva mille domande secche; lei avvertiva la sua tensione e se ne stupiva.
Ogni giorno di più si avvicinavano, i loro incontri erano diventati una necessità quotidiana.
E alla fine era successo. Dopo più di quattro mesi da quel primo incontro, avevano fatto l'amore per la prima volta. Senza che nessuno dei due lo volesse, senza averlo deciso prima. Una scintilla scoccata improvvisamente che aveva fatto divampare un grande fuoco.
Era, la loro, un'intesa sessuale perfetta, quale raramente è dato di raggiungere. Non c'erano tra loro gesti o parole che non piacessero ad entrambi, che non stimolassero entrambi a tentare, ad osare ancora di più, nella ricerca spasmodica di un piacere sempre più grande e reciproco, nell'oltre ...
Avevano scoperto l'estasi di contatti senza pudore e senza freni inibitori: Eva poteva giungere ad un punto così alto di godimento che addirittura schizzava, come eiaculasse, un breve getto di un liquido somigliante all'orina, ma che non lo era ... lui si beava dei violenti, profondi orgasmi di lei, delle sue grida, quand'era travolta dal piacere e fuori di sé tra le sue braccia.
L' intensità dei loro gesti d'amore, del loro profondo e condiviso erotismo, era il frutto sognato, cercato con insistenza, ed infine amato della reciproca scoperta.
A vicenda si bevevano, si divoravano, pazzi l'una dell'altro.
Una volta c'era stato un malinteso fra loro, che aveva minacciato di minare la fiducia che Eva riponeva in lui.
Tuttavia lui si era mostrato così desolato per averle causato un dolore, così desideroso di riparare al suo errore che, tra mille discussioni, spiegazioni e confronti, avevano ripreso i loro incontri con una passione, se possibile, ancora maggiore.
Eva aveva arredato una stanza della sua casa apposta per gli incontri con l'amante: era un'alcova segreta, un luogo nel quale nessuno entrava, se non loro due. Lei spesso andava lì, si stendeva sul letto, dopo essersi tolti gli abiti e, nuda, lo attendeva.
Talvolta lui si faceva aspettare, talvolta invece era lui che stava in attesa presso la porta, divorato dalla voglia, fremente di desiderio, col cazzo duro e proteso al pensiero di lei.
Eva giungeva e lo abbracciava e insinuava la lingua nella bocca dell'amante e poi si chinava a baciarlo, a leccarlo, a farlo morire nella sua bocca. Eva era divina e lui le diceva di amarla, di amarla tanto, e lei gli credeva.
L'amava tanto, sì, tanto da volerla per sempre accanto a sé, tanto da volere costruire un futuro con lei e un giorno, dopo l'amore, glielo chiese, e ne ebbe un rifiuto.
Allora la rabbia lo travolse. Il dolore e l'orgoglio ferito gli impedirono un ragionamento pacato: le disse che non poteva accettare il suo NO e stracciò le foto, le lettere, i disegni che Eva gli aveva donato, le disse che la cancellava dalla sua vita.
Eva ne fu sconvolta. Sbigottita, si chiedeva come facesse lui a non capire che lei era una donna che si sentiva e voleva essere libera, non appartenere a nessuno, se non a sé stessa, e che l'amore, come lei lo intendeva, poteva nascere e vivere soltanto nella assoluta libertà da ogni vincolo, da ogni regola, da ogni condizionamento.
Guardava il cellulare, aspettando un suo messaggio. C'erano sempre alcuni SMS. Li apriva uno ad uno trepidante, sperando che almeno uno fosse suo ... ma non era così. Se non le aveva scritto nemmeno una parola, significava che non la voleva più, davvero non la voleva più, nemmeno come semplice amica, e si domandava come fosse possibile che lui riuscisse a cancellarla così, con caparbio diniego, come se non fosse mai esistita, mentre ancora lei lo desiderava con tutta sé stessa.
Trascorrevano i giorni. In lui l'intenzione di cancellarla si scontrava con la presenza di Eva dentro i suoi pensieri, dentro il suo cuore, il suo corpo, il suo sesso.
L'amava, la desiderava, la sognava, la invocava: si sentiva stregato da lei e si domandava se sarebbe stato per sempre.
Alla fine cedette e le telefonò.
Si trovarono in auto, in un parcheggio sotterraneo, buio e deserto. Parlarono a lungo, scontrandosi e incontrandosi, e poi lei toccò la sua mano e così, percorsi da una potente scossa, si abbracciarono. Non potevano aspettare.
Eva ricorda tutto con precisione e rivive attimo per attimo quei momenti d'amore.
Le bocche si incollano, le lingue si cercano e si attorcono l'una all'altra, mentre Eva con una mano carezza la nuca di lui e insinua l'altra mano sotto la sua camicia, a titillargli i capezzoli. Lui intanto le carezza le spalle, le apre la lampo sulla schiena, mette allo scoperto le colline del culo, se ne riempie le mani.
La frenesia della voglia e del possesso li travolge con l'intensità profonda e voluta di un desiderio a lungo represso.
Eva gli sfila la cintura dei calzoni, glieli fa scivolare in fondo ai piedi, lui le slaccia il reggiseno, sempre baciandola, e intanto stringe i seni tra le mani, avvicinando i capezzoli e avido sposta la bocca su di essi, leccando, succhiando, strappandole gemiti.
Una mano di lei ora è sull'asta tesa, scorre su e giù, la carezza dolcemente, la stringe, mentre con un dito dell'altra mano, bagnato di saliva, gira in piccoli cerchi sul glande scoperto, lo picchietta. Eva sente il suo sesso gonfiarsi, pulsare come il cazzo di lui tra le sue mani. Un fiotto di liquido la bagna e inonda l'auto del suo odore di femmina in calore.
Lui se ne riempie le narici, socchiude le labbra ad assorbirlo, non può più resistere al desiderio, le strappa gli slip bagnati, se li ficca in bocca.
Eva ora è nuda e lo guarda compiere questo gesto in un delirio di voglia che la scaraventa al fondo di sé stessa, così riesce appena a mormorare: - Ti voglio dentro ... prendimi –
Si sdraia sul sedile dell'auto, solleva le cosce e piega le ginocchia, accostandole al petto: oscenamente esposta, la fica spalancata, lucida di succo, gonfia e arrossata, il clitoride pulsante ... ecco, quello ora è per lui il paradiso, la sua donna che esprime la sua profonda sensualità in questa posa lasciva, provocante, voluta.
Non è delicato, né dolce. La infilza con un colpo violento, preso da un'eccitazione estrema, mentre Eva dice sìììì e lo incita con piccoli gridi a stento trattenuti e con voce roca mormora: - Ancora ... ancora ... -
Forsennato, esce ed entra in lei continuamente, con furia selvaggia, mugolando parole di osceno desiderio, aggrappato ai suoi seni, al suo sguardo.
L'orgasmo li travolge entrambi al colmo di questo delirio estremo. Lui si abbatte ansimando sul seno di Eva ansimante, lei distende le gambe e si abbracciano.
Eva è tanto emozionata che piange, e subito dopo ride. Sa solo che lo ama e che di nuovo lo sente suo, che la crisi è superata, che farà ancora l'amore con lui, tante e tante volte ed è felice.
- Invece non è stato così – pensa ora Eva con un sospiro, tornando al presente.
Quella è stata l'ultima volta che hanno fatto l'amore. Perché l'amore finisce, come tutte le altre cose, senza nessun'altra ragione che questa: che è cominciato.
Nut