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Racconto n° 4097
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Mi manchi
Il treno passa veloce spostando l´aria e portando ricordi, è passato un battito d´ali dalla tua partenza e già sento un peso allo stomaco che blocca i miei passi.
Ti ho lasciato salire quegli scalini di ferro di quel regionale senza fermarti: avrei voluto dirti mille cose, mille pensieri incerti, mille parole d´amore e, invece, sono rimasto fermo con il mio orgoglio maledetto a guardarti sparire dietro la porta elettronica, ho seguito mentalmente la tua gonna e ho immaginato la scena mentre ti sedevi.
Guardo i vagoni con l´esile speranza di vederti ancora una volta prima che il treno lanci il suo saluto e ti porti via da me.
Non posso dimenticare stanotte...
Sei entrata nella mia vita in punta di piedi, paziente e gentile, hai aspettato i miei tempi, rispettato i miei piaceri, i miei dolori.
Giorno dopo giorno sei cresciuta dentro di me, diventando ossigeno per i miei polmoni malati e adesso, dopo solo pochi minuti dalla tua partenza, mi sento morire.
Pensavo di essere forte e deciso, ero sicuro di riuscire a gestire questa situazione, questo distacco, invece eccomi qui, in piedi al bordo della pensilina a guardare la coda del treno in lontananza: un turbinio di sensazioni, di emozioni, il pensiero che torna a stanotte, alle notti passate insieme in questo freddo inverno.
Cerco le brutture dei nostri incontri per lenire il dolore del distacco, ma non ne trovo, questo è la tragedia del non vederti in questo momento, cerco ancora più distante nel disperato tentativo di trovare un motivo valido per non averti fermata e ancora una volta ne esco sconfitto.
Ti amo...
Sento ancora il tuo profumo, il tuo sapore in bocca, la mia lingua ancora indolenzita, i tuoi umori trattenuti dalle mie labbra, penso ai tuoi occhi chiusi nel momento dell´orgasmo, ai tuoi scatti nervosi nel tentativo di sottrarti a quel piacere così forte che quasi ti fa svenire, ricordo i tuoi tentativi di sfuggirmi, la mia ferocia nell´obbligarti a subire la lingua anche oltre ogni limite di resistenza, la tua pelle sudata, i tuoi - basta ... -
Mi manchi ... Mi manca tutto di te: amo vederti camminare nuda verso il bagno per rinfrescarti, amo guardare le tue natiche sode che danzano sopra le gambe affusolate, amo quella tua leggera abbronzatura, quel tuo fitto pelo che nasconde il paradiso, amo la tua voce e la tua intelligenza, amo la malizia e la sensualità che hai nei momenti dell´amore, amo il tuo modo di vestire e amo ancora di più il tuo modo di spogliarti, amo il tuo sorriso e la tua bocca, adoro la tua lingua quando irruente s´intreccia con la mia e impazzisco quando voluttuosamente la usi sul mio membro portandomi a passioni sfrenate nell´attesa di possederti.
Amo il tuo modo di guardarmi, il tuo modo di dirmi - Sono tua -.
Torno con il pensiero a stanotte, al piacere di essere dentro di te, un magma liquido dentro un vulcano pronto a eruttare il suo piacere, le cosce strette nel tentativo di tenermi, le tue parole disperate:
- Non uscire, ti prego... non uscire ...
La mia fredda razionalità si scontra contro il tuo caldo amore, la paura di sentirmi legato oltre il dovuto, la paura di te...
- Ti prego, resta dentro di me, non scappare dal mio amore...
Ricordo il mio sperma sulla pelle, sui seni, sulle lenzuola, ricordo i tuoi occhi aperti, lacrime silenti sulle guance, ancora una volta la tua richiesta di una vita infranta dal mio egoismo di uomo libero, ancora una volta la sofferenza nell´anima.
Ricordo lo sguardo di disperazione nei tuoi occhi, il tuo silenzio di condanna, attimi infiniti per una decisione sofferta, il tentativo fatuo di stringerti a me per farti dimenticare i tuoi sogni di madre.
- Devo andare, mi accompagni alla stazione?
Non è la solita voce calda...
Il filo si è rotto, sento che ti sto perdendo, ma le parole per scusarmi non escono, rimango inerte al tuo dolore, ti guardo vestirti, nascondere quel tuo corpo incredibilmente eccitante: apro la porta e ancora una volta stacco la spina dalle mie paure.
Il treno è sparito all´orizzonte, tremo sotto il bavero della mia giacca, rifletto: - Ho fatto bene, sono ancora giovane, avere un figlio sarebbe la fine della mia libertà, di tutti i miei divertimenti ...
Cerco di rassicurarmi, voglio convincermi che è la decisione giusta, prendo il cellulare, cerco il tuo nome, apro il numero ma non chiamo...adesso ho deciso, sono sicuro di me stesso, se faccio in fretta in tre quarti d´ora sono a Bologna, ti aspetterò alla fermata del treno, ti vedrò scendere e per la prima volta ti dirò:
- Mi manchi, ti amo, non mi lasciare più...



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