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Racconto n° 4170
Autore: Thierry59 Altri racconti di Thierry59
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Dont' take your love away
Le vacanze di Natale alle porte significavano anche quell'anno la partenza per la località di montagna preferita. Il solito paese, il solito hotel cinque stelle, se non di più, e stessi scrupolosi preparativi di bagagli e messa a punto delle quattro paia di sci che era solita portarsi, precisa e professionale com'era, nello sport come nella vita.
Il pensiero delle discese avvolte dai colori invernali che tanto le erano cari, le ricordavano la sua infanzia ricca, felice, appagante ed esclusiva un infuso di eleganza e d'amore che da sempre l'aveva accompagnata abituandola a tratti di grande benessere.
Pochi giorni a Natale dunque, e Francesca era già lì, in mezzo alle sue montagne che le calmavano i pensieri, ragalandole la pace che tanto amava; un salto al suo negozio preferito che profumava come da secoli ormai, del suo stesso profumo, un abbraccio agli amici di sempre, ed un nuovo maglione di cachemire blu, che avrebbe indossato la sera per la cena di festa.
Francesca amava il blu, era il colore della sua anima, che mai come in quel momento sentiva particolarmente attenta, tranquilla ed assolutamente bella, come del resto era lei.
L'aria pungente di quei giorni prometteva nevicate fitte, il lago ghiacciato a metà creava sulla sua superficie dei disegni affascinanti e misteriosi di frattali dalle mille sfumature, e dalla passeggiata lungo tutto attorno al paese che Francesca la vide, verso il tramonto, avvolta in una giacca di lince, leggera ed impalpabile pelliccia in perfetta linea con il cristallo dei suoi occhi, intensi e quasi trasparenti. Un incrocio di sguardi, forse un accenno di saluto e nulla più, figura che spariva nella luce della giornata che stava finendo. Francesca rientrò in hotel fra mille saluti ed un bicchiere di champagne a darle il benvenuto, ma il pensiero era ancora la lungo il lago, a quell'incontro così rapido ed inaspettato, a quella giovane donna sconosciuta che mai avrebbe potuto distrarla così tanto dalla ricerca di pace e di gioia di quei giorni di festa.
Più tardi avrebbe avuto candele accese, la sua musica preferita e la vasca da bagno piena di profumi, poi la cena con il maglione di cachemire blu, ma il brivido che ne seguì fu incontrollabile.. eccola, bellissima ed uguale a lei, che si presenta porgendole la mano, mi chiamo Costanza ed abito qui in paese anche se non ci sono mai.
Un pugno allo stomaco e la speranza che non fosse un sogno, mentre Francesca era difronte a lei, e parlava e rideva e raccontava della sua giornata da atleta, in bilico fra il desiderio ed il cuore che batteva fortissimo. Era talmente bella da togliere il respiro, parlava poco, ascoltava ed emanava inquietudine ed attrazione insostenibili, Un salto in discoteca.. forse la musica abbassa i toni e distrae l'intento, poi gli amici, gli auguri e qualche regalo ritardatario da aprire subito potevano essere motivi per calmare quel poco di fiato che le restava, anche se l'invito a ballare un lento arrivò come una freccia che centra il bersaglio dai cento metri.
L'abbraccio fu immediato complice e feroce sicuro di non sbagliare, la mano nella mano, la sua bocca fra i capelli, ed il suo respiro calmo e regolare in netto contrasto con l'anima che stava per scoppiare. Costanza in ogni angolo della luce soffusa della stanza, nelle pieghe della lana soffice di cachemire blu, negli sguardi degli amici che capivano e tacevano.
Costanza che se ne andò all'improvviso, avvolta nella sua nuvola di lince grigia come i suoi occhi, sparendo nella notte d'argento di neve e luna piena.
Il resto poi non ebbe più senso, nulla valeva di essere vissuto, Francesca era paralizzata ed incredula con la tristezza che le lacerava i pensieri, mentre trascorreva giornate alla ricerca di lei ovunque, in ogni centimetro di neve e ghiaccio che strideva sotto le lamine dei suoi sci, lungo le magiche sere di abiti lussuosi e firmati, fra la gente del caffè più alla moda e fra i tramonti che dipingevano di rosa le montagne intorno a lei.
Si chiedeva Francesca, chi fosse quell'immagine irreale che così improvvisamente era entrata nella sua vita; com'era possibile che lei stessa solita a quel bellissimo luogo di villeggiatura da anni conosciuto ed amato, non sapesse che lei viveva la, non lontana dai suoi occhi e dalle sue abitudini; per quale insolita circostanza i loro occhi si fossero incontrati ed abbandonati subito, senza nemmeno il tempo di un sorriso più intenso, o di una frase meno rapita. Stupore ed assoluta incredulità tormentavano l'anima di una ragazza di città, studentessa e corteggiatissima dai ragazzi più belli della facoltà, dalle avventure rubate fra mille giochi di musica e seduzione, con l'ingenuità degli anni più spensierati e variopinti. Ma quegli occhi così profondi e chiari la tormentavano, come il suo profumo, le mani fra le sue strette in un abbraccio che univa due respiri nell'unico spazio di una canzone che ancora suonava dentro di lei, turbandola.
Lei era sparita ed il rientro a casa a Francesca sembrò ancora più cattivo e vuoto, più di sempre, più di tutte le volte che doveva lasciare i suoi monti ed i respiri affannati e cronometrati dopo la gara. Eppure non credeva potesse rimanere solo un sogno, solo un improvviso colpo di luce nel blu quieto ed appagato della sua anima perchè quello sguardo aveva parlato chiaro sin dall'inizio, e lo stordimento che ne era seguito, era come una lama affilata ed appuntita che si muoveva lenta e sicura, sfiorando il seno e più giù.
L'inverno trascorse nel silenzio, l'estate abbronzata e felice già la vedeva incontrastata regina delle notti al mare, rifugio di bagni con la luna piena, dove con i bicchieri in mano si brindava ad essere i più belli di tutto l'universo. In una di queste notti, nascosta da una colonna dalla luce bianca ed intermittente di musica ed oblio, Francesca la rivide.. lei, ancora lei, con la pelle abbronzata, impietosa resistenza in un mare di bugie che non le interessarono perchè Costanza era la, di nuovo occhi negli occhi, ancora più bella mentre il desiderio di possederla fu come uno scoppio improvviso che stringeva la gola ed impediva di parlare.
Poche frasi , l'invito per un weekend da trascorrere insieme nel paese dove lei non c'era mai, ancora fra le montagne dove Costanza si celava con le sue bugie ed un velo di tristezza, la videro dopo una settimana salire su di un treno al volo con poche cose nella valigia e nella testa solo il suo pensiero ed il brivido che avrebbe provato nel rivederla. Francesca ne era sicura, l'avrebbe stretta fra le sue braccia forte da farle male, l'avrebbe guardata negli occhi certa di non far cadere per prima lo sguardo; avrebbe bevuto tutte le sue parole e le sue risate e le sue bugie che avevano il sapore del desiderio.
Gioia incontenibile ed il tempo che la separava da lei sembrava eterno, ma Costanza era lì che la aspettava, vestita di lino nero gli occhi come due perle, un paio di piccoli orecchini di rubino in dono, seduta nella macchina sportiva con la loro musica a far da sottofondo al bacio che si sarebbero scambiate di lì a poco.
L'aria dolce di pino e resina era complice del loro incontro, con il lago a specchiare la bellezza che le univa, due meraviglie di gioventù che non conosce i nodi dell'anima e vive di pieni respiri ed intensa emozione; Francesca arrivò ancora due passi e l'avrebbe vista, avvolta nella nuvola di fumo celeste della sigaretta che l'accompagnava sempre ed un ciao che si sarebbe strozzato nella gola.
La sua casa era nascosta fra i pini, la sua stanza era ricca, perfetta, sobria ed elegante com'era lei in tutte le sue sfumature. Fece solo due parole con la domestica a proposito della cena che, ovviamente, era già prenotata fuori. La serata era carica di eccitazione e di bellezza, Francesca mangiava pane e desiderio che cresceva minuto dopo minuto e le squarciava l'anima ed i pensieri, sfiorando solo con l'immaginazione la sua bocca, il suo seno, le sue gambe ed il suo collo per finire nei suoi occhi che ricambiavano tutto con disarmante precisione.
Poi, più tardi finalmente loro.. con passione e sensualità, nella voglia di quei baci tanto sognati e desiderati che duravano notti intere, senza fiato, senza smettere mai. Orgasmi gridati insieme, dove il piacere dell'una era il piacere dell'altra, dove fare l'amore era un'arte lenta, quasi irreale. Rimanevano ore ed ore vicine a scambiarsi erotismo e risate come giochi di bimbi felici, erano i ventidue anni più belli della loro vita, perchè carichi di quiete e falsa ingenuità. Sfide bonarie che finivano sempre alla pari, scuse per scommesse che finivano sempre a cercare le loro labbra, per unirle in baci scandalosi e proibiti, nelle notti di cieli tersi dove abbracciate si riempivano di carezze dai sapori adulti, da scoprire consumandosi di piacere per risvegliarsi a mattina inoltrata, inondate di sole e di ricordo salato fra le mani.
Così trascorse il loro tempo, troppo veloce seppur ricco di istantanee che davano i brividi, testimoni di un sentimento difficile da spiegare, bello ed elegante com'era Costanza, ragazza misteriosa e passionale che dovette ripartire per l'ennesimo viaggio del quale nessuno sapeva il vero significato, in una mattina di vento e di lacrime che scendevano sul viso d'ambra di Francesca, incurante degli sguardi delle persone che alla stazione, attendevano la partenza del suo stesso treno che l'avrebbe separata da lei.
Poi più nulla, il vuoto assoluto e totale nell'anima e nel cuore, nulla con un senso, niente che valesse la pena di uno sguardo.
Nelle pieghe dei fogli di una lettera, il suo profumo e le righe di verità che come una freccia avvelenata le avevano trafitto il petto, rendendola consapevole di ciò che mai avrebbe voluto conoscere né subire, che portava dolore come il senso amaro e disperato d'ingiustizia che percepiva accompagnato da milioni di perchè.
Sola, in riva al mare, Francesca lesse quasi con distacco per fingere che quello scritto non fosse suo.
Non sono io, non è per me, è la voce di una sconosciuta.
Nell'istante in cui ho capito di essermi smarrita scoprendo eternità inimmaginabile, la sofferenza non mi ha permesso di dire la verità e per non mentire a me stessa, mi nascondo ora da tutto ciò che potrebbe scoprirmi, creando disordine.
La tua presenza mi riporta all'amore che ho sempre avuto dentro, ma non posso amarti come vorrei; ti farei solo mia schiava rendendoti passionalità umiliata da sciocchi e presuntuosi ordini che da sempre mi sono cari ed appartengono alla mia malattia d'esistere.
Attendo un figlio ed il mio ennesimo viaggio è per raggiungere colui che sarà suo padre e mio imminente sposo. Ma ciò che è stato fra noi è l'unico mio motivo di felicità, che so di averti rubato, ma che mi permette di continuare, nella speranza di incontrarti ancora.. in una sera d'inverno nella luce di un tramonto rosa come le nostre montagne. -
Francesca lasciò cadere il foglio in mare, che quieto e non curante lo sciolse e lo portò lontano, tra il rumore della risacca, nella sera.
Una nota di musica ed il ricordo la riportò a quel lento ballato nella speranza di poterle appartenere, a quando sudate e senza fiato, riposavano una sull'altra vinte e felici.
Ed a lei con pensieri più miti, forse trasognati ed al suo profumo intenso come il suo ricordo di stupenda amante.
Non la rivide mai più e Costanza ebbe una bimba, Francesca, che ora sorride nello scoprire la mamma mentre guarda delle foto, bellissima ed abbracciata ad una ragazza bionda, l'unica persona alla quale avrebbe detto ti amo con tutta la forza che possedeva. Ora ai suoi occhi rimaneva solo l'impietoso ricordo per la rinuncia ad un amore che sapeva sarebbe stato perfezione, talento ed infinita dolcezza.




Thierry59

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