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Racconto n° 4179
Autore: Mayadesnuda Altri racconti di Mayadesnuda
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Quando lui dice no
Potere. Alla fine ne facevano sempre una questione di potere. E lei era stanca. Decisamente stanca. Le finzioni non le erano mai appartenute. Meno che mai qui. Ora. Con Lui. Non capiva. No. Capiva benissimo in realtà. E quello che vedeva, faceva sorridere la spettatrice che sempre albergava in lei di fronte alla realtà. Ma faceva incazzare, e di brutto la donna. Si può non essere abituati al ruolo della preda. Si può legittimamente cercare solo un - divertissmant - di fine cena, al posto del grappino. Ma bisogna farlo senza ambiguità.
Lui, invece, era stato volutamente sul crinale. Le aveva sorriso. Aveva scherzato. Risposto a provocazione con provocazione. Sfiorato il suo corpo e assaporato la sua bocca. E poi... si era dileguato. Certo pensare che si sentisse oltraggiato nella purezza delle sue intenzioni, le sembrava francamente troppo. Però, cazzo, lei lo sapeva qual'era l'effetto che produceva negli esseri di sesso maschile, e se li invitava a raggiungerla in camera per approfondire il discorso. Non accadeva certo che fuggissero. Mah, fosse stato uno di quegli umuncoli incravattati, con la 24 ore perennemente pendente dal braccio e, il bisogno continuo di aggiustarsi il nodo strettissimo della cravatta, avrebbe potuto persino capirlo. Anzi farlo, rapidamente, fuggire, l'avrebbe divertita. Non poco. Ma non lui. Lui era una belva. Ricoperta da un raffinato smoking. Ma una belva. E solo in ragione di quello il suo istinto di predatrice l'aveva indotta a dargli la caccia fin lì. Le era sfuggito una volta. E sarebbe stata anche l'ultima.
- Cazzo. Cazzo e starcazzo, quando avesse capito davvero le donne, probabilmente non gli sarebbe più servito... ad un cazzo averlo fatto! - Va beh si doveva rassegnare, anche se credeva di esserne incapace. Non c'erano regole. E sto giro poi meno che negli altri casi. Aveva una sola chance improvvisare. Mica era cosa che gli riuscisse male se degnamente ispirato. E quanto a dignità d'ispirazione, lei era superba. Va bene. Era lì. Ora. E doveva agire. O lo avrebbe fatto lei e stavolta non poteva permettersi la fuga. Se non avesse agito, avrebbe dovuto cedere. Era spaventato. Aveva paura di scoprire quanto gli sarebbe piaciuto farlo. Con lei.
Il concierge si chiedeva quale dei due fosse la preda e quale il cacciatore. Erano almeno 10 minuti che non riusciva a fare il suo lavoro, incantato dalla lotta silenziosa e seducente che quei due stavano mettendo in scena. L'uomo era appoggiato alla parete di fianco alla porta girevole del hotel, e ogni tanto solleva lo sguardo dal giornale francese che leggeva con parzialmente credibile attenzione e fissava la donna come se la spogliasse accarezzandola. Lentamente. Assaporando il cadere a terra di ogni singolo indumento. Un lampo si accendeva nei suoi occhi. Un lampo da predatore. E poi c'era lei. Seduta nella zona fumatori della hall. Un sigarillo negligentemente pendente dalle labbra perfette. Le gambe accavallate con sensuale eleganza. Ogni tanto buttava uno sguardo oltre le vetrate che chiudevano la zona e fissava l'uomo. Con lucida sfrontata insistenza. La bocca, le mani ... e prima di scendere ancora, cercava lo sguardo di lui. lo sosteneva per qualche secondo e poi scivolava sull'inguine coperto dagli eleganti pantaloni della grisaglia che lui indossava.
Una lupa. Rivestita di seta e jais ma sempre una belva. Il conciarge aveva impressione che se le unghie laccate di rosso della Signora avessero raggiunto la pelle dell'uomo, lui ne sarebbe rimasto marchiato. Una lotta incantevole nella sua ferocia. Una lotta dagli esiti incerti. Sperava di poter assistere alla sua conclusione.
Va bene. Gli dava ancora due minuti. Il tempo di finire la sigaretta. Se si fosse deciso bene, altrimenti l'avrebbe fatto lei. E al diavolo le conseguenze. Sentiva il calore sciogliersi e farsi liquido tra le sue cosce. Doveva metterli le mani addosso. Affondare le unghie. Mordergli la lingua e schiacciarlo contro un muro. Le era indifferente se fosse d'accordo o meno. Se lo avesse preventivato. Se questo facesse di lei la vincitrice. Aveva fame e aveva sete. Si sarebbe procurata quanto le serviva. Vincere sarebbe stata una conseguenza. Accidentale.
Cosa cazzo avesse da guardare il concierge mica lo aveva capito. Va bene. Era ora. Sarebbe andato a vedere il gioco di lei. Se avesse perso, lo avrebbe fatto con onore e godendosi ogni singolo istante della battaglia. Se avesse vinto, beh dubitava di poterlo fare... Ma nel caso non sapeva come avrebbe potuto reagire. E nemmeno lei. Ma sarebbe stato un sublime delirio di pelle e sperma. Su questo era pronto a scommettere.
Il concierge si preparò allo spostamento d'aria che sicuramente si sarebbe verificato quando i due si fossero avvicinati. La tensione era tale che sembrava stesse per scatenarsi un uragano. Senza rendersene conto strinse il bordo del bancone della reception con le mani.
La donna percorse velocemente con un passo elastico ed ondeggiante, che incatenava gli sguardi, i pochi metri che la separavano dall'uomo, il quale lasciò cadere a terra il giornale, fissandola negli occhi e le andò incontro sicuro. Il concierge non era certo di poter dire chi dei due avesse afferrato l'altro prima e con maggiore decisione. Ma era pronto a scommettere, che fosse stata la donna.
Le mani di lei ora erano sul culo di lui e le mani di lui la spingevano con forza contro il suo corpo. Le bocche si stavano divorando. I corpi erano incollati. Incuranti della folla intorno a loro. Il concierge afferro la chiave della suite Napoleon. E sorridendo si fece incontro ai due. - Ecco Monsiuer, li starete decisamente più comodi, ammesso che posso fare la differenza per voi! -
L'uomo sorrise strizzando l'occhio al concierge. Afferrò la chiave e si avviò lentamente abbracciato alla donna verso l'ascensore, che lo avrebbe portato nella sua personale forma di paradiso: l'inferno. Con lei!




Mayadesnuda

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