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Racconto n° 4202
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Incantesimo biondo
Da ieri mattina sono nel mio paradiso terrestre, una piccola insenatura di sassi rossastri e sabbia dorata nel levante Ligure.
Pressoché inaccessibile via terra (solo io e altri pochissimi incoscienti hanno il coraggio di scendere lungo un sentiero da capre sul fianco della cresta rocciosa camminando per circa due ore) lo è anche via mare, per gli alti scogli che fanno barriera , permettendo solo uno stretto corridoio di passaggio.
Ogni anno in Luglio, se il tempo lo permette, vengo a trascorrere qui un poco di tempo in solitudine per salvarmi la vita: sono questi i soli giorni in cui riesco a parlare con i miei dei.

Quest'anno ho bisogno di loro più che mai: un dolore sordo mi perseguita, un rimorso oscuro mi cresce dentro, come una pianta malefica che non riesco a estirpare.
Scendo quaggiù, senza cellulare né palmare, lo zaino con provviste non deperibili, un contenitore per l'acqua da bere che riempio in una fonte che zampilla freschissima proprio sopra la piccola spiaggia, un materassino gonfiabile e qualche asciugamano: quanto basta alla mia sopravvivenza.
Qui vivo, anche se per pochi giorni, allo stato primitivo: vago nuda tra le rocce, la macchia mediterranea e i pini che arrivano quasi al mare, esploro caverne marine, raccolgo esemplari di fiori che non conosco, ascolto il canto delle cicale, ininterrotto, dal mattino alla sera e cerco di interpretare le urla dei gabbiani che mi si avvicinano senza timore, pare che mi riconoscano, un anno dopo l'altro.
La mia pelle si incrosta di sale, gli occhi si arrossano per il lungo tempo passato sott'acqua e per il sole, che quaggiù batte implacabile, riflettendosi sui grandi massi rosati che proteggono a monte il mio paradiso.
Ieri è stata una giornata faticosa, parecchie ore l'ho trascorse in immersione, altre per i boschi con addosso solo una stracciata t-schirt, nel tempo restante ho lasciato che il sole cuocesse la mia pelle, mentre il pensiero vagava.
Ho aspettato che facesse notte, avvolta in un asciugamano, mentre tutto attorno a me taceva,
le creature terrestri si preparavano al sonno e io ho fatto lo stesso.

Dietro una roccia, in una piccola caverna c'è il mio rifugio: stesa sul materassino di
gomma, con la mia vecchia t-schirt, stanchissima, raggomitolata in posizione fetale, mi sono addormentata subito di un sonno pesante, senza sogni.
Gli dei non mi parlano, mi hanno abbandonato, è l'ultimo pensiero che mi è passato per la mente, prima di chiudere gli occhi.
Questa mattina mi sono svegliata al frinire delle cicale e alle strida dei gabbiani.
Che gioia sensuale tuffarsi nell'acqua del mareche sa ancora di notte: mi pare che cento mani si prodighino sul mio corpo in frizzanti carezze.
Guardo i miei seni che galleggiano come scuri frutti tropicali poi mi immergo, per andare a salutare gli amici pesci, le alghe basse sul fondo, i mitili abbarbicati alle rocce; quando sono stanca di sguazzare, salgo su uno sperone roccioso accidentato per guardare i motoscafi che passano al largo: mi piacciono le scie di schiuma che lasciano, paiono veli di sposa.
Ho fame, è l'ora del pranzo, mi dirigo a riva, mangio, bevo la mia acqua di fonte e poi mi stendo al sole, sul grande asciugamano; spossata , scivolo nel sonno dolcemente, come dentro a un pozzo senza fondo.
In lontananza, come da un'altra dimensione, mi arriva l'eco di una risata, giovane, vibrante, simile a cristallo che si frantuma in mille schegge, mentre una sensazione di piacere sottile mi fa rabbrividire e aprire gli occhi.
Sopra di me, una testa biondissima fa oscillare i lunghi morbidi capelli sui miei seni, sulle mie braccia spalancate e ora sul viso.

-Catti- mormoro-ma quando sei arrivata in Italia? e chi ti ha detto che ero qui?-

Gli splendidi occhi della ragazza di un verde cangiante con pagliuzze dorate ridono prima della bocca; mi accarezza una guancia e:
-L'ho saputo da Luca, lui ti tiene sempre d'occhio, vero? Mi sa che non te lo scopi più, da come è depresso-
La lingua italiana nel suo accento svedese si veste d'intrigo, l'ascolterei per ore...
-Catti, ma perché questa improvvisata? E che c'entra Luca, mi hai ripetuto che non ti interessava più, che potevo prendermelo, che...-
-Non è andata proprio così, Fede, tu rigiri sempre tutto a tuo vantaggio vero? ma non importa, io sono qui per rivederti, il resto non conta più nulla-
Intanto una delle sue mani, posata sulla mia spalla, giocherella con un piccolo foulard dai colori sbiaditi, che forse le serve per legare i capelli.

E' distesa vicino a me, su di un fianco: la sua carne pare morbida panna, tanto è bianca; i seni dalle punte aguzze d'adolescente, mi guardano impertinenti; i mie occhi scivolano sul sesso, un triangolo dorato tra le cosce e, più in giù , perlustrano un paio di gambe che paiono non aver fine e che invece trovano il loro degno compimento in due snelle caviglie incrociate.
-Catti, ma tu non stai mai al sole, ti scotti; non hai della crema protettiva? io non ne ho, lo
sai-
-Lo so, non per niente ti chiamo - la saracena - , ma ho io la crema, ora la prendo e tu mi aiuti a spalmarla, sì?-
Il vezzo di aggiungere quel sì interrogativo in fondo a ogni frase mi ha sempre affascinato.
Si volta , apre una piccolissima borsa di plastica rossa e ne tira fuori un tubo di crema solare di marca assolutamente sconosciuta.
Me lo porge, ridendo e si sdraia accanto a me: non sono né dubbiosa né imbarazzata, solo incuriosita: ora so che l'ho sempre desiderata e che lei vuole me; è tutto molto chiaro , semplice e naturale.

Mi inginocchio, apro il tubo e faccio scorrere un po' di crema fluida sui suoi seni e sul ventre, poi me ne spargo una buona parte sui palmi delle mani e mi chino su di lei, come se mi accingessi a compiere un rito pagano su quel corpo splendido tanto diverso dal mio.
Inizio dalle mani, ungendo una a una le lunghe dita, poi risalgo alle braccia e infine arrivo ai seni: come tocco i capezzoli rosei la sento rabbrividire, mentre i suoi occhi aperti contro il sole (ma come fa? mi chiedo distrattamente) non smettono un attimo di fissarmi.
Non resisto, devo baciarla, ma lei mi blocca:
- No, Fede, prima finisci di ungermi, la mia pelle è delicata, te lo sei scordato?-
No, non l'ho scordato, capisco che vuole giocare, per rendere insostenibilel'attesa.

E continuo nel mio viaggio: quando arrivo al ventre piatto e ai fianchi stretti, da ragazzo, cerco di non guardare quella lanugine dorata color albicocca, di non pensare a quanto deve essere deliziosa da mangiare, al suo sapore, e passo oltre, alle cosce di seta, alle gambe lunghe e snelle, mentre Catti sospira di soddisfazione, pare che ronfi, come un grosso gatto felice.
Nel far questo mi volto leggermente e all'improvviso sento una mano fresca tra le cosce perdersi in una lunga esperta carezza.
Resto immobile, non voglio il piacere, desidero solo darne a lei che continua:
-Sei bagnata, calda, morbida come il muschio della fontana: eri così anche con Luca?
Lui dice che a letto sei la migliore, che io al tuo confronto sono un freezer, sì?-
-Ma che dici, amore mio, tu sei talmente bella, così bionda e solare , forse Luca non ha saputo farti l'amore; spesso gli uomini a letto mancano di sensibilità; io ti desidero, Catti, ora lo so, da sempre, ma non per amare me stessa in un'altra donna, voglio te, il tuo corpo bianco, la tua carne elastica e setosa, voglio entrarti dentro, sentire il tuo cuore battere da vicino, i tuoi polmoni respirami in bocca-

Così dicendo mi chino su di lei e la bacio, la lingua ingorda a esplorarle la bocca , a toccare quei denti perfetti, a gustare l'aroma di cannella del suo fiato.
La sua pelle è asciutta , come se avesse già assorbito tutta la crema protettiva ed emana un profumo di fiori e di erba.
Scendo ai seni e mi attacco golosamente ai capezzoli, li prendo tra le mani e li avvicino in modo da succhiarli insieme: il mio amore biondo comincia a gemere.
Le disegno sul ventre con la lingua strani ideogrammi, come formule propriziatorie al
nostro piacere , mentre con una mano le accarezzo le labbra e lei prende a succhiarmi le dita, provocandomi sottili onde di piacere che dal braccio si irradiano fino al sesso: ho l'impressione che se solo stringessi le cosce con forza, potrei scivolar giù da quel bordo di desiderio sottile come una lama.

Arrivo al pube di Catti ricoperto solo da una lieve peluria bionda : non ne ho mai visto uno che si distacchi così nettamente sul piano del ventre, nè altrettanto gonfio di femminile sensualità, appetitoso come un frutto maturo.
Così mi chino sulla mia compagna: bacio quelle labbra simili a un fiore schiacciato, mi perdo con la lingua in mille anfratti , ingoio il suo sapore dolceasproe: capisco che è quello che ho sempre voluto appena ci siamo conosciute.
Mi bagno di lei, lecco la rugiada che stilla dal quel sesso dorato e appoggio il viso sul ventre liscio, mentre una mano dalle lunghe dita diafane mi accarezza i capelli e la voce di Catti bassa e sottile, da bimba, mormora:
-La mia saracena...il mio amore, lo sarai per sempre, ora lo so, non sono frigida, solo non mi piacciono gli uomini, che sbuffano, gridano, mi entrano dentro, mi fanno male e mi sporcano-
La risata di cristallo si fa risentire, poi :
-Vanno bene per te, tu combatti come loro, aggredisci, sei una cacciatrice; promettimi che non amerai mai un'altra donna come hai amato me oggi, prometti; prenditi pure tutti gli uomini che vuoi, Luca compreso, e pensare che ti ho odiata, per colpa sua, tanto e per troppo tempo-

Sospiro e la prendo vicino a me , tra le braccia: mi sento così bene in pace col mondo e con me stessa; le bacio i capelli, mentre lei mormora:
- Abbracciami , al mio paese fa così freddo e tu bruci come l'estate, hai il sole dentro, per questo vorrei farmi piccina, per entrare nel tuo corpo e stare al caldo per sempre-
La stringo più forte ...e un brivido improvviso mi fa aprire gli occhi .
Sono confusa , mi guardo intorno, il sole è oscurato da una piccola nuvola, le cicale friniscono come al solito e i gabbiani stridono, volando in cerchi concentrici.
Catti, ma allora è stato solo un sogno?

Beh, Fede, visto che Katerine è morta un anno fa, ubriaca e in overdose di ero, a meno che tu non creda ai fantasmi...
Mi tocco tra le cosce: sono umida ; porto le mani al naso: sento il tuo inconfondibile profumo, Amica mia, giuro, non è una invenzione della mia mente.
Si alza una leggera brezza e qualche cosa di impalpabile mi sfiora il fianco nudo: è un piccolo foulard sbiadito; lo guardo, perplessa, faccio per afferrarlo, ma il vento caldo lo porta via e sparisce tra le onde.
Gli Dei anche questa volta hanno risposto alle mie preghiere.
Di fronte a me, su di uno scoglio, un grosso giovane gabbiano mi guarda, poi si alza in volo e il suo grido è un saluto.




Morgause

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