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Racconto n° 4206
Autore: morgause Altri racconti di morgause
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Sax
Facciamo una sosta a Roma, nel nostro lungo viaggio da Palermo a Parma; quando ripartiamo, è ormai sera e tu sostituisci Marco alla guida, dichiarando:
-Ora fino a Parma niente più fermate-
Io sono felicissima di passare nei sedili posteriori per dormire, mentre Francesca, l'attuale donna di Marco, si siede vicino a te; ripartiamo e Marco, ridendo, dice: -Allungo il braccio, Fede, così lo usi come cuscino e ti sistemi per la notte; mai vista una donna che riesca a dormire in tutte le situazioni, come capita a te; mi ricordi Sid, il bradipo di Ice Age.
Marco, trentenne, trascorre i suoi giorni in allegria facendosi mantenere da un padre ricco che stravede per lui e suonando in una jazz-band che ha messo insieme con alcuni amici.
Il suo strumento è il sax: dicono tutti che sia molto bravo.
Le donne lo adorano: prima scatta l'istinto materno di protezione per quel cucciolone cresciuto e da lì al letto il passo è breve.
Mai nessuna è durata più di due mesi; noi due abbiamo avuto un piccolo rendez-vouz di sessomatto, l'estate scorsa: una sola notte, devo dire indimenticabile, lui ha una speciale attitudine tra le lenzuola ma se è vero che è meglio mangiare una torta buona in tanti piuttosto che una cattiva da soli.. questo prinicipio che di massima sostengo non era applicabile nel nostro caso.

Quindi, di comune accordo, non ci siamo più cercati.
Ma ora, appena mi avvicino all'uomo nello stretto abitacolo, appoggiata con la nuca al suo braccio, un calore improviso m'avvampa tra le cosce: strano, siamo stati vicini altre volte durante la nostra vacanza e non mi era mai successa una cosa simile.
Forse è la situazione di estremo rischio ad eccitarmi, complice il buio fuori dal finestrino e il suo odore, che mi ricorda la famosa notte nell'isola greca.
All'improvviso scivolo nel sonno cullata dalle vostre chiacchere .
E faccio un sogno erotico (altra stranezza, non sono comuni per me questi sogni) dove mi trovo accerchiata da fantasmi ossessivi, labbra che si posano sulla mia pelle, falli che hanno fretta di toccarmi, di sfregarsi contro di me, di aprirsi un passaggio tra le mie ginocchia, forzandole, fino al mio sesso, per penetrarlo con fatica, una fatica che mi colma di piacere.
Uno dopo l'altro affondano nel mio corpo, saziandolo e riempiendomi del loro seme.

Allora, nel dormiveglia, come se il sogno continuasse nella realtà, sento una mano di Marco premere contro la spalla per avvicinarmi di più a lui, mentre l'altra, dopo essersi impadronita del mio ginocchio, carezzandolo dolcemente comincia a risalire verso l'alto della coscia.
Io, istintivamente, accosto le gambe alle sue, stringendo contro il mio ventre la sua mano che ora è a contatto del leggero slip.
Gemo piano, so che cosa vuole lui e quello che voglio io.
Nel mio finto sonno,ormai sono ben sveglia, agevolo i suoi movimenti mentre sta tentando di abbassare lo slip e intanto continua a parlare con te e Francesca di Indici borsistici: stranamente, nel suo beato far niente, ha la passione per l'alta finanza, credo lo consideri un gioco.

La sua mano prende nell'incavo del palmo la micia, umida e calda, carezzandola come per placarla, con un movimento che segue il corso delle grandi e piccole labbra, tuffandosi con leggerezza tra di loro per passare e ripassare sul clitoride gonfio come un acino d'uva maturo; poi le sue dita scendono per affondare di più tra le mucose umide, rallentando il movimento, man mano che la mia tensione cresce.
Ora faccio fatica a trattenere i gemiti, mentre il ragazzo mi porta sempre più vicino all'orgasmo, senza permettermi di raggiungerlo; odo le vostre voci lontane, tesa come sono ad arrivare al piacere, che va e viene, come un'onda.
Poi Marco si curva verso di me, mi prende una mano e la attira verso il suo grembo aiutandola a chiudersi sul sesso rigido e guidando i miei movimenti, rallentandoli o accellerandoli, a seconda della sua eccitazione. Intanto le dita, dentro di me , accarezzano e frugano; in una pausa della conversazione a tre mi mormora rauco all'orecchio:
-Sei così bagnata, un lago di calore, cosa pagherei per essere dentro di te, come a Santorini, ricordi?-
A queste parole istintivamente stringo con violenza la sua mano tra le cosce in una muta richiesta mentre mi abbasso su di lui per prenderlo in bocca, facendo scivolare le labbra il più in basso possibile, per poi risalire e ridiscendere e sentirlo esplodere infine contro il mio palato in densi saporosi zampilli, che mi colano in gola, procurandomi uno strano acuto piacere mai provato prima.

Intanto lui mi penetra e accarezza con le dita bagnate portandomi finalmente in paradiso.
Per non urlare mordo la sua camicia.
In tutto questo tempo la sua voce si è incrinata appena un poco, mi pare abbia vacillato sciogliendosi in un mormorio solo sulle Fiat:
-Vedrete, voleranno-
ma diciamo che la cosa è passata inosservata, mascherata da un provvidenziale colpo di tosse.
Io, sprofondata nel buio dell'abitacolo contro la sua spalla, assaporo la stanchezza meravigliosa del dopo-piacere, un piacere doppio, accresciuto dal brivido del rischio.
A occhi chiusi, la testa appoggiata allo schienale, mi sistemo con mani leggere la gonna e lo slip mentre Marco si riaggiusta camicia e pantaloni.

Francesca, con un tempismo perfetto, voltandosi verso di noi chiede:
-Ma Fede continua a dormire?
-Altrochè, questa si fa Roma - Parma nonstop di sonno, te lo dico io; mi si è quasi intorpidita la spalla- risponde Marco, passandomi le dita sulla bocca...

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