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Racconto n° 4217
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Il gioco dei bottoni
È una sera di mezza estate: nel cielo limpido la brezza ha allontanato la foschia provocata dal caldo torrido, rendendo incantevole il panorama che si gode dalla nostra camera nella vecchia casa sulla scogliera.
Mi volto e ti guardo: sei sdraiato sul letto, addormentato; hai appena fatto la doccia e l'asciugamano ancora avvolto attorno ai fianchi mi ispira un malizioso gioco.
Poi decido di rimandare a dopo: voglio inventarmi qualche cosa per rendere anche questa serata speciale: l'eros è arte, va preparato, esaltato, insinuato tra vestiti e parole.
E mentre canto sotto la doccia ...eccola l'idea: l'abito rosso a grandi fiori bianchi che ho appena comperato su una bancarella al mercatino locale e che tu non hai ancora visto.
Ma prima la vestizione.
Esco dal bagno nuda, a parte i sandali rossi dal tacco alto, i miei preferiti. Tossisco leggermente per svegliarti, non del tutto, quel tanto da lasciarti in dormiveglia: e incomincio dall'intimo, adottandi i capi che ti piacciono di più.
Ti guardo di sottecchi: gli occhi scuri, arabi mi fissano da sotto le palpebre abbassate.

Con lentezza, fingendo di ammirarmi nello specchio a ogni mossa, indosso un niente di velo e pizzo color turchese che mi evidenzia le natiche e le gambe lunghe e scure.
Poi, voltandomi verso di te, infilo il reggiseno dello stesso tipo e colore: è a mezza coppa cosi da raccogliere i seni delicatamente lasciandone una generosa porzione in vista con il capezzolo che occhieggia oltre il bordo.
Ora è la volta del vestito( deus ex machina della serata) lungo, leggero, di cotone rosso a fiori bianchi: ha una serie di bottoni che dalla scollatura davvero modesta arrivano fino in fondo.
Ne lascio slacciato qualcuno sia in alto che in basso e avvicinandomi al letto ti sussurro all'orecchio che il numero di ulteriori bottoni in libertà dipenderà da quanto saprai intrigarmi d'ora in avanti.
Eccolo il gioco, è una sfida, e tu , senza parlare, sorridendo già coinvolto, raccogli il guanto.

Rapidamente ti vesti, usciamo e saliamo in macchina per dirigerci verso un ristorantino tipico appollaiato a mezza costa: l'ambiente è discreto ed elegante, ci sono un altro paio di coppie che occupano la sala. Chiediamo al cameriere un tavolo sulla terrazza per ammirare l'arcobaleno di colori del magnifico tramonto marino.
Per tutta la durata della cena, a base di ottimo pesce e di un fresco vinello bianco di cui ti servi in abbondanza e che ti fa gli occhi luccicanti mentre mi accarezzi le mani, occhieggi goloso nella scollatura. Finalmente arriva il mio dolce preferito, una coppa di fragole adagiate su un letto di gelato al cioccolato e panna.
Intingi due dita nella coppa e io apro la bocca per lapparle coscienziosamente, incurante degli sguardi altrui.
Lo so, ti pare di sentirle le mie labbra ad avvolgere una certa parte del tuo corpo che ora, ne sono sicura, mostra vivaci segni di inquietudine.

A un certo momento decido che è l'ora di giocare sul serio.
Sposto la sedia e accavallo le gambe scoprendone una generosa porzione; ti accorgi che ho slacciato altri bottoni ( te li sei meritati con le dita che ti ho leccato con tanta perizia) cogli il segnale e mi guardi dritto negli occhi: stiamo già facendo l'amore con lo sguardo.
Quando il cameriere ci serve il caffè non faccio nulla per ricompormi, anzi, gli sorrido, con un certo tipo di sorriso, tra il tenero e l'invitante.
Poi prendo a giocherellare con un bottone della scollatura fino a che non si slaccia; dopo un attimo decido che è l'ora di andare.
Abbracciati ci avviamo verso l'uscita; lo stesso cameriere, che ora è seduto a un tavolo a rivedere dei conti, ci saluta; senza dirti nulla mi avvicino e mi chino verso di lui per lasciargli una mancia oltremodo generosa: vedo gli occhi dell'uomo puntarsi sui miei seni così esposti prima che sul danaro.
So quello che ora provi: un misto di gelosia e di eccitazione di fronte alla mia sapiente esibizione.
Saluti con calore l'uomo che appare visibilmente confuso anche per l'inaspettato monetario regalo, mi prendi sotto braccio e ci avviamo verso il parcheggio.

Arrivati alla macchina mi afferri per le spalle e io mi volto per baciarti: le nostre bocche si uniscono con forza, ci esploriamo a vicenda con la lingua mentre premi il tuo corpo contro il mio, in una muta richiesta.
Ti allontano con finta dolcezza e con una mano ti tocco furtiva il sesso già pronto sotto la tela dei jeans dicendoti che la serata è appena iniziata.
-La notte è giovane, Cesco, devi saper aspettare- mormoro al tuo orecchio.
E poi:
-Facciamo quattro passi in paese-
In macchina allunghi una mano, mi scopri una gamba cominciando ad accarezzare la pelle scura e setosa: io resto così, immobile, abbandonata sul sedile come in attesa.
Allora risali per tutta la coscia, lentamente, senza oltrepassare l'orlo degli slip. Il mio respiro rallenta , mi sto controllando e questo, lo sento, ti eccita ancora di più.
Prima di scendere ti chiedo, guardandoti fisso negli occhi, di liberare altri due bottoni visto che con quelle carezze te li sei meritati; decidi per uno in fondo e uno alla scollatura, cosi, quando scendo, ho le gambe e il seno ancora più esposti agli sguardi.
Le vie del centro sono frequentate e i negozi aperti fino a tarda notte.
Ora so come continuare il gioco.

Decido di entrare in una boutique per provare un costume da bagno intero, molto sgambato e molto scollato sia davanti che sulla schiena; entro nel camerino e mi cambio; nello specchio vedo una giovane donna splendida, gli occhi lucidi di eccitazione.
Poi esco per farmi ammirare e tu resti lì, immobile, con uno strano sorriso stampato sul viso scarno da santo bizantino.
Compro il costume e usciamo.
Mano nella mano passeggiamo guardando le vetrine; a un certo punto mi abbasso per mostrati un paio di sandali e i tuoi occhi possono così vagare nella scollatura, ora diventata davvero audace: ho eliminato il reggiseno dopo la prova, me lo fai notare quando ti rialzi .
Non puoi fare a meno di abbracciarmi e baciarmi sulla bocca e sul collo per poi risalire fino all'orecchio dove mi sussurri un -grazie, sei davvero speciale- per la bravura che dimostro nel condurre il nostro gioco.
Per tutta risposta ti invito a entrare nel negozio di scarpe, cosi potrò regalarti un'altra sorpresa.

Un commesso ci accoglie, pronto a servirci; mi siedo sul divanetto in attesa e ti faccio cenno di sistemarti di fronte a me; una volta seduta apro leggermente le gambe e attraverso lo spacco, ormai quasi inguinale, ti puoi rendere conto che non porto neppure le mutandine, il mio sesso glabro, come piace a te, è esposto per un attimo alla tua vista.
Hai capito, mi fai un cenno col capo a indicare il commesso che sta tornando.
Infatti mi alzo in piedi per provare i sandali di fronte allo specchio che mi sta a fianco.
Guardandoti, come per chieder un parere, sposto un lembo del vestito apparentemente per permetterti di apprezzare meglio le calzature, in verità per un attimo lo alzo oltre il livello di guardia, lasciando intravvedere il paradiso.
Nello stesso istante noto l'espressione del commesso cambiare da ammirata a sbalordita -lo specchio, penso, ha visto tutto anche lui-
Ora lascio scendere l'abito con naturalezza come non fosse successo nulla, mentre il ragazzo con aria imbarazzata ti chiede se l'articolo è di tuo gradimento; tu, fingendo una calma che non provi affatto e sperando che la t-schirt lunga e larga nasconda una evidente erezione, come mi racconterai dopo, rispondi che comprerai quei sandali costosi che mi stanno così bene, belle scarpe per una splendida donna...

Lui ti guarda dritto negli occhi, perplesso e tu di rimando gli chiedi se anche lui è d'accordo sul fatto che la sua compagna sia una gran bella donna; balbettando un 'sì' imbarazzatissimo prende la scatola che gli stai porgendo e si avvia verso la cassa.
Io ti afferro e ti bacio proprio lì, nel negozio, di fronte ai clienti e alle persone che passano al di là della vetrina.
Una volta fuori, stravolti, incapaci di aspettare ancora, voliamo alla macchina dove depositiamo gli acquisti appena fatti e ci avviamo correndo verso la spiaggia.
Cerchiamo un posto riparato, dietro agli scogli, che conosciamo benissimo e ci lasciamo cadere per terra, uno sull'altro, ansanti.
Io slaccio gli ultimi bottoni, davvero pochi quelli rimasti allacciati.
Riprendi a baciarmi mentre le tue mani brancolano sul mio corpo, cominci ad accarezzarmi lentamente dappertutto, dalle cosce risali ai seni, alle labbra, al viso; io cerco il tuo sesso ma mi fermi chiedendomi di lasciarti fare.
Mi lecchi i capezzoli strappandomi un sospiro, mentre con la mano scivoli in mezzo alle cosce ad accarezzarmi lì dove sono bagnata e calda; intanto con la lingua scendi fino al ventre elastico, baciando, leccando, mordendo.

Mi baci e mordicchi e lecchi mentre le dita mi penetrano; le mie dita si insinuano nei tuoi capelli, così folti e ricci; intanto apro le cosce sollevandole leggermente.
Allora mi passi le mani sotto al sedere e cominci ad accarezzarmi avvicinandoti al buchino, lasci la fessura per cominciare a leccarlo, forzi con la lingua la mia rosa che si schiude dolcemente facendoti entrare, mentre con una mano hai ripreso a penetrarmi con forza: muschio e calore di donna .
Vengo con un grido, che spegni baciandomi; poi mi accorgo che sei ancora prigioniero nei pantaloni e ti libero per prenderti in bocca, la mia lingua è di fuoco, non so quanto resisterai.

Quando mi accorgo che la tua eccitazione è al livello di guardia, ti salgo sopra e ti guido dentro di me, lentamente, mentre i miei fianchi danzano una giga perfetta con i tuoi.
Ci guardiamo dritti negli occhi: tutti e due siamo bravi nell'Ars amandi.
Ora abbandoni all'indietro la testa, gemendo, mentre io mi impongo di non venire, non ancora...
Quando mi mormori che non riesci più a trattenerti, ti sibilo nell'orecchio:
-Vieni-
è un ordine, un desiderio irrefenabile, nel miscuglio dei nostri umori tu diventi me, io divento te.
Mi stringi convulsamente i fianchi e mi affondi nel ventre con sempre maggior vigore.
Dopo pochi istanti sei travolto da un orgasmo violento che ti lascia senza fiato.

Scivoliamo sulla sabbia e restiamo così, esausti e allacciati, in silenzio, respirando il mare; odoriamo di sesso e di sudore, così decidiamo di fare un bagno prima di rivestirci e tornare a casa. Sguazziamo e giochiamo in acqua fino a quando non ci sentiamo intirizziti .
Quando torniamo alla spiaggia per rivestirci, ci accorgiamo della strana luce che ci circonda: è quasi l'alba .

E' bello vedere sorgere il sole; ci sediamo vicini, abbracciati, per goderci lo spettacolo.

Morgause

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