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Racconto n° 4240
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Cuor di Mariposa
Oggi è il mio compleanno e tu mi vuoi portare fuori a cena in un locale che amiamo, dove ascolteremo l'anima della musica cubana, rumba, son, montuno e balleremo per tutta la notte. Ho già pronto un vestito nuovo, bianco, un niente di leggerezza che fa risaltare la mia pelle olivastra, scollato e corto, seni e gambe in mostra, perché conosco lo strano, ambiguo piacere che provi quando gli altri uomini mi guardano con evidente desiderio.
Allora fai la ruota come un pavone in amore.
Per questo calzo i sandali con il tacco alto, quelli che fan sembrare ancora più lunghe le mie gambe e curo particolarmente il trucco.
Sarai sorpreso ne sono sicura.
Dopo aver passato gli ultimi dieci giorni a far l'amore, correre per spiagge incantate, seminudi o vestiti di magliette sdrucite e jeans vecchi, ti apparirò davvero vestita a festa.
Ti ho persuaso a una delle mie vacanze fai da te dentro l'America Latina, sulle tracce del Comandante, zaino in spalla, approfittando di mezzi di fortuna: una specie di nostri - Diari della motocicletta - per fermarci infine qui a Santiago di Cuba dove mi sento davvero a casa.
Il caldo, incrementato dall'umidità, imperversa in questo agosto anche se abbiamo l'abbraccio verde della Sierra Maestra alle spalle.

Tu indossi una candida maglietta con la scritta rossa - cubalibre - che fa risaltare il bronzo della tua pelle annerita dal sole e pantaloni mimetici multitasche, gli unici ancora puliti, penso ridendo tra me.
Sei bellissimo: gli occhi ridono prima delle labbra
Ma ancor più splendido è il fascio di mariposa bianco come la neve che mi porgi, senza dire nulla, guardandomi negli occhi.
Ecco perché sei voluto uscire mentre mi preparavo.
A Cuba, la mariposa (farfalla in spagnolo per i suoi colori e la sua forma) è il fiore nazionale. Profumatissimo è l'emblema stesso dell'Isola, il simbolo della Rivoluzione, di tutte le rivoluzioni già in epoca coloniale. E'sempre stato usato dalle donne come ornamento mentre nascondevano dentro l'intrico dei suoi petali messaggi che spesso valevano una vita.
Tu sai quanto mi piace questo fiore per la sua carnalità così evidente, per quel bianco setoso che è già una carezza, per l'odore stordente che emana e perchè riempie la Sierra Maestra di macchie di neve nel gran caldo estivo.

Mi avvicino a te e immergo il viso tra i petali, li assaggio, ne frantumo un pezzettino per sentirne il sapore.
Allora, sempre in silenzio, mi allontani e mi guardi da capo a piedi a lungo: conosco quello sguardo, è quello del desiderio, quando i tuoi occhi diventano torbidi, come assenti.
-Entriamo- mormori e poi, chiusa la porta, mi spingi verso il letto: non so che cosa ti passi per la mente, ma sono sicura che sarà una sorpresa e trattengo il respiro per l'eccitazione.
-Ora spogliati, lentamente- ordini con voce bassa.
E io faccio scivolare adagio il vestito ai miei piedi per rimanere di fronte a te con uno slip bianco di pizzo sottile come un velo; faccio per abbassarlo ma tu me lo impedisci :
-No, lascialo, stenditi -

Obbedisco, guardandoti negli occhi, incuriosita e intrigata.
Tu ti inginocchi al mio fianco, prendi in mano un ramo di mariposa e inizi a sfiorarmi con quella bianca setosa meraviglia il collo, da una parte e dall'altra, per risalire al viso, agli occhi e alle labbra.
Cade un petalo, proprio sulla mia bocca socchiusa: tu cominci a baciarmi e le nostre labbra lo divorano .
Poi ti stacchi da me e ricominci ad accarezzarmi con i fiori.
Arrivi ai seni, ai capezzoli che sono piccole frecce; li sfiori, prima l'uno e poi l'altro, li premi leggermente con i rami e onde selvagge di desiderio mi attraversano il corpo fino al ventre in un crampo prolungato.
Cade un altro petalo: tu ti chini e lo soffi via, leggermente, con insistenza; io, impaziente, faccio per abbassare gli slip, ma tu mi fermi; e la carezza floreale continua, intorno all'ombelico e poi sui fianchi agili e sul ventre piatto.
Ora vedo il mio sesso come una grande mariposa, con il cuore di pistilli palpitante; comincio a gemere, ti voglio e te lo dico, implorandoti , quasi fosse una grazia.

-Non ancora- rispondi- Non ancora-

Volto il viso verso il tuo grembo e deglutisco con fatica nello scorgerti visibilmente eccitato; ecco, il ramo di orchidea è arrivato all'orlo degli slip, si infila sotto, mentre con una mano, lentamente fai scendere quel velo di pizzo lungo le gambe.
Mi allarghi delicatamente le cosce e la carezza floreale riprende sulle labbra del sesso, dentro e sempre più in fondo, toccando anche gli anfratti più remoti sfiorandomi appena, cade un altro petalo ed è la tua lingua che si sostituisce per un attimo ai fiori che ritornano poi a percorrere, morbidi e freschi, la mia pelle, procurandomi brividi di eccitazione mai provati prima.
Tesa e confusa mi lamento piano mentre sotto le palpebre abbassate vedo solo onde di bianco ingigantirsi sempre di più per arrivare al sole.
Quando ritorni con i fiori al chicco di carne gonfio per sfiorarlo e premerlo con insistenza, un lampo di pensiero:
-Ma così si rovineranno i petali-
prima che un orgasmo violento arrivi finalmente a placarmi.

Ora sono qui, abbandonata, inerte e soddisfatta e tu ridi, posandomi i rami candidi sui seni.

Ti spalanco le braccia e mi piombi addosso; senza spogliarti, mi penetri con furia mordendomi il collo, mi succhi i capezzoli con violenza, incolli le tue labbra alle mie; io incrocio le caviglie sulla tua schiena, per permetterti di entrare più a fondo, poi finisci in me, gridando: non ti ho mai sentito mio come in questo momento.
Mentre mi asciughi il sudore con il lenzuolo io guardo i rami di fiori un po' sciupacchiati abbandonati al nostro fianco e sorrido.
La Mariposa, il fiore di Cuba, il fiore di tutti gli amori, passati presenti e futuri.

Morgause

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