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Racconto n° 4242
Autore: Nut Altri racconti di Nut
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Il gioco
Fermento. Ecco che cosa prova, appena sollevate le palpebre, stamattina, dopo un sonno intriso di sogni strani, confusi, che ora non ricorda più, se non per brevi sprazzi fumosi.
Ma qualcosa è rimasto che le si agita dentro e che cerca di affiorare alla coscienza, mentre volge lo sguardo alla finestra, ai vetri oscurati da pesanti tendaggi.
Solleva il capo dal cuscino, una mano con le dita aperte a rastrello si insinua tra i capelli. Pensa già a quanto lavoro la attende, oggi, dato che ieri ha dedicato ad altro l'intera giornata e che vuole essere libera prima di sera per... quel gioco.

- Giochiamo? - le aveva proposto lui, alla fine di una delle loro lunghe chattate notturne, nel corso delle quali si scambiavano pensieri, intime emozioni, reciproci intensi stordimenti.
Non aveva risposto, lasciandolo nell'incertezza, per costringerlo a partecipare al gioco con assoluto svantaggio. Infatti lei conosce l'aspetto di lui, di cui ha ricevuto alcune foto, mentre lui è assolutamente all'oscuro di quello di lei e di ogni notizia che la riguardi, anche dei dati concernenti la sua età e la sua identità.

- Incontriamoci in Galleria... alle 18. Vediamo se ci riconosciamo. Vuoi? Vuoi giocare così? -
Ma lei non aveva risposto. Perfida e intrigante.

***
Si butta nel lavoro con alacre sollecitudine, saltando la colazione, rimpiazzata da una tazzina di caffè, saltando il pranzo, che si accontenta di sostituire con mele sgranocchiate mentre scrive digitando incessantemente alla tastiera, consultando di tanto in tanto delle carte e degli appunti posti alla rinfusa sulla scrivania accanto.
Esclude dalla mente ogni pensiero che non sia ciò che sta scrivendo, che prende sempre più forma e consistenza progettuale. Ignora automaticamente ogni stimolo esterno che la distrarrebbe dal suo compito e automaticamente risponde alle telefonate, chiudendole con comunicazioni di straordinaria brevità.

Giunge alle cinque del pomeriggio quasi senza rendersene conto, non fosse che per un dolore acuto sotto la spalla destra, dovuto alla tensione muscolare causatale dalla concentrazione sul lavoro.
Ora è pronta, si alza massaggiandosi la spalla, esegue qualche esercizio di rilassamento, si dirige verso il bagno, si prepara ad uscire. La mente di nuovo in fermento.
***
L' uomo sta camminando spedito in Piazza del Duomo, attraversandola in diagonale.
E' alto, i capelli sono spruzzati di grigio, ha un aspetto distinto sebbene vesta un paio di calzoni stazzonati di velluto a righe e una giacca sportiva sopra una polo aperta sul collo. La sua linea non è perfetta, ma la cosa non lo preoccupa più di tanto, al momento. E' immerso in una fantasia che gli fa assumere un'espressione quasi sorridente, di piacevole attesa.

Ora è giunto all'ingresso della Galleria, vi si inoltra rallentando l'andatura, guardando con attenzione intorno, verso i passanti che incontra e verso le persone ferme davanti alle vetrine.
Ogni pochi passi, si ferma anch'egli e finge di guardare le merci esposte, ma in realtà queste pause gli servono solo per appurare chi ci sia dentro il negozio. Sembra cercare qualcuno.
Il suo viso esprime insieme impazienza e una vaga emozione.... forse speranza.

Si è fermato al centro della Galleria, proprio all'incrocio dei due bracci, un poco discosto dal toro che appare nello stemma sul mosaico del pavimento. Per darsi un contegno, tira fuori il cellulare e vi digita sopra, mentre in realtà non fa che tenere d'occhio la fiumana ininterrotta di passanti, un'espressione ora di lieve imbarazzo che gli fa corrugare la fronte.
Ma ecco là in fondo una figura che si avanza...
- Sarà lei? – si chiede, ma non la distingue ancora bene, è troppo lontana.

La signora che percorre con passo sicuro la Galleria tiene la testa e le spalle erette, malgrado l'età non più giovane, ben dissimulata dall'estrema cura che ha dedicato, negli anni, alla sua persona. Calza scarpe dal tacco alto ma non vertiginoso, che rendono la sua camminata piacevolmente ondeggiante. Il tailleur verde di Coveri fa risaltare il biondo artificiale dei capelli raccolti morbidamente alla sommità del capo. La sua eleganza attira molti sguardi, ammirati quelli degli uomini, invidiosi quelli delle donne.
Incurante dell'attenzione che suscita, lei si ferma un attimo davanti alla vetrina della libreria Rizzoli, poi entra.

L'uomo rimane fermo, incerto sul da farsi, quando la sua attenzione è attirata da una giovane donna che gli rivolge, passandogli accanto, una rapida occhiata.
Il suo sguardo è reso magnetico e scintillante dagli occhiali cerchiati di brillantini. Si muove velocemente, facendo ondeggiare una cartella di cuoio; a tratti le sbatte contro i jeans aderenti che svelano la sua linea snella. Gli occhi dell'uomo sono magnetizzati dal suo posteriore: glutei alti e tondi, sui quali la stoffa dei jeans aderisce come una seconda pelle. Ma... non può essere lei, perché è già passata.

Ora il suo sguardo è attratto da una signora che cammina lentamente, l'espressione assorta. E' molto attraente nel suo tubino grigio perla scivolato sulle curve procaci del corpo.
Si ferma proprio accanto all'uomo che non le stacca gli occhi di dosso, fruga in una grande borsetta rossa, alla ricerca di qualcosa. Lui le si avvicina, pensando:
- E' lei! - sta per parlarle, ma ecco che la donna estrae dalla borsa il frutto delle sue ricerche: un cartoncino bianco, forse un biglietto da visita, che legge. Subito dopo, inverte la direzione di marcia e si allontana.

L'uomo ora è indeciso: sul suo volto appare un'espressione frustrata.
Cosa deve fare? Da più di mezz'ora sta aspettando che succeda qualcosa, che si realizzi quel gioco, ma evidentemente lei ha deciso che non valeva la pena parteciparvi... e poi che sciocchezza è stata da parte sua proporlo! Non conosce nemmeno il suo aspetto, come potrebbe ravvisarla, distinguerla fra le decine di donne che gli stanno passando accanto?
Lei invece ha ricevuto delle foto sue, lei potrebbe riconoscerlo!
Se nessuna si è avvicinata, significa che lei ha deciso di non giocare; del resto non gli aveva nemmeno assicurato la sua partecipazione.

Deluso, riprende a camminare dirigendosi all'uscita della Galleria verso Piazza Scala. Ora tiene la testa bassa, la fronte corrugata; dall'atteggiamento appare contrariato.
Ma poi si dà una scrollata di spalle e pensa che, già che si trova lì, potrebbe fare un giro alla Rinascente e comperare un paio di oggetti di cui per pigrizia rimanda sempre l'acquisto, perciò gira sui tacchi e torna indietro, per dove era venuto.

Seduta a uno dei tavolini all'esterno del Biffi, lei ha tenuto d'occhio l'uomo per tutto il tempo, sgranocchiando stuzzichini e sorbendo lentamente un aperitivo.
Guarda l'orologino d'oro da polso: - Trentanove minuti – sussurra a sé stessa, soddisfatta, mentre si alza e posa una banconota sul tavolino. Poi, di nuovo in fermento, si accinge a seguire l'uomo.
***

E' davvero divertente vagare per i vari reparti, salire con la scala mobile e cercare tra le merci esposte quei due regali che dovrebbe fare... l'uomo si sta dimenticando del disappunto provato per non avere potuto incontrare la sua interlocutrice informatica, che evidentemente ha deciso di non partecipare al gioco dell'incontro cieco.

Gironzola a caso... è finito senza accorgersene nel reparto delle confezioni femminili e da lontano adocchia un manichino che ruota su sé stesso, indossando un completo intimo. Violetto, il colore di moda. Gli è sempre piaciuto quel colore e si avvicina, preso dalla curiosità.

Il reggiseno di pizzo è imbottito, gli slip presentano sul davanti un vasto triangolo, di pizzo anch'esso, mentre dietro.... spariscono; si vede solo un cordoncino viola che risalta tra un gluteo e l'altro del manichino.
Risalta, ma l'uomo pensa che probabilmente non si vedrebbe, ma scomparirebbe scivolando in quella piega, se indossasse gli slip una modella vera. La mente gli corre dietro piacevoli e lubriche fantasie, dalle quali si riscuote sentendosi urtare.

- Oh, mi scusi! – La donna che gli si rivolge sorridendo tiene in mano dei capi d'abbigliamento da cui pendono i cartellini ed è diretta ai camerini di prova.
I capelli corti e neri le incorniciano il viso sbarazzino, le lunghe ciglia conferiscono ai suoi occhi scuri un tocco di mistero, mentre intercetta con ostentata indifferenza lo sguardo interessato dell'uomo su di lei.
Cammina lentamente, passandogli davanti, ondeggiando sui tacchi con un'andatura sensuale e lui avverte nell'aria la sottile fragranza di un profumo aspro, un aroma quasi maschile.

Ora lei è davanti ai piccoli box che fungono da camerini, allunga una mano bianca dalle unghie laccate di rosso, a scostare la tenda pesante di uno di essi, entra e tira di nuovo la tenda dietro di sé.
L'uomo l'ha seguita con lo sguardo, affascinato, si accorge che la tenda non è accostata del tutto: tra la parete del camerino e il tendaggio è rimasto un gioco, una striscia di pochi centimetri, ma sufficienti ad impedire un completo isolamento, un'intimità assoluta della occupante del box.

Dentro, la donna si muove: attraverso lo spiraglio lui vede due braccia che si incrociano, protendendosi verso l'alto, poi un tratto di schiena che si abbassa, come se lei si chinasse a raccogliere qualcosa da terra... o a sfilarsi qualcosa di dosso. Ora si è rialzata e si gira e il profilo di un seno nudo e rigoglioso sembra riempire anzi, dilatare, la striscia di pochi centimetri di visione accessibile.

L'uomo sente un brivido dentro, un formicolio gli serpeggia per le membra, qualche pulsazione nel sesso lo avverte che lo spettacolo a cui sta casualmente assistendo non lo lascia indifferente.
Ma che fa ora lei? Santo cielo, si è girata su sé stessa e ora nella striscia di visione risultano inquadrati due glutei torniti, al disopra dei quali due deliziose fossette sembrano ammiccare invitanti.

- C'è da perdere la testa con questo spettacolo a strisce – pensa lui mentre un leggero turgore inizia a farsi notare in un posto preciso dei calzoni.
Ma presto ogni centimetro di pelle nuda è ricoperto da un velo nero: la donna si sta provando un completo da notte che rivela le forme nascondendole, oppure le nasconde rivelandole?
Ad ogni modo è estremamente seducente quella striscia di pelle chiara che si intravede dalla striscia di velo scuro che la riveste. In quel momento avviene qualcosa di inaspettato.

La donna gira su sé stessa per rimirarsi meglio negli specchi che rivestono il camerino su tre lati e così facendo scosta ancora di più la tenda che lo chiude sul davanti, forse senza avvedersene. O forse sì?
Sta di fatto che ora lui la può ammirare appieno, con un'ampiezza di visuale che non è nemmeno paragonabile a quella precedente.
E quando lei si toglie di dosso quei veli e rimane di nuovo completamente nuda, l'uomo si sente quasi girare la testa, mentre una violenta erezione gli scuote il sangue.

Ma che fa lei? Ondeggia piano col corpo, mette fuori una mano... sorride! No, non ha le traveggole, gli ha sorriso davvero! Ma allora... è lei! Oh, come ha potuto non capirlo prima? Certamente è lei che ha voluto metterlo alla prova, che l'ha seguito, che ora lo invita...
Pieno di timore, esitante ma eccitatissimo, si avvicina al box.
Guarda apertamente ora, sfacciatamente. Lei ha lo sguardo fisso sui suoi calzoni: è evidente che sta valutando l'effetto della sua esibizione.

A questo punto l'uomo non si trattiene più. Entra decisamente nel camerino, senza trascurare di tirare con cura la tenda di chiusura.
Lei, appoggiata con la schiena ad uno specchio, riflessa dagli altri due, sembra potenziata nella sua nudità e lui tende le mani ad appropriarsene, serrandole intorno alle spalle, alle braccia, ai seni, ai fianchi, ai glutei, mentre incolla le labbra avide sulla sua bocca, sulla gola, sui capezzoli, ansimando.

Lei sospira e frenetica gli accarezza il sesso da sopra i calzoni e poi inizia a sbottonarli velocemente e con perizia consumata gli estrae il cazzo e lo chiude nella mano, addossandosi tutta al suo corpo.
Spalanca le cosce, lo guida nel suo nido caldo, bagnato di umori odorosi, ondeggia, divincolandosi, facendoselo ruotare dentro, mentre gli slingua un orecchio, una guancia, le labbra, l'interno della bocca in un bacio che gli toglie il fiato.

Si allontana un poco dall'uomo, facendo uscire il suo membro da lei quasi interamente, ma tenendolo ancorato nel bacio profondo con la lingua e poi con un colpo secco di nuovo lo aspira dentro di sé serrandolo forte, gemendo di piacere. Allora lui spinge con colpi di reni ripetuti e così forti che il box dalle pareti sottili sembra traballare leggermente e lei lo incita con lo scintillio nero degli occhi socchiusi sotto le lunghe ciglia, mentre mormora: - Sì... –

Quello sguardo lo galvanizza: esce da lei, ponendole saldamente le mani sui fianchi, la gira, premendole il seno contro lo specchio, poi sempre tenendola per i fianchi, tira il suo culo verso di sé, le apre i glutei insinuando nella piega i pollici e si china a baciarla lì, lasciando una scia di saliva.
Si rialza, l'assale proprio dove l'ha bagnata, guidando il membro con le dita, aprendo la bocca sulle spalle di lei, in un convulso mugolio di piacere.
Sta per esplodere, mentre le loro mani si toccano: quella di lei che si sta accarezzando il clitoride, quella di lui che sta stantuffandole la fica. Capisce che lei sta godendo intensamente, all'apice della voluttà.

Quanto ha sognato questo incontro, quanto ha desiderato questa donna che ora pronuncia con voce resa roca dal violento piacere parole rivolte a lui: - In bocca! – e lo allontana, facendolo uscire da sé e si volta e si abbassa davanti a lui e spalanca la bocca a ricevere il cazzo fremente che lui non può più trattenere e beve il getto di lui, succhiando con forza tutto il suo orgasmo.

Poi si rialza, e si abbandonano abbracciati, tremanti, contro lo specchio del camerino, perdendosi pieni di sussulti nell'estasi di un ultimo bacio.
Dopo, l'uomo si assesta gli abiti, si ricompone, esce, si ferma più in là, accanto agli scaffali, ad attendere lei.
La donna si riveste, si dà una riavviata ai capelli, riprende in mano i capi di vestiario che aveva portato con sé ed esce a sua volta dal camerino di prova.

***
Lì fuori, seduta su un divanetto, nell'ampio spazio prospiciente i box, come fosse in attesa, una bella ed elegante signora sta consultando l'ora sull'orologino d'oro da polso: guarda l'uomo che, nel passarle davanti, nemmeno si è accorto di lei, quando è uscito dal camerino; poi valuta con occhio critico la donna, trovandola piuttosto ordinaria.
Sorride, si alza e se ne va.

Nut

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