Tutte le mattine la stessa voce rauca mi avvisa: - è in Arrivo il treno sul binario cinque, si prega di allontanarsi dai binari –
La solita routine, il solito lavoro, sempre le stesse cose, le stesse facce.
Salgo insofferente e svogliato.
Vado verso il mio ormai abituale posto, anche la ricerca di un posto a sedere in un treno regionale, può diventare routine, la mente ormai abituata a non reagire, segue rassegnata un corpo senza iniziative.
Un colore diverso nel grigiore di sempre, attira la mia attenzione, una ragazza sulla trentina, vestita di rosso, accende un riverbero di speranza, qualcosa di diverso nella normalità del quotidiano; concentro lo sguardo cercando di carpirne le forme tra la calca: un tailleur aderente, una giacca aperta che mette in mostra una camicia bianca, dove a stento, un seno procace spinge la sua femminilità, una gonna corta sopra al ginocchio, audace per l'ambiente prettamente maschile.
Sposto piano la mia persona nel tentativo di comunicare con gli occhi, con le parole; siamo stretti come sardine, in questo maledetto treno, penso a un carro bestiame, mentre finalmente riesco a essere vicino a questo raggio di sole comparso dal nulla.
La ragazza tiene il viso basso, noto un certo rossore sulle guance, gli occhi sono nascosti dai capelli che cadono a caschetto, per un attimo alza lo sguardo, m' incrocia bruciandomi l'anima, la vedo spostarsi leggermente verso di me, seguo il movimento e m'accorgo di una mano che la sta accarezzando da dietro, furtiva, approfitta del caos per appropriarsi dell'intimità della ragazza.
Vorrei intervenire e urlare al maiale che si sta approfittando della situazione, che deve lasciarla stare e invece, mi ritrovo eccitato a guardare quella situazione.
La ragazza, nel tentativo di staccarsi da quel contatto indesiderato si sposta ancora di più verso di me arrivando a pochi centimetri, posso percepire il suo odore, la sua fragranza fresca, il suo respiro affannoso che traspare dal ballo irregolare del seno sotto la camicetta.
Guardo la mano che ancora più indecentemente scende all'inizio della gonna rossa e poi sparisce sotto risalendo, la ragazza, sbilanciata e sorpresa da tanta audacia, s'appoggia a me: m'aspetto un urlo, una protesta a quella intrusione tra le sue cosce, invece niente; attonito, cerco di guardarla negli occhi, mentre sale il mio eccitamento perverso, vedo chiaramente i movimenti sotto la gonna, percepisco ogni tocco, ogni centimetro di pelle rubato.
Vorrei bloccare quella mano che prepotentemente sta violando la ragazza, invece, mi ritrovo ad appoggiarmi con il corpo al suo, facendole sentire il mio eccitamento; la ragazza alza ancora una volta lo sguardo, vedo una luce che mi trafigge nel momento in cui, la mia mano scende a toccarle la gonna scivolando sui fianchi.
Nessuna protesta, nessuna reazione emotiva: l'uomo dietro di lei ha capito tutto e la spinge deciso verso di me, io la spingo verso di lui.
Sono teso come un violino per questo gioco erotico che si è creato, la mia mano scivola sulla gonna e trovato l'orlo, ci gioca nervosamente; comincio a risalire la stessa strada già percorsa dall'altro, mi scontro con l'altra mano, un' occhiata veloce d'intesa, poi, sento la libertà di potere salire, arrivo a toccare la pelle nuda sopra una calza autoreggente, salgo ancora spingendo la ragazza contro l'altro uomo, come ringraziamento per la concessione datami: arrivo al lembo dello slip, in quel momento una maledetta voce mi rapisce dall'incantesimo
- Bologna, stazione di Bologna.
Il tempo è volato e la realtà m'obbliga a staccarmi dal mio oggetto del desiderio.
Guardo la ragazza ricomporsi, mentre avvicino la mia mano per sentire l'odore della sua pelle, scendo quei gradini d'acciaio lasciandola sul treno, ho sperato scendesse anche lei, ma così non è stato, vedo allontanarsi colei che ha ravvivato di colori, una giornata tetra: cammino pensando all'accaduto, ansioso che venga domani, nella speranza di ritrovare quel momento di perdizione che ha travolto come un uragano, un semplice trasferimento di lavoro quotidiano.
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