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Racconto n° 4273
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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La zattera
Amore mio, ti voglio tanto bene, perché sei intelligente, fascinoso, insuperabile a letto, ma anche così pragmatico, sicuro di te, sai tutto sull'andamento dei mercati azionari di ogni paese, mi fai regali costosi di ottimo gusto, mi mandi fasci di fiori (con biglietti sempre uguali ) ma non hai mai un lampo di trasgressione, un attimo di dimenticanza, per esempio non ti ho mai visto negli occhi un brivido di desiderio per un'altra donna da quando stai con me, agli umani capita; dici che io ti basto e ti avanzo e sei sincero, ce ne accorgiamo sempre quando il nostro uomo fiuta l'odore di un'altra femmina.
Non è che mi dispiaccia ma mi mancano i brividi della contesa, l'instabilità del ponte dell'Olandese volante.

Comunque l'estate scorsa mi hai veramente sorpreso dicendomi:
-Oggi Lars (il tuo capo) ci ha invitati a trascorrere le vacanze d'agosto in Sicilia, a Mondello; non sapevo che avesse una casa laggiù, l'ha appena ereditata, è solo e felice di avere compagnia; questo regalo non te l'aspettavi, vero, da me fedelissimo alla Sardegna, ma so quanto sei legata a quella terra, infatti gli ho già detto di sì, sapevo ne saresti stata entusiasta-
Eccome se ho accettato. La Sicilia, il mio grande amore di gioventù, finalmente per una estate si cambiava isola e poi volevo conoscerlo questo tuo capo così intelligente, abilissimo a muoversi nel mondo finanziario da quanto mi dicevi e sicuramente in là con gli anni, visto il rispetto che gli portavi; infatti ne parlavi come se per te fosse una specie di padre.
Tanto che mai mi era passato per la mente di chieder notizie più dettagliate sul suo conto.

Arrivammo a Palermo con un caldo torrido, anche se a Punta Raisi un leggero vento impediva di boccheggiare del tutto; fuori c'era Lars ad aspettarci, vicino alla macchina: mi trovai di fronte un uomo sui quarantacinque anni, alto, capello castano abbondante in parte grigio,
viso magro e rugoso, abbonzatissimo, occhi verdi incredibili, jens e t-shirt bianca; ci guardammo negli occhi, io sperai di essere presentabile nonostante il caldo e dal suo sguardo capii che lo ero, eccome; fu come se un fiume di infiniti messaggi - Mi piaci, ti voglio, non importa come e quando- in un attimo passasse tra me e lui.
Allora iniziò l'attesa; la pazienza del cacciatore ( e anche lui lo era, amore mio) è grande, bisogna aspettare l'occasione adatta, nessuno deve sapere, il cacciatore di razza non esibisce la preda, la tiene solo per sé.
Così cominciarono le nostre vacanze in Sicilia: ero particolarmente calda con te, ti cercavo continuamente e tu non sapevi che in verità cercavo lui, che mi stavo preparando per lui; non notavi le nostre occhiate d'intesa e di attesa, pensavi avessimo simpatizzato e ne eri contento; del resto sarebbe stato difficile accorgersene, eravamo molto bravi tutti e due nell'arte del travestimento di sguardi e parole.

Un giorno, mentre voi discutevate accanitamente di finanza, io dal bagnasciuga dove mi rotolavo nella sabbia e nell'acqua, acqua-sabbia, avanti e indietro, sapendo che lui mi seguiva con gli occhi -avevo un bikini rosso, ricordi, quello con le spalline e i laccetti dorati che ti eccitava perché, dicevi, faceva la mia carne del color del bronzo nel contrasto dei colori- improvvisamente notai, lontana dalla spiaggia, ancorata al largo, una zattera che dondolava pigramente su quel mare incredibile verdeazzurro.
Capii immediatamente che gli dei mi davano la possibilità di avere Lars: se mi fossi diretta alla tavola lui mi avrebbe seguita, ne ero sicura, si sarebbe inventato qualche cosa; e così fu.
Arrivai alla zattera dopo una lunga nuotata e mi issai sopra, poi mi abbandonai stanca sul legno, braccia e gambe aperte prima di guardare verso riva: si era tuffato, da solo, era destino, doveva succedere.
Sorrisi e mi leccai inconsciamente le labbra, come se mi preparassi a un pranzo fastoso.

Lars arrivò e io mi spostai un poco per fargli posto: ci guardammo, in silenzio; lui inginocchiato vicino a me allungò una mano e iniziò a passarmela sugli occhi, sulle guance, sulle labbra, mormorando:
-Voglio ricordarti così, dopo, per tenerti ancora nelle mie mani-

Poi scese ai seni, sfiorò i capezzoli eretti, lentamente e a lungo; quindi scostò le coppe e cominciò a leccarli e a succhiarli, piano- forte, piano- forte e io finii completamente tra le nuvole, neanche pensavo che da qualche barca potessero vederci o che la zattera forse avrebbe finito col ribaltarsi sotto i nostri movimenti; riuscivo solo a balbettare:
-Facciamo l'amore, ti prego, ti prego, ti prego-
Intanto la sua mano aveva trovato il tesoro caldo tra le cosce e l'accarezzava con dolcezza prolungando la mia attesa e la mia voglia.
Poi, sollevata la bocca dai seni, il sesso eretto che spingeva contro gli slip, disse una cosa che me lo fece desiderare ancora di più, se possibile:
- Guarda che io non credo di poter stare attento, spero che tu prenda delle precauzioni, io ti desidero da morire, non so se...-
Non risposi, non potevo, me lo tirai addosso.
Allora mi sfilò gli slip, si adagiò su di me e mi entrò dentro, lentamente, abbracciandomi stretta; il nostro far l'amore al rallentatore in bilico su quella zattera in mezzo al mare fu sconvolgente; mi avvicinavo all'orgasmo per poi allontanarmene e lui lo stesso, fino a che, dalle mie unghie che gli graffiavano la schiena, l'uomo capì che non avrei più resistito in bilico sull'orlo del piacere.
Spinse più forte, alitandomi nel collo:
- Vieni, ora, anche io non riesco più a controllarmi, mi pare di stare in un mare di burro fuso,vieni-
e la sua intonazione fu tale da farmelo fare immediatamente; mi inarcai e avrei gridato, se le sue labbra sulle mie non avessero soffocato l'urlo; poi anche lui si abbandonò e mi riempì e tutto fu concluso.

Tu, amore mio, sulla spiaggia continuavi a leggere: non ti accorgesti di niente.
Io e Lars, dopo esserci scambiati un bacio lieve, appagati, ci rituffammo in acqua, dirigendoci verso la riva per tornare da te.
Come mi lasciai cadere sul lettino accanto al tuo, un poco provata, tu mi dicesti :
-Occhio, Fede, ti si è rotta una spallina del costume, meno male che le tette ti stanno su da sole...-


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