La stanchezza invade ogni cm di pelle. Taglia il respiro. Ottunde il controllo. Confonde la veglia. Scivolo nella memoria. Mio malgrado. Non voglio. Detesto quando accade. Ci ho messo lunghi dolorosi anni ad imparare come impedire che scattasse random.
Mi odio. Sento l'odio che provo per me stessa scavarmi nello stomaco. La me stessa di allora. Volutamente inerme. La me stessa di oggi che non riesce ad andare oltre il perdono accademico.
Voglio amarmi. Cazzo ho scelto di farlo. Mi sono costruita il rispetto di me stessa, la fiducia , l'amore, pezzo per pezzo, lentamente. Da sola.
Amarmi e perdonarmi, verbi riflessivi. Immagini moltiplicate allo specchio. Unica variabile possibile dell'amore. A lungo. Forse per sempre. Infondo me le ero anche augurata.
Non fosse che...poi mi sono ostinata, accanita con la mia solita volontà ferrea di avere tutto, anche quello, la cosa più pericolosa in ogni senso per me: madre. Cazzo c'entra con me un figlio?
Io che conosco nulla dell'amore se non autoesercitato, io che poi ho scoperto che ero persino brava, che quell'essere era innocente e dunque io potevo lavarmi dalla colpa di non essermi educata a smettere di amare quell'altro maschio , quello che innocente non era per nulla, che aveva ucciso per sempre la ragazzina in me. Con la mia complicità protettiva verso altri innocenti , chiaro.
Nulla accade per caso. Nemmeno il dolore che ancora una volta in questo detestabilmente inutile periodo dell'anno sto attraversando. Lo so che è il prezzo. Parte infinitesimale del prezzo. Ma per me è la più faticosa.
Vorrei guardare tutti con gli occhi da bimbo del cucciolo di uomo che mi abbraccia stretta stretta ogni sera. Non ci riesco. Mica me lo ricordo di aver mai guardato il mondo con qualcosa di diverso dal sospetto del dolore o dall'indifferenza difensiva. Non riesco a ricordarlo. Non ora.
La stanchezza: sto scrivendo per non ferirmi e ferire a sangue l'altro maschio. L'unico che abbia amato, dopo il cucciolo d'uomo. Non so se, nonostante le parole vomitate sulla tastiera, riuscirò a non farlo. Ci provo. Onestamente è tutto quello che posso fare adesso.
Il dolore mi ha irrigidito la schiena. Sento le tempie pulsare ed è come se fossi ancora lì col corpo e in un altrove mentale per lasciarlo infierire senza sentirlo. Mi sono persino elevata la soglia del dolore da sola.
Lo fermo. Esco dal buco nero del ricordo. Faticosamente. Ma anche questo ormai riesco a farlo random. Entro ed esco . Ogni volta sono più esausta. Metto insieme un minimo di sorriso per il cucciolo d'uomo e la sua letterina di Natale.
C'è sempre una ragione. Non volevo amare ancora. Non un uomo adulto. Eppure sapevo di averne bisogno. Chiudere il cerchio. Ammesso che uno dei due sopravviva a questa chiusura che ha la forza di una tagliola intrisa di sangue. Non innocente, certo. Ma sempre sangue.
Sangue e non lacrime. Già. Le odio queste lacrime che mi annebbiano anche la vista. E le benedico intanto. Vorrei fossero lacrime di perdono. So che sono di rabbia. Ma non riesco ad essere intransigente con me stessa. Non questo giro.
L'amore per quest'uomo, che è il lato innocente della mia anima perduta mi rende debole verso me stessa. Detesto l'indulgenza. L'ironia non è mai indulgente. Tanto meno verso se stessa.
Ho bisogno di fare male.
Ho bisogno di fare l'amore.
A lui e con lui.
Forse basterà a lenire il dolore. Forse stavolta basterà.
Mayadesnuda