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Racconto n° 4299
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Attrazioni fatali
Si può essere coinvolti sessualmente al punto da provare sensazioni talmente forti e calde da sentirsi morire di piacere pur non facendo davvero sesso, senza che i corpi si sfiorino?
Sì, a me è successo.
Ho vissuto momenti di fatale attrazione per uno sconosciuto che non ho toccato e che non ho mai più rivisto dall'estate scorsa.

L'inizio del luglio 2009 è stato davvero caldo nella mia città; dovevo presentare una tesina ma studiare era difficile: l'afa mi rendeva inquieta, distratta, facilmente irritabile.
Così, come diversivo e anche per uscire di casa, avevo preso l'abitudine di andarmene tutti i giorni nel primo pomeriggio a visitare un grosso centro commerciale, poco distante da dove abito.
Mi piacciono questi enormi empori su più piani, dove puoi trovare di tutto, anche le cose più strane: me ne andavo in giro tra quegli scaffali in un ambiente semideserto data l'ora e assai fresco, senza una meta precisa.
Uscivo con l'esiguo abbigliamento casalingo: quel giorno indossavo una gonna a portafoglio di stoffa leggerissima annodata su un fianco ( comperata al mercatino dell'usato) e canotta bianca, i capelli erano raccolti in un instabile ciuffo con forcine che sfuggivano da tutte le parti e naturalmente niente trucco anche perchè si sarebbe liquefatto sulla pelle sudata.
Quel fatale martedì uscii come al solito per il mio giro trascinandomi stancamente su vecchi zatteroni modello infradito.

D'ora in avanti userò il tempo presente, per rivivere meglio quello che accadde in quel pomeriggio.

Appena entrata mi dirigo subito al piano superiore, dove c'é una immensa raccolta di cibo in scatola cinese. Mi affascinano i colori delle etichette e ho in mente una cenetta esotica per questa sera.
L'enorme ambiente è deserto: mi avvicino agli scaffali, poi mi chino, piegandomi sulle ginocchia, per osservare meglio gli articoli sul pianale in basso: il fresco dell'aria intorno a me è pura delizia.
Poi, mentre osservo con aria pensosa una scatola coloratissima di polpa di granchio, mi accorgo di una presenza, anzi di uno sguardo insistente fisso su di me, mentre ho la sensazione netta che l'atmosfera intorno sia diventata improvvisamente calda e umida.
Inconsciamente raccolgo la gonna sulle gambe, mentre, quasi riluttante, mi volto e lo vedo.
Stà lì, fermo tra due piramidi di tonno e salsa di pomodoro.
Mi guarda, fissandomi intensamente, senza pudore.
Sì, è il termine esatto, quell'uomo mi desidera apertamente, mi vuole con una intensità che mi spaventa.
A meno che io non stia impazzendo o soffra di allucinazioni.

Improvvisamente mi sento profondamente donna in ogni centimetro di pelle scoperto, pienamente cosciente di essere nuda sotto i vestiti a parte gli slip e di avere tra le gambe quella cosina meravigliosa che ora mi stupisco di poter portare in giro senza che gli altri si accorgano di quale sia in realtà il suo potere.
Una goccia di sudore comincia a scendere dallo sterno tra i seni che paiono gonfiarsi sotto lo sguardo intenso dell'uomo, mentre mi rialzo con lentezza, perché un languore improvviso mi fa le gambe molli.
Lui è sui quarant'anni e assomiglia molto a un Giancarlo Giannini giovane: viso scarno , segni di borse sotto gli occhi, capelli folti, bocca carnosa e occhi straordinari: grigi, luminosi, occhi che parlano, occhi che senza staccarsi dai miei diventano mani, lingua,sesso...tutto. Spingo in avanti i seni in un movimento inconscio di sfida e di esibizione.
L'uomo tiene tra le mani una bottiglia di vino: le dita si muovono lentamente sù e giù lungo il vetro, mentre le labbra si aprono in un sorriso strano, un poco contorto.
E la lingua esce per un attimo, come a dissetarle per un'arsura improvvisa.

Quella lingua la sento tra le gambe, là dove ora mi sto bagnando, tra i riccioletti scuri che immagino appiattiti dal velo dello slip e dall'umidità dell'eccitazione, mentre le sue mani, che ora circondano con movimento morbido e avvolgente il vetro, sono sui miei seni, a soppesarli, per poi tormentare i capezzoli e mani e lingua preparano la via al suo sesso che...
Una musica assordante e ossessiva risuona improvvisa nella mia mente.
Tombola, nel goffo tentativo di allontanare queste imbarazzanti immagini con un movimento brusco della mano urto lo scatolame: alcune confezioni cadono e io mi precipito a raccoglierle, maledicendomi per la mia stupidità.
Se spero che lui si fiondi ad aiutarmi, mi sbaglio di grosso.
Allora mi rialzo e in un tardivo tentativo di recuparare un briciolo di dignità gli volto le spalle in fretta, per dirigermi a un altro reparto.
Sento il suo sguardo incollato al mio sedere traballante sia per gli alti zatteroni che per l'eccitata confusione.
Arrivo alla sezione Informatica dove mi sento decisamente a mio agio.
Un commesso si aggira tra gli scaffali, meglio, non sono sola.
Ma ecco, come arrivo in fondo al corridoio che gira a gomito me lo ritrovo davanti, il mio uomo misterioso.
A distanza di qualche metro, appoggiato a una mensola, sta osservando un portatile.
Si volta e io mi immobilizzo, come ipnotizzata, pronta a riprendere il muto colloquio iniziato poco prima.
L'inguine mi brucia, senza pensarci passo una mano sull'alto della coscia a toccare il bordo delle mutandine.
Lui segue con gli occhi quella mano, perforando con lo sguardo la stoffa sottile della gonna e lo slip, per frugarmi il sesso, mentre io lo sento entrarmi in grembo, la sua carne riempirmi, per poi appoggiarsi tra i miei seni, dove lo stringo fino a che con il suo seme mi bagna il petto ed il collo, cosicché io possa bagnare le mie e le sue labbra.

Sorride, mi ha già studiata, analizzata, capita, e ora mi sta scopando con lo sguardo e il pensiero, sento le sue mani sul sedere, sulle cosce. Chiudo gli occhi, deglutendo abbondantemente.
Quando li riapro lui non c'è più.
Appoggio la fronte al freddo del metallo per uscire da quello stato di confusione ed eccitazione che non ho mai provato prima.

Decido di salire al bar, per bere qualche cosa di fresco e anche nella segreta speranza di rincontrarlo.
Eccolo lì, seduto tranquillamente, con un caffé davanti e una sigaretta in mano.
Sono pietrificata, mentre lui non pare affatto sorpreso di rivedermi.
I miei occhi lo implorano:
-Ti prego, guardami come prima, fammi pensare a quanto sia nuda e sola la mia carne senza la tua, parlami, fai la prima mossa-
E intanto mi siedo nel tavolino di fronte al suo e apro intenzionalmente le gambe prima di accavallarle.
Ora i suoi occhi grigi si immobilizzano sulla forbice delle cosce che si chiude lentamente.
Io mi lecco le labbra aride, mentre passo distrattamente una mano sui seni.
Sta per alzarsi, lo so, sta per venire da me.
Ma ecco una mano di donna, dalle unghie lunghe e curatissime, si posa sulla sua spalla.
Restiamo ancora un attimo agganciati con gli occhi, poi lui si gira verso la signora bionda e:
-Bene, sei arrivata, ti stavo aspettando-
E lei, ridendo e mormorandogli qualche cosa all'orecchio, si siede di fronte a lui, dandomi le spalle.

Sono tornata spesso in quel centro commerciale, ma non ho mai più incontrato quell'uomo.
Spesso ripenso a questa storia e mi chiedo:
-Se non fosse arrivata quella donna, come sarebbe finita?-
Avrei forse incontrato la mia attrazione fatale?

Morgause

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