Lola Juhr era un occhio privato. Donna dannata nei suoi trent'anni di fuoco e bellezza che cresceva sempre di più e libera, assolutamente libera e a tratti quasi innaturale per le sue maniere strane, Lola sembrava fermare il tempo, racchiusa in quel suo mondo fatto di voci e sguardi imprecisi o forse solo evanescenti, per scelta o per necessità. La necessità di sopravvivere in quello stesso mondo così difficile e pericoloso. Sembrava vivesse sospesa, aveva movenze particolari ed eleganti, nonostante la sua vita fosse azzardata e peccaminosa. Lola die Grau la chiamavano, Lola la grigia.
Lola era esperta e sapeva misurare le proprie voglie e le necessità di una vita normale, che le era stata negata dalle esperienze che aveva vissuto... l'occhio privato di tutto un mondo fatto di guerra e di fumo.
Viveva avvolta da sete e pannelli di colori che assomigliavano alla sua anima, fatta di sfumature scure che richiamavano tempi ed immagini di paesi lontani, forti ed avvolti in calori rosso cupo, nebbiose figure racchiuse in paraventi dorati, dietro ai quali Lola poteva chiedere di più. Assassina, anche se lei non lo sapeva.
Il suo unico amico era chiamato il Chinese.
Era il proprietario di un locale orientale frequentato da Ufficiali ed Alti funzionari Militari, uomini che contavano, uomini senza scrupoli né anima.
Lola l'angelo dei loro desideri. Desideri lussuriosi, vizi e perversioni di ogni tipo, pensieri di uomini che indossavano divise importanti ma polverose che lei doveva sedurre in silenzio, in ore interminabili di sesso e finzione, per rubare loro informazioni su chi tradiva o scappava o taceva, per codardia o per paura. Informazioni pesanti, importanti. Sicuramente segrete.
Lola il diavolo vestito di seta grigia, seduta a cavallo di una sedia, in mano un pezzo di stoffa rossa con la quale bendava la sua vittima predestinata per una notte soffocata da gemiti di piacere o di dolore, fra fumo di oppio e cenere di un cuore bruciato per troppe volte.
I suoi capelli castani non nascondevano un ciuffo grigio, come il colore dei suoi occhi.
Lola die Grau la chiamavano, proprio per questo.
Dal Chinese Lola stava in attesa di uomini, di grandi uomini... fumando piano e bevendo cognac francese, l'unico vero amico che le restava. Non guardava nessuno, non parlava con nessuno, i suoi occhi grigi nel nulla, i suoi ricordi che prendevano forma e vita nel fumo del suo sigaro. Beffardi, cattivi. Anima costretta a lottare con i suoi fantasmi e le sue colpe, che mai più avrebbe potuto dimenticare. E trascorrevano notti e giorni ed ore. Ed al cenno quasi impercettibile del Chinese, Lola capiva e lentamente si avvicinava alla sua preda. Uno sguardo, un tocco leggero e si allontanavano fra seta e crudeltà.
Nessun sentimento.
Nessun rimorso.
Lola assecondava notti ed orgasmi, giochi e fantasie di qualsiasi natura. E per loro diventava mille personaggi, mille donne dalle sembianze ora bambine, ora puttane, ora maschi o semplicemente mogli.
Sull'attenti, vestita solo del cappello da alta uniforme dell'uomo che stava sotto di lei, in una lingua poco conosciuta modulava la voce – Ja, mein General.
Sodomizzava quell'uomo che in compenso le dava nomi e cognomi di chi avrebbero poi arrestato e giustiziato...
Lola era un occhio privato, consapevole solo di essere una creatura dannata, che tutte le notti lottava contro il suo destino che non le lasciava scampo, complice ed amante e non capiva perché quel suo destino così spietato contro di lei, così brutale ed accanito in fondo le piacesse, perché non riusciva a farne a meno. Malata del suo stesso male. Innamorata del suo aguzzino.
Se qualcuno esitava nel rivelare i suoi segreti, se neppure dopo aver compiaciuto tutte le sue voglie, ed aver permesso amplessi di qualsiasi colore, con qualsiasi mezzo lei avesse a disposizione o le venisse richiesto, Lola aggiungeva del laudano al fumo, inebriando così la mente del suo eroe. Chinese poi faceva il resto. Ma lei non lo sapeva.
Così come quella notte di neve e lacrime.
Uno sguardo che non si dimentica, un uomo gentile che con la guerra non centrava nulla...
Un francese.
Un tenente capitato per caso, uno sbaglio di divisa.
Lola non aveva il coraggio di guardare i suoi occhi ed il suo viso bello e lucente. Non si muoveva, non parlava. Rimasero in silenzio, ed in silenzio si amarono come due amanti veri, puliti, quasi felici, per ore ed ore. Il suo piacere era quello di lui, che con immensa delicatezza la prendeva e la faceva godere come mai aveva provato. Lui, dai modi gentili e discreti le accarezzava i capelli sorridendo, mentre gemeva per il piacere di un orgasmo senza limiti che la innondò senza preavviso. Allora risero, e come due bambini si presero per mano e guardarono dalla finestra la neve che scendeva, avvolta in una luce surreale.
Poi la vita o la morte.
Costretta a dover punire l'angelo che stava accanto a lei, perché nulla sapeva e nulla poteva dire.
Lola die Grau sospirò. Lacrime di cristallo le scendevano dagli occhi. Addio.
Così era la sua vita, così doveva essere per molto e molto ancora. Nata dannata, perché il suo destino non le aveva sorriso come aveva fatto il francese.
Ed al destino non si scappa.
Eppure lei non smetteva mai di sperare in un giorno di sole, di sorrisi, di sentimento vero...
sogni ai quali non rinunciava, nonostante tutto.
Ed una notte arrivò, avvolta in un mantello nero, un'arma nascosta sotto alla sua giacca, con una divisa particolare, che Lola non conosceva. Il buio del locale avvolto dal fumo e dal peccato, non permetteva di vedere bene, ma lasciava solo intuire il viso e la figura di quella donna arrivata da lontano. Lola ne intuì solo la provenienza, era polacca ed il suo modo di parlare aveva un fascino particolare, sembrava cantasse.
Le si avvicinò, le chiese da accendere, poi le offrì da bere, il solito cognac francese, la mano lungo le sua gamba in un cenno di carezza. Lola non capiva ma era attratta da quella persona come mai, una donna che si avvicinava a lei... perché?
Guardò Chinese, aspettava una spiegazione, ma lui abbassò lo sguardo. Non voleva parlare.
La straniera chiese a Lola di ballare, e la prese per mano accompagnandola poco più in la, mentre la musica gracchiava un vecchio tango argentino...
La guardava negli occhi, la scrutava in ogni angolo del suo bellissimo viso, Lola si sentiva scoperta, messa a nudo, incapace e terribilmente attratta da quella donna che non sapeva nemmeno da dove venisse, ma soprattutto perché era lì. Si baciarono piano, con voluttà discreta, ed all'improvviso. Lola capì che quella donna poteva essere parte del gioco, cercò lo sguardo di Chinese, che annuì impercettibile.
Nella stanza da letto Lola credette di sognare, una donna con lei... che la baciava, che la toccava, che le chiedeva piacere, che la prendeva con modi sconosciuti. La straniera era una donna bellissima e giovane, i seni bianchi, il suo sesso che voleva baci senza fine, i capelli rossi e folti, la pelle che gridava per orgasmi forti, dipinti di erotismo aldilà di ogni limite...
Una calza di seta nell'abatjour ed un profumo di muschio a far da spettatori a quelle due donne che si amavano senza pudore, in una notte magica e tragica nelle sue grida di piacere, e in quelle di Lola che si lasciava andare sempre più, noncurante e impietrita da tanto sconosciuto erotismo.
La cera di una candela colata piano sul seno.
Una calza attorno alla gola, che pian piano si stringeva mentre l'urlo dell'orgasmo le piegava le ginocchia... la mano di lei che si insinuava sempre di più, e la prendeva in tutti i modi...
La sua bocca, e la sua lingua dentro di lei, piano, con discrezione, quasi a voler fermare il tempo...
- Dimmi il tuo nome straniera...
Ma Lola non lo seppe mai.
Un lampo squarciò l'aria, una piccola rosa rossa sulla sua testa.
Tutto ora aveva un senso, tutto era compiuto. Il gioco era finito. Chinese lo sapeva, ma non aveva scelta, per lui Lola era tutto ciò che aveva.
La straniera venne per lei, e per far tacere quell'angelo che assassino non avrebbe più potuto nulla a nessuno.
Si rivestì.
Sparì nella notte.
Lola Juhr lasciò i sogni ed il suo destino.
Nessuno sospettò mai di nulla.
Thierry59