Qualche volta, al sabato sera, vado in discoteca con le mie due amiche del cuore, senza uomini; mi fa particolarmente piacere questa uscita perché mi restituisce, insieme a una temporanea libertà, quell'eccitazione della caccia che fa scorrere l'adrenalina a fiumi nelle vene permettendomi inoltre di abbandonare, per qualche ora, i miei abiti seriosi da professionista, per abbigliarmi secondo il mio estro creativo, di necessità molte volte mortificato.
Divento un'altra persona, spesso davvero irriconoscibile.
Inoltre considero il ballare fino allo sfinimento una sana terapia anti-stress.
Eccomi davanti allo specchio, pronta per il mio ballo in maschera: siamo a fine estate, fa ancora caldo e quindi niente calze a mortificare le lunghe gambe abbronzate, solo una crema che le renda lucide, come le braccia, il collo e il petto fino ai seni.
I capelli finalmente liberi si dispongono a piacere intorno al viso e sulle spalle.
Stasera metterò la gonna nera lunga, di pizzo e seta, a forma di corolla di fiore rovesciata, molto scivolata sui fianchi, a coprire appena il margine superiore degli slip ; nel ballare si avvolge alle gambe, per poi distendersi con un guizzo a scoprire per un attimo maliziose nudità.
E' la mia gonna portafortuna, da ballerina di flamenco, mi sento irresistibile quando la indosso; uno slip rigorosamente nero, sottile come un velo e un top di pelle dello stesso colore, che scopre appena i seni, completano il mio abbigliamento; per finire calzo un paio di sandali rossi, a tacco alto,cinturino alla caviglia, nuovi di zecca; sulle palpebre mi sbizzarrisco con diversi ombretti, come farei con uno dei miei quadri, niente rossetto, solo un lucidalabbra dai riflessi dorati.
Un tocco finale di profumo piccante d'orientali essenze ed eccomi pronta .
Chiaccherando e ridendo arriviamo in questa nuova discoteca sul lago: pare abbia anche un bellissimo giardino pensile dal quale si gode una splendida vista.
Appena entrate, la musica ci prende e ci lanciamo sulla pista; subito alcuni ragazzi mi circondano, la mia gonna nera ondeggiante li attira come mosche al miele; io mi lascio andare al calore dei loro corpi, improvviso una specie di danza del ventre mentre l'adrenalina scorre veloce nelle vene: sono drogata dalla musica e dall'eccitazione dei giovani maschi.
A un certo punto i miei occhi, come calamitati, vengono attirati da un uomo che sta chiaccherando con altri due- non di certo frequentatori di discoteche, dato l'abbigliamento serioso in scuro che li fa assomigliare piuttosto a due impiegati della city- appoggiato a una colonna della sala, abbastanza vicino a me.
Nel violento alternarsi delle luci e dei colori mi appare come una figura irreale, strana, assolutamente fuori posto in quel locale: ha i capelli quasi grigi, un po' lunghi, ricciuti, il viso stanco, qualche ruga, gli occhi azzurri, è alto, magro, elegante in un vestito nero di lino e camicia bianca che mi pare di seta.
Continua a guardarmi mentre parla con i due - men in black - , io rallento il ritmo per poterlo fissare con intenzione perché mi piace, mi è piaciuto subito, vorrei sapere chi è, i miei ormoni sono in subbuglio.
Quasi avesse intuito l'urgenza del mio desiderio l'uomo si dirige verso di me e mi mormora sul collo, incurante dei miei compagni:
-La tua gonna è splendida, come le tue gambe e il tuo sorriso -
Io mi blocco, non so che dire, solo vorrei toccarlo, accarezzargli il viso proprio lì, intorno agli occhi, per spianargli quelle piccole rughe; così quando, mettendomi una mano sulla spalla, mi chiede se voglio salire con lui per vedere il giardino pensile, rispondo :
-Sì- e non riconosco la mia voce, perché potrei ballare nuda fino a domani, ma non andare in un luogo che non conosco con un uomo che non conosco, jamais de la vie.
Eppure ora sono io quella che, mano nella mano con lo sconosciuto, salite alcune scale, si ritrova in uno splendido giardino che pare quello delle mille e una notte, profumato di strani fiori: intorno e sotto di noi brilla la costa con mille colori e luci .
Visto da vicino il mio uomo del mistero è ancora più fascinoso, non penso al pericolo che qualcuno possa vederci, voglio solo che mi tocchi, lo guardo fisso negli occhi in silenzio e lui, senza dire nulla, mi abbraccia delicatamente e mi bacia con tenerezza le labbra e gli occhi, mentre con una mano mi fruga il grembo.
Sento i miei gemiti, mi sto bagnando mentre riempio la mano con la sua erezione.
Allora mi sospinge verso una alta panchina, mi fa sedere, mi apre delicatamente le gambe per inginocchiarsi di fronte a me: mi sfila lo slip e comincia a leccarmi con perizia la morbida micia glabra, la sua lingua golosamente mi esplora, mi gusta fin nei più reconditi anfratti, mentre io mi inarco sulla spalliera, stringendo la sua testa contro il ventre.
L'orgasmo arriva di colpo, gli occhi pieni delle mille luci colorate le lago sotto di noi, lasciandomi stordita e confusa; ora lui è in piedi, si china, mi bacia sulla bocca leggero, poi mi fa alzare e mi accompagna dietro alla panchina, mi fa appoggiare sul bordo dello schienale e mi prende da dietro, con forza mentre io voglio una cosa sola, sentirlo venire dentro di me, come se con il suo seme potessi catturare per sempre anche l'uomo.
Il suo orgasmo è una piccola morte, accompagnato da un grido rauco,dopo di che si abbandona sopra la mia schiena, le mani sui seni nudi: lui è il naufrago, io la zattera.
Mormoro:
-E' stato incredibile, bellissimo-
-Anche per me-
Poi tutto finisce, ci ricomponiamo, io ritrovo gli slip e lui mi dice, ridendo piano e riavviandosi i capelli con una mano:
-Ciao, Fede, io mi chiamo Francesco-
-Come fai a sapere il mio nome ?- domando stupita
Non mi risponde, aggiunge:
-Meglio che non rientriamo insieme, vai avanti tu-
Eseguo l'ordine concentrando la mia attenzione sul terreno pieno di minuscoli sassi, non vorrei rovinare i miei Prada nuovi...
Morgause