Quel viaggio a Parigi nel nostro decimo anniversario avrebbe dovuto avere il compito di rivitalizzare un rapporto ormai troppo abitudinario ma era iniziato a procedeva come un qualsiasi banale viaggio turistico. Fu un errore, si un errore alla stazione della Metro a condurci al Canale, invece di scendere alla Gare du Nord scendemmo alla Gare de l'Est e ci trovammo sulle sponde di un placido canale attraversato da passerelle in ferro e ponti girevoli, con panchine disposte lungo i bordi.
Eravamo stanchi ed affaticati, dopo una giornata in giro per la città i piedi erano dolenti ed una sosta non poteva che essere gradita.
La notte era scesa senza che ce ne accorgessimo e seduta sulla panchina osservavo le luci dei lampioni riflettersi nelle acque. C'era un silenzio irreale in quel luogo.
Non feci caso alla sua mano sulla spalla, assorta come ero nella lettura della guida e nel cercare di comprendere quante e quali linee della Metro avremmo dovuto prendere per tornare in albergo, sentii però le sue labbra sul collo, alzai lo sguardo giusto in tempo per incontrare il suo e scoprire una passione sopita da tempo, sentii la sua mano sinistra risalire lungo la mia coscia e fermarsi proprio sull'elastico degli slip, del quale le sue dita seguirono il contorno, mentre continuava a baciarmi il collo, l'eccitazione saliva con il ritmo del mio cuore e quando le sue dita superarono il debole ostacolo dell'elastico e, dopo avere indugiato tra la mia peluria, si infilarono dentro di me, un gemito sommesso non poté essere trattenuto, per lunghi minuti, con sapiente lentezza due dita accarezzarono i contorni della mia fessura ed a ritmi regolari entravano ed uscivano, il mio respiro si fece affannoso, lui lo capì e mi schiacciò con delicata violenza il clitoride tra indice e pollice, una vampata di piacere improvviso mi lasciò senza fiato, un calore mi avvolse il basso ventre e violente contrazioni spinsero fuori tutta la mia eccitazione; ancora per qualche minuto accarezzò la mia intimità ora baciandomi il collo ora l'orecchio, quando ritrasse le sue dita se le portò lentamente alla bocca e dopo averle succhiate mi baciò la punta del naso e la fronte.
Passammo lunghi minuti senza parlare, guardando l'acqua scorrere lentamente, ma nonostante questo tempo la mia eccitazione non era assolutamente scemata; la notte era ormai scesa del tutto quando c'incamminammo verso la stazione per ritrovare la strada dell'albergo.
Camminavamo mano nella mano come non ci succedeva più da anni ed entrambi sentivamo la passione nei nostri corpi. L'idea folle mi venne proprio di fronte alla stazione, vedendo il parcheggio dei taxi e diventò una possibilità concreta alla vista del terzo taxi in fila, lo convinsi che non avevo voglia di prendere ancora la Metro e lo trascinai verso il parcheggio, avvicinai la guidatrice della terza vettura approfittando del fatto che io conoscevo un po' di francese e lui no, una biondina esile con i capelli raccolti in una coda di cavallo, in maniera forse un po' stentata dichiarai le mie intenzioni, dapprima la ragazza mi guardò come se fossi pazza, poi guardò entrambi ed infine accettò in cambio di una cospicua mancia da aggiungere al prezzo della corsa.
Appena salimmo appoggiai la testa sulla sua spalla, lasciai passare qualche minuto e con circospezione lasciai scivolare la mano tra le sua gambe, mi guardò e il suo membro cominciò a muoversi, lo sentivo gonfiarsi sotto il mio massaggio, abbassai la cerniera lentissimamente, sbottonai i pantaloni e lo liberai.
Era lì davanti ai miei occhi, grosso e duro, svettante verso il cielo, con la mia mano destra a cingerlo e massaggiarlo lentamente, buttai un occhio allo specchietto e vidi che la ragazza al volante stava sbirciando, gli sorrisi e chinandomi lo infilai tutto in bocca, lo succhiai dolcemente, circuendolo con la lingua ed accarezzandogli i testicoli con la mano.
Ogni tanto lo ingoiavo a fondo, fino a sentirne la punta contro le tonsille; un piccolo sussulto mi annunciò l'approssimarsi, il fiotto uscì violento e prorompente, faticai a non aprire la bocca, cercai di respirare con il naso e mandai giù tutto quello che potevo.
Continuai a succhiarlo finché lo sentii rientrare nei ranghi, richiusi i pantaloni e vidi nello specchietto la ragazza sorridere, mentre concludeva il decimo giro intorno al palazzo dell'albergo.
Ci scaricò un po' dietro l'ingresso, scendemmo. Pagai la corsa e la mancia.
La ragazza mi indicò con il dito un punto appena a destra della sua bocca, capii e mi pulii con le dita un rivolo di sperma che penzolava da un angolo della mia bocca, lo osservai sul mio dito indice e lo portai alla bocca succhiandolo e guardando negli occhi la tassista.
Mi sorrise complice e salutandomi mi augurò una felice notte.
Estelle