Siamo alla fine di ottobre, piove, il mare è sporco e grigio; sono sdraiata sul vecchio divano, di fronte alla grande portafinestra aperta sull'immenso terrazzo dell'antica villa dei miei zii, a Giardini Naxos.
Sono venuta fino in Sicilia per riposarmi, ho bisogno di stare sola per un po', libera di trascinarmi per questa enorme casa in maglioni malandati e pantaloni sformati, di rimpinzarmi di dolci della pasticceria che sta in fondo al viale, leggendo vecchi numeri dei miei fumetti preferiti.
Piove da diversi giorni, ma non fa freddo, verso sera accendo il camino, solo perché il fuoco è un ottimo, silenzioso compagno.
Guardo con rimpianto e tristezza la grande terrazza spazzata dal vento: in un angolo sono rimaste due sedie vecchie e un'altalena sfasciata; ma in luglio tutto era diverso.
Chiudo gli occhi, per rivivere con la fantasia per la millesima volta quello che avvenne in quel mese di caldo apocalittico.
Eravamo alla villa per un periodo di vacanza io, la mia amica Fabiana e i nostri due uomini.
Dopo qualche giorno ci raggiunsero da Catania i miei due cugini, Francesco di ventisei anni e Luca di diciotto.
Luca era, da qualche tempo, il bersaglio degli scherzi dei maschi più grandi: dicevano che quando vedeva me, vedeva la Madonna, tanto rimaneva in silenzio a osservarmi per ore, senza staccarmi gli occhi di dosso: ma era comprensibile, una donna di 28 anni, che viene dal "nord", indipendente anche economicamente, famosa tra il parentado siciliano e non solo per il libero comportamento più da maschio che da femmina, eccitava per forza la fantasia di un ragazzo così giovane.
Eravamo molto legati, nonostante i 10 anni di differenza: ma ultimamente il profondo affetto fraterno si stava trasformando in chiara attrazione sessuale che rendeva torbido e ambiguo il nostro rapporto.
Si avvertiva elettricità nell'aria quando i nostri corpi, per caso, si sfioravano.
Appena arrivato Luca mi venne a cercare sugli scogli dove prendevo il sole, mi abbracciò, e io sentii le sue mani sulla schiena tentare una carezza confusa; rabbrividii e desiderai che continuasse anche se intuivo il pericolo di quel gioco.
Ma lui si scostò, lodò la mia abbronzatura e il mio costume, poi iniziò a fissarmi con più insistenza del solito: mi stava letteralmente spogliando: quello non era lo sguardo di un ragazzo, ma di un uomo adulto e voglioso.
Mio malgrado ero eccitata. Me lo confermava il ben noto crampo al ventre e il calore che cominciava a salir su per finire a mozzarmi il respiro.
Cercai allora di pensare a lui come al mio cuginetto piccolo, a quando, piccino ancora, lo prendevo in braccio, ma era tutto inutile.
Lo volevo quanto lui voleva me.
E questa storia avrebbe potuto avere conseguenze gravissime.
Se solo la famiglia avesse sospettato...
Fortunatamente mi chiamarono dalla terrazza, qualcuno mi cercava al telefono.
Pregai Luca di attendermi sugli scogli ma lui mi seguì, senza profferir parola.
Risalimmo verso casa.
Sentivo i suoi occhi sulla schiena, sulle cosce, nella piega delle ginocchia, quasi che quegli sguardi fossero carezze: mi parve di svenire; detti la colpa al sole di Sicilia, ma in verità era il desiderio di Luca, del giovane maschio eccitato, a turbarmi.
Il giorno dopo successe tutto come in un film: io dissi che non avevo voglia di uscire in barca, volevo restarmene sulla terrazza a guardare quel mare colore del vino, leggere, mangiucchiare dolci.
Non mi meravigliai quando Luca disse che sarebbe rimasto, accusando non so quale malessere. Allora gli altri ci lasciarono, tra frizzi e lazzi, raccomandandomi di fare bene il mio lavoro di baby sitter.
Finalmente restammo soli, le sdraie vicine, di fronte al mare, le mie braccia scurissime accostate a quelle color biscotto del ragazzo che è biondo, geni ereditati da qualche antenato Normanno.
Pensai, ridendo tra me, che dovevamo essere una strana coppia: la ragazza scura di capelli e pelle, il ragazzo biondo, appena abbronzato, occhi azzurri, così giovane vicino a quella femmina grande e nera.
Percepivo il mio odore: un misto di olio solare, sudore leggero e donna in amore.
La tensione erotica si percepiva densa nell'aria ma non avrei fatto mai il primo passo; ci pensò lui,
con naturalezza: allungò una mano, mi accarezzò il ginocchio, poi l'interno della coscia, dicendo:
-Come sei nera e liscia, non sai quanto ti ho pensato, per tutto l'inverno –
e io, già intrigata:
-Pensata come, dimmelo come mi pensavi... - e lui:
-Nuda, ti pensavo nuda, nuda che ti potevo toccare, dappertutto e mi toccavo... a volte venivo anche solo al pensarti, se Francesco o mamma parlavano di te-
Allora mi alzai e lo presi per mano: vidi il suo sesso eretto sotto i calzoncini da bagno; lo portai nel salone, vicino al divano dove sono sdraiata ora e gli dissi:
-Guardami ora, tolgo il costume, guarda se sono come mi immaginavi –
quando restai lì in piedi nuda Luca fissò il mio seno pieno, poi il triangolo di riccioletti scuri,tra le cosce; allungò una mano ad accarezzarlo e chiuse gli occhi, mormorando:
-Sei tanto bella che non mi pare vero -
Mi sdraiai sul divano, tirandomelo addosso.
E lui disse quella cosa incredibile:
-Questa è la mia prima volta, sono felice di farlo con te, non sei più un sogno ora, sei diventata la mia realtà-
Allora gli presi in mano il sesso caldo e teso e lo aiutaii a entrare in me; venne quasi subito, con un grido, riempiendomi del suo seme denso e caldo, sbavandomi sul collo, mentre gli accarezzavo la nuca ricciuta.
Rimase abbandonato per pochi secondi, poi fu di nuovo rigido e pronto dentro di me mentre mi teneva stretta mormorando:
-Che piacere che piacere, Fede, non te ne andare più, stai sempre con me-.
Il mio orgasmo, accompagnato da un breve grido, lo bloccò; stupito mi chiese se mi aveva fatto male.
Quando venne per la seconda volta, provai un piacere dolcissimo, come il nuotare in un mare infinito, caldo, e sicuro.
Poi Luca fece una cosa che mi stupì moltissimo, una cosa che la maggior parte degli uomini non fa , almeno per mia esperienza: si tuffò tra le mie cosce aperte e cominciò a leccarmi avidamente, lappava il suo seme e il mio miele, con l'incoscienza e l'istinto di un cucciolo.
Giocò con il clitoride turgido, leccò l'interno delle piccole labbra, mordicchiando la tenera carne, finché non venni e fu un orgasmo di una tale intensità da lasciarmi per qualche attimo senza fiato e senza coscienza.
Aveva un istinto naturale per l'ars amandi.
Così gli dissi:
-Oggi e solo per oggi le tue fantasie, le tue voglie saranno anche le mie.
Fammi quello che vuoi, il mio corpo è tuo; usalo a tuo piacere.
Conosci - Le nove porte - di Apollinaire? sono due poesie erotiche famosissime-
No, non le conosceva, ma le mie porte furono tutte sue lo stesso.
Trascorremmo la giornata a far l'amore.
Quando si addormentò, sfinito, ancora dentro di me, piano piano gli scivolai di sotto
per rifugiarmi sotto la doccia.
Gli inguini mi dolevano e non solo quelli.
Poi mi rivestii, svegliai Luca e gli dissi:
-Fila a lavarti e sistemarti; ormai stanno per tornare. E giurami che mai e poi mai parlerai di questo.
Deve restare un segreto tra noi.
Il perché lo capisci anche tu, se dovesse trapelar qualche cosa, noi siamo sempre stati più fratelli che cugini.
E naturalmente quello che è successo oggi non si ripeterà mai più.
Luca, ti è chiaro questo vero?-
Fece un cenno affermativo con la testa, pareva intimidito e confuso; si diresse verso il bagno, ma prima di chiudere la porta mi guardò supplichevole e :
-Almeno mi prometti che stanotte non farai l'amore con lui? Almeno questa notte-
-Tranquillo- risposi- non ce la farei proprio, e ora vai, sbrigati-
Nei giorni seguenti temetti che il ragazzo si sarebbe tradito, invece fu bravissimo.
Solo a volte, quando Paolo mi abbracciava, sentivo sopra di me il suo sguardo cupo, insistente, geloso.
Poi la vacanza finì: io tornai al mio Nord, Luca a Catania; ora sta studiando in Inghilterra; mi arrivano ogni tanto sue mails in cui accenna a quel giorno, ma con frasi strane, che solo io posso capire.
Allora sento tra le cosce la nota umida eccitazione.
Come per caso, gli ho accennato a questa mia fuga nel Sud, nella sua casa vuota, a Giardini Naxos, chissà che non capiti.
Ormai è buio, ma non accendo le luci, mi piace starmene qui, raggomitolata sul vecchio divano, ad ascoltare il vento e il mare e a fantasticare...
Morgause