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Racconto n° 4415
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Poliziotti
Luca è un ragazzo alto, snello, capelli e occhi castani, inseparabili occhiali scuri a goccia rigorosamente Ray-Ban, un non so che nell'aspetto di scanzonato e tenero, che piace molto alle donne, ma non a quella che lui vorrebbe.
Nonostante nel suo lavoro sia deciso, instancabile e determinato, nella vita privata è timido, spesso insicuro.
Convive con la sua Beretta 92, perché Francesco è un poliziotto, innamorato da un anno senza speranza di una sua collega, Fede.
Da tempo prova a farle un po'di corte, inutilmente, lei ha il potere di rimescolargli il sangue ma anche di farlo sentire totalmente indeguato.
Fede è alta, bruna, violenta e indifesa insieme, zigomi alti, bocca morbida e piena, occhi neri e carnagione olivastra.
La sua voce è strana, sottile, come di bimba ansiosa.
Dotata di ottima mira, esperta di ogni genere d'armi, sa di essere un bravo soldato, come suo padre e mai ha desiderato un'esistenza diversa da quella attuale.
Gli ha appena salvato la vita, intervenendo con tempismo perfetto in suo aiuto durante uno scontro a fuoco con tre rapinatori; se non ne avesse colpito uno sbucato all'improvviso dal nulla, lui ora sarebbe parcheggiato all'obitorio.
Per ringraziarla, la sera stessa le propone di cenare insieme, sicuro che questa volta lei non rifiuterà.
Sente che tra loro si è stabilito una specie di legame indissolubile, fatale.
Non dicono forse i cinesi che se salvi la vita a un tuo simile ti leghi a lui per l'eternità?
Dopo, non sanno neppure come – quante volte ha sognato questo momento- si ritrovano a casa della donna, barcollanti perché hanno bevuto troppo: bisognava pur festeggiare la gioia immensa di esser giovani e ancora vivi.
Lui, offuscato dal desiderio e conscio di doverle la vita, l'abbraccia all'improvviso e inizia a baciarla con una specie di furia che mai lei avrebbe immaginato in un uomo che stima molto come collega ma che ha sempre considerato insignificante come maschio.
E anche parecchio imbranato.
Infatti ricambia con entusiasmo, pensando che l'unica cosa che vorrebbe, ora che ha vinto- i cattivi sono morti e l'adrenalina ha iniziato a scendere- è un po' di sesso fatto bene.

Non ha mai pensato a Francesco come a un eventuale amato-amante: un po' troppo spento per i suoi gusti; si è accorta di come la guarda, ma per lei non è una novità: nello stesso modo le sbavan dietro molti colleghi.
-E' mai possibile che un uomo non riesca a tenerlo dentro i pantaloni?- si domanda molto spesso e al di là del desiderio fisico non riesce a scorgere altro negli occhi del ragazzo.
In un ambiente di maschi la diffidenza l'ha resa cieca.
Ma questa sera è diverso, vuole far l'amore e Francesco è li, anche se ora, dopo la foga iniziale, è stranamente incerto e a disagio; allora, con decisione, si siede sul divano, lo afferra per i fianchi avvicinandolo a sé, poi gli apre la cerniera dei jeans e lo prende in bocca: lui si immobilizza, ancora non ci crede, Dio la sua lingua, un unico brivido lungo la spina dorsale, è confuso, non gli par vero che finalmente stia succedendo... anche se ha sempre sognato il loro primo incontro tutto in porpora e oro, non così; perché insieme al piacere si insinua in lui la fastidiosa sensazione di essere usato.
Ma sparisce subito, quando affonda le mani nei capelli neri, folti e ricciuti della donna, come per ritardare l'orgasmo, che però arriva, fulmineo, facendolo gridare di piacere, le gambe tremanti, la mente vuota.

Poi sente la voce sottile e roca di lei mormorare:
- Hai un buon gusto, Luca, sei saporoso-

Allora con forza la spinge in camera da letto e la sveste lentamente, toccando con incredulità i seni colmi, il ventre piatto, i riccioli neri tra le cosce, la bacia dappertutto, assaporandola come fosse un prelibato sconosciuto piatto, immerge il viso nel sesso umido e caldo e poi la prende, con dolcezza, affondando nel suo ventre finché non la sente inarcarsi sotto di lui, borbottando parole incomprensibili, per poi venire con un grido, graffiandogli la schiena.
Fanno l'amore per tutta la notte, lei incredula per la violenza, l'insaziabilità e l'abilità del desiderio dell'uomo.

Fede ignora che l'abilità di Luca nasce dalla paura; non sa che ogni grido che le strappa, molto più che eccitarlo, lo rassicura; che cerca di afferrare un particolare, qualunque cosa, a cui la sua memoria potrà riandare un giorno, per essere felice o per soffrirne.
Lei ha un corpo animale, semplice, totalmente distaccato dalla mente; una volta entrato nel suo letto un uomo diventa il suo bene, il suo giocattolo, il suo carnefice o il suo schiavo, a seconda dell'umore.
Le parole che usa, amorose o crude, il comportamento, umile o dispotico, ne fanno una specie di idolo, di fronte al quale Francesco all'alba vorrebbe inginocchiarsi, perché non può più farne a meno; e intanto è sicuro che per lui ci saranno tanti altri meravigliosi momenti, con il lampo chiaro delle braccia di Fede intorno al corpo, con il nero dei suoi capelli e il rosso quasi visibile del suo sangue alla gola, quando la porterà con sapienza fino al culmine del piacere.

Ignora quello che lei, nuda accanto a lui, sta pensando, mentre scivola nel sonno:
-Questa notte è stata solo una tregua nel mio tempo, ma tra qualche ora uscirò fuori da questa camera, da questo sogno che deve restare tale, per tornare alla vita vera del giorno che sta per iniziare: - lui - è un lusso che ora non posso permettermi-
Intuisce come per Luca al contrario la vera vita sia stata qui, in questa stanza, con lei, ma non è cosa, non funzionerebbe mai.
E sarebbe troppo complicato spiegargli, ora che sa come da un anno aspettasse questa notte, che lei non è la donna che crede.
Fede sa giudicarsi con notevole freddezza.
Non si ama e non si odia, tutt'al più apprezza di sé la forza nei colpi avversi, l'abilità in quelli mancati e l'indifferenza assoluta in quelli sanguinosi.
-Anche lui, che ora dice di amarmi tanto, si stancherebbe di me con il tempo-continua nel muto colloquio con se stessa - e io non ho poi molto da dargli, o forse non voglio, a parte un piatto di ciccia che ora gli pare tanto saporosa ma che a lungo andare...
Ah, sì, anche una buona mira mi scordavo.
Bah, dormiamo, solo un paio d'ore, che poi si ricomincia-
Guarda l'uomo che le dorme accanto, un braccio di traverso sul suo corpo, quasi un segno di possesso.
Lo sposta delicatamente e incollando la schiena al suo petto ripete, scivolando nel sonno:
-Non è cosa, non è cosa-
















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