La luce di questa mattina è pulita, accecante, sa di cristallo...
Non si distingue neppure la linea dell'orizzonte perché si fonde con il turchese del cielo e forma quasi un semicerchio, quasi un tutt'uno con il mare, che calmo sonnecchia ancora. Non una nuvola, non una sbavatura in mezzo a tutto questo colore così infinito.
Un volo di gabbiano dalle lunghe ali bianche, il profumo della salsedine, l'aria ancora fresca sulla mia pelle e questa luce strana; cammino lentamente respirando tutta la meraviglia che ho attorno... avvolgente natura dai riflessi chiari e selvatici.
Il lino del vestito blu mi si stringe addosso, spinto dalla brezza mattutina, mostrandomi le gambe abbronzatissime e lisce di chi fa del mare la sua seconda pelle, e rimane molto e molto tempo sola ed essenziale a trascorrere l'estate e parte della vita in una piccola casa a pochi metri dal quel mare che dà un senso a tutto.
Lentamente decido di proseguire verso la diga di scogli alti e bianchi e di rimanere tutta la mattina lì, a giocare con il sole, perché la musica che ho dentro sa di immortalità e feconda realizzazione di un sogno.
Mi accomodo fra tre pietre lineari e lisce, in parte corrose dal vento e dal sapore salato stendendo la spugna con gesti lenti, quasi antichi.
Oggi non ho fretta - penso .
Il sole mi scalda il viso e le mani. Chiudo gli occhi. Respiro forte.
Sento ad un tratto una voce che recita parole che non capisco al primo ascolto...
Sembra un canto o una sorta di suoni ripetuti. Incuriosita mi sporgo sotto ad un gruppo di pietre più sporgenti che quasi toccano l'acqua, il suono di quella voce proviene da lì.
Scorgo una donna che legge a voce alta un piccolo libro dalle filigrane dorate, la sua voce calma, profonda sembra davvero una musica.
Rimango immobile ad osservare quella creatura che sembra non avermi vista, mentre cerco di capire il significato di quella nenia che accompagna i suoi occhi color nocciola. Lei si gira, mi vede.
-Perdonami ma, mio malgrado, ascolto – dico.
Mi guarda, mi sorride...
-Ti aspettavo – mi risponde.
In silenzio mi porge la mano. Una mano leggera ma forte allo stesso tempo, che profuma di ambra e patchouli; ha i capelli rosso mogano ed uno sguardo tinteggiato di giada.
Indossa una tunica bianca, ai polsi dei grossi bracciali di rame, evoca una dea greca dalla pelle color ocra scura, le braccia lisce e tornite ora mi abbracciano tenendomi stretta a lei.
-Ascoltavi? – mi chiede.
-Sì - rispondo – Il cuore mi batte forte, l'emozione è altissima. Incredibilmente sensuale ed azzardato ora il mio sguardo.
-Recito cose che scrivo, versi dettati dalla mia anima e dalla mia lingua – dice.
-Ascoltami, se vuoi. – Il suono della sua voce era uno strumento a fiato. Continuò così la lettura di quel fraseggio che ancor oggi mi risuona nel cuore caldo ed avvolgente come quel primo abbraccio, complice la luce di cristallo di quella mattina.
Alza lo sguardo, mi osserva con attenzione.
-Mi chiamo Sima – mi dice.
Si toglie la tunica bianca e, nuda, si tuffa in mare per poi riemergere molti metri più in là.
La seguo, la spuma delle onde mi avvolge e la raggiungo veloce.
Mi prende per le spalle e mi spinge sott'acqua, ridendo.
-Questo è perché ascoltavi la mia voce – dice.
E mi tiene senza fiato giocando con la mia resistenza che ancora non conosce.
Risaliamo avvolte dal sole; in silenzio Sima riprende la sua lettura ed io mi sdraio poco lontano da lei con il desiderio che già si spinge oltre al lecito.
Da dove provenisse quella donna così misteriosa e bellissima non potevo sapere, né immaginavo l'esistenza; sebbene il villaggio che ci ospita è abitato da poche anime, non l'avevo mai vista prima, non avevo mai scorto il suoi occhi magnetici, né il bianco delle sue tuniche di lino e seta. Com'è possibile...
L'immagine di lei è come quella di un'antica guerriera, saggia, sensuale, pronta a metterti con le spalle al muro se solo ti guarda negli occhi, ed io affronto quello sguardo con tutta la forza che la mia anima possiede, per pareggiare un conto che ho in sospeso con il mio Destino.
Sima è una donna di origini Armene. I suoi occhi sono nocciola chiaro con delle striature dorate e la sua pelle è liscia e lucida, scurita dal sole.
La spiritualità che emana mi lascia senza fiato, e mano nella mano rimango ore ed ore ad ascoltarla raccontare della sua terra lontana e delle meraviglie millenarie che essa contiene, dei tramonti rosa e delle orchidee selvagge.
Insieme trascorriamo giornate lente e gentili, da quella mattina di cristallo siamo vicine ed assorte, siamo come ombre dei nostri cuori ed il brivido che sento al solo suo tocco mi inebria e mi fa vibrare. A volte i suoi occhi si dipingono di tristezza e, grigi, guardano lontano a rincorrere un ricordo o chissà cos'altro.
Io rimango a guardarla e con la mia fantasia le accarezzo il viso d'ambra, la bacio piano, la stringo fra le mie braccia mentre lei si abbandona a me, con gesti misurati e sobri. I nostri respiri all'unisono, le mani in un'unica carezza che si fa più audace e tocca là, dove tutto diventa delirio di orgasmi forgiati a stelle cadenti delle notti d'agosto.
Nella mia fantasia lei è mia.
La posseggo e mi appartiene ed io la amo come non ho mai amato nessuna donna prima.
Nella mia fantasia io sono sua.
Notti infinite di erotismo mistico ed incantevole, due donne che si amano distese fra panni di morbido lino dai colori della terra.
Viscerali.
Magiche.
Come i suoi occhi che nella mia fantasia mi penetrano nel profondo dell'anima creando note di immenso ed immortale appagamento.
Nella mia fantasia tutto ciò prende forma e si plasma, ed io la amo con tutta me stessa per giorni e notti, tutte le volte che lei lo chiede, tutte le volte che basta un solo gesto e le nostre mani si cercano con la voglia che si perde in gemiti di piacere.
Ma rimango solo a guardarla.
Ed ascolto il suo cuore, che sincero mi parla.
Sima.
Mi racconta di Yerevan, di suo padre e di lei bambina. Delle meraviglie della Grecia, sua seconda terra e della luce che possiede, la stessa che ci ha scoperte quella mattina di cristallo.
Mi insegna a respirare e a credere nelle potenzialità di un colore, si avvicina e piano mi accarezza il viso con il dito sporco di polvere di terra di Siena... sorride e mi stringe a sé.
Insieme ascoltiamo la musica delle sue origini, la sera dopo che il sole si è nascosto fra i suoi cuscini dorati.
Mi sono innamorata perdutamente di lei.
Nella mia fantasia lei è la mia sposa e nulla ci può dividere.
E trascorre il tempo. Lunghi ed appaganti giorni in sua compagnia, dove anche le stelle sono complici della passione che provo e che ritrovo nei suoi occhi. Ma arriva il silenzio, e con lui tutto deve finire.
Alla fine del terzo mese, verso sera, quando la luce rossa del tramonto squarcia il riflesso del mare, ci siamo dette addio. Era scritto così.
Abbracciate.
Intense.
Perdutamente innamorate.
In piedi, sulla diga di scogli alti e bianchi, il bacio che ne seguì fu pura poesia.
Sima sparì e con lei la luce di cristallo di quella mattina che dettò il mio destino.
Di lei il ricordo ed il suo profumo.
Thierry59