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Racconto n° 4466
Autore: Serendipities Altri racconti di Serendipities
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La mia strana notte
Poi arriva quella sera.
La maledetta sera in cui hai bevuto troppo per impedire alle tue dita di scrivere quel messaggio e di premere invio. Ti chiedi come fai a ricordare a memoria il suo numero di cellulare quando non ricordi nemmeno come hai fatto a tornare a casa.
Scivoli in un lungo sonno senza sogni, mentre la stanza continua a girarti intorno e tu speri solo che smetta prima che il bisogno di vomitare prenda il sopravvento.
Ti svegli il mattino dopo con la bocca impastata e la testa che scoppia e un dubbio atroce ti assale: l'ho mandato veramente quel messaggio?
Cerchi il cellulare tra le pieghe delle lenzuola, nel comodino, in borsa, mentre un senso di panico si fa strada dentro di te. Quando finalmente l'hai recuperato dalla tasca dei jeans, scorri freneticamente i messaggi inviati. Lo trovi lì, nero su bianco e sembra che qualcuno ti abbia dato un pugno nello stomaco. Il testo recita così: - Ho voglia di fare l'amore con te... lo so che è sbagliato ma stanotte è difficile resistere a questo desiderio, quasi come resistere alla tentazione di accendermi una sigaretta. Stanotte ti vorrei... -.
L'ultimo brandello di speranza, ovvero aver digitato il numero sbagliato, va in frantumi quando lo confronti con quello scritto sull'agendina che nascondi in fondo ad un cassetto. Nonostante la buona volontà, non sei riuscita a cancellare proprio tutto di lui.
Da quel momento inizi a insultarti usando i peggiori epiteti, chiedendoti come hai potuto barattare un anno di sacrifici per togliertelo dalla testa, con una sbronza. Colossale certo, ma solo una sbronza.
Ti prenderesti a schiaffi ma ora non perdi più di vista il cellulare nemmeno per andare a fare pipì. In fondo speri che lui non faccia cadere quel messaggio nel vuoto.
Esci da casa dopo aver buttato giù un paio di analgesici e una bottiglietta d'acqua, cercando di convincerti che nulla è cambiato, che il sole splende, il cielo è ancora al suo posto e gli uccellini cinguettano felici.
Metti il cellulare ben in vista sul cruscotto, ovviamente con la suoneria al massimo e ti dirigi al lavoro.
Passi una giornata infernale, un po' per i postumi dalla sbornia, ma soprattutto perché il pensiero di lui ti sfianca e assorbe tutte le tue energie.
Hai un groppo in gola e ti convinci mentre le ore scorrono lente, che lui non ti risponderà. Forse è per questo che ti sei imposta di non scrivergli per tutto questo tempo: avevi paura della sua indifferenza. Non vuoi credere che ti abbia dimenticata, mentre tu non ti sei più trovata uno straccio di fidanzato aspettando il suo ritorno.
La tua testa e il tuo cuore continuano a fare a botte, la prima afferma razionale: - Si è sposato con un'altra, sposato, hai capito? - il secondo fa valere le sue ragioni: - Ma lui ama me, io lo so, come ha potuto giurare il falso rinnegandomi? -
Ti ritrovi nello stesso bar di ieri che è già sera. Il telefono è rimasto muto tutto il giorno, e la voglia di piangere è cresciuta proporzionalmente al numero di cocktail che hai trangugiato.
Ed è allora che lo vedi, subito ti sfreghi gli occhi convinta che siano solo i fumi dell'alcool. Invece lui è lì, appoggiato al bancone del bar che ti guarda con desiderio e fastidio.
Tu continui imperterrita a bere il tuo drink, ma solo per darti un contegno, altrimenti gli saresti già saltata addosso.
Pensi che sia bello come il sole con la camicia azzurra e i pantaloni blu. Il suo viso è stanco e i capelli scompigliati ti fanno venire voglia di passarci in mezzo le dita.
Si avvicina e finalmente puoi sentire il suo profumo che ti ha ossessionato dalla prima volta che l'hai sentito. Ti toglie di mano il bicchiere minaccioso e tu fremi perché finalmente hai risentito il tocco delle sue mani.
Ti trascina per un braccio fuori di lì, nella notte buia, mormorando: - cosa devo fare con te, cosa? - rivolto più a se stesso che a te.
Ti schiaccia contro un muro e ti bacia con rabbia, con disperazione, mentre le sue mani percorrono frenetiche il tuo corpo. Vorrebbe strapparti i vestiti e scoparti lì, in mezzo alla strada. Quello che è più assurdo è che tu non avresti nulla in contrario.
Si stacca improvvisamente e ti fa una carezza, ti chiede se si può andare a casa tua e tu rispondi di sì senza pensarci neanche un secondo. Allora via, di nuovo nella notte buia, stavolta sulla sua auto. Non puoi impedirti di baciargli il collo, di mordicchiargli il lobo dell'orecchio e accarezzargli i capelli, mentre lui guida come un pazzo verso l'agognata destinazione.
Parla poco, è come se fosse arrabbiato con te perché non è riuscito a resistere alla tentazione di correre lì, perché quando ti ha vista non ha saputo dominarsi come si era imposto, perché non ti ha sventolato davanti quella fede che dovrebbe portare con orgoglio e che invece ha nascosto nel cassetto porta oggetti dell'auto.
Come se tu non lo sapessi che è sposato, mentre quel sì pesa sul tuo cuore come un macigno. E' strano come una semplice parola possa uccidere i sogni di qualcuno.
Pensando a questo ti allontani da lui, troppo in fretta perché non se ne accorga, ti prende una mano e la posa fra le sue gambe per farti sentire la sua prepotente eccitazione.
Ripercorri con la mente ogni attimo della vostra storia, ogni maledetta volta che gli è bastato schioccare le dita per farti cadere nel suo letto e ogni penosa volta in cui se n'è andato senza dirti una parola, lasciandoti sola a chiederti perché.
Quante volte sei stata certa di aver finalmente colto l'essenza stessa della felicità mentre facevate l'amore ancora e ancora, mai sazi l'uno dell'altra? Tante, almeno quante quelle in cui hai pianto amare lacrime per le sue assenze, per i suoi silenzi, per il suo matrimonio. Già, perché il tradimento più grosso l'ha perpetrato quando messo alle strette dalle tue domande, ti ha rivelato che era fidanzato e che si sarebbe sposato a breve. Allora il tuo mondo è andato in frantumi e insieme ad esso i piatti e i bicchieri della vostra ultima cena, che gli hai tirato addosso sperando o temendo di fargli male, mentre fuggiva come un ladro dal tuo appartamento.
Amo te ma sposo lei, le sue ultime parole prima che la tua rabbia cieca diventasse furia distruttiva. Non lo voglio un uomo senza attributi, le tue, gridate con quel minimo di dignità che ancora ti rimaneva.
E ora eccoti qui, mentre in lontananza puoi già vedere il tuo palazzo. Quando la macchina si ferma, ti giri e lo baci. Con le lacrime agli occhi, raccogli tutte le forze che puoi, lo ringrazi del passaggio e gli dici che stasera qui scendi solo tu.
Lui resta lì, sorpreso e inebetito, la voce gelida mentre ti comunica che non ti darà un'altra occasione.
Corri decisa verso casa, senza mai voltarti indietro, questa strana notte ti ha veramente cambiata. Ora puoi affrontare serenamente il domani. Ti addormenti giurando a te stessa che dal giorno seguente non toccherai più alcolici.


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