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Racconto n° 4499
Autore: Fantasypervoi Altri racconti di Fantasypervoi
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Non dovevi innamorarti di me...
- Non cerco amore, m'interessa scopare, solo quello.
Avevo detto quella frase secca e graffiante per demolire il viso incoscientemente sfrontato della ragazza che mi stava davanti.
Volevo frantumare i suoi sogni per portarla alla realtà della vita e, farle capire che non c'era futuro nel nostro rapporto.
- Io invece, cerco le due cose insieme...
Lo disse guardandomi negli occhi, arrossendo visibilmente.
Era bella, come solo una ragazza di venti anni poteva esserlo.
Freschezza, dolcezza, stupore, tutte reazioni che il tempo aveva indurito e lentamente asportato dal mio animo.
Allungai una mano per carezzarle i capelli, lei scattò indietro, evitandola;
- Non mi toccare, sei un bastardo!
Stupendamente bella nella sua ribellione.
- Non ti ho mai promesso niente...
- Ma non me l'hai neanche mai negato!
Il fervore della sua rabbia unito alle lacrime che scioglievano il trucco, era un contrasto struggente.
Istintivamente guardai il suo corpo, ero ammaliato dal piccolo seno che sobbalzava ad ogni respiro, la camicetta bianca stretta attorno al lieve gonfiore, la rendeva una situazione erotica molto intrigante;
- Non dovevi innamorarti di me...
- Sei tu che non dovevi permettere che accadesse...
Allungai di nuovo la mano sui capelli e, questa volta non si spostò;
- Mi spiace piccola. Non avrei mai voluto farti soffrire...
La mano seguì il tragitto lasciato dalle lacrime come a cercare di fermare gocce svanite, poi, ancora una volta dimenticai tutti i problemi creati dal nostro rapporto, lasciando che il desiderio sessuale prendesse il sopravvento.
La strinsi a me seguendo le forme del corpo con le dita, arrivai all'inizio della piccola gonna rossa che metteva in evidenza le cosce muscolose da atleta.
La ragione mi diceva di fermarmi, mentre, con le mani, alzavo quella piccola stoffa colorata, ma ormai, ero partito per la tangente.
Cominciai ad accarezzarle le cosce provando una scarica d'adrenalina per tutto il corpo, mentre, m'avvicinavo al suo piacere. Una volta arrivato allo slip infinitesimale, ebbi la certezza del mio potere su di lei, in pochi secondi smise di piangere e trasformò il respiro, i gemiti seguirono le carezze lascive presto divennero mugolii strozzati.
Le dita giocavano con le intimità glabre;
- Lo vedi che non puoi stare senza di me...
Disse quelle parole sotto voce, come una preghiera in una chiesa.
Sapevo di sbagliare, era tutto fuori logica, cercai di esternarlo a me stesso parlando in un sussurro;
- è una stronzata quello che stiamo facendo...è una grande stronzata continuare...
L'ultima frase logica, mentre mi abbassava la cerniera dei calzoni.
La vidi mettersi in ginocchio sfuggendo al piacere delle dita dentro di lei, poi, sentii il calore delle sue labbra avvolgere il mio sesso: la lingua fece il suo dovere e in pochi attimi dimenticai tutte le mie buone intenzioni.
Guardavo estasiato i suoi capelli dondolare sul collo seguendo una movenza ritmica e regolare, che mi stava facendo impazzire; pur essendo molto giovane, Luisa, aveva acquisito un'esperienza notevole e il suo tocco orale, era veramente delizioso.
Sentivo le gambe tremare in quella posizione eretta, appoggiai le mani al tavolo spingendo il bacino verso il suo viso, percepivo l'odore di donna tra le mie dita bagnate dai suoi umori.
Le sue mani stringevano forte i miei glutei e le unghie affondavano nella carne creando un mix tra dolore e piacere.
Le spostai i capelli per vedere la scena, lei, come se fosse un segnale predefinito, alzò lo sguardo per incrociare i miei occhi, era fiera di quello che stava facendo e di come lo stava eseguendo; sapeva che in quel momento, era lei a dominare il mondo.
Poggiai le mani sulla nuca e cominciai a dettarle un nuovo ritmo, un tram chiamato desiderio che finiva solo con l'esplosione dentro di lei del mio seme.
Afferrai i capelli con determinazione nel momento del coito e non li lasciai fino a che il respiro non tornò normale.
Esausto, mi piegai in ginocchio davanti a lei, alzai il suo mento per guardarla di nuovo.
- Non dovevi innamorarti di me...
Le dissi di nuovo, poi, cercando di non farmi sentire da me stesso, le dissi:
- Non avrei dovuto innamorarmi di te...
In quel momento lungo un'eternità, le sfiorai il viso con le labbra, infine baciandola, assaporai il mio stesso sapore e mille pensieri attraversarono il mio spazio mentale, mentre, nuove lacrime, questa volta non di sofferenza, scendevano libere...

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