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Racconto n° 4514
Autore: Serendipities Altri racconti di Serendipities
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La sagra
Stasera sagra di paese. Non so ancora come ma mio cugino mi ha convinta ad aiutarlo alla cassa, pertanto mi trovo inchiodata all'ingresso a fare scontrini e dispensare sorrisi, mentre tutti si stanno divertendo. Da qui riesco a vedere solo gli addetti al servizio bar, tra cui spicca il bel Diego, migliore amico del mio ragazzo, nonché colui che turba i miei sonni da quando qualche sera fa siamo finiti a letto insieme. Per amore dice lui. Per un desiderio pazzo e incontrollabile, sostengo io. Sta di fatto che ora è tutto in stand-by e questa situazione mi rende sensibile e palpitante.
La serata è torrida e umida, la maglietta si appiccica alla pelle, i jeans e le sneakers sono insopportabili ma necessari visto che le zanzare non danno tregua, nonostante citronella e zampironi.
Cominciano ad arrivare i primi avventori e tutto fila via liscio, la carne alla brace avvolge tutto con il suo aroma inconfondibile e gli animi iniziano a riscaldarsi grazie anche a vino e birra che scorrono a fiumi. In un attimo il posto si riempie e noi cassieri siamo sempre più indaffarati. Berrei volentieri qualcosa anch'io e cerco con lo sguardo un addetto al servizio ai tavoli cui chiedere, ma sono tutti presi. Ho quasi perso le speranze, quando mi arriva una bella birra ghiacciata, ringrazio la ragazza che me l'ha portata e guardo un attimo Diego che mi sta sorridendo. Ringrazio anche lui, ma con un bacio in punta di dita, arrossendo lievemente al pensiero che mi stava osservando così intensamente da percepire ciò di cui avevo bisogno.
Quando finalmente tutti sono stati sfamati e dissetati, il divertimento inizia anche per noi lavoratori. Alcuni hanno già bevuto parecchio, compreso il mio bel barista, che ha una resistenza incredibile alla birra, ma questa sera ne ha veramente buttate giù tante. Anche Ivan, il mio ragazzo, è su di giri, mi arriva da dietro e mi tocca il seno, facendomi morire d'imbarazzo. Poi mi invita con lui in pista a ballare ma mio cugino si è allontanato per telefonare, così sono ancora inchiodata alla cassa. Pazienza, tanto arriva solo qualcuno ogni tanto che ancora non si è stancato di bere e non si formalizza, se Ivan continua ad istigarmi posandomi le labbra dietro ad un orecchio. Sollevo la testa e gli morsico un labbro - adoro la sua bocca carnosa; reagisce succhiandomi avidamente la lingua e le nostre bocche si uniscono in un bacio mozzafiato.
Diego al di là del bancone ci sta fissando con un misto di tristezza e rabbia nello sguardo, butta giù una coca e rum in due sorsate e capisco che ho esagerato, con quello spettacolino offerto senza ritegno.
Allontano bruscamente il mio ragazzo: - Sta tornando mio cugino - gli dico - Vado a mangiare qualcosa -.
Sbocconcello svogliatamente qualche patatina e mi incammino per fare due passi lì intorno e sgranchirmi le gambe. Anche Diego non è più al suo posto e spero di incontrarlo per provare a parlargli, a giustificarmi in qualche modo: anche se si trattava del mio ragazzo, dovevo avere più tatto e mi sento in colpa. Passo mentalmente in rassegna un discorso che non sembri patetico e sono talmente presa dai miei pensieri che subito non sento i bisbigli di una coppietta appartata in un angolino buio.
Alzo lo sguardo attirata da una risatina femminile e il fiato mi si spezza in gola, quando riconosco l'inconfondibile profilo di Diego che stringe fra le braccia una ragazza. Vorrei scappare via e rifugiarmi in qualche posto a piangere amare lacrime di delusione ma le mie gambe restano immobili e anche i miei occhi, seppur velati dal pianto, non riescono a staccarsi dallo spettacolo che gli ignari ragazzi mi stanno offrendo.
Mi appiattisco ulteriormente contro il muro e vedo le mani di lui insinuarsi sotto la minigonna di quella femmina che sto invidiando con tutte le mie forze, mentre gli affonda il viso nello scollo della maglietta, fra due seni prosperosi e ben fatti. La fa mugolare di piacere quando le stringe un capezzolo fra le labbra, mentre non riesco a intuire quante dita abbia intrufolato dentro di lei o se le stia solo stimolando il clitoride. La vedo contorcersi a quel tocco e sento i suoi gridolini farsi via via più rochi e carichi di piacere.
Si stacca da lei e la fa girare faccia al muro con le gambe divaricate, riprendendo a masturbarla con una mano, mentre con l'altra estrae dai pantaloni il suo membro turgido.
Nonostante mi senta come se avessi uno stiletto conficcato nel cuore, alla vista del cazzo di Diego e al pensiero di quanto mi ha fatto godere qualche notte fa, sento gli slip bagnarsi copiosamente... il dolore dell'affronto e il piacere offerto alla mia vista si mescolano in un cocktail esplosivo, mai provato, che mi fa andare in estasi.
Così quando lui la tira per i capelli e le affonda la lingua in bocca per soffocarle un grido, mentre la penetra senza troppi complimenti, io mi infilo una mano negli slip, muovendo freneticamente le dita sul clitoride pulsante. Più le spinte di lui crescono di intensità e frequenza, più il movimento della mia mano si fa serrato, fino a quando sento l'orgasmo arrivare inesorabile e travolgermi, nello stesso momento in cui Diego riversa il suo sulle belle chiappe bianche della ragazza, che ora sorregge tra le braccia, squassata anche lei da ondate di piacere.
La bacia di nuovo e la manda nei bagni a sistemarsi, mentre lui piscia e si sistema i pantaloni. Quando lei esce le spiega che è meglio andarsene separati, così da non provocare commenti e chiacchiere inutili. Lei gli fa un piccolo broncio e riesce a farsi promettere che si rivedranno.
Io nel frattempo mi sono accasciata in un angolino, avvinta dall'orgasmo e dalle lacrime. Mi sento svuotata ora, la frenesia di pochi attimi fa ha lasciato il posto alla vergogna per ciò che ho appena fatto. Ho goduto grazie a una scopata vissuta da altri e al dolore che ha provocato in me: masochista nell'anima, guardona, mostro... non oso definirmi.
Diego sceglie proprio quell'uscita per tornare alla festa, mi vede in quelle condizioni e capisce che ho assistito al suo amplesso rubato, così preso da un moto di improvvisa tenerezza e da un dolore che capisce bene, perché intimamente è anche il suo, si siede accanto a me. Appoggio la testa sulle sue ginocchia e mi lascio cullare dalle sue carezze, le sue mani asciugano le mie lacrime calde e mute.
Nessuna parola tra noi, solo questa emozione bastarda che ci lega indissolubilmente.

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