Stamattina lei ha aperto gli occhi al suono insistente della sveglia e con una smorfia ha guardato l'ora. Un'altra giornata di lavoro faticoso, nello sforzo di rincorrere impegni pressanti e farli combinare con le esigenze familiari: i bambini da portare a scuola, non prima di avere loro servito la colazione, e poi via di fretta in ufficio, blocco degli appunti in mano, a ricordare al capo gli appuntamenti della giornata...
Con uno sforzo butta le gambe giù dal letto guardando nel frattempo verso il posto del marito.
Oh, si è già alzato! Infatti lo sente fischiettare nel bagno.
Fischiettare? Che strano, di solito la mattina non è di buon umore, tace o brontola, trovando sempre qualcosa che non va. Ma oggi, quando lei entra nel bagno per una ravviata veloce ai capelli, mentre sta gorgogliando la caffettiera che ha preparato in cucina, sente un insolito profumo: una lavanda maschile agrumata che le stuzzica le narici.
Lui si sta aggiustando allo specchio il colletto della camicia e le rivolge un'occhiata distratta, ma lei nota che il suo sguardo è luminoso e che un leggero sorriso gli increspa gli angoli della bocca.
Gli urli dei due bambini che litigano però la distolgono subito dalle sue osservazioni, e vola in cucina a dividerli, mentre lui le passa davanti con le chiavi dell'auto in mano dicendole: - Forse stasera farò tardi, non aspettarmi a cena. -
- D'accordo - risponde lei automaticamente, continuando a mettere nella lavastoviglie le tazze sporche.
***
E' giunta la sera e lei finalmente si è potuta stendere sul divano.
E' stata una giornata infernale, il capo era nervosissimo in vista di una riunione e non trovando la bozza del suo intervento ne ha incolpato lei, che di conseguenza ha rinunciato alla pausa caffè per cercarla, e poi ha rinunciato anche alla pausa pranzo, utilizzandola per fare la spesa al vicino supermercato, dato che il frigo di casa era quasi vuoto.
Alle 18.30 ha ritirato i figli a casa di sua madre, che era andata a prenderli a scuola, e li ha portati a casa insieme alle borse della spesa. Poi ha ordinato tutto nel frigo e negli armadietti, ha preparato la cena mentre aiutava i bambini a finire i compiti, li ha messi a tavola e poi ha dovuto combattere per obbligarli a fare la doccia e per metterli a letto.
Mentre raccoglieva in bagno i loro abiti sporchi e li metteva in lavatrice, si è vista riflessa nello specchio che, seppure appannato, le ha rimandato un'immagine tutt'altro che lusinghiera: capelli in disordine, viso stanco e tirato, occhiaie scure e alcune rughe evidenti.
Si è fatta una rapida doccia, si è messa addosso un informe pigiama di flanella e ha calzato un paio di comode ciabatte. E' così che si è stesa sul divano, alle 22.30.
Accende la TV ma la stupidità dei programmi la induce a levare l'audio. Le figure che scorrono sullo schermo però la inducono in uno stato ipnagogico e comincia a pensare, o forse sarebbe meglio dire che comincia a vedere figure ed immagini mentali che assumono una sempre maggiore consistenza... pensa a come era lei dieci anni fa, fresca, elegante, di umore frizzante e molto sensuale.
Pensa al marito, che una volta era spiritoso, divertente, pieno di pensieri gentili e innamorato... adesso è tanto se fanno l'amore una volta al mese, e anche quella volta lei non prova desiderio o piacere, forse lui non la stimola abbastanza, certo non la corteggia più, e poi lei è sempre così stanca che qualche volta preferisce sottrarsi anche a quelle rare occasioni di sesso, prendendo a pretesto mal di testa, stanchezza o dolori premestruali.
A proposito, dove sarà ora lui? Ancora impegnato in una cena di lavoro? Ormai è quasi l'una, le altre volte tornava prima. Ora ha tanto sonno, ma vorrebbe aspettarlo alzata, almeno per dargli la buonanotte e coricarsi con lui.
Si addormenta sul divano, ma si riscuote sentendo la porta di casa che si apre. Lui entra in soggiorno e appare visibilmente seccato (imbarazzato?) di vederla lì.
- Ma perché mai non sei andata a dormire? -
- Che ore sono? -
- Non lo so, mi ha trattenuto un cliente, non riuscivo più a scrollarmelo di dosso. - Si dirige in bagno e lascia dietro di sé un impercettibile alone di profumo. Non è lo stesso della mattina però, è più dolce.
Il naso di lei registra il dato e lo invia al cervello. Per un attimo guarda spaventata il marito, poi annusa di nuovo l'aria... e non sente più nulla. Scuote la testa e si mette sotto le coperte, ma prima dà un'occhiata alla sveglia sul comodino: sono passate le tre e si addormenta di schianto, accanto a lui.
***
Il giorno dopo è sabato e lei apre gli occhi ricordando immediatamente i suoi confusi pensieri della notte precedente. Lui sta ancora dormendo e lei lo guarda e sente un filo di desiderio insinuarsi nella sua mente, nel suo corpo. Era molto tempo che non provava questa sensazione. Allunga una mano verso di lui, gli accarezza il viso, il petto al disopra del pigiama, il ventre, insinuando le dita sotto l'elastico dello slip.
Lui non può più fingere di dormire, ora, ma si volta sul fianco, dandole la schiena e dice:
- Lasciami dormire -
- Pazienza - pensa lei - non era il momento giusto - ma prova dentro di sé molta delusione e una sensazione di amarezza.
La mattina trascorre secondo la solita routine del sabato: preparazione del pranzo, pulizie della casa e lui promette ai bambini che li porterà al parco nel pomeriggio, così lei potrà stare a casa tranquilla a stirare... c'è un mucchio di roba da stirare.
Mentre lei sta in cucina, suo marito riceve una telefonata alla quale risponde brevemente a bassa voce e alla sua domanda: - Chi era? - dice che è qualcuno che ha sbagliato numero.
Dopo pranzo, sembra avere una fretta dannata di uscire coi figli, per approfittare delle ore di sole – dice – e se ne vanno tutti e tre, i bimbi schiamazzando felici.
Ora sono al parco giochi, davanti alla pista delle macchinine sulle quali i piccoli smaniano di salire per fingere di partecipare al Gran Premio di Monza, mentre il loro padre siede su una panchina e guarda alternativamente i bambini e le altre panchine dei vialetti intorno a sé.
Ed ecco che lo sguardo si fa attento ad osservare una figuretta elegante che si avanza, ondeggiando sui tacchi alti, verso una panchina poco più in là. Veste un abitino aderente che la fascia tutta di fuxia e i lunghi capelli neri le guizzano sulle spalle quando siede con un gesto aggraziato sulla panchina di fronte e accavalla le gambe, mentre guarda lui.
Lui si tocca il colletto della camicia, gli viene un colpo di tosse, guarda di sottecchi la donna e intanto gli viene da paragonare il suo abitino sexi con l'informe divisa da notte che ha visto addosso a sua moglie, le scarpette col tacco alle ciabatte da casa di lei.
Trascorre un quarto d'ora di pura contemplazione per l'uomo, finché la donna di fronte si alza e se ne va.
A lui viene in mente la sua segretaria, giovane e carina, che spesso si veste nello stesso modo di quella sconosciuta. E poi c'è anche quella ragazza appena assunta nell'ufficio del personale che ha un paio di tette notevoli, evidenziate da generose scollature...
E ripensa alla sera dello scorso giovedì... c'era stata una cena di lavoro, al ristorante che si trovava al terzo piano di un albergo di lusso, una cena che era finita presto.
Però, dopo i saluti, lui si era recato alla toilette cosicché era rimasto da solo ad attendere l'ascensore e quando vi stava entrando, era arrivata di corsa alle sue spalle la bella signora che lui aveva notato cenare da sola ad un tavolo più in là, ed erano scesi insieme.
- Buonasera - gli aveva detto lei con un sorriso e poi, come fra sé e sé: - Speriamo di trovare un taxi. - Emanava un sottile profumo e lui si era sentito pronunciare parole non premeditate, mentre le chiedeva di poterla accompagnare a destinazione con la sua auto.
Sorprendentemente, lei aveva accettato, seguendolo al parcheggio mentre gli dava le indicazioni sulla strada da seguire. Lui le aveva aperto lo sportello dell'auto, poi si era presentato e lei gli aveva porto una mano delicata dalle unghie laccate di rosa pallido, mentre gli diceva il suo nome: Iris.
E gli aveva detto anche che lo conosceva di vista e di fama, e che per questo si era fidata ad accettare la sua offerta e poi l'aveva invitato a salire da lei, per bere - un caffè o una camomilla - , a scelta.
Ma non avevano bevuto nulla perché già in ascensore le loro bocche si erano impegnate in baci di lingua, mentre le membra si avviluppavano in un corpo a corpo che, da parte di lui, era la diretta conseguenza di tutto l'ardore represso in mesi e mesi di forzata astinenza.
A malapena lei aveva infilato la chiave nella serratura della porta del suo appartamento.
Appena entrati erano rotolati per terra, strappandosi di dosso gli abiti, come invasati, mentre lei gli graffiava la schiena, e lui le mordeva i seni e poi l'aveva presa lì, davanti allo specchio che rimandava le loro figure nude avvinghiate, e quando lei si era alzata per allontanarsi, lui l'aveva seguita e l'aveva di nuovo atterrata in soggiorno, per penetrarla ancora sul tappeto, e poi l'aveva fatta sedere sul tavolo e le aveva spalancato le gambe per leccarle la fica finchè lei aveva gridato per l'orgasmo e allora l'aveva portata sul letto in camera e aveva versato saliva sul suo buchino e l'aveva penetrata con un dito e poi con due mentre le succhiava il clitoride e lei gemeva bagnando il letto di un liquido trasparente.
Questa cosa lo aveva fatto impazzire: l'eccitazione e la foia erano così grandi che gli pareva di essere veramente fuori di sé e il cazzo gli doleva da tanto era duro. Glielo aveva sbattuto sui seni, andando su e giù mentre li stringeva fra le mani. Lei protendeva la lingua, cercando di leccare il cazzo, riuscendo talora a colpire il glande stillante e allora lui glielo aveva messo tra le labbra e ora se lo sentiva di nuovo duro al ricordo di come lei glielo aveva carezzato e baciato, e leccato e succhiato e avvolgendovi intorno la lingua, l'aveva svoltolato contro i denti e il palato.
Ci era mancato poco che venisse e ancora non voleva, voleva ancora godere e farla godere, come da tempo immemorabile non godeva una donna.
Così aveva premuto le mani sul corpo di lei, l'aveva sollevata per i fianchi, ponendola prona sotto di sé, l'aveva penetrata fin nelle viscere, dapprima lentamente, per non farle male, e poi sempre più a fondo, e velocemente, con forza, facendola sussultare sotto i colpi, facendola implorare con voce rotta: - Ancora ancora... -
Anche lei pareva impazzita, si lasciava fare ogni cosa, si lasciava rivoltare e porre in tutte le posizioni, pareva persa in un godimento infinito, inesprimibile, animalesco, di pura pulsione istintuale, dalla quale era assente ogni tenerezza o sentimento, ma in cui soltanto regnava un'eros primitivo e selvaggio.
Difatti, pensando in seguito a quella sera e a lei, egli non ha provato altro che la voglia di ripetere quell'esperienza, quel dispiegarsi allucinato di coiti feroci, come feroce, impellente, assoluto è il desiderio che quella donna gli suscita nella carne.
Per questo ieri ha finto un'altra cena di lavoro con la moglie, per tornare da lei e immergersi in lei, e scoparla fino allo sfinimento, sentendola gridare sotto di lui, governata dal suo cazzo, bagnando ancora le cosce di piacere, eccitandosi ai suoi mugolii di femmina in calore, ai suoi gemiti di godimento.
***
Si riscuote perché uno dei suoi figli lo sta tirando per la manica. L'altro bimbo lo guarda, in attesa. Vogliono i pallocini che un ambulante vende, più in là, ed egli dà loro le monete per acquistarli, poi tornano a casa, lentamente.
I piccoli corrono incontro alla madre, mostrandole i loro tesori ondeggianti all'estremità del filo sottile annodato ai loro polsi. Lei li abbraccia e chiede se si sono divertiti col papà.
Poi saluta il marito con un sorriso del quale egli non si accorge e riprende a mettere a posto nei cassetti tutta la biancheria e gli abiti che ha stirato.
La serata trascorre tranquilla tra la cena e la televisione. Quando i bimbi sono stati finalmente messi a letto, egli siede sul divano accanto a sua moglie e fugaci ricordi della notte precedente gli si riaffacciano alla mente, provocandogli un'immediata erezione.
Allunga una mano verso il seno di lei e con l'altra l'attira a sé, guardandola con intenzione.
Lei si ritrae: - Ti prego, caro, non è il momento... ho lavorato tutto il giorno in casa e sono molto stanca. -
Nut