Che cosa c'è di più intrigante di una casa vuota di fronte al mare in una grigia e tempestosa giornata di febbraio senza vele all'orizzonte o aquiloni in cielo?
Entriamo come ladri in punta di piedi, pur sapendo che nessuno può sentirci, tranne forse gli scheletri negli armadi di famiglia.
Chiusa la porta alle spalle ci lasciamo cadere sul tappeto folto e peloso del soggiorno e iniziamo a baciarci con furia e strappandoci letteralmente i vestiti di dosso perché da troppo tempo non ci vediamo.
Desidero solo sentirti dentro di me, riconoscere la spinta potente della tua carne, i tuoi morsi sui seni a cui ti attacchi come un bimbo troppo goloso e che domani saranno dolenti e tatuati di lividi blu intorno ai capezzoli.
Un dolore prezioso come quello che mi trafiggerà l'inguine perché mi ricorderà te per i mesi a venire.
Siamo stravolti dal desiderio, io perdo il conto dei miei orgasmi e mi trattengo sull'orlo dell'ultimo perché sono sicura, non so in virtù di quale divinazione, che sarà quello a legarmi a te per sempre privandomi della mia libertà; così sono ben decisa a resistere.
Ma tu mi fai l'amore con una intensità a cui è impossibile far fronte scivolando dentro e fuori dal mio corpo come se stessimo volando nello spazio.
-Amore, amore, amore-ansimi, spingendoti tutto dentro di me, per finire in un orgasmo folle, tumultuoso che ti agita convulsamente la pelvi e le cosce mentre un'arteria pulsa impazzita vicino all'inguine.
Poi mi crolli sopra mentre io sono già tra le stelle; nessuna droga potrebbe procurarmi simili sensazioni di fusione perfetta con l'universo. In un lampo penso:
-Ecco come sarà morire, sarà così, un ritorno all'infinito luminoso-
e ne sono sicura, per questo i francesi chiamano l'orgasmo la piccola morte.
Ora siamo affamati.
Nudi, accaldati, illanguiditi ci gettiamo sul pane, tagliando spesse fette di salame, imboccandoci a vicenda, bocca nella bocca.
Pane, salame, formaggio, pesce, vino bianco, tutto sa di noi: ogni cosa è salata, piccante, agrodolce come il mare tra gli scogli.
Noi siamo relitti portati a terra dalla marea che si uniscono per far musica con i loro corpi, per sprigionare luce azzurrina, schiuma bianca, sapori golosi di vita.
Stupefatti dal nostro amore, dalla sua fisicità, che sembra così spirituale, dalla sua spiritualità, che appare così fisica, ci sentiamo improvvisamente consci del resto del mondo.
Allora il mare ci delizia con i suoi grigi e i suoi azzurri, il sapore del cibo sembra essere stato creato per le nostre lingue mentre il vino bianco di Gavi pare sgorgato apposta per noi dai grappoli gonfi di sole.
Ora siamo vivi solo uno per l'altra il resto del mondo l'abbiamo chiuso fuori della porta.
Con i sensi pieni di noi vaghiamo per la casa, abbracciati, sorreggendoci l'uno l'altro, per guardare ridendo le fotografie di famiglia sparse in giro, la boccetta di Valium semivuota in bagno, gli eleganti contenitori di smalto dai poetici nomi ormai desueti - rosa mango, pesca vellutata, lilla velato- che ci riportano inevitabilmente ai colori delle nostre mucose eccitate.
-Rosa come le labbra di Lady Jane- dico io ridendo
-Fucsia come Sir Thomas- rispondi tu abbracciandomi e spingendomi verso il divano, mentre l'urgenza del desiderio preme contro il mio ventre pronto ad accoglierti
A volte siamo infantili nel parlare, di un infantilismo intimo che è importante quanto il sesso per gli amanti.
Così mi prendi di nuovo lì dove siamo contro il muro perché le nostre voglie sono come vino che scorre e che nessun bicchiere riesce a contenere.
Il grido che sale rauco dalla gola prolunga l'orgasmo, raddoppia il piacere e si confonde con quello di un gabbiano che sotto la pioggia insistente vola obliquo davanti alla finestra.
Morgause