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Racconto n° 4619
Autore: Bipbip Altri racconti di Bipbip
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Amore ti rendo
Eri perfetto. Le parole misuravano i miei sentimenti. Ne fui stupita. Eppure, all'inizio, non ti avevo capito. Raccontavi amori omosessuali ed altre diversità. L'invito: - leggimi - mi incuriosì e iniziai a leggerti. Mi si aprivano scenari lontani dal mio vissuto e le parole mi apparvero antiquate, leziose, ma la storia prendeva ed emozionava. Lo stile elegante rifuggiva dagli eccessi volgari oggi così di moda.
Ti risposi, mi rispondesti. Iniziò un'altalenante corrispondenza. Io, un po' ritrosa, cercavo di approfondire la conoscenza, scavando con discrezione nella tua personalità per cercare conferma ai dubbi sulla tua diversità. Tu, misurato e corretto, mi rispondevi finché non giungemmo a scambiarci delle gentilezze verbali, sentite da entrambi, credo. Stranamente mi sentii sollevata quando mi dicesti che il tuo orientamento sessuale era etero e ancora più quando affermasti che la tua vita era simile alla mia.
Pian piano mi giunsero le tue caute - avances - che cercai di eludere. Capii che il mio desiderio di conoscerti era anche il tuo. Lo desideravo, ma le responsabilità della vita ci attanagliavano e i compiti che mi ero scelta m'impedivano di cedere alla trasgressione che tentava di trascinarmi con lei. Praticarla è difficile dinanzi a norme di etica a cui non si vuole rinunciare.
Allora perché mi ero iscritta in quel sito a luci velatamente rosse? Ero cosciente di quel che facevo? Mi sentivo alle strette. Continuasti a scrivermi ed io ad attendere le tue lettere, sempre molto dolci che destavano la mia inquietudine lasciandomi in uno stato di crescente apprensione.
Gli ansimi, i desideri ed i languori nei rapporti eterosessuali che eri passato a descrivere nei nuovi racconti diventarono pian piano i miei, penetrando nella mente e nel cuore. Il desiderio aumentava ed io capivo il sottile gioco del piacere che stavi conducendo. Mi piaceva e ne ero sgomenta.
Anche tu dichiaravi di non essere propenso a situazioni scomode, incresciose che non avrebbero mai potuto avere uno sbocco. Anche tu, penso, eri calamitato dalle mie parole e dal mio corrispondere al tuo modo di agire. Finché non decidemmo.
Ora siamo qui. Tu sfiancato, nudo sul letto, adagiato di lato, il capo all'indietro. Le braccia ormai vuote disegnano e reggono il contorno ancora caldo del mio corpo. Io, d'accanto, svuotata dal delirio vissuto, mi rivesto lentamente della mia succinta sottoveste.
Ti guardo. Il tuo corpo slanciato ha un che di giovanile. I tuoi muscoli guizzano quando mi stringi teneramente, quando mi baci. I pettorali vibrano e si contraggono quando mi accosto ai tuoi capezzoli e li bacio, li succhio con voracità e tu ricambi sulle mie turgide cupole. Mi accarezzi i fianchi ingentiliti dalle maternità vissute. Accostandoti al mio ventre mi baci l'ombelico con sacrale voluttà. Ed io mi sento viva nel tepore delle tue membra e tu mi appartieni nel desiderio che ci avvolge.
Come acqua di sorgente vivificante, pura, dissetante entri negli intimi anfratti, nei più reconditi meandri e scorri nelle vene - sangue del mio sangue. Le tempie scoppiano e tu le trattieni con i palmi aperti e mi baci scorrendo sugli occhi, sul naso, soffermandoti sulla bocca, sfiorando le labbra - m'inebria il tuo fiato con il suo sapore. Dischiudo le labbra: è un invito alla tua lingua, alla mia. S'intrecciano dilatando le bocche unite nel prelibato banchetto.
Amore - mi dici – Amore – ti rendo.
Contorti nel nostro desiderio, sconvolti, lungamente ansimiamo, stravolti dal piacere agognato e che pretende di essere soddisfatto. Uniti nella carne procediamo verso la nostra meta di approfondita, reciproca conoscenza. Mi stringi ed io ti trattengo costringendo le tue reni fra le mie mani, curando che non sfugga la tua essenza alla affamata giumenta diomedea affamata di carne umana.
E tu mi sproni sulle cosce, nel ventre spingendomi a saltare gli ostacoli che ci separano dall'annientamento, seguendo il filo che ci condusse nella labirintica, accogliente dimora.
E continuiamo a toccarci, a palparci per assicurarci che siamo indissolubilmente uniti una all'altro, incastrati nei nostri sentimenti. E ci amiamo fino a consumarci, fino allo svenimento totale che nell'ultimo effluvio bagna l'incendio dei nostri sensi senza estinguerlo. Sfatti, ansimiamo dopo la prolungata apnea alla ricerca di ossigeno per il nostro sangue consunto. La linfa vitale pervade il mio corpo, il tuo.
Piango in silenzio di gioia, di dolore, di desiderio, di rimpianto, di rimorso. Ti risvegli dall'inevitabile torpore e mi guardi. Un'ombra d'inquietudine e di dolore si disegna sul tuo viso. - Non piangere, Amore...!-
Ci ritroviamo abbracciati. Mi sostieni il mento cercando di sollevarlo e avvicini le labbra alle mie... si dissolvono.
In una nebbia dorata la tua ombra mi abbandona sul letto disfatto; mi lascia nel mio piccolo mondo, più sola, distratta.
Mi rode il desiderio della trasgressiva passione.

Bipbip

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