La mia donna non mi appartiene. Ha un marito. E un amante. Li aveva prima di me e da subito affermò decisamente che non li avrebbe mai lasciati.
- Non sono giusta per te – mi disse quando io le confessai di desiderarla disperatamente, dopo che per mesi l'avevo corteggiata in tutti i modi possibili, con discrezione e ostinata tenacia.
Ero riuscito ad entrare nel giro delle sue conoscenze, che lei frequentava abitualmente col marito, per mezzo di un amico d'infanzia che ripresi a trattare con familiarità, dopo averlo trascurato per anni. Così mi accadeva di essere invitato alle stesse feste o a cene alle quali Lei partecipava e trascorrevo le serate immerso in una muta adorazione.
Solo qualche volta azzardavo un complimento, ma credo che più eloquenti delle parole fossero gli sguardi che le rivolgevo, che mio malgrado denunciavano il mio stato emotivo.
Una volta, ballando con lei, la strinsi un poco di più... temevo che si irrigidisse, invece la sentii cedevole, morbida, il fianco flessuoso accostato al mio vi rimase unito per tutta la durata del lento blues. Galleggiavo, sospeso nel sogno, in una bolla di beatitudine.
Tornato a casa, mi fu impossibile prendere sonno, nemmeno dopo che mi fui liberato della tensione fisica masturbandomi, l'immagine di Lei ancora negli occhi, il profumo di Lei ancora nelle narici, la levigatezza della sua pelle ancora sulle dita che avevano sfiorato la sua schiena.
Il giorno seguente, prima di recarmi al lavoro, andai dal fiorista e scelsi un cestino di fiori di ogni colore e di diverso tipo, con un'unica rosa rossa al centro, acclusi il mio biglietto da visita con poche parole gentili e glielo feci recapitare... oh, non a casa, ma al suo studio.
Non mi telefonò per ringraziarmi, lo fece solo la settimana dopo, incontrandomi ad una cena.
Purtroppo non ero suo vicino di tavola e potevo ammirarla solo da lontano.
Vestiva un abito da sera bianco, di veli sovrapposti, con lo stile di un peplo, che le cadeva morbidamente sulla figura elegante. Nessun gioiello al collo o alle orecchie, ma al polso le splendeva un braccialetto di brillanti. Non mandava bagliori quanto i suoi occhi!
Splendidi occhi verdi che mi trafiggevano con sguardi ironici e indagatori.
La sua conversazione era brillante: teneva desta l'attenzione intorno a sé, spesso sorrideva annuendo, o si infervorava approfondendo un argomento. Se rideva, le sue risate mi risuonavano nella testa come una melodia.
Alla fine della cena, non sapevo che cosa avessi mangiato e quando lei, col marito, si avvicinò a me per salutarmi, mi parve un sogno.
Di nuovo il giorno seguente le inviai dei fiori presso il suo studio e così ho sempre fatto una volta alla settimana, sempre fiori diversi, con un' unica rosa rossa fra essi.
Mesi... mesi di attese, di sospiri e di sguardi e di sogni ad occhi aperti e di un autoerotismo esasperato fino al giorno che trovai il coraggio di parlarle della mia ossessione, di chiederle un incontro.
- Non sono giusta per te –
Questo non è assolutamente vero. E' l' unica donna per cui sarei disposto a qualsiasi cosa, l'unica di cui mi sia veramente innamorato. Prima conoscevo il sesso, non l'amore.
Così accantonai la sua risposta e l'abbracciai. E come quella volta di tanti mesi prima, non si ritrasse, non mi respinse, non si irrigidì, ma lasciò dapprima che la avviluppassi nelle mie braccia, che aspirassi il suo profumo, che sfiorassi il suo viso con le mie labbra, e poi a sua volta mi abbracciò, scostò il viso guardandomi negli occhi, leggendovi il mio desiderio, posò le labbra sulle mie e le nostre bocche si schiusero in un bacio dolce, appassionato, lunghissimo, la sua mano sulla mia nuca, le mie intorno al suo viso, come a reggere una coppa preziosa, da cui bevevo il nettare inebriante del piacere.
Ecco come è cominciata questa mia storia d'amore.
Ora i fiori non li mando più al suo studio, glieli faccio trovare in casa mia, ad ogni nostro incontro: un fascio di rose rosse.
Sebbene, quando lei è assente, io sia tormentato dalla gelosia, quando ci troviamo ne sparisce ogni traccia perché lei sa farmi sentire UNICO.
Una donna così si inginocchia ai miei piedi, mentre io, seduto, le sto parlando, mi posa la testa sul sesso, mi accarezza i fianchi, solleva lo sguardo ad incontrare il mio, dicendomi: - Ti ho desiderato tanto, ho il vuoto nel ventre, riempimi tutta, ho bisogno di te –
Mi infiamma colla sola sua voce, la spoglio con un tremito nelle mani, tocco la sua pelle di seta, prendo nelle mani come frutti i suoi seni, la mia bocca è affamata e li succhia, lecco i capezzoli rosa che si rizzano mentre lei butta indietro il capo, scendo con la lingua sul ventre, tormentando i capezzoli con le dita, mentre lei accarezza la mia erezione, e mi parla con la sua voce carezzevole suggerendomi quello che devo farle, che vuole da me, nella posizione del 69.
Lei vuole stare sotto, le mie cosce sono allargate intorno al suo capo, la mia bocca è aperta sul suo sesso. Colo saliva sul clitoride e comincio a baciarlo, mentre le allargo dolcemente le labbra con le dita.
Lei mi bacia tutta l'asta e indugia sul glande. Sento le sue dita sui testicoli, sul cazzo, picchietta, liscia, mentre la lingua mi regala leccate vigorose. Mi fa impazzire di piacere, devo persino smettere di baciarla.
Ma quando lei mi dice: - Leccami tutta, non smettere mai! – mi riscuoto e riprendo con foga, con crescente passione a succhiare e a penetrarla con la lingua, mentre le mie dita le artigliano i glutei, le carezzano il buchetto, vi entrano spingendo dolcemente. Lei geme, mi versa saliva sul glande e capisco che sta per godere e bevo il suo nettare copioso, ebbro di lei che ora sussulta, il clitoride vibrante e gonfio di piacere, mentre mi grida: - Ti amo! –
Poi, in uno spasmo dell'orgasmo, le sue labbra si serrano intorno al glande e la lingua lo tormenta spingendolo contro il palato, così che in breve giungo al culmine e allora lei ingoia quanto può del cazzo succhiandomi forte, bevendo il mio succo, il mio piacere, il mio amore, la mia mente, tutto di me.
Le mani ora percorrono le nostre membra nelle carezze mentre io le svelo quanto lei mi abbia legato a sé, quanto la adoro.
- Siediti – mi dice e siede anche lei sul letto di fronte a me, poi si avvicina e si siede su di me ponendo le sue cosce sulle mie. I nostri sessi sono a contatto, inattivi per il momento, ma è un contatto delizioso. E anche il mio ventre sfiora il suo e i suoi seni bellissimi sono schiacciati contro il mio petto e la sua bocca è sulla mia, poi la sua lingua entra a cercare la mia, il fiato e la saliva e tutto di noi è mischiato in questo bacio che ci svuota.
Mentre mi bacia lei comincia ad ondeggiare piano, avanti e indietro, e abbiamo le ginocchia flesse, poi mi stringe forte a sé e con le gambe mi avvinghia i fianchi.
Ora facciamo l'altalena, avanti e indietro, con un moto continuo che produce uno sfregamento del clitoride di lei sulla base dell'asta e la conseguenza è un'altra erezione. Lei si solleva leggermente e prende in mano il cazzo, lo guida sapientemente e con un movimento improvviso, di colpo se lo fa entrare tutto nella fica. Io non riesco a trattenere un grido di piacere, mugolo nella sua bocca mentre lei mi ingiunge di alzarmi e di fare qualche passo nella stanza così, tenendola così, mentre sono dentro di lei.
La tengo in braccio così con le mie mani sotto le sue cosce, a reggerla, e lei è avvinghiata con le gambe intorno alla mia vita e ai fianchi.
Sento il cazzo che mi si gonfia sempre di più, mentre mi fermo a guardare noi due riflessi nello specchio dell'armadio: è una vista eccitante e bellissima, anche se non vedo il viso della mia donna che mi copre una spalla coi suoi capelli sparsi.
Ora lei mi dice: - Mettimi giù, amore – e delicatamente mi stacco da lei, la poso sul letto. Si siede sulla sponda e io sto in piedi davanti a lei. Il mio cazzo è ora all'altezza dei suoi seni. Lei lo bacia, poi si avvicina col petto e spingendo i seni con le mani uno verso l'altro, lo prende nel mezzo.
Ondeggiando su e giù sul materasso, mi masturba con le tette, allungando qualche colpo di lingua al glande, quando si alza verso il suo viso, in questo moto sussultorio.
Mi scorrono mille brividi nel corpo, il mio piacere è immenso e anche il bisogno di sborrare, ma lei non me lo consente.
- Ti voglio dappertutto – mi sussurra leccandomi un orecchio e, abbracciandomi, mi fa stendere supino e mi monta, cavalla selvaggia, centaura divina che mi cavalca ergendosi superba col ventre perfetto, coi seni sussultanti davanti ai miei occhi estasiati, mentre dice: - Ancora, ancora, ancora... - Cade su di me, in delirio, sfilandosi, lasciandomi così, il cazzo senza sfogo, dolorosamente eretto per lei, senza di lei.
Lei si sta tenendo la fica con le mani che si bagnano di un liquido chiaro, mentre i brividi del piacere la percorrono tutta e in quel momento mi guarda. I suoi occhi nei miei. I suoi occhi sono pieni d'amore.
E' così, non posso sbagliarmi su quello sguardo, mi sta facendo capire che mi ama.
E poi fa una cosa stupefacente.
Mi gira le spalle, si mette carponi, mostrandomi i glutei che fa ondeggiare piano da destra a sinistra. Rimango folgorato alla vista del suo culo che, messo così, assume la forma di un cuore. Un cuore di carne, di colore leggermente ambrato, caldo, invitante, al centro del quale, allargando il solco con le dita, scopro una deliziosa rosellina pulsante.
Lei volge la testa verso di me e mi guarda. Basta questo suo solo sguardo, non occorrono parole: lei mi vuole, mi vuole lì.
Faccio colare la saliva sul buchetto, lo preparo col dito e con la lingua e ascolto i sospiri, gli ansiti di lei che attende, poi prendo in mano il cazzo e lo introduco dolcemente dentro di lei.
Mugolii, gemiti aumentano la mia eccitazione.
Spingo a fondo dentro di lei, assestando colpi potenti in cui riverso tutto il mio essere... la sento MIA.
Lei si muove su e giù, poi a destra e a sinistra e poi avanti e indietro, dimenandosi tutta, ondeggiando col corpo, gridando: – Sì sì sì così così ancora ancora ancoraaa... -
Siamo impazziti, al colmo del piacere, nel delirio più totale, mentre le inondo le viscere di sperma, nella nostra estasi erotica con la quale ci trasmettiamo vicendevolmente i sussulti di un orgasmo profondo, infinito.
- Tu sei UNICO –
Ecco che cosa mi ha detto la mia donna. E' la mia donna, anche se non mi appartiene. Ma io so di appartenere a lei.
Nut