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Racconto n° 4632
Autore: Morgause Altri racconti di Morgause
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Il cambio
Abbiamo litigato ferocemenente; ci siamo preparati per la cena già programmata e impossibile da disdire tra insulti e accuse, le più senza fondamento.
Ci affrettiamo per le scale, uno avanti all'altro, in un silenzio glaciale.
Prima di salire in macchina dici:
-Basta, sono stanco, finiamola qui-
ed io, di rimando:
-Mi pare la cosa più giusta; non saprai mai quanto sei riuscito a stancarmi-
Partenza, la macchina esce dal garage alla velocità della luce e nello stesso modo abborda la strada asfaltata.
-Vai piano, non intendo morire troppo giovane-
Sibilo io.
Ma tu non mi dai ascolto, tagli le curve, guidi con rabbia, le mani contratte sul volante, lo sguardo fisso di fronte a te.
Io guardo quelle mani grandi, dalle dita lunghe, le articolazioni sporgenti e non posso fare a meno di sentirle su di me, insieme alle tue labbra, ora così serrate, mani e bocca lungo tutto il corpo ad accarezzare, esplorare, penetrare.
Meglio pensare ad altro, non è possibile, non può il sesso far dimenticare certe cose, mi ha offesa, mi ha dato della stronza e io dell'idiota; della stronza e della puttana e io allora? gli ho detto quello che ad un uomo fà più male:
- Con te anche il piacere è un optional, fingo, fingo quasi sempre- quando anche un sasso si accorgerebbe che non è vero.
Non è vero, perché io con te vado in Paradiso e oltre.
Ecco la verità.
Ora cambi marcia, anzi lo fai troppo di frequente, non usi i freni e il tuo braccio sulla leva del cambio, con il pugno chiuso, mima l'amplesso, avanti, indietro, in fondo, sei violento, non usi la solita delicatezza.
E non posso fare a meno di pensarti eccitato, il tuo sesso si sostituisce al cambio e comincia ad entrare dentro di me, ad uscirne, più veloce, sempre più veloce, per poi rallentare il ritmo e ...
Mi agito sul sedile di pelle, mi sto bagnando, inutile negarlo, ti voglio, lo slip umido trattiene un cuore che batte tra le cosce.

Cerco di ricordarmi le parole violente e offensive che ci siamo scambiati mentre guardo di sottecchi il tuo profilo severo, da santo bizantino.
Non devo cedere per prima, ma se continui a guidare a questa velocità rischio di non avere più un'altra occasione per averti, questo è sicuro.
Non ce la faccio a resistere oltre, faccio salire lentamente la gonna, le mie gambe lunghe ti hanno sempre eccitato.
Niente, sei muto e apparentemente ti comporti come se io non ci fossi.
Mi agito vistosamente, sospiro e poi decido di entrare in azione .
C'è una cosa che mi fa impazzire, prenderti in bocca quando guidi, certo ora è rischioso, non te l'aspetti, qui ci giochiamo la pelle.
Ma senza rischio la vita non è vita.
Così mi abbasso all'improvviso su di te, il viso tra le gambe, le dita frenetiche nei pantaloni.
- Che fai, sei diventata matta? Fede, nò, non puoi ridurre sempre tutto a questo, non puoi-
Ma la tua voce si incrina, perché le mie labbra hanno scoperto il tesoro: il tuo sesso è piccolo, morbido, indifeso, lo prendo in bocca come se fosse una grossa caramella, aspettando che in quel calore umido si ingrossi gloriosamente.
Di nuovo un debole no, che finisce in un gemito, perché eccoti rigido, a battermi sul palato, mentre le labbra si tendono per avvolgerti tutto.
Ora esiste solo il caldo contatto della mia lingua con questa carne viva dentro di me che
vuole essere liberata attraverso il piacere che solo io posso darle.
Mi accorgo che stai per venire, intensifico i movimenti e quando mi riempi la bocca del tuo seme lo trangugio, avida, perché il tuo è il gusto più buono del mondo.
Ma non mi aspetto quello che succede ora; una brusca frenata ti fa uscire dalla mia bocca.
Mi spingi sul sedile vicino che abbassi, mi alzi la gonna e sfili gli slip in un attimo.
Non mi rendo conto di quello che sta succedendo fino a che non ti ho addosso, in una posizione da contorsionisti.
Il kama-sutra a noi ci fa un baffo.
Poi mi penetri con violenza, di nuovo rigido, tanto da farmi male, mentre la lingua mi esplora la bocca alla ricerca di tracce del tuo seme; ti piace gustare insieme i tuoi e i miei sapori.
Mi fai l'amore come se fossi un nemico da distruggere, mentre mormori al mio orecchio, sui miei seni, un capezzolo in bocca:
-Allora, davvero non godi con me? davvero?-
non posso rispondere, perché sto per andare in paradiso, un tacco contro il volante, l'altro compresso sulla la tua schiena.
E mormoro:
-Ti amo, davvero, dimentichiamo tutto, io...-
Il respiro è un rantolo, mentre continui a trafiggermi fino a immergere il viso con un singulto tra i miei capelli.
Ora mi rendo conto che siamo sul ciglio della strada, fortunatamente è notte, altrimenti saremmo stati uno spettacolo niente male.
Tu ridi e mi baci, questa volta con tenerezza, poi :
-Forse prima ci sbraniamo per gustare meglio, dopo, i nostri corpi fatti a pezzi dalle parole; certo è un gioco pericoloso-
Io non rispondo, penso solo che è stato bellissimo e che in fondo la vita va azzannata e divorata, così, giorno per giorno.



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