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Racconto n° 4637
Autore: Maurizio Altri racconti di Maurizio
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Ma che film la vita
L'insegna al neon lampeggiava sotto la pioggia battente, segno che tra non molto si sarebbe definitivamente fulminata; ma segnalava anche che l'ultimo spettacolo non era ancora iniziato, e quel cinema di periferia, ancora aperto, sembrava il rifugio ideale dove ripararsi da un maltempo che non accennava a diminuire.
Giulio trovò subito il posto dove parcheggiare, e nonostante la scarsa visibilità dovuta all'acqua che scendeva copiosa sui finestrini, la manovra fu perfetta. - Andiamo, dai, prima che chiuda!-, e scese dalla macchina, tirandosi il soprabito sulla testa. - Accidenti, proprio stasera dovevo dimenticare l'ombrello...- pensò in silenzio Margherita, mentre la sua portiera si apriva e lei scendendo si intrufolava sotto lo stesso soprabito, che ora Giulio tendeva sopra le loro teste. Le piacque istintivamente quel gesto, sapeva di protezione, di galanteria.
Di corsa attraversarono la strada e raggiunsero finalmente il piccolo atrio debolmente illuminato. La cassiera li fissò con aria stanca: evidentemente non vedeva l'ora di chiudere e andarsene a dormire.
- Che bella coppia – pensò; e in effetti sia Margherita, alta, mediterranea, con due occhi verdi profondi come il mare, sia Giulio, un bell'uomo sulla quarantina dall'aspetto signorile, non passavno inosservati.
- E' già iniziato?- - Tra qualche minuto- fece lei, staccando i biglietti e separando la matrice. A quell'ora, all'ultimo spettacolo della domenica sera, non c'era più nemmeno la maschera. - Buon divertimento!-
Margherita e Giulio ringraziarono e sorrisero. Era un sorriso carico di sottintesi... per tutta la sera avevano parlato, scherzato, riso, e la confidenza era aumentata col passare delle ore, si era trasformata in un gioco di seduzione reciproca, fatto di sguardi ora intensi ora maliziosi, di ammiccamenti, di mezze frasi e sottintesi, di sfioramenti fintamente casuali; e la proposta che Giulio aveva lanciato - perché non andiamo al cinema? - era carica di aspettative che entrambi conoscevano bene pur senza renderle esplicite a parole.
Entrarono nella sala; Margherita prese Giulio per mano e lo guidò verso l'ultima fila, nei posti centrali. Il cinema era semideserto: il giorno dopo era un lunedì di lavoro, e poca gente tirava tardi. Giusto una decina di persone in tutto, e nessuna nelle ultime file. Si sedettero, Giulio si sfilò il soprabito bagnato e lo stese sulle poltroncine davanti, poi si girò a guardare Margherita: la pioggia battente le aveva bagnato i capelli, ma soprattutto la camicetta bianca che indossava quella sera, e che ora, laddove la pioggia l'aveva inzuppata, si rivelava del tutto trasparente. Con un sorriso complice fissò quella spalle sottili che sembravano nude: - mmm se avessi saputo, non ti avrei riparata per niente- ridacchiò. Lei rise, vagamente imbarazzata ma lusingata dall'attenzione che il suo amico le stava riservando. In quel momento le luci si spensero in sala e si accese il fascio del proiettore che trasmetteva i provini dei prossimi film da vedere assolutamente. Margherita si avvicinò con la bocca all'orecchio di Giulio e gli sussurrò - perché, cosa avresti voluto vedere? -
Fu come una scossa elettrica: un'eccitazione potente fra le gambe, il cervello in fibrillazione, si girò verso di lei: - questo...- le disse, mentre le dita iniziavano a slacciare la camicetta. Margherita lo lasciava fare, gustando il contatto delle dita di lui col suo corpo. Sbottonata la camicetta, si sollevò dallo schienale, portò le mani dietro e si slacciò il reggiseno sfilandoselo con una manovra complicata ma perfetta. - Questo? - chiese sorridendo. Giulio non replicò, ma si abbassò col viso tra i seni di lei, baciandoli, leccando quei capezzoli che subito si fecero turgidi, mordicchiandoli, succhiandoli, aspirando il suo profumo di donna. Margherita accarezzava i suoi capelli; sentire la sua bocca, la sua lingua, le sue dita abili sui suoi capezzoli le dava scariche di piacere che si irradiavano in tutto il corpo; mentre un calore sempre più forte dal seno le scendeva fra le gambe... aveva aspettato tutta la sera, e finalmente il momento era arrivato. Prese una mano di Giulio e la guidò fra le sue cosce, perché il desiderio di essere toccata ed esplorata anche lì si faceva insopportabile. Lui non si fece pregare: le dita si intrufolarono oltre il bordo del perizoma, ormai fradicio dei suoi umori, e cominciarono a penetrarla e a giocare col clitoride, strappandole un gemito che Margherita si rese conto di non essere riuscita a controllare. Fermò un attimo la mano di lui e si guardò intorno nella semioscurità della sala: nessuno li stava guardando, nessuno sembrava essersi accorto di loro. E tuttavia Margherita non si sentiva tranquilla: - qui ci denunciano!- sussurrò. - Facciano pure, io non mi fermo certo!- rispose Giulio cominciando un lento massaggio sensuale all'interno delle cosce di lei, che si era abbandonata contro lo schienale godendo di quel tocco sapiente ed eccitante; aprì istintivamente ancora di più le gambe, con un movimento dettato dal desiderio di sentire le mani di Giulio esplorare ancora il centro del suo piacere. E intanto la sua mano si portò sui pantaloni di lui, laddove la stoffa non riusciva a mascherare l'eccitazione: slacciò la cintura, poi la patta, liberando il suo membro lucido e durissimo. Margherita lo voleva come non aveva mai voluto nient'altro nella vita, sentiva il suo corpo dominato da un desiderio sfrenato, controllato per tutta la sera; si guardò intorno ancora una volta, poi si alzò improvvisamente, si arrotolò la corta gonna alla vita, e si sedette su di lui; con la mano guidò quel cazzo poderoso dentro di sé, e si abbassò infilandoselo tutto, cercando di contenere i gemiti di piacere che la penetrazione le stava dando. Guardò il viso di Giulio così virile, i suoi occhi socchiusi, il piacere dipinto sul volto... in un sospiro gli disse – e se ci vedono...? - ma non c'era convinzione nella sue parole, solo un abbandono totale, la concentrazione sulle sensazioni che quella carne viva e pulsante dentro la sua vagina le stava provocando. - Lascia che guardino, se vogliono, e che siano invidiosi...- rispose lui, mentre il suo bacino si sollevava per penetrare fino in fondo il corpo di lei e i respiri si facevano più affannosi. - Sei bellissima...- Il suo seno davanti agli occhi, un richiamo ancora più eccitante, i movimenti del suo corpo sopra di lui: Giulio avrebbe voluto essere tutto dentro di lei, in un desiderio di fusione totale. Margherita sentiva il piacere salire sempre più, era meraviglioso il movimento dentro di sé, i colpi decisi e irregolari su cui si concentrava e che la lasciavano senza fiato, lo stimolo di quel membro sulle pareti della sua vagina... totalmente presa, avrebbe voluto che non finisse mai, ma insieme sentiva arrivare l'orgasmo che desiderava; finché fu come una marea che sale e sommerge, un piacere lancinante che raggiunse ogni angolo del suo corpo, mentre Giulio esplodeva dentro di lei con gli ultimi colpi quasi violenti, con i corpi che si irrigidivano, le bocche che si cercavano. Poi stettero fermi così, mentre il respiro lentamente si calmava, assaporando il contatto fra i loro corpi, il loro sesso; entrambi avevano voluto che quella serata finisse così, ed ora il desiderio cedeva il passo a qualcosa che assomigliava alla felicità. Si guardarono negli occhi, muti, per lunghi minuti interrotti solo da baci brevi a fior di labbra; fu Giulio per primo a parlare: - forse è meglio che ci rassettiamo un po', che ne dici? - -Già, prima che finisca il film e si accendano le luci...- Si rivestirono lentamente e si alzarono, ancora nel buio, guadagnando l'uscita, mano nella mano. La biglietteria era chiusa, l'atrio deserto, la cassiera se n'era andata a dormire. - Ci andiamo anche noi? Lo sai che a casa mia ho un letto matrimoniale...- Si avviarono verso la macchina, Giulio mise in moto e partirono. - Mi chiedevo una cosa... che film davano stasera? Boh...
Ma era la cosa meno importante.

Maurizio

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