Passarono diverse settimane prima che Rossana si decidesse a mettere in pratica la sua fantasia; nel frattempo si erano incontrati nuovamente in tre, a casa di Matteo. A Casa di lei no, mai... non avrebbe saputo come spiegare, come farlo capire a sua madre, a suo fratello. Ma alla fine si decise. Doveva farlo, lo avrebbe fatto... decise di parlarne con loro, si accordarono per un giorno ma non riuscivano a concepire un posto. Lei in albergo non voleva andare, all'aperto neppure, a casa di Dario non si poteva, Dario non trovava nessuno disposto a prestargli la casa... lei avrebbe tanto voluto farlo a casa di Matteo ma non gli riusciva di dirglielo. Certo, se si fosse offerto lui, di prestarle la casa... ma non lo aveva fatto.
- Senti, facciamo così: tu vieni su a casa mia, poi in qualche maniera facciamo... c'è sempre la casina sopra la cantina... -
- E se tua madre vi vede? O tuo fratello? -
- Chi se ne frega! Un posto devo trovarlo... non ne posso più! Ma... tu sei sicuro di non essere geloso? -
- Ma figurati! Io sono contento come se ci fossi, non ti preoccupare! -
- Dopo ti racconto tutto, come t'ho sempre promesso e... probabilmente.... sarà l'unica volta che faccio una cosa del genere... -
Effettivamente, qualche giorno dopo, quando andò a trovarlo, gli raccontò tutto, dall'imbarazzo dell'averlo lì alla confusione di come poterlo presentare ai suoi.
- Abbiamo cercato di fare in modo che non ci vedesse nessuno; quando è arrivato ci siamo incontrati nel parcheggio sotto, poi con la mia macchina siamo tornati fino alla casina e siamo saliti su. Fortuna che non c'era nessuno in cantina ma il vicino mi ha vista... sbirciava dalla finestra. Finalmente dentro ci siamo baciati a lungo e nemmeno voleva spogliarmi. Avevo preparato tutto per benino: belle lenzuola, candele, qualcosa da bere. Lui è stato dolcissimo, come non mai... ha cominciato a dare in escandescenza solo quando ha capito che ero senza slip. Continuavo a dirgli di far piano, sai come sono sottili i muri di quella casa, no? Ma lui non ci riusciva mica: aveva una foga che faceva un contrasto con i baci di prima! A quel punto, però, ero così eccitata che cominciavo anche io a fregarmene di tutto... eravamo finalmente soli e nudi, con quel suo coso bellissimo... soltanto la porta della cantina mi ha fatto tremare: gli ho turato la bocca e ho cominciato a tendere l'orecchio. Era mia mamma, fortunatamente ha rovistato un po' e poi se n'è andata. M'è perfino venuto in mente che non avevo richiuso nemmeno la porta... se saliva mi beccava lì con lui... deve aver pensato che eravamo lì io e te, visto che la mia macchina era nel cortile. Una volta tanto, con un po' di buonsenso, ha deciso di non interferire. Dopo ero più eccitata che mai, mi capisci? Anche la situazione mi aveva agitata. Il resto lo puoi immaginare: abbiamo fatto l'amore con una tale violenza da far venir giù i muri... Dario si è calmato un pochino solo dopo esser venuto... io non so quante volte son venuta, troppe! Dopo mi coccolava, mi parlava... abbiamo anche parlato di te, di noi... siamo riusciti a riprendere a far l'amore soltanto dopo un'ora, prima non ce la faceva mica... poi... ti devo confessare una cosa... mi prometti che non ti arrabbi? -
- Ma ci mancherebbe altro... non mi arrabbio per nulla e lo sai... -
- Sì ma questa è grave: gli ho chiesto di mettermelo dietro... gliel'ho chiesto io... a te piace poco e non lo facciamo mai... -
- Hai ragione... prometto che lo faremo più spesso... -
- A lui non pareva vero che glielo chiedessi... dice che con altre donne è sempre lui che deve insistere e qualcuna non lo vuole proprio... a me ha fatto impazzire! Un po' di dolore all'inizio, grosso a quel modo! Ma poi, una cosa... non mi importava nulla neppure del vicino che raschiava la gola... lui sperava che io smettessi, invece il fatto che fosse lì a sentire mi eccitava anche di più... mi è venuto dentro e, mentre lui veniva, mi sono fatta venire anche io... poi abbiamo fatto una doccia, sperando di finire lì, di ricomporci e andare a cena ma... mica ce l'abbiamo fatta! Mentre mi lavava mi baciava, mentre m'asciugava mi ha leccata tutta e... ci siamo ritrovati ancora intrecciati sul letto... la terza è stata lunghissima... molto più dolce perché eravamo molto stanchi, ma molto bella. Insomma, dalle tre del pomeriggio siamo arrivati alle dieci di sera senza nemmeno renderci conto... ci siamo rivestiti senza lavarci e siamo andati a mangiare dove andiamo sempre io e te... l'idea di farmi vedere con lui mi eccitava troppo. Mi son fatta baciare molto anche a cena, mi carezzava, mi scopriva le cosce davanti al cameriere... poi l'ho riportato alla macchina, ci siamo baciati a lungo anche lì e lui avrebbe voluto anche scoparmi ma non ho voluto... mi son lasciata accarezzare fino a venirgli in mano ma niente di più. E non basta... a casa ho dovuto farlo ancora da sola: non riuscivo a prender sonno! Ma pensavo a te, mentre lo facevo, a come son stata crudele a non volerti con noi e a come ti sarebbe piaciuto vederci assieme... adesso avrei proprio bisogno di far l'amore, l'amore con te... ma tu mi ami ancora? -
- Io ti adoro... sono pieno d'amore per te... -
- Non sono troppo puttana? Non mi sono comportata troppo male? -
Non le rispose neppure, la rovesciò sul letto, travolgendola con un bacio profondo e lunghissimo mentre, con le mani, ne impastava il corpo già nudo, già pronto, fremente e vibrante di tutto.
Passarono altre settimane durante le quali si incontrarono ancora spesso, tutti e tre, nella casa di Matteo. Non sempre, naturalmente; la presenza di Dario era saltuaria ma sempre ben gradita, soprattutto a Rossana che aveva voluto incontrarlo ancora, almeno un paio di volte, da sola nella sua casina del ghetto, sopra la cantina, col solito vicino che la spiava, che raschiava la gola, che ascoltava... Matteo aveva sempre saputo, avvisato da lei per telefono, delle visite di Dario. Rossana gli aveva sempre raccontato tutto, il giorno dopo, entusiasta di queste sue monellate. Poi, un giorno, un giorno che avevano già programmato di rifarlo assieme, a casa di Matteo, lei gli telefonò disperata:
- La macchina non parte... non c'è niente da fare... non riesco a venire giù! Vieni tu... vieni qui da me subito e... porta Dario! -
- Ma come? Porto Dario a casa tua? E poi? -
- E poi... andiamo nella casina... tutti e tre... portamelo, ti prego! Ho voglia di farlo con lui... davanti a te! -
- Tu sei tutta matta... ma tua madre... tuo fratello? -
- E chi se ne frega! Io ne ho bisogno... è tre giorni che non penso ad altro! -
- Se facessi venire solo lui? -
- No! Ho detto che voglio anche te... solo lui oggi non basta... -
Non c'era modo di farla ragionare... prese la macchina, andò da Dario e se lo portò su in collina, a casa di Rossana. Lei li aspettava in cortile, giocherellando col cane, chiacchierando con lo zio. Appena parcheggiata la macchina, lei gli volò addosso, baciò Matteo con trasporto e Dario con un po' più di ritegno, nascondendo allo zio la sua lingua che saettava sulle labbra dell'amante ma la madre, che arrivava alla schiena di Dario, qualcosa deve aver visto...
- Mamma! Ti presento Dario, un caro amico di Matteo... -
- Andate a spasso qui, oggi? Vi fermate anche per cena? -
- Non ti preoccupare per la cena... probabilmente andiamo fuori. La mia macchina non parte, devo farla vedere a un meccanico. Adesso andiamo un po' nella casina... il tempo non è un gran che, per fare una passeggiata... -
- Nella casina? Lo sai che c'è il vicino che si lamenta sempre che fate troppo rumore? Fra te e tuo fratello, quella casina... sarebbe meglio venderla! -
- Il vicino si lamenta apposta, non vede l'ora di poterla comprare... lascialo stare, fai finta di nulla... la casina è mia e io non voglio venderla! -
Quando si mette in testa una cosa, Rossana, non c'è niente che può fermarla... lo sapeva anche sua madre che, con lo sguardo bieco e rancoroso, li abbandonò sul cortile perché facessero quel che gli pareva.
Lei li prese per mano sorridendo, salutò lo zio e li trascinò via verso la casina dove, manco a farlo apposta, il vicino li vide entrare, salire le scalette, aprire per bene le imposte della cucina che dava sul terrazzino, comunicante col suo. Curioso e spietato, tornò subito in casa, prese una sedia e si mise proprio sul terrazzino a sbirciare dentro ma non vedeva nulla: i tre erano già in camera, fuori dalla portata degli sguardi. Le voci invece, si sentivano benissimo e lei lo sapeva! Più spudorata che mai, diede vita forse al migliore incontro che avevano avuto loro tre assieme, esigendo ogni tipo d'attenzione, ogni carezza, ogni leccata. Chiedeva a voce alta ciò che voleva: scopami, leccami, dammelo in bocca, strapazzami le tette mentre lui mi scopa, guardami.. guardami!
- Dario... presto, vieni qui... dietro... inculami, svelto, prima che venga... mentre Matteo mi scopa, tu... inculami! -
Era la prima volta che si faceva prendere così, assieme... spesso esigeva di poter tenere in bocca la verga libera mentre uno dei due la prendeva... s'era fatta prendere le terga da Dario altre volte, anche in presenza di Matteo... aveva voluto che anche Matteo la prendesse così, mentre Dario la guardava... ma tutti e due assieme era la prima volta.
Non si può dire che questo la placò... effettivamente, poco dopo che Dario era entrato completamente dentro di lei, se ne venne di un orgasmo travolgente che la fece quasi svenire ma, mentre i due suoi amanti la cullavano più dolcemente, ebbe modo di riprendersi e di ritrovare tutta l'energia necessaria a potarli dove voleva: voleva sentirli venire assieme, tutti e due dentro di lei, uno in una via, l'altro nell'altra... voleva essere sommersa dal loro sperma, travolta, inzuppata, riempita come non mai. Avrebbe voluto poterselo bere, avrebbe voluto una pioggia su tutto il corpo, avrebbe voluto vedere gli schizzi bianchi ma li voleva dentro di se, prima di tutto. E li ebbe... forti, profondi, caldi, densi. Immaginando anche la faccia del suo vicino, fu travolta da un altro possente orgasmo che, forse, anche la madre dalla sua cucina potè sentire.
Stesa sul letto, ansante e felice, distribuiva i suoi baci a l'uno e all'altro come sempre, gustandosi le loro carezze, carezzando i loro corpi sudati, leccando le lingue e accavallando le gambe sulle loro per meglio aprirsi, spalancarsi, squartarsi. Avrebbe voluto che il vicino potesse vederla ma sapeva benissimo che non ci sarebbe riuscito: avrebbe dovuto scavalcare il balconcino, venire fin sull'antro della porta, ma non l'avrebbe mai fatto.
- M'è venuta sete... ho preparato del vino bianco, in frigor... vado a prenderlo... -
- Ma ci vado io, no? Non ti muovere... -
- No... no, vado io... devo controllare una cosa e ci vado io... -
Prese una piccola salvietta con la quale si copriva a malapena il pube e i seni e, mostrando il suo meraviglioso culetto andò verso la porta; si fermò un attimo sul ciglio, li guardò di sbieco roteando il bacino...
- Dopo si ricomincia... non è mica finita qui... lo sapete, vero? -
Poi guardò dritta davanti a sé, in direzione della finestra della cucina, del balconcino, degli occhi del vicino; lui era lì seduto, come lei s'aspettava di trovarlo. Vedeva il suo sguardo perdersi lungo tutto il suo corpo, lo sentiva piantarsi nel suo con un misto di incredulità e di curiosità, lo avvertiva persino mentre cercava di infilarsi sotto la salvietta per vedere tutto ciò che lei gli nascondeva... aprì il frigor con tranquillità, prese la bottiglia, richiuse e, volgendo le terga nude a quello sguardo se ne tornò lentamente verso la camera.
- Indovinate un po'... c'è il mio vicino sul terrazzino! Mi si è mangiata con gli occhi, peggio di quando mi vede sul terrazzo di casa mia, con le tette al vento, spettacolo che non gli nego mai, solo che qui era molto più vicino del solito... -
- Così oggi ti ha vista anche il culetto... uno spettacolo davvero! -
- Quello gliel'ho lasciato guardare a lungo... non avete notato quanto ci ho messo a tornare qui? -
Corroborati dal vinello fresco, ripresero a far l'amore dopo pochi minuti e, mentre erano indaffarati più che mai, lei sentì distintamente la porta della cantina... ma non si fermò, anzi... si diede da fare con maggiore veemenza. Udì chiaramente la madre che canticchiava per farsi notare, ma la cosa non le apparteneva più di tanto, anzi...
- C'è mia mamma di sotto... in cantina... è venuta a controllare.... -
- Vuoi che facciamo più piano, che ci fermiamo? -
- No! Voglio che senta bene... voglio che sappia, voglio farle sentire come sono felice con voi... domani le dico tutto, le racconto come stanno le cose... meglio che si faccia un'idea precisa già da sola... -
E l'idea, sua madre, se l'era già fatta... sentirla distintamente parlare così, poi, le tolse ogni dubbio sulla sua - bambina - ... dopo poco, si sentì la porta della cantina richiudersi ma non si sentirono tutte le parole che la madre avrebbe voluto poter dire alla figlia...
Il resto del pomeriggio volò via così, senza altri episodi memorabili e si ritrovarono, dopo il tramonto, talmente stravolti da non aver più la forza di nulla... Rossana volle andare a mangiare dove andava spesso con Matteo e dove aveva portato Dario la prima volta che era stato da solo con lei; pretese di andarci così, vestita come quando loro erano arrivati, con una sola maglietta di cotone sui seni nudi e una gonnellina larga a pieghe che le arrivava a metà coscia, senza slip. A cena, seduta sulla punta della sedia, parata in mezzo a loro, le cosce sempre abbastanza aperte, divideva i suoi baci e le sue attenzioni equamente fra i due amanti, soprattutto quando il cameriere le era più vicino...
- Andrea è amico di mio fratello, lo vedo in casa spessissimo e mi ha vista più di una volta girare nuda... un giorno a l'altro gli faccio un regalo: mi metto nuda accanto a lui e gli faccio vedere il film, così vede come siamo bravi! -
La riaccompagnarono a casa a notte fonda e mentre era in piedi accanto alla macchina, Dario allungò la mano e le prese il pube tutto dentro, l'accarezzo, la penetrò, la strapazzò fino a farla venire ancora una volta proprio mentre suo fratello arrivava con la moto... illuminata dall'orgasmo e dal faro, non poté nascondere nulla, nemmeno il fatto che a farla godere era la mano di Dario, non quella di Matteo. Lei non si perse nemmeno in quella situazione, presentò Dario a suo fratello, salutò con un bacio ciascuno i suoi amanti e si avviò a salire le scale col fratello, senza un'ombra di imbarazzo. Di sopra l'attendeva la madre, con lo stesso sguardo di quando li aveva lasciati andare alla casina:
- Dì un po', non hai nulla da raccontarmi? -
- Non adesso, mamma... ti racconto tutto domani, adesso sono stanca... -
silverdawn