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Racconto n° 4729
Autore: Eva Blu Altri racconti di Eva Blu
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Non guardarmi così
Mettiti qui, per favore, tienimi la mano, senti il mio polso? Non sto bene, capiscimi. E' come se avessi la febbre: sto sudando e non è per il caldo. Non sto bene, da un po' di tempo mi succede e non capisco perché. Il dottore dice che è tutto a posto, mia madre - lei che si preoccupa sempre per la mia salute e per tutto quello che mi riguarda - dice che non le piace la mia cera, ma io ho la certezza che passerà. Sì, passerà.
Vedi, se però tu mi guardi così non passa. Ma no, non sto dicendo che... E' che mi guardi in un modo che... No, niente. Non so dire come mi guardi. Ho caldo, tu non ne senti? Hai ragione, non c'è tantissimo caldo: fuori c'è quasi la neve. Ti piace guardare la neve sulle montagne? Io ci starei giornate intere, sai? Specie se poi c'è il sole. L'unica cosa che mi dispiace in questi casi è che il sole, alla lunga, la neve la scioglie e lo spettacolo è bello ma dura poco. Ma è sempre così, le cose belle non sono eterne. Come la nostra età più bella, che è questa.
Hai ragione, evitiamo la filosofia, stiamo studiando chimica per dare l'esame all'Università. Scusa, divago sempre. Se continua così non mi inviterai più a venire qui, mi rendo conto che ti faccio solo perdere tempo e il tempo è denaro. Però mi dispiacerebbe se tu non volessi che io venissi più. Sul serio.

Stai zitto, eh? Ti sorprendo, ogni tanto.
La chimica insegna tante cose. Io amo certe cose perché mi provocano delle reazioni chimiche. Le montagne innevate trasmettono una reazione al mio cervello, il tocco di una mano provoca una reazione che si trasmette alla mia pelle, il rossore, il sudore, la sensazione di calore sono tutti effetti chimici.
Ahi! Ecco, i pizzichi che mi stai dando - scemo! - sono causa di altri effetti chimici... Ahi, mi fai male, scemo! Lasciami stare la ciccia, quella ce l'ho dalla nascita. E anche queste minuscole zizze, sì. Lo so che me le guardi e ti interessano, ti sembra che non l'ho capito? Ma è tutto normale. Io sono normale, che ti pare? Ho delle foto scattate a otto, dieci anni, dodici: sempre avute così. Certo, un po' più piccole. Ora sono cresciute. Ma del resto anch'io. E anche tu.
Ora stai zitto. Siamo cresciuti insieme, noi due. Volendoci bene, da sempre. Io ti voglio bene.
Ti dispiace se...? Scusa, hai una mano bella, grande, forte. La conosci la storia della linea della mano? Posso? Questa è la linea della vita... Com'è lunga... E questa è la linea dell'amore: com'è grande! Questa è la linea del dolore, che è breve e mi fa pensare che lo stai per subire, un dolore.
Ci sei cascato! E' lo scherzo più vecchio del mondo, non dirmi che non lo conoscevi. Scusa, ti ho fatto male, colpendoti proprio lì, ma lo scherzo è questo e... mi dispiace! Posso rimediare, in qualche modo? Posso? No, non ti faccio male, non te le strizzo. Tranquillo. Rilassati.
Senti, facciamo un patto: se vuoi stare zitto, okay. Ma non mi guardare così. Per favore. Mi metti in imbarazzo, sul serio.
Mi piace stare con te, non lo nego. Mi provochi delle reazioni chimiche positive, mi fai pensare alle cime imbiancate sotto il sole e col cielo azzurro, mi provochi le stesse emozioni e so che sono brevi, perché nessuna neve resiste all'infinito e la bellezza del sole fa scomparire la bellezza della neve. Tutto non si può avere.
Mi piaci, l'hai capito da tempo. E anch'io ti piaccio. Ma non si può. Lo sai, che non si può. Sì, te lo sto toccando. Ti è diventato duro sotto la mia mano calda: lo senti, il calore, anche se hai addosso i jeans. E io sento che è gonfio, è grosso, è bello. Ma non si può. Ti piaccio anch'io, dici. Lo so, dev'essere il cerchietto, l'hai visto il mio cerchietto tra i capelli? Come? Hai notato pure che metto l'ombretto? Ne metto pochissimo, non si vede nemmeno, bugiardo! Il rossetto? Appena appena un filino, lo uso perché per adesso ho le labbra emaciate e sennò mia madre si preoccupa, lo sai che lei non aspetta altro che preoccuparsi per me. Dici che si preoccupa di più se si accorge che uso il rossetto? Sì, forse hai ragione tu, e ora che fai? La cerniera. Lo stai liberando. Non correre, dai.
Hai ragione, sto facendo tutto io. Va bene, non ti tocco più. Ahi, piano, il polso! Non puoi costringermi a prendertelo in mano! Ehi che fai! Mi sbottoni. Mi apri la camicia.
Non farlo. Ti prego, non farlo. Non farlo guardandomi così. Ti prego. I bottoncini, quanto sono stronzi. Il primo cede subito, troppo presto, gli altri resistono, se continuano così mi costringeranno ad intervenire, ad aiutarti. Non voglio. Non devo. Ti prego. Non guardarmi così, almeno.
Eccomi, ora sono nudo. Sono sempre stato nudo di fronte a te e tu non te ne sei mai accorto. D'accordo, d'accordo. Sono NUDA. Hai ragione: non posso dire nudo se sotto la camicia nascondo due tettine così. Ma ti ripeto che sono normale, normale nel senso che - mi imbarazzo, mannaggia - non ho mai preso un ormone. Io sono così, cazzo! Così, da sempre.
Cosa vedi davanti a te? La mia anima è donna. Non ho barba, non ho peli. Mi depilo, certo. Ma se mi vedi dalla cintola in su, cosa potresti dire di me? Io sono così. E' questione di chimica. Sì, è la chimica. E' la chimica se sono disperatamente innamorata di te.

Mi hai baciata. Che hai fatto, che hai fatto, che hai fatto! L'hai fatto. Hai varcato la soglia. Sei entrato nella mia bocca, la tua lingua è scivolata sulla mia, senza incontrare resistenza si è allacciata alla mia, ne ha succhiato il sapore e le ha restituito il suo, hai succhiato la mia saliva e io ho goduto della tua.
Che hai fatto. Che abbiamo fatto. Abbiamo varcato le colonne d'Ercole delle nostre giovani esistenze. Te ne rendi conto? Cosa dici?
'Ho baciato una donna'.
Ripetilo. Scusa se continuo a baciarti io. Ripetilo. Tra un bacio e l'altro ripetilo, dillo ancora. E toccami, toccami, toccami tutta. Senti il mio seno come vibra? Senti com'è caldo? Guarda, fuori nevica, ma io sto bollendo... Toccami, ti prego, baciami, succhia il mio capezzolino ansioso, leccalo, prendi il mio latte, senti come sono calda? Sono troia, amore mio, sono troia per te... Oh, cazzo! Cazzo, quant'è grosso... Mi è sempre piaciuto guardare i cosi degli altri, ho frequentato spogliatoi e attività sportive forse solo per questo, imbarazzandomi per le mie tette grosse e il mio affarino piccolo (sì, aspetta, piano: ora te lo faccio vedere) e ne ho visti tanti, li ho ammirati ma forse così grosso mai ne avevo visto uno, mi sento fortunata, amore mio, è veramente grosso, ma poi non ti vergognerai? Non ti vergognerai di me?
Non mi guardare così. Lo so, che ti vergognerai. Scusa se rovino tutto sul più bello. Lo so che ci vergogneremo, che non potrai camminare con me mano nella mano, che non potrai baciarmi al cinema, che non potremo andare a fare shopping e io non potrò girare con borsetta e minigonna, come mi piacerebbe fare, se solo potessi farlo con te.
Lo so, so tutto. Chiudiamola qui. Lasciati toccare, ti spompino adesso, se vuoi, amore mio: la tua cappellona turgida mi fa impazzire, le reazioni chimiche mi prendono il cuore, il cervello, mi salgono su per la schiena, passano per... vabbè, l'hai capito, mi entrano da lì. Vorrei che anche tu entrassi dentro di me. E' bello leccarti, succhiarti, tesoro mio, non ti faccio male, vero? Lo faccio perché ti amo, sono troia perché ti amo, è bello essere troia con chi si ama. E io ti amo, amore, ma fermiamoci qui, godi amore, godi nella mia bocca, soffocami col tuo piacere caldo, lo ingoio tutto, sono troia, la tua troia. Solo per te. Solo per te.

Non guardarmi così. Sono tornata dal bagno, mi sono ripulita e richiusa. Un po' ho l'ho mandato giù, dico il tuo seme, amore, il resto l'ho sputato nel lavandino... Quanto ne avevi! Ora basta, se vuoi continuiamo a studiare, altrimenti me ne vado. Davvero. Me ne vado. Scusa per i particolari scabrosi, ma ho ingoiato il tuo seme, capisci? Sono diventata tua, tu mi possiedi: la tua lingua, il tuo cazzo, le tue mani hanno giocato col mio corpo, hanno palpato i miei piccoli seni, le tue dita calde e inumidite dalla mia e dalla tua saliva sono entrate dentro di me, hanno violato il mio orifizio più intimo e segreto. Solo per te, amore, l'ho fatto. Ma adesso basta, torniamo a studiare o se vuoi me ne vado. Il tuo membro mi ha posseduta, è entrato nella mia carne, è salito su per il mio corpo, mi ha procurato un piacere incredibile, le contrazioni mi hanno squassata di dolore e godimento, sono venuta anche col pisellino. Poi lo hai tirato fuori, il tuo, hai goduto dentro la mia bocca.
Sei ancora così, dimesso, mezzo nudo, pensieroso.
Dai, rivestiti. Lo vedi che ti vergogni? Ho capito. Me ne vado, dove ho messo il maglioncino? Ecco la sciarpetta. Dici che queste Hogan fanno capire che sono un po' finocchio? E chi se ne frega? Mi entravano, al commesso ho detto e ripetuto che preferivo questo modello e lui mi ha detto che era per le signorine e io gli ho risposto e che ci fa? Secondo me era un po' finocchio anche lui, sai? Tutti i commessi di certi negozi sono gay.
Ma io non sono finocchio. Io sono così. Io sono normale così.
Ciao, è stato bello. Posso darti un bacio? Solo su una guancia, giuro.
Non guardarmi così. Smettila. Ciao. Non vuoi essere baciato? Allora ciao senza bacio e...
'Resta'.
Come, resta? No, dai, non c'è più il clima. Dici che c'è il clima? In effetti... Indichi fuori. E' spuntato il sole all'improvviso, dopo la nevicata. Ora le cime spruzzate di bianco sono più bianche, ci batte il sole.
Resta, ripeti. Per una volta guardiamole insieme, sussurri, tenendoci per mano.

Eva Blu

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