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Racconto n° 4829
Autore: Kuba Altri racconti di Kuba
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Il sogno
Quella sera ero stanco, troppo stanco.

Seduto sul bordo del letto, riuscivo a rilassarmi con la luce fioca delle quattro candele poste agli angoli della stanza. Le tende di seta scura erano filtrate da sporadici bagliori che la luna, offuscata da un ingorgo di nuvole, riusciva a emettere.

Lei continuava a sedermi accanto, non so da quanto, non so il perché, ma era troppo bella ed una scossa violenta percorse il mio corpo, come quella che capita la mattina d' inverno, quando nudi ci si spoglia delle coperte che ci hanno tanto amato lungo la notte.
La scossa che percorse i muscoli, irrorandoli di caldo sangue fluido e pulsante non era il risveglio, ma era la sua intensa presenza...

E furono attimi.
Attimi in cui le mie labbra si appoggiarono alle sue mentre con le mani le sfiorai il viso accarezzandole la fronte, la linea stretta e precisa delle sopracciglia. Poggiai il mio viso accanto al suo, sentivo il profumo dei suoi capelli, ne udivo il respiro. Con le dita solleticai la rotondità delle spalle e la sua schiena liscia, che s'inarcava stuzzicata nella sensibilità. Sentivo ogni singola irregolarità della sua pelle in quell'oceano di perfezione che i miei occhi ammiravano. Il cuore mi pulsava sulla punta delle dita, non c'era più spazio per la ragione, ci baciammo divorandoci l'un l'altro. Sentire le nostre lingue unirsi mi toglieva il respiro.

E furono attimi.
Attimi in cui faticai su ogni singolo bottone della sua camicia, era troppo aderente ed era impossibile distogliere lo sguardo dalla forma che in questa lasciavano i suoi lunghi capezzoli turgidi dal desiderio. Mi misi a succhiarli e a stringerli leggermente tra i denti, alternandoli alle mie dita che li facevano vibrare, infilai il mio viso tra i suoi seni, scesi fino alla pancia assaporando con le labbra tutta la sua pelle, con le mani che le accarezzavano i fianchi.

E furono attimi.
Attimi in cui sentii il mio pene esplodere nelle mutande, mentre lei, infilando la sua mano, iniziava a masturbarmi dolcemente. La sdraiai nel letto e con la sua gonna incastrata tra gli indici e i pollici costeggiai risalendo le sue cosce, lo sguardo a posarsi sul pelo curato, che metteva in risalto l'intimità delle sue labbra sottili.

E furono attimi.
Attimi in cui affondai il mio viso tra le sue gambe assaporando quelle labbra umide, la mia lingua a giocare con la sua clitoride. La succhiai, ripresi ad assaporarla in un movimento lento e continuo, i suoi lamenti di piacere ed il corpo che si contraeva mi eccitavano sempre di più. Ingoiai il fiotto del suo liquido mischiato alla mia saliva, mentre sentivo il glande totalmente scoperto e gonfio.

E furono attimi.
Attimi in cui il desiderio dei nostri due corpi di divenire l'uno dell'altro, in un corpo solo che si fa cullare e trasportare dalle onde sempre più imponenti, arrivò con queste alle stelle. Con forza e dolcezza mi stese sul letto, mi sfilò le mutande e vidi sparire la mia cappella dentro la sua bocca, che succhiava voracemente, con la lingua che vorticosamente la rendeva scivolosa. Come un animale cercavo di impossessarmi di lei con tutto il mio pene spingendo le mie mani sulla sua testa, mi trattenni dall'inondarle la bocca e la gola col mio seme.

E furono attimi.
Attimi in cui salita sul mio corpo faceva scivolare tra le sue gambe il mio attributo eretto per una ricerca del piacere nel piacere, poggiò le sue mani sul mio petto, il suo ritmo inizialmente lento si fece sempre più frenetico da sentire battere i miei testicoli sul suo corpo, lo accompagnai stringendo a me i suoi glutei, facendomi spazio tra questi col dito per penetrarle l'ano, il suo buco bagnato d'eccitazione che già la mia lingua in precedenza aveva frugato, in un movimento che assecondava il suo. La mia eccitazione cresceva sempre più nel sentire i suoi sospiri a volte accennati e che a volte sembravano tagliare l'aria e nel vedere il suo corpo lucido, i suoi seni duri ballare, le sue labbra che avrebbero volentieri divorato il mio godere mentre i suoi occhi fissavano i miei. Una forte e violenta scossa pervase il suo corpo e il suo cuore pareva impazzito, sentii il suo piacere avvolgersi sul mio pene e il mio schizzò abbondante nel calore della sua carne.

Le quattro candele stavano affievolendo la propria carica ma il fuoco della nostra passione non si sarebbe spento, ogni centimetro di lei era un attimo da non perdere, da gustare, da vivere... sino a quando quell'attimo mi sarebbe sembrato essere senza tempo.

Mi svegliai, il calore dell'amore ungeva il mio corpo e le lenzuola. Le candele avevano svanito la loro essenza. Scesi dal letto ed il silenzio nella stanza era interrotto solamente dai miei passi.

Ero solo come sempre... e come ogni mattina riprendevo la mia normalità.







Kuba

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