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Racconto n° 488
Autore: GiuliaSays Altri racconti di GiuliaSays
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Giulia
Aveva appena chiuso la porta della sua stanza, e si trovava di nuovo davanti allo specchio a fare i conti con la sua ingenuità violata.
Conteneva a stento le vertigini e la nausea, mentre fissava la sua immagine riflessa: due occhi di cerbiatta che si domandavano come fosse possibile possedere in un unico corpo due anime così profondamente diverse. Di giorno era Giulia, la studentessa modello, la brava ragazza di mamma e papà. Mentre la sera...
Appena rientrata, suo padre, che la aspettava sveglio facendo finta di leggere un libro, l'aveva invitata come sempre ad avvicinarsi per il bacio della buona notte. Giulia aveva compiuto da poco diciannove anni, e si era stancata di quel rituale già da quando ne aveva cinque, ma non se la sentiva di ferire quell'uomo che la guardava pieno di tenerezza. Così lo abbracciava, e appoggiava velocemente le labbra sulla sua guancia ruvida. Da qualche tempo faceva attenzione a non soffermarsi troppo a lungo vicino al padre, per la paura che lui potesse avvertire nel suo fiato l'odore di alcool, e soprattutto, l'odore di sesso che la avvolgeva .
Continuava a guardarsi allo specchio, anche mentre si cambiava e si preparava ad infilarsi sotto le coperte. Scoprì un livido violaceo sulla sua coscia, e cercò di ricordarsi come se lo era fatto. Era stato Andrea, un paio d'ore prima, a causarle quel segno. Il ricordo di quello che era successo quella sera col suo amante le portò ondate di brividi lungo tutto il corpo. Sentì una vampata di calore partire dall'inguine e propagarsi nella schiena. La sua mano si mosse da sola in direzione del suo pube,
oltrepassò l'ostacolo delle mutandine, ed indugiò a lungo a sfiorare la sua fessura ancora umida. Lo specchio che la rifletteva mentre si stava masturbando la strappò da quel languore. Quella era la sua stanza, l'unico luogo in cui la sua innocenza era rimasta intatta, e non voleva cedere all'eccitazione anche lì. Si infilò a letto, ed aspettò nel buio di prendere sonno, ma non era facile addormentarsi: ripercorreva con la mente ogni singolo istante di quella serata, ogni carezza, ogni sussulto.
Andrea l'aveva aspettata come sempre nel locale in cui si erano incontratati per la prima volta: un posto tranquillo, mai affollato, e soprattutto, fuori città. Era necessario essere cauti, lui era un professionista molto conosciuto nella zona, non poteva rischiare uno scandalo facendosi beccare
in compagnia di una ragazza che poteva essere sua figlia. E poi era sposato.
Giulia non aveva mai visto sua moglie; se la immaginava bellissima ma algida, incapace di soddisfare i bisogni di suo marito. E Andrea era un uomo molto esigente, con una fantasia sfrenata.

Il loro primo incontro risaliva a due mesi prima. Giulia non ricordava neppure il motivo per cui era entrata in quel locale così distante dai luoghi che frequentava di solito; ci era capitata per caso un sabato pomeriggio, dopo essersi spinta troppo lontano da casa col suo motorino.
Quando si trovò all'interno di quel posto buio e fumoso, ebbe la tentazione di voltarsi e tornare indietro: i clienti erano quasi tutti uomini di mezza età che parlottavano tra loro e la fissavano con insistenza. Arrossì in una vampata di imbarazzo e si accomodò al tavolino più appartato, lontano dal
bancone. Il barista le rivolse un sorriso storto e sdentato, a cui lei rispose divertita e un po' più rilassata. Fece scorrere lentamente gli occhi su ciò che la circondava: dopo tutto non era un luogo così cupo come le era apparso in un primo momento. Sulle pareti c'erano stampe colorate, anche se
un po' sbiadite dal tempo, e le tovaglie ai tavoli erano in fantasie vivaci.
Ordinò una coca-cola e si mise a giocherellare con le dita, come faceva sempre quando aspettava ed era annoiata. Appena alzò gli occhi si trovò di fronte Andrea, con la sua coca in mano, che la fissava concentrato. Giulia non si era accorta della presenza di quel bell'uomo, così sobbalzò e fece quasi cadere la sedia vuota che le stava a fianco. Sentì nuovamente il rossore salirle alle guance ed infiammarle il viso, e rimproverò se stessa per quella dannata timidezza che la rendeva così goffa.
-"Questa è per te"- disse lui allungandole il bicchiere. Aveva una voce calda e pastosa, di quelle che si ascolterebbero per ore senza stancarsi.
-"Gra. grazie."- rispose. -Ci mancava soltanto che ti mettessi a balbettare!! Dai, Giulia, non fare la stronza!!- pensò tra sé e sé.
-"Cosa ci fa una ragazza carina come te in un posto del genere?"-
-"Avevo sete."- rispose lei mentre beveva a grandi sorsi la sua bibita. Finì quasi subito il bicchiere, e fece per alzarsi ed andare a pagare. Lui la trattenne con la mano, obbligandola a rimanere seduta.
-"Se hai così sete, vieni con me."- Era un invito, ma suonava più come un ordine.
Giulia si stupì di se stessa quando si trovò a seguire nel retro del locale quell'uomo alto e con le spalle larghe. Camminava due passi dietro di lui, fissandogli la nuca brizzolata, seguendo il ritmo della sua andatura.
Superarono una porta stretta, ed entrarono in una stanza polverosa, piena di scaffali con bottiglie di vetro vuote. Lui si sedette su una cassa di legno, e ricominciò a fissarla con l'aria di chi sta cercando di risolvere un problema complicato.
La ragazza iniziava ad innervosirsi. Il suo stomaco era stretto in una morsa rovente, il cuore batteva veloce, e le gambe non erano ben salde. Guardava negli occhi scuri quello sconosciuto, e capiva esattamente quello che lui voleva. Si meravigliò moltissimo quando si rese conto che anche lei
desiderava con forza la stessa cosa.
Fece un respiro profondo e si avvicinò a lui. Si inginocchiò ai suoi piedi ed iniziò insicura a slacciargli la fibbia dei pantaloni. Le mani le tremavano, non riusciva a togliere la cinta dai passanti. Lui l'aiutò mentre
con tenerezza le sfiorava i capelli.
Quando Giulia si trovò davanti a quell'erezione, soffocò un'esclamazione di sorpresa: non aveva mai visto niente di simile, non aveva mai guardato un pene così da vicino. Si scoprì ad accarezzarlo con desiderio; se lo passava sulla guancia per sentire che effetto faceva quella pelle liscia e tesa sulla sua faccia, mentre la sua lingua iniziava a muoversi e a percorrerlo in tutta la lunghezza. Lo afferrò con entrambe le mani e lo strinse con forza mentre se lo portava in bocca, quasi per paura che le scivolasse via ora che la voglia di gustarlo era alle stelle. Succhiò piano la punta di quel coso pulsante, mentre con la lingua ne sentiva il sapore salato. Andrea cominciava ad ansimare: con le mani teneva la testa di Giulia, e con il bacino si muoveva lentamente per spingersi sempre più a fondo nella bocca
della ragazza. Lei lo prese tutto fra le sue labbra, fino quasi a farselo arrivare in gola. Cercava di far aderire il più possibile le sue guance al cazzo di quello sconosciuto, mentre lo succhiava con forza e lo premeva con la lingua contro il suo palato. Andrea resistette per poco: la vista di quella giovane donna che usava la sua bocca fantastica su di lui lo aveva portato ad un'eccitazione senza contegno. Giulia accolse il primo getto di sperma con disgusto, non si aspettava di dover ingoiare un liquido così denso. Ma quando si rese conto del piacere che stava offrendo a quell'uomo, si fece forza e bevve avidamente, continuando a succhiare fino a che i fiotti si esaurirono.
Andrea la guardò sorridendo:
-"Sei stata davvero brava. Hai bevuto tutto fino all'ultima goccia.."- le sfiorò le labbra con un piccolo bacio, mentre l'aiutava a rialzarsi da terra.
-"Se tornerai domani sera, ricambierò il favore, piccola"-
-"Mi chiamo Giulia."- disse lei a bassa voce.
-"D'accordo, Giulia. Io sono Andrea"-.

Giulia tornò la sera seguente, e molte altre sere ancora. Andrea le faceva scoprire ogni volta qualcosa di nuovo, un piacere sempre più intenso, a volte brutale. Quell'uomo si era preso la sua verginità nei cessi sporchi di quel locale. L'aveva fatta spogliare, mentre lui rimaneva vestito, come accadeva ogni volta. L'aveva schiacciata contro una parete, e non preoccupandosi del suo dolore, era affondato in lei senza dolcezza, facendola sobbalzare e urlare ad ogni colpo. Il piacere alla fine era arrivato, in un'ondata che l'aveva stordita per la sua intensità.
A volte la picchiava. Se la portava sulle ginocchia a pancia in giù, e schiaffeggiava il suo sedere nudo, lo pizzicava, tirava pugni. Lei piangeva e supplicava, ma questo non faceva altro che far aumentare l'eccitazione di Andrea. Poi, alla fine del gioco, la baciava e chiedeva scusa con una tenerezza senza paragoni. Così Giulia continuava a tornare da lui.
In fondo la cosa la eccitava da morire. Non riusciva a perdonarsi la perversione di provare piacere nell'umiliazione e nella prevaricazione. Ma così era, non poteva farne a meno.

Quella sera, però, le cose si erano spinte molto oltre ciò che accadeva nella consuetudine. Andrea la stava aspettando al solito tavolo, con la sigaretta accesa in una mano, ed un bicchiere di vino rosso nell'altra. C'era più gente del solito nel locale, tutti uomini intenti a bere e parlare in modo sguaiato.
Andrea la baciò, con quella lingua insistente che ormai Giulia conosceva bene.
-"Piccola, stasera facciamo un giochino"- disse guardandola negli occhi.
-"Quale giochino?"- chiese lei preoccupata.
-"Stai tranquilla. Ora vai in bagno, togliti le mutandine e torna qui."-
Giulia si chiuse nel bagno, si sfilò gli slip bianchi e li ripose con cura nel suo zainetto. Indossava una gonna molto corta quella sera, doveva stare attenta a non accavallare troppo le gambe di là nel locale.
Tornò da Andrea e si sedette di fronte a lui, che la fissò a lungo senza parlare. Giulia aspettava impaziente una mossa del suo amante. Si sarebbe affidata a lui come tante altre volte aveva fatto, ma non sopportava la tensione dell'attesa. Si mordeva le labbra, e faticava a tenere ferme le mani dal nervosismo. Andrea si alzò, sistemò una sedia proprio al centro del bar, e con un cenno della testa le fece capire di andare a sedersi lì. Lei obbedì confusa: si accomodò stando attenta a tenere le ginocchia ben strette, per non permettere agli altri presenti di vedere che non indossava biancheria intima. Andrea stava in piedi dietro di lei, le posò le mani sulle spalle e le sussurrò:
-"Ora solleva un po' la gonna e apri bene le gambe, piccola."-
-"Ma non posso. c'è gente!"- rispose lei, mentre cominciava a capire cosa passava nella testa del suo uomo.
-"Ubbidisci, Giulia."- Glielo disse in un sussurro, e subito dopo le mordicchiò piano il lobo dell'orecchio. Giulia si sentì sciogliere, avvampò di piacere ed iniziò a dischiudere le cosce. In pochi secondi si sentì nuda e completamente esposta agli sguardi di quegli sconosciuti. Tutti si erano girati verso di lei, e la osservavano prima stupiti, poi compiaciuti dello spettacolo che veniva loro offerto. Qualcuno applaudì per approvare la scena, altri esplosero in una fragorosa risata, ma nessuno tolse nemmeno per un attimo gli occhi dalla piccola fessura rosata fra le cosce della ragazza.
Si era depilata completamente, sapeva che Andrea apprezzava molto di più il suo sesso quando non era ricoperto dalla morbida peluria arricciata, ma in questo modo si sentì ancora più inerme e totalmente in balìa degli sguardi lascivi di tutti quegli uomini.
Si vergognava da morire, non poteva sopportare oltre, così chiuse di scatto le gambe e tentò di alzarsi. Andrea la bloccava per le spalle, la fuga non le era consentita. Le pizzicò la coscia in modo violento, tanto da strapparle un urlo.
-"Tesoro, lascia che tutti vedano quanto sei bella."- le disse quasi senza voce.
Giulia capì che era già molto eccitato, e allora tornò ad aprire le sue gambe ben tornite e a concedersi agli sguardi. Provò a controllare il suo imbarazzo cercando di sostenere le occhiate dei presenti, ma ogni volta la vergogna risaliva in ondate prepotenti che la costringevano a volgere il capo.
Il barista fu il primo a muoversi. Uscì da dietro il bancone ed andò ad abbassare la saracinesca. Il locale chiudeva prima, quella sera. Poi si fece avanti in direzione della ragazza, mostrandole il suo sorriso senza denti. A Giulia quell'uomo era simpatico, ma in quel momento le provocava solo una fortissima sensazione di nausea alla bocca dello stomaco. Lui si inginocchiò, passò le mani callose sui fianchi di lei, e tirò senza gentilezza il bacino di Giulia verso la sua faccia. Affondò con foga il viso nella fichetta che cominciava suo malgrado ad inumidirsi, e il suo gesto fu accolto con un coro di esclamazioni volgari e di incitazione.
Giulia sentiva quella lingua calda che la frugava, che la penetrava, e scoprì che non era affatto una sensazione così spiacevole. Quell'omino la stava eccitando contro ogni sua aspettativa, così si lasciò un po' andare e cercò di far aderire meglio che poteva il suo pube a quella bocca avida.
Altri si avvicinarono e cominciarono a spogliarla, aiutati da Andrea che non smetteva di osservare soddisfatto tutta la scena.
Giulia fu completamente denudata in pochi secondi. Si trovò circondata da uomini che la palpavano, che le succhiavano i capezzoli turgidi, che le facevano scivolare mani ruvide lungo tutta la sua pelle bianca. Qualcuno si stava masturbando davanti ai suoi occhi, altri si spingevano per cercare di
raggiungere per primi la sua bocca già aperta, e litigavano tra loro mentre tentavano di infilarci dentro i loro cazzi duri.
Giulia scoppiò in una risata rauca, finalmente consapevole del potere che esercitava su quegli uomini.
Ormai l'eccitazione l'aveva presa in modo totale: si sentiva avvolgere e consumare in quel fuoco che nasceva dalla sua vagina e dal suo clitoride pulsante. Dispensava i suoi favori a tutti, generosa in egual modo con ognuno. Leccò senza sosta, succhiò finché le guance non iniziarono a farle male. Poi si alzò, si arrampicò sul bancone e divaricò le gambe più che poteva. Era un segnale chiaro, un invito che non poteva essere rifiutato. La penetrarono a turno, spingendo con forza in quel corpo caldo e giovane.
Giulia ansimava e godeva, urlava e ricominciava ogni volta a muoversi col ritmo giusto.
Andrea osservava tutto da lontano, mentre la sua mano si muoveva regolare sul suo uccello. Non si era nemmeno accorto di aver cominciato a masturbarsi. Sentiva sotto le sue dita che ormai la sua erezione stava diventando dolorosa, e doveva essere placata. Quella ragazzina sensuale, stracolma di erotismo selvaggio e naturale, lo stava facendo esplodere...
Scansò gli altri uomini, quasi tutti ormai avevano già goduto, imbrattando le cosce della sua amante e il bancone del bar.
Giulia lo fissò trionfante. Quella volta aveva vinto, e ne era consapevole.
Lui la baciò delicatamente, ma lei allontanò il viso. Ora doveva stare alle sue regole, ne aveva il diritto.
Lei scese dal bancone e diede le spalle al suo uomo; poi si piegò in avanti, divaricando leggermente le gambe, e separando i glutei con le mani. Andrea capì.
Si portò dietro di lei, ed infilò il suo uccello in quel buchino stretto, che non fece molta resistenza.
Giulia si stava facendo sodomizzare, e le piaceva. Ruotava le anche ogni volta che Andrea si spingeva in profondità dentro di lei. Era lei ora a dettare il ritmo, rallentando il movimento ogni volta che lo percepiva avvicinarsi all'apice del piacere, prolungando a lungo quella dolce tortura, fino a che non lo sentì godere senza contegno, inondandola. Per la prima volta capì di essere molto più forte di lui, e questo pensiero la portò ad un nuovo, prorompente orgasmo.

Ora, nel suo letto, era tornata la piccola, timida Giulia. Si sentiva in colpa e nello stesso tempo fiera della sua femminilità. Il sonno la stava prendendo. forse non sarebbe più tornata in quel posto, non avrebbe più rivisto Andrea. o forse sì.

GiuliaSays

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