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Racconto n° 4886
Autore: Nut Altri racconti di Nut
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Richiesta
– Vuoi fare una cosa per me? – Mi guarda, mentre con un dito segue la curva delle labbra. QUELLE labbra.

Certo che voglio, farei qualunque cosa per lui. E' seduto, appoggiato alla testiera del letto, mentre io gli sto di fronte, adagiata su di lui, con le gambe aperte ai lati del suo corpo e una pila di cuscini a sorreggermi la schiena.

E' quasi sera ormai, il pomeriggio è trascorso con un'incredibile rapidità, immersi come eravamo nei nostri giochi. Il delirio ci ha travolti più e più volte, ci siamo dette e fatte mille cose meravigliose, siamo impazziti, abbiamo acceso e fatto divampare le fiamme, le abbiamo spente, le abbiamo riaccese... per tante volte. Ora, immersi in un dolce languore, i nostri corpi nudi, appagati, godono il contatto della pelle, la sensualità degli sguardi.

Si curva verso di me, mi cinge le spalle con le braccia, mi avvicina a sé e accostando la bocca al mio orecchio sussurra: - Domani... -
Sgrano gli occhi divertita. Faccio di sì con la testa.

***

Mi sono svegliata presto stamattina. Devo fare tante commissioni e gli ultimi acquisti prima della partenza. Così mi alzo subito... non è mia abitudine, di solito mi piace crogiolarmi a letto aspettando che mio marito mi porti il cappuccino. Fare la colazione a letto è la mia passione, anche se talvolta il lenzuolo si riempie di briciole.

Ma stamattina ho fretta e ho deciso di uscire subito e di fare poi colazione al bar. Così, dopo una rapida sosta in bagno e un'aggiustatina - trucco e pettinatura - apro l'armadio, per scegliere la biancheria e l'abito da indossare.

Prendo dal cassetto un delizioso completino intimo di pizzo color pervinca,
poi una camicetta di seta drappeggiata dello stesso colore e un paio di jeans blu elasticizzati.

Fino ad ora sono nuda, perché dormo così. Ora indosso il reggiseno, lo aggancio sulla schiena, prendo in mano gli slip coordinati e, proprio mentre alzo una gamba per infilarli, mi viene in mente LUI, e il nostro patto divertente di ieri... rimetto gli slip nel cassetto della biancheria e mi accingo ad indossare i jeans.

Da un po' non li mettevo, perché faceva troppo caldo, ma stamattina l'aria mi pare frizzante. Grazie al cielo, devo constatare che la misura è perfetta e non sono ingrassata di un etto.
Mi guardo allo specchio, faccio una giravolta, sono perfetta! Le ruches della camicetta svolazzano, la scollatura è giusta, non esagerata, ma capace di attrarre gli sguardi.

Infilo le scarpe, tacco di 8 cm., non eccessivo, afferro la borsetta, rivolgo un saluto gridato a chi rimane in casa e sono sul pianerottolo, in ascensore, in strada.
Già dai primi passi la costura del cavallo dei calzoni si insinua fra le labbra, mentre la cucitura sul dietro entra nel solco fra i glutei.
Infatti non ci sono gli slip a trattenere e a fare da esile barriera - esile, ma pur sempre barriera - tra la pelle e la stoffa dei jeans.

Non so se sia fastidio o meno... comunque cerco di spostare la cucitura che si è adagiata tra le labbra e per farlo, non potendo toccarmi le parti intime in mezzo alla strada, cerco di levarmela di lì aumentando e differenziando la falcata mentre cammino. E' una cosa difficile: non posso sculettare, sarebbe volgare, e nemmeno posso assumere una camminata goffa, da donna di campagna.

Niente da fare: non solo la cucitura penetra sempre più profondamente tra le labbra, ma ora sta sfregando il clitoride che, sottoposto a questo trattamento, si sta risvegliando.
Accidenti: mi trovo in Piazza S. Babila, mica a casa mia!

Rallento l'andatura, ondeggio leggermente sui tacchi in modo sensuale, a giudicare da come mi hanno guardata alcuni passanti maschi, e intanto la fichetta si sta riscaldando e mi invia segnali di allerta.

Non so se la cosa mi dispiaccia, non ho tempo di dispiacermi, perché mi viene in mente lui. Lui con le sue parole, lui con le sue lettere, lui con le sue richieste, lui con la sua contagiosa passione, con la sua fantasia, con la sua sensualità, con la sua dolcezza, con la sua frenesia, col delirio erotico nel quale mi immerge e mi sommerge... mi sto bagnando.

Sì, mentre cammino qui, in pieno giorno, in mezzo alla gente, mi sto bagnando per l'eccitazione – complici le mutandine assenti – al pensiero di lui.
Ora il clitoride si è gonfiato e preme contro la stoffa e la fica è certamente arrossata
e avida di ben altri stimoli!

Entro in un bar, mi siedo e ordino un cappuccino ed un croissant. Adagiata sulla poltroncina, cerco di liberarmi del mio eccitamento. Come? Con l'esercizio che conosco, attraverso il quale posso raggiungere il piacere dell'orgasmo senza toccarmi per niente e senza che nessuno se ne accorga.

Stringo i muscoli vaginali con tutta la forza che ho e li rilascio, li contraggo e li rilascio, li contraggo e li rilascio... lo faccio tante volte finché ondate di calore e di piacere non mi invadono il bacino e il sesso, travolgendomi.
A questo punto affondo il viso nella tazza, bevendo il mio cappuccino e sogno di bere lui, mentre eiacula al sommo dell'orgasmo.

La fica ha risposto con abbondanti secrezioni - naturalmente le ho impedito di zampillare - ma fuori dei jeans non si vede nulla, dovrò solo lavarli al rientro a casa.
Pago la consumazione e mi avvio per le mie faccende.
Ora essa dormicchia avvolta nell'umidità e io mi sento leggera mentre con passo elastico mi godo i miei jeans addomesticati. E sorrido.

Nut

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