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Racconto n° 491
Autore: GiuliaSays Altri racconti di GiuliaSays
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Anima nera
Vedi, ho sempre avuto la malsana abitudine di tuffarmi a volo d'angelo nelle avventure più disparate e rischiose, quasi con l'intenzione di mettere alla prova i miei limiti, con un certo compiacimento nello sguazzare nel torbido. Non sono orgogliosa dei miei colpi di testa: a volte ho davvero corso degli azzardi inutili, mettendo seriamente in pericolo me stessa. E non parlo solo d' incolumità fisica, ma mi riferisco anche all' integrità mentale.
Non ero ingenua. Credo di non esserlo mai stata davvero, salvo forse i primi due o tre anni della mia vita. Anzi, ero ben consapevole di quello che stavo facendo, e pure sottilmente appagata dalla mia sfrontatezza.
Cominciai una specie di relazione a distanza con un uomo di quasi quarant'anni più vecchio di me. Io appena ventenne, lui vicino alla sessantina. Un bel giorno di novembre, lui sbagliò numero di telefono, e compose quello del mio cellulare, invece di chiamare un amico. Era un passatempo come tanti altri, mi divertivo ad alimentare le illusioni di un uomo maturo che giocava a fare il seduttore. Non sapevo dove tutto questo mi avrebbe portata, e nemmeno mi importava. Iniziammo a sentirci più volte al giorno. Una sintonia incredibile, comunicazione perfetta. Ma il campanello d'allarme cominciò a suonare quasi subito, sin dopo la prima telefonata ricevuta. Non credere, il sesto senso delle donne funziona sempre benissimo. Se a volte agiamo da sciocche, è per il semplice fatto che decidiamo deliberatamente di ignorarlo.
E così io feci: ignorai gli innumerevoli segnali che stavo ricevendo da quella parte del mio cervello che la sa molto più lunga di me.
Decisi di incontrare quest'uomo. L'appuntamento era alla stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova. Cambiai due treni per arrivarci, pagando pure un supplemento sull' Intercity perchè avevo perso una coincidenza...
Lo vidi subito. Pregai che non fosse davvero lui quello che ero venuta a conoscere. Non ho mai dato grande importanza all'aspetto fisico, forse perchè non avevo mai incontrato prima un uomo tanto brutto. Basso, grasso, e... unto. Occhi piccoli e opachi, labbra troppo sottili, decisamente poco curato. Emanava un odore di tabacco, misto a sudore rancido. Mi richiamava l'immagine di qualcosa di stantio, di vecchio e sudicio.
Eppure mi lasciai baciare. Lì, davanti ai binari, lasciai che la sua linguetta viscida trovasse la mia, che le sue labbra appiccicose si incollassero alle mie, mentre la gente intorno ci guardava (mi guardava) con evidente disgusto, data la lampante differenza d'età. Lasciai che mi portasse in una stanza anonima di uno squallido albergo. Lasciai che mi buttasse su di un letto troppo duro, che mi spogliasse con foga, che facesse cadere il suo sguardo voglioso sui miei seni nudi e fra le mie gambe. Lasciai che la sua mano tozza e sporca mi palpasse, mentre l'altra mi frugava il sesso in modo frenetico e maldestro. Gli permisi di avermi, senza obbligarlo a rendersi conto dell'enorme fortuna che gli era capitata. Curiosamente, provai subito piacere. Più volte consecutive.
Era arrogante e brusco: mi penetrò senza poesia, incitandomi a muovermi come una vacca, perchè dovevo farlo godere. Voleva che lo toccassi, che non restassi passiva, ma c'era quel puzzo, quel puzzo di corruzione nell'aria che mi impediva di respirare. Mi infilò quel suo cazzettino mezzo moscio in bocca... ricordo ancora quella consistenza molliccia, e l'odore sgradevolissimo che emanava. Non si era neppure degnato di lavarsi le parti intime prima di incontrarmi. Eppure succhiai, e anche con gusto. E alla fine ingoiai tutto il suo seme, imbrattandomi la faccia e i capelli nel tentativo di non farmene sfuggire nemmeno una goccia. Non riuscivo a capacitarmi di come potessi provare un piacere così intenso e nello stesso tempo un senso di schifo così profondo.
Appena finì mi fece rivestire, raccomandandomi di fare in fretta, perchè la stanza andava pagata a ore, e lui non voleva spendere troppo.
Feci in modo di non rivederlo, né sentirlo più. Ma da quel giorno un pò di quello sporco mi è rimasto attaccato addosso, e non se ne è più andato via. Ed io continuo a compiacermi di questo pezzo di anima nera che ho...

GiuliaSays

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