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Racconto n° 4991
Autore: Serendipities Altri racconti di Serendipities
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Un piacevole ricatto
- Hai usato impropriamente il computer aziendale, ti sei fatta i cazzi tuoi in orario di lavoro, hai troieggiato invece di lavorare... Cos'hai da dire a tua discolpa? -
Sudo freddo: - Nulla. Hai perfettamente ragione, Alberto. E' un periodo un po' difficile e avevo bisogno di alleggerire i pensieri. Pensavo che farlo nei momenti morti, fra una pratica e l'altra, non fosse grave. Capisco che non è una giustificazione, ma è la verità. -
Conosco il capo ufficio, ci lavoro insieme da parecchi anni, ed è un gran bastardo. Ho visto colleghe essere licenziate per molto meno, pertanto cerco di non innervosirlo ulteriormente con la mia solita sfacciataggine, anche perché, obiettivamente, questa volta sono indifendibile.
Prende un plico di fogli dall'ultimo cassetto della sua scrivania, l'oggetto del mio imminente licenziamento, suppongo, e inizia a sfogliarli con fare morboso, prima di ricominciare a parlare: - E così dal figlio del signor Rossi, immagino tu ti riferisca a quel bamboccio senza spina dorsale che accompagna qui il padre e con cui siamo in affari, ti faresti sbattere senza pietà sul tavolo della sala riunioni... Sono parole tue? - e nel dirmi questo solleva un foglio, una bozza della mia casella di posta che uso per scrivere fantasie che talvolta diventano racconti erotici.
Ribattere che la posta è privata non servirebbe a nulla, lui qui dentro fa il bello e il brutto tempo, forte del fatto che il titolare non c'è mai e si fida ciecamente di lui. Continua a scorrere i fogli, fino a quando ne estrae uno che ha addirittura alcune frasi sottolineate: -Qui scrivi, testuali parole: oggi pomeriggio sono tornata dalla pausa pranzo bagnata fradicia e vogliosa come da un po' non mi capitava di essere. Il motivo di tanta eccitazione è S. L'ho incontrato al ristorante e ha iniziato a stuzzicarmi con occhiate ardenti e sorrisini. Poi mi ha mandato un messaggio su whatsapp, chiedendomi di raggiungerlo cinque minuti in bagno e io non me lo sono fatta ripetere. Appena chiusa la porta della toilette alle mie spalle, mi sono ritrovata con il suo cazzo in bocca e le sue mani sui capelli che mi dettavano il ritmo del suo piacere. E' stata una pazzia, ma devo ammettere che mi è piaciuto farmi usare come una vera troia, per un pompino di cinque minuti in un cesso. -
Sono incazzata, vicina alle lacrime, mi sta umiliando come mai nessuno aveva osato fare, ma stranamente sentire le mie parole lette da lui mi fa anche eccitare. Sento un formicolio all'inguine che faccio fatica ad ignorare, mentre lui continua imperterrito a leggere ad alta voce i cazzi miei: - Oggi non resistevo più, mi sono masturbata nel bagno dell'ufficio, mentre nella stanza accanto c'era un meeting di estrema importanza. Pensavo che sarebbe potuto entrare qualcuno da un momento all'altro e magari vedendo la scena mi avrebbe presa lì, in piedi contro il muro, invece mi sono dovuta accontentare delle mie dita. Quando sono uscita, ancora rossa in viso e accaldata dall'orgasmo, ho incrociato il capo ufficio, che mi ha guardata in modo strano. Chissà se si sarà accorto di qualcosa, forse del profumo di figa... Anche se ne dubito, per me quello è asessuato. Sempre incazzato, se scopasse un po' di più, magari sarebbe anche più simpatico. -
Avvampo. Questa proprio non me la ricordavo. Sono disoccupata, penso dentro di me, continuando a tenere la testa bassa e senza avere il coraggio di proferire verbo. - Immagino - riprende il satiro - Che queste ultime parole siano rivolte al sottoscritto... - Scuoto energicamente la testa e tento una disperata difesa, arrampicandomi sugli specchi: - Ma no, cosa vai a pensare? Sono solo fantasie... -
Si alza di scatto: - Basta cazzate adesso -. L'occhio mi cade mio malgrado sulla patta dei suoi pantaloni e noto un rigonfiamento che non mi aspettavo. Allora quelle letture hanno eccitato anche lui, penso. Mi scappa un sorrisino e lui lo nota: - Io, se fossi in te, non riderei. Sai che con queste in mano posso licenziarti immediatamente? -
- Sì - rispondo.
- Tuttavia, io ho in mente un'altra cosa e se tu farai la brava, tutto questo resterà solo tra me e te. -
Alzo gli occhi su di lui con espressione interrogativa. Così prosegue: - Visto che pensi che io sia asessuato e che mi farebbe bene scopare di più, ho deciso che diventerai la mia troia. Sei così calda a giudicare da quello che scrivi... Invece di masturbarti in bagno, ti scoperò io d'ora in avanti. Probabilmente ci guadagnerai anche nel cambio. -
Sono sbigottita e parto in quarta: - Io non voglio sottostare a questo sporco ricatto sessuale. –
- Non hai scelta. O così, oppure qui c'è la lettera di dimissioni. -
- Sei un bastardo... - sibilo. Lui scoppia a ridere: - Sì, e scommetto che sotto sotto ti piace -Si avvicina e m'infila una mano sotto la gonna, scoprendo che non si è allontanato dalla realtà: - Ah, ma allora sei davvero una troia... Dici una cosa, ma il tuo corpo ne vuole un'altra... - e così dicendo mi intrappola fra il suo corpo e la scrivania. Annuso il suo profumo e inizio a vacillare. Sono stata con molti uomini per nulla, spesso anche più sgradevoli di Alberto, quindi se serve a salvare il posto di lavoro, lo farò. Se non altro l'avrò fatto per un buon motivo, anche se partendo dai presupposti peggiori. Finito questo breve esame di coscienza, lo guardo e gli dico, con una sicurezza che sono ben lungi dal provare: - Dammi la lettera di licenziamento. - La prende dalla scrivania e me la passa, la osservo per un lungo istante e poi la strappo in mille pezzi. Ridendo per la mia resa, Alberto mi alza la stretta gonna e mi fa sedere sulla scrivania. Mi sfila l'impalpabile triangolo di stoffa che lo separa dalla sua vittoria e se lo infila in tasca, sussurrandomi all'orecchio che è l'ultima volta che lo devo indossare per andare in ufficio: - Dovrai sempre essere pronta per le mie voglie - chiarisce. Penso che ora mi scoperà con brutalità e tra qualche minuto tutto sarà finito, invece abbassa la testa fra le mie cosce e inizia a leccarmi, strappandomi un gemito di sorpresa e piacere: - Vedrai che dopo oggi sarai tu ad implorarmi di scoparti, troia. - Riprende a leccarmi la figa e devo ammettere che è proprio bravo. Forse devo ricredermi sul fatto che è asessuato, ma di certo non posso dargli la soddisfazione di mostrargli quanto mi piacciono le attenzioni della sua lingua. Lecca e succhia intensamente, toccando tutti i miei punti più sensibili. Devo morsicarmi le labbra per non urlare, perché mi sta rapidamente portando all'apice del piacere. Sebbene io riesca a trattenere i gemiti, non posso impedire al mio corpo traditore di contorcersi dal piacere, al mio bacino di ondeggiare e ai miei pugni di serrarsi. Quando due dita si insinuano dentro di me e si vanno ad unire alla sua bocca non riesco più a nemmeno a simulare indifferenza e inizio a mugolare di piacere. Mugolii che si amplificano in grida e si trasformano in preghiere, fino a quando l'orgasmo mi travolge impetuoso.
Giusto il tempo di farmi recuperare un po' di fiato e Alberto mi chiede di fargli vedere quanto ci so fare con la bocca, vuole capire se quelle che ha letto sono solo belle descrizioni o se la realtà è altrettanto rosea. Mi vuole provocare, ma sono pronta. Si siede sulla sua poltrona e si mette comodo, con le mani dietro la nuca: - Spogliati prima, ti voglio vedere nuda mentre lo succhi. - Mi metto davanti a lui e inizio a slacciarmi la camicetta, senza mai staccare gli occhi dai suoi, ora sono completamente a mio agio e dopo aver provato la sua bocca non sono più così sicura che questa sia una punizione. Sfilo l'indumento e lo butto sull'altra poltrona, faccio lo stesso con il reggiseno e con la gonna. Resto solo con i sandali. Sempre senza staccare gli occhi da lui mi abbasso fra le sue gambe e gli slaccio i pantaloni. Abbasso l'elastico degli slip e il suo cazzo svetta pronto. E' un magnifico cazzo, invitante per un'amante del sesso orale come me. Gli faccio i complimenti, fra il serio ed il faceto, e poi mi ci avvento sopra. Dapprima gioco un po' con la lingua, con studiata malizia. Poi il desiderio di saggiarne la consistenza fra le labbra mi fa dimenticare le tattiche, così lo prendo interamente in bocca. Lui mi posa le mani sulla testa e mi stringe i capelli. - Brava, così... Prendilo tutto in bocca... - Le sue parole mi eccitano e anch'io inizio ad esprimere i miei pensieri. Abbandonando ogni remora, gli chiedo di scoparmi la bocca, dicendogli che una troia, la sua troia personale, deve essere trattata così, senza pietà. Questa situazione mi ha acceso il fuoco dentro e lui spinge il suo cazzo sempre più in profondità, sempre più forte, con foga. Sento i suoi muscoli irrigidirsi ulteriormente e percepisco che il suo orgasmo è vicino. Continuo a succhiarglielo fino a quando sento il suo sperma in bocca, sul viso, sul corpo e poi succhio ancora, incapace di staccarmi. Mai sazia. Quando l'ondata di piacere inizia a scemare, mi stacco da lui e mi abbandono sul pavimento, ancora con il respiro corto. Alberto mi guarda compiaciuto e si abbandona sulla sua poltrona. Sorride e mi dice: - Avvisa a casa che devi fare molti straordinari stasera. Qui abbiamo appena iniziato... -

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