"I awake to find no peace of mind..."
Spies - Coldplay
Il parquet fresco contro la mia schiena nuda. Sono sdraiata ancora una volta al centro della stanza, ascolto della musica a volume appena percettibile. Ho una sigaretta accesa tra le labbra, osservo il fumo levarsi nell'aria perpendicolarmente e diffondersi tra le quattro pareti illuminate da una sola lampada bassa. Luce soffusa, non per mia volontà, casualmente.
Ho tempo stasera per ripercorrere certe sensazioni al contrario e suonarle come un vecchio vinile costretto a girare nel senso opposto. Dicono che sia diabolico. Suonare i dischi al contrario e perseverare nell'errore di pensare a quello che è stato.
Ma io non posso fare a meno di assecondarmi nella mia voglia di ricostruire esattamente come sono andate le cose.
So di avere un sorriso appena accennato sulle labbra, me lo sento dentro. Mentre osservo il fumo che continua ad inquinare l'aria della mia casa, mi sorprendo più volte a piegare gli angoli della bocca in quello che suppongo sia un accenno di sorriso. Niente di eclatante in verità, sono troppo intorpidita perché le mie reazioni possano assumere una intensità che superi la consistenza di una proiezione mentale delle reazioni stesse.
Se ci fosse qualcuno in questa stanza forse non si accorgerebbe nemmeno che sto sorridendo.
Chiudere gli occhi non mi serve a nulla.
Ho avuto le sue mani a farmi sentire come se fosse stata la prima volta. E non lo era. E va bene così, perché ogni volta è come una piccola scoperta, un'emozione che si ripropone con la stessa potenza, forse più forte perché presente, caratterizzata da fattezze diverse, terribilmente attraenti.
Non ho perso l'emozione, ho solo smesso di avere paura, come la prima volta.
E so che avrei voluto. Fare in modo che la sua mano si facesse strada tra le mie gambe, esplorando la mia eccitazione improvvisa e violenta. Eppure, guardarle, quelle mani, non solo sentirle, sulle mie cosce, muoversi lentamente in una breve danza accompagnata dal mio silenzio complice ed incomprensibilmente esterrefatto, è stato uno spettacolo di un'intensità pari se non superiore alla voglia crescente di baciarla e di toccarla a mia volta.
Dentro quella macchina per dieci minuti, incurante di chi mi stava accanto, ho provato ancora ad affacciarmi sulla soglia del baratro, ad avvicinarmi al punto del non ritorno, a chiudere gli occhi ed assaporare la tensione erotica che rischiava di farsi invincibile.
E forse lo era già perché non se n'è ancora andata via.
Un semplice gioco, il piccolo gesto delle mani che si sfiorano, quattro risate complici e divertite. Più di tutte le notti di sesso sfrenato che riesco a ricordare, più di tutte le donne che ho avuto, nude ed ansimanti, nel mio letto.
Non mi ricordo cosa ho fatto quella sera dopo che ci siamo lasciate. Ricordo solo di avere riso quando ho provato ad accendermi l'ennesima sigaretta. Cercavo di accenderla al contrario, dalla parte del filtro.
The Traveller