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Racconto n° 5244
Autore: Mobydick Altri racconti di Mobydick
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Una scappatella felina
Ero sceso dal mio appartamento, nel garage, a rovistare e sistemare vecchi ricordi ormai abbandonati. Avevo creato un piccolo abitat dove mi nascondevo dal caos quotidiano. Mi separava dalla vita esterna una semplice struttura ad infissi, cornice rossa, pannelli bianchi e nella parte superiore vetri satinati. Di lato al mio garage quello della nuova vicina di casa. Lei il suo compagno e le due figlie avevano adottato un gattino e lo tenevano appunto in quel garage vicino al mio.
Se ne occupava la figlia maggiore.
Quella mattina, mentre giocava col piccolo batuffolo miagolante, ci eravamo scambiati degli sguardi ammiccanti. Lei, la metà dei miei anni, molto carina, paffutella, abitino bianco merlettato, che le copriva a stento le natiche e le cosce piene di tremula carne, si abbassò, disinibita, ad accudire il piccolo felino.
Le sue cosce piene si davano in bella vista, scoprendosi a mano a mano mi diede a vedere di nascosto il suo regno proibito. Un giovane mondo pieno di ordinata peluria sistemata dietro una piccola mutandina bianca. Il seno abbondante si lasciava intravedere dalla scollatura esagerata e non riuscì a tirarmi indietro dal contemplare i turgidi capezzoli . Mi disse che non portava il reggiseno di proposito, cosicché le sue fattezze potessero essere ammirate da chiunque.
Ero già pieno di calore quando prese il cucciolo e si nascose tra il disordine del trasloco.
Mi rintanai tra le mie cianfrusaglie quasi pentito dei pensieri ardenti che mi frullavano in testa... Mi ritrovai in un attimo con le brache calate col cazzo in mano a menarmi senza pudore....
All'improvviso il micio si intrufolo' dalla vetrata socchiusa nascondendosi sotto la cassapanca seguito dalla padroncina che, indispettita, mi guardo' col cazzo duro in mano. Senza batter ciglio si abbassò, appoggiandosi con le mani sulla cassa panca, con le gambe tese ed il culo in aria, lo sguardo alle mie mani..
-prese a chiedere: - dove sei piccolo mio?
Mi lanciai sulle sue bellissime doti, la sculacciai forte. Le sue mani premevano le mie durezze tra le cosce....si dimenava ansiosa mentre glielo strusciavo in tutta la lunghezza tra le natiche aperte.
-Dove sei piccolo mio, vieni da me, ti voglio accudire....
Gli afferrai il pacco con il palmo della mano, lo strinsi forte, gemette. Le mutande erano già sudice di piacere quando le tirai di lato. Carnose, morbide labbra bagnate pronte a ospitarmi. Le pulsava l'ano mentre gli scivolavo dentro la fica. Ero dentro, spingevo forte, mi dimenavo dentro di lei con ferocia. Non riuscivo a soddisfare quell' arrogante libidine che aveva acceso con le sue provocazioni. Le feci arrossire una coscia con uno schiaffo pieno, ben assestato. Non fiato'. Continuava a ripetere :dove ti sei nascosto piccolo mio, vieni da me, sarò la tua calda cuccia...le tenevo le natiche aperte mentre la scopavo e il buco del suo culo continuava a pulsare sempre più forte. Feci scivolare della saliva dalla lingua, gli bagnai per bene l'ano col pollice e glielo infilai tutto, fino in fondo e continuai a farlo più che ho potuto. La sua calda vagina e il suo orifizio si strinsero come a risucchiarmi, il mio membro ed il mio pollice erano ormai bloccati dentro di lei e per qualche istante fui suo prigioniero, fiero di essere stato catturato.
Si girò, mi guardò contenta, tra le smorfie, il sudore e le grida che ci toccò trattenere. Eccoti cucciolo mio, ripeté. Finalmente mi hai trovata. Poi mi porse il seno dove conservo' il ricordo liquefatto di una scappatella felina....

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