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Racconto n° 638
Autore: Cesare Paoletti Altri racconti di Cesare Paoletti
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La siepe
La ragazza giaceva distesa sul prato, sotto il sole tenero e caldo che diffondeva il suo tepore dolce nell'aria. I profumi dell'estate inebriavano il corpo e l'anima. Azzurro e luce dovunque. Il morbido contatto con l'erba.
Era nuda. Completamente nuda. I capelli biondi sparsi su quel morbido tappeto verde, la pelle liscia, giovane e fresca, a farsi baciare teneramente dal sole. Il viso disteso e sereno, atteggiato in un lieve sorriso che esprimeva pace e beatitudine. Le braccia abbandonate ai lati del corpo, le gambe leggermente divaricate a lasciar schiudere appena le grandi labbra del sesso.
In quella calda estate si ripeteva quasi ogni pomeriggio il rituale del bagno di sole integrale sul prato della villetta situata sui dolci colli fiorentini. La ragazza si chiamava Sofia. Venti anni, un corpo da modella, studentessa universitaria, viveva con i genitori.
Nel primo pomeriggio, approfittando dell'assenza dei genitori, entrambi impegnati nel lavoro, amava prendere il sole completamente nuda sul prato di casa sua. E poiché era molto esibizionista, le piaceva mettere in mostra le sue grazie e farsi ammirare dagli uomini.
A qualche decina di metri dalla villetta dove abitava c'era una casa colonica ristrutturata dove viveva una famiglia di professionisti i quali avevano un figlio anche lui ventenne studente universitario.
Massimo, questo era il suo nome, trascorreva lunghe giornate da solo, studiando o passeggiando nell'ampio giardino che circondava la colonica, dal momento che anche nel suo caso i genitori erano fuori per lavoro.
La casa di Sofia e quella di Massimo, come abbiamo detto, distavano fra loro poche decine di metri. I due giardini confinavano fra loro ed erano separati da una siepe avvicinandosi alla quale e sbirciando fra le frasche era comunque possibile vedere quel che succedeva al di là.
Sofia aveva intravisto più volte Massimo nel suo giardino seduto al suo tavolo impegnato con i libri. Le piaceva. Era infatti un bel tipo mediterraneo, moro con i capelli corti, alto, asciutto, dai lineamenti netti, mascolini, quasi scolpiti con l'accetta.
I due comunque non si erano mai parlati direttamente e non si conoscevano se non per qualche fugace appostamento dietro la siepe al quale entrambi ogni tanto si dedicavano. Sì, perché anche Massimo non era indifferente alle grazie di Sofia. E non disdegnava di spiarla ed osservarla di tanto in tanto gettando lo sguardo al di là di quella che era diventata una vera e propria siepe del desiderio.
Sofia si era accorta di queste attenzioni, e fu così che un caldo pomeriggio di luglio, quando il sole splendeva alto nel cielo e accendeva ancor più del solito il desiderio nei cuori e nei corpi, le balenò il pensiero malizioso ed eccitante di esibirsi per lui.
Sapeva che lui era lì, dietro la siepe, e la stava osservando mentre passeggiava sul prato respirando i profumi dell'estate e gustando il caldo bacio del sole. Ed allora ebbe l'idea di spogliarsi per lui.
Sì, fingendo di non accorgersi della sua presenza dietro la siepe e del suo sguardo indiscreto si sarebbe esibita in uno spogliarello mozzafiato, lo avrebbe eccitato, avrebbe risvegliato in lui il desiderio e la voglia di lei, del suo corpo, gli avrebbe sbattuto in faccia tutta la sua prorompente femminilità, in quel caldo pomeriggio estivo.
Con fare indifferente e un po' svogliato sedette sul prato, a poche decine di metri dalla siepe. Sentiva che lui era là e la guardava.
Alzò per un attimo il viso e gli occhi chiusi verso il cielo e il sole, quasi volesse accoglierne tutto il benefico calore. Respirò a pieni polmoni. Poi si passò le mani attorno ai capelli, con un movimento leggero, sensuale, quasi distratto.
Restò per due o tre minuti con la faccia rivolta al sole e gli occhi chiusi, come per caricarsi della sua energia. Poi diresse lo sguardo verso il proprio corpo. Portò le mani lungo le gambe, lentamente, fino ad arrivare ai piedi. Indugiò per qualche attimo sulle caviglie, e poi si slacciò le scarpe, se le sfilò, le raccolse e le gettò a qualche metro di distanza, come inutile zavorra.
Ancora qualche attimo di pausa. Massimo cominciava a capire che quel pomeriggio sarebbe stato speciale. Avvertiva nell'atteggiamento sensuale e quasi lascivo di Sofia il desiderio di far parlare il proprio corpo, di dare spazio al desiderio di lasciarsi andare, di fondersi quasi con quella natura che intorno a loro manifestava la sua calda bellezza e accendeva i sensi.
Le mani adesso risalivano lungo i jeans carezzandoli e quasi massaggiandoli. Poi di nuovo sui capelli, per carezzarli con compiaciuta leggerezza. Ancora qualche respiro profondo, e il seno che disegnava le sue forme sotto la maglietta bianca.
E il cuore dietro la siepe batteva sempre più forte. E Sofia cominciò piano a sfilarsi la maglietta. Il suo bel viso per pochi secondi sparì dentro la stoffa per poi riemergere incorniciato dai biondi capelli arruffati.
Sofia lasciò cadere quell'inutile indumento accanto a sé, e si passò rapida le mani sui capelli per riordinarli. Restò ancora qualche istante ad occhi chiusi con il volto rivolto verso il sole, disteso in un'espressione beata, le braccia nude stese accanto al corpo, le mani appoggiate sul prato.
Adesso era in jeans e reggiseno, seduta sull'erba. Chissà cosa stava facendo Massimo là dietro. Forse era già eccitato.
Immaginava il suo sguardo carico di desiderio, come ipnotizzato, fra le frasche della siepe. E un piacere sottile la prese tutta, procurandole come un caldo languore allo stomaco. Era eccitata.
La pelle fremeva al bacio del sole di luglio e tutto il suo corpo era come percorso da una corrente di sensualità e la voglia di essere nuda e di toccarsi e di godere era grande.
Ma voleva assaporare piano l'estasi che la stava per sommergere, voleva assaggiarne un poco per volta il sapore, come quando si sorseggia lentamente una bevanda gustosa per meglio avvertirne tutta la fragranza.
Massimo non potè fare a meno di portare la mano sul proprio sesso che si era fatto duro dentro i pantaloni. Guardava quella pelle bianca e morbida, immaginava i seni al di là della stoffa che ancora li copriva, e vedeva Sofia completamente nuda, esposta al suo sguardo e al suo desiderio. E il gioco andava avanti.
Sofia si distese, e portò le mani sulla cintura dei jeans, come per slacciarla. Ma non portò subito a termine quel che Massimo desiderava avvenisse quanto prima. Mentre carezzava senza fretta la cintura dei jeans, Massimo era come in trance, catturato dai gesti di Sofia che non si decideva a togliersi quei maledetti pantaloni.
Accidenti, che tortura era quella. Dai, levati i jeans, ti prego, non mi fare aspettare ancora. Ti prego, ti prego, voglio vedere il tuo meraviglioso corpo nudo. E intanto si sbottonò i pantaloni e liberò il sesso duro ed eretto.
Sofia si carezzava la cintura dei jeans e Massimo carezzava piano la pelle del suo sesso. E finalmente Sofia si slacciò la cintura, sbottonò i jeans e cominciò a sfilarseli piano.
Si alzò a sedere e abbassò i jeans fino ai piedi per poi toglierseli e gettarli via. Restò seduta carezzandosi le gambe e l'interno delle cosce.
Dietro la siepe Massimo si masturbava piano per non venire subito. Voleva assaporare quei momenti meravigliosi e prolungare quanto più possibile il piacere.
Quanto sei bella. Era stesa sotto il sole, in slip e reggiseno. La ammirava, e il respiro si faceva leggero e veloce e la mano andava leggera attenta a non varcare il limite e la mente era completamente catturata da quella Venere che si offriva al suo sguardo desiderosa di procuragli piacere.
Sofia sentiva il fresco contatto dell'erba sulla pelle nuda e il brivido caldo di piacere al centro dell'addome, come se lì ci fosse il centro dell'energia che s'irradiava per tutto il corpo correndo nelle vene e nelle arterie e lungo i nervi come una scossa di elettricità, come un tiepido e piacevole fiume che la faceva sentire viva ed eccitata.
Ma era tempo di andare fino in fondo. E allora Sofia si mise nuovamente a sedere portando le mani dietro la schiena.
Massimo sapeva quel che stava per accadere. La mano accelerò il movimento sul suo sesso e per un attimo gli sembrò di trovarsi al di là del limite. Ma si fermò appena sull'orlo del precipizio dell'orgasmo. Non voleva ancora. No. La dolce agonia andava prolungata fino in fondo.
Il reggiseno volò sull'erba, lasciando finalmente prorompere in tutta la loro bellezza i seni di Sofia. Eretti, sodi, sensuali, armoniose e dolci rotondità scolpite dalla mano del Creatore. Massimo ci si tuffava dentro con gli occhi e voleva essere lì, assaporarli, morderli, rotolarsi e avvolgersi in essi come fossero morbida seta.
Sofia si stese di nuovo e cominciò a toccarsi delicatamente i capezzoli che sembravano fremere di vita propria sotto quelle carezze.
Massimo pareva dirigere con la forza del suo pensiero la mano di Sofia che continuava con leggerezza a trastullare quei deliziosi boccioli di rosa, facendoli vibrare di piacere. E il piacere era dipinto sul viso di Sofia che stava con gli occhi chiusi, le labbra leggermente aperte, i capelli sparsi sull'erba.
Solo il triangolino di stoffa degli slip copriva l'ultimo lembo del suo corpo, il più nascosto, misterioso e desiderato. Massimo aspettava che l'ultima barriera cadesse e gli svelasse l'intima femminilità di Sofia per lasciarsi trascinare via dall'onda impetuosa dell'orgasmo.
Tutta la sua mente era lì. Non sentiva più il sapore della natura, la carezza del cielo azzurro e dei raggi del sole, i suoni ovattati della vita. C'era solo lei, il suo corpo che gli si andava svelando nella sua misteriosa bellezza, il desiderio che lo avvolgeva tutto, le sensazioni che gli provenivano dal suo sesso eretto, teso come un muscolo pronto a scattare verso il traguardo del piacere, del puro piacere fisico.
E quel triangolino di stoffa fra poco sarebbe volato sull'erba, e lui sarebbe entrato dentro di lei con la mente e il desiderio.
Quando Sofia portò le mani sul bordo degli slip il cuore di Massimo ebbe un sussulto, il respiro per un attimo si fermò. E poi cominciò a sfilarseli lentamente.
Il tempo sembrava non passare mai. Quegli attimi erano un'eternità. Eterno lo scorrere della stoffa che andava scoprendo il morbido nero boschetto dell'amore, eterni i lenti e sensuali movimenti di Sofia, che sembravano collocarsi in una dimensione fuori del tempo e dello spazio, la dimensione del desiderio e della sensualità.
E finalmente il corpo di Sofia non ebbe più segreti per lui, steso completamente nudo sotto il sole. Lo ammirò. Ne percorreva con gli occhi le forme, ne disegnava i contorni, posava lo sguardo sul sesso appena dischiuso, immaginando di penetrarvi per scoprire l'intimo mistero della femminilità.
E Sofia provava incredibili sensazioni di piacere. Un piacere nel quale si mescolavano l'eccitazione del sentirsi osservata, ammirata e desiderata, e il benessere fisico che le procurava il caldo bacio del sole.
Passarono pochi minuti di immobile abbandono, e poi Sofia volle andare ancor più in là.
Iniziò a massaggiarsi il corpo lentamente, passandosi le mani sui seni, sul ventre, sull'interno delle cosce, fino ad arrivare sul sesso. Allargò un poco le gambe e cominciò a masturbarsi.
A quel punto Massimo raggiunse l'apice dell'eccitazione. Ormai non potè più frenarsi, e con pochi rapidi movimenti della mano completò il suo piacere concedendosi l'orgasmo fino ad allora rimandato.
L'onda del piacere uscì da lui e si sparse tutt'intorno, posandosi sulle foglie della siepe, sull'erba del giardino, sulle dita della mano, e fu come sentirsi portar via da una forza alla quale non era possibile resistere, e alla quale non voleva resistere, e la vita per qualche istante fu come sospesa, immobile dentro quell'estasi sublime, ed era come se il respiro e il cuore e la mente si fossero fermati per gustare quell'istante di godimento estremo e avrebbe voluto restare così per sempre, ma poi sentì di nuovo il profumo dell'erba e vide Sofia nuda che continuava a masturbarsi, e la vita riprese a scorrere.
Intanto Sofia sentiva avvicinarsi il momento del suo orgasmo.
Accelerò il ritmo del massaggio, e anche il respiro e il battito del cuore si facevano più frequenti, e poi avvertì un calore dolce e potente nel ventre che prestò s'irradiò alle gambe e al cervello, e un brivido elettrico la scosse tutta per poi scaricarsi in un gemito liberatorio e tutto il suo corpo fremette e sussultò attraversato dall'onda inarrestabile del piacere.
Un piacere intenso, forte, coinvolgente, totale.
Restò per qualche istante distesa immobile sull'erba, spossata da quella violenta sensazione di beatitudine, la mano ancora dentro al sesso bagnato, le gambe divaricate offerte al desiderio, la consapevolezza che lui aveva goduto insieme a lei e per lei.
E lui continuava a guardarla, ma adesso, con i sensi acquietati, come si contempla un bel paesaggio, un quadro d'autore, con la mente e il cuore carichi dell'emozione del bello.
E lei continuava a farsi guardare, abbandonata in uno stato di benessere discreto e leggero che aveva preso il posto del piacere violento e travolgente di pochi istanti prima.
E l'esibizione stuzzicante ed eccitante di Sofia per Massimo si ripetè più volte nei caldi pomeriggi di quell'estate, dietro la siepe, complice maliziosa di quel gioco d'amore.

Cesare Paoletti

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