Nello studio 3 del "Palazzo del Cinema" di Parigi, decine di tecnici e attori brulicanti come formiche rosse, esploravano il locale in lungo e in largo, chi intento a controllar cavi, chi trasportando pezzi d'arredamento, chi rapito e perso nella sceneggiatura, ripetendo ancora qualche volta le proprie battute, prima che la voce rauca del regista proferisse il solenne "Azione!".
Il brusio delle voci sommesse e accennate degli attori si mischiava disordinatamente ai colpi di martello e alle istruzioni urlate da e verso gli alti telai, dove tecnici più simili ad acrobati circensi, regolavano gli ultimi fari, producendo talvolta sottili lame di luce che attraversavano lo studio, tagliando in due l'intima penombra che lo avvolgeva.
Di fianco all'ingresso di quello strano posto dove realtà e fantasia si fondevano fino a confondersi, Lulù stava rileggendo silenziosamente la sceneggiatura, dove un tratto di matita sul lato sinistro delle righe, evidenziava la scena che era previsto girare quel giorno. Era la sedicesima giornata di riprese e, sebbene fosse il primo film alla quale partecipava non come semplice comparsa, sembrava avesse già la disinvolta sicurezza di un attrice ormai veterana di quegli spazi, di quei suoni, di quella faticosa ricerca di un angolo dove la concentrazione potesse stagnare immobile, insensibile al rapido andirivieni di quel formicaio.
Lo sguardo di Lulù seguiva veloce il testo, gli occhi guizzavano singhiozzando da sinistra a destra, le labbra socchiuse si contraevano talvolta, ma non una parola sgorgava dalla sua bocca.
D'un tratto corrugò la fronte, abbassando il mento, e inarcando il sopracciglio destro cercò con lo sguardo il regista, verso il quale si diresse a passo svelto.
- "Monsieur Francois, chiedo scusa Monsieur..."- pronunciò timidamente al direttore - "...posso disturbarla qualche istante Monsieur?"
Francois si voltò e, tra i riflessi argentei della sua folta barba, apparve un sorriso bianco e luminoso, quasi uno squarcio di sole tra le nuvole dense e nere di un imminente temporale.
- "Dimmi Lulù, posso aiutarti?"
- "Monsieur, temo ci sia un errore... qui... vede?"
Entrambi si inarcarono sul fascicolo, guancia a guancia, leggendo dove il dito sottile di Lulù indicava.
- "... mmm...vediamo...Vanessa apre la porta di casa...c'è Lauren... si baciano... a Vanessa
cadono le chiavi... Lulù, io non trovo errori... cosa non hai capito esattamente?"
- "Monsieur, ma Lauren è un ragazza..."
- "Si, bhe, ed è anche piuttosto carina... e allora?"
- "Ma, Monsieur... qui c'è scritto che devo baciarla..."
- "Si, la sceneggiatura è piuttosto chiara direi... Entri in casa, la baci, ti cadono le chiavi, ti abbassi a raccoglierle continuando a fissarla negli occhi. Fine della scena 51. Cosa non hai capito bene?"
- "Ma... Monsieur Francois...ma... è una donna... io non posso baciare una donna..."
Francois la fissò immobile qualche secondo, poi esplose in una grassa risata.
- "Mia cara Lulù! Questo è un film! E' finzione! Sappiamo tutti che preferiresti baciare Brad Pitt, ma l'esigenza scenica è tutt'altra!"
- "Monsieur, ma io non..."
Il regista la interruppe alzando la mano, mentre il sorriso scomparve inghiottito dalla barba brizzolata:
- "Lulù, ora basta. La sceneggiatura parla chiaro. Tu sei Vanessa, e Vanessa bacia Lauren. Posso capire il tuo timore, il tuo imbarazzo, ma questo è un lavoro come gli altri. Ci sono cose che ci piacciono meno di altre, ma fa parte del gioco. La professionalità è un aspetto fondamentale nel cinema e in qualsiasi altro lavoro. Tu sei giovane e hai poca esperienza, ma ti auguro di fare molte cose che non ti piaceranno, poiché in fondo il successo di un attore o un'attrice è quello di riuscire a interpretare personaggi diversi, da se stessi innanzitutto, e tra loro in secondo luogo. Ora, mi devi scusare, ma ho ancora qualche cosa da sistemare..."
Le accarezzò il viso con il dorso della mano.
- "Su, vai a prepararti... e non ti preoccupare... andrà meglio di quanto credi... Tony? Quell'obiettivo da 35 millimetri... " poi si allontanò non lasciandole il tempo di ribattere.
Lulù tornò all'ingresso e si guardò intorno spaesata, con in viso un'espressione confusa. Era originaria di un paesino cattolico dell'entroterra francese, dove ancora i dogmi ecclesiastici dominavano supremi.
Un bacio tra donne avrebbe suscitato un'infinità di pettegolezzi, che sarebbero echeggiati a lungo tra le strette vie che separavano gli antichi caseggiati. Ma più di tutti i giudizi, più di ogni malalingua, ciò che Lulù doveva affrontare era la sua etica morale, quei sani e ahimè fragili principi su cui aveva basato la propria vita. Avrebbe dovuto barattare quel suo prezioso "Credo" con una carriera neonata e ancora effimera, che poteva svanire come fumo al vento.
Si osservò intorno e incrociò lo sguardo di Monique Dubonne, alias Lauren, una donna sulla trentina, con i capelli scuri, lisci, e due grandi occhi verde smeraldo.
Monique sorrise, accennando un inchino di saluto.
Lulù alzò la mano sottile e curata, ricambiando il sorriso. Le venne il batticuore: qualche minuto ancora e avrebbe dovuto sentire il sapore della labbra di quella donna quasi sconosciuta.
Si sentiva sbagliata al sol pensiero di quel gesto, ma cercò di rasserenarsi, lottando contro il suo istinto di fuggire da un bacio troppo indecente per le sue candide abitudini sessuali.
Aveva poco più di 22 anni e non aveva mai fatto l'amore con nessuno: qualche bacio, due carezze sul seno, il ricordo di qualche nervoso fremito per paura d'esser vista, ecco ciò che aveva ornato la sua adolescenza, nient'altro. E ora avrebbe dovuto baciare Monique, tra gli sguardi attenti di cameraman e di addetti alle luci. Temeva di non farcela.
Temeva che il suo animo avrebbe ceduto, noncurante degli impegni professionali.
Mentre ancora immaginava se stessa fuggire in lacrime tra i severi richiami del regista, al suo fianco una voce femminile la fece quasi sussultare:
- "Ciao Lulù, come va? Tutto bene? Mi sembri strana..."
Monique la fissava intensamente, sorridendo con le labbra e con gli occhi.
- "No no, tutto apposto, solo un po' di nervosismo... e tu? Sei tranquilla vedo..."
- "Bhè, ho qualche anno di esperienza in più di te... e poi quella di oggi è una scena semplice! Un bacio ed è finita! Cosi posso correre da mio figlio Jean..."
- "Ah, sei già madre? E quanti anni ha Jean?"
- "Ne compie 4 settimana prossima... ormai è un ometto..."
- "Chissà quante fidanzatine..."
- "Stai attenta Lulù... potrebbe provarci anche con te!"
Risero insieme, e parlarono per diversi minuti di Jean, del lavoro, di quanto è bella Parigi, dell'acconciatura di quella modella americana...
Lulù trovò simpatica Monique, gentile e molto piacevole. Quasi si era dimenticata che dopo poco avrebbe dovuto baciarla, quando d'un tratto il regista le chiamò:
- "Lulù! Monique! Forza, tocca a voi due!"
A Lulù scomparve il sorriso, mentre si schiantava nuovamente sulla dura superficie della realtà. La truccatrice le stava incipriando il naso e le guance, il costumista le apriva un poco la scollatura. Monique si allontanò sorridente dicendo:
- "A tra poco, Mon Amour!" e lanciò un bacio con un ampio movimento del braccio.
Lulù sorrise, "Monique è proprio forte!" si disse "Se fossi un uomo ci proverei di sicuro..."
Si fermò ad analizzare ciò che aveva appena pensato. "Se fossi un uomo". Ecco come doveva fare: credersi un uomo, impersonificarsi in un giovanotto parigino e appoggiare le proprie labbra alle sue come fosse il bacio di uno sposo alla propria consorte. Cercò di convircersene, anche se scetticismo e titubanza stendevano la loro inquietante ombra sopra di lei...
Il regista urlò:
- "Allora? Tutto pronto? Lulù, ascoltami bene, ti avvicini alla porta, la trovi aperta, con timore entri, tieni le chiavi in mano come fossero un coltello, entri in casa, vedi Monique, resti stupefatta, abbassi la mano, vi avvicinate, gli fissi gli occhi qualche istante, 12-13 secondi, poi la baci, lasci che le chiavi cadano in terra e le accarezzi il collo, poi vi staccate, lei ti guarda, nessun sorriso, niente di niente, continui a fissarla, Monique se ne va e tu ti passi l'indice sinistro sulle labbra. Mi raccomando, voglio una scena d'amore spietato, passione, coinvolgimento totale. Ragazzi? Siamo pronti? Lulù? Monique?"
Monique rispose:
- "Io sono ok!"
Lulù guardò Francois, che la stava fissando, e fece un cenno con la testa. Il regista si guardò intorno, batté due volte le mani:
- "Ragazzi, forza che poi ce ne andiamo a casa... pronti? Azione!"
Lulù sospirò emozionata, poi entrò in scena. Oltrepassò la porta, finse di essere sorpresa, abbassò la mano, si avvicinò a Monique, e mentre attendeva passassero quei 12 secondi, ripeté tra sé e sé "Ti voglio baciare, sei bellissima, sono tuo, sono un uomo, ti amo, mia sposa..."
Poi avvicinò il suo viso a quello di Monique, chiuse gli occhi e sfiorò le sue labbra, ritraendosi subito dopo... Riaprì gli occhi investita dalla voce di Francois:
- "No no no Lulù, non così! Ho detto passione! Lulù, ricorda che Vanessa non vede Lauren da anni, qui si deve capire che Vanessa aveva avuto una storia d'amore con lei, e che ancora vive in lei quell'ardore per Lauren! Il pubblico crede che Vanessa sia eterosessuale solamente, invece ha avuto una storia d'amore con Lauren, una donna, bella e affascinante, devi baciarla come fosse il tuo fidanzato che parte per la guerra!"
Un tecnico esclamò:
- "Se vuoi ti faccio vedere io come si fa!"
L'aria pesante che incombeva intorno a Lulù si depositò tra le risate dello staff. Francois ribatté:
- "Eh no, amico, il regista sono io! Vieni qua, bella moracciona!"
E fece finta di andare verso Monique a braccia aperte: una risata fragorosa coinvolse tutti, poi il team si ricompose, Lulù tornò indietro, e il regista riprese:
- "Pronti? Azione!"
Lulù rientrò in scena e ripeté in modo perfetto ciò che aveva fatto prima, poi si avvicinò a Monique, le fissò gli occhi e ripenso ai baci profondi che lei e Gerard, un suo vicino di casa, si erano scambiati qualche mese prima. I 12 secondi passarono, e Lulù baciò Monique.
Le labbra di chiusero, i loro corpi si unirono per un attimo che parve avesse rubato il trono all'eternità; Lulù lasciò cadere le chiavi, ma non lo fece volontariamente: il suo corpo era come rapito dalla sensazione che quel sapore scaturiva in lei.
Alzò la mano, le accarezzò il collo, le prese la nuca e, strofinandole il seno contro, si avvicinò ancor di più a lei. Le lingue si intrecciarono, in un estasi di passione, mentre Monique le accarezzò la vita. Si staccarono qualche istante, poi tornarono nuovamente unite, con gli occhi chiusi, tra il silenzio irreale dei tecnici, si accarezzarono i capelli l'un l'altra, mentre le lingue si strofinavano dolcemente, e i corpi si inarcavano all'altezza del pube, i capezzoli irti sotto la camicetta di seta, e Lulù sentì calore salire da sotto la vita, sentì quella specie di fuoco che nasce da dentro e pare mangiarsi tutto il resto, facendoti tremare un poco le gambe.
Monique indietreggiò dolcemente, e Lulù la fissò, parve implorarla di restare, la segui con lo sguardo mentre usciva di scena. Poi, alzò la mano sinistra, raccolse con l'indice la poca saliva di Monique che ancora lambiva le sue labbra, e con la lingua la assaporò nuovamente, con lo sguardo perso verso la porta aperta.
Il team, prevalentemente maschile, restò pietrificato, silenzioso; la maggior parte di loro aveva in corso un erezione. Lo stesso regista restò con la bocca aperta ancora qualche istante a fissar Lulù, poi si riprese e rischiarandosi la voce esclamò:
- "Buona la seconda!"
Un microfonista allargò le braccia e incominciò un lento applauso, gli altri tecnici lo seguirono, e il fragore risvegliò Lulù da quell'intorpidimento in cui il bacio l'aveva trascinata. Si guardò intorno, sorrise e accennò qualche lieve inchino mentre si dirigeva allo spogliatoio. Francois le si avvicinò, e disse:
- "Visto che non è stato poi cosi difficile? Forza ragazzi, tutti a casa ora, che domani si gira all'esterno! Mi raccomando, alle 6 in punto qui nel parcheggio! Buona serata Lulù, a domani e complimenti, ottima interpretazione."
Lulù salutò con la mano e con un sorriso, poi entrò nello spogliatoio.
Si specchiò qualche istante, ancora stordita dalle sensazioni provate.
Si sedette sulla panchina di metallo, e sentì umido tra le gambe. Lei restò li, ferma, mentre fuori dallo spogliatoio i tecnici uscivano frettolosi, tra risate, saluti, discorsi, commenti...
Finalmente la quiete e il silenzio riempirono il locale, e Lulù prese a spogliarsi lentamente. Slacciò la camicetta, tolse il reggiseno di pizzo nero, accarezzando i capezzoli ancora irti, poi abbassò la gonna grigia, e le mutandine. Le restarono addosso solo le scarpe con i tacchi a spillo, e si guardò qualche istante allo specchio, nuda.
Si piaceva. Il seno era piccolo e sodo, la vita sottile, le cosce lisce e l'inguine depilato. Gli occhi azzurro ghiaccio rimirarono l'immagine di quella giovane donna, bella e attraente.
Lulù indossò le ciabatte e si diresse alle docce, portandosi dietro un accappatoio azzurro come i suoi occhi. Quando giunse apri la porta, trovò Monique, anch'essa nuda, con la testa rivolta verso l'alto, e lo spruzzo della doccia che si schiantava sul viso, mentre l'acqua scendeva accarezzandole il collo, insinuandosi tra i seni tondi, fermandosi per un attimo impalpabile nell'ombelico a incavo, per poi attraversare i peli neri e precipitare tra le cosce, fino a terra.
Lulù esitò, Monique non sembrò essersi accorta della sua presenza. Lulù decise di entrare comunque, si sarebbe messa due docce più in là.
Monique la sentì passare e i suoi occhi verdi si aprirono, la osservarono, senza dire una
parola. Lulù la oltrepassò, lanciando uno sguardo labile con la coda dell'occhio; poi aprì l'acqua e si lasciò accarezzare per qualche istante, prima di girare il viso verso Monique: si guardarono negli occhi, mentre l'acqua scrosciava rumorosamente sulla ceramica. Restarono a fissarsi nude per diversi minuti. Poi Monique si avvicinò lentamente, protese il collo in avanti e, seria, sfiorò le labbra bagnate di Lulù con un bacio.
Lulù restò immobile ancora alcuni secondi, poi cedette e afferrò la nuca di Monique, questa volta senza indicazioni sceniche, senza tecnici, senza truccatori o microfonisti, solo loro due, la loro carne calda e bagnata, l'acqua che continuava a scorrere indifferente e il vapore bianco che le avvolgeva.
Le lingue si intrecciarono di nuovo, i corpi si unirono, i seni si schiacciarono tra loro, i capezzoli duri sfregarono, le mani corsero veloci, scivolando sui corpi bagnati, tra le pieghe dei glutei, tra le
cosce, tra i gemiti... sembrò non dovesse finire mai quell'elogio alla passione, quell'unione
carnale tanto scandalosa quanto seducente... poi, insieme, fremettero, le ginocchia si piegarono, e restarono abbracciate, sedute sulla ceramica, mentre ancora qualche guizzo di piacere le faceva sussultare, continuando ad accarezzarsi lentamente e vicendevolmente...
Si alzarono una mezz'ora dopo, senza proferir parola alcuna. Chiusero l'acqua, si asciugarono
osservandosi a vicenda e uscirono dalle docce.
Si vestirono in silenzio, sorridendo ogni tanto, maliziosamente, complici in quel gioco d'amore. Si truccarono appena e, una volta pronte, si diressero all'uscita. L'ascensore era già li ad aspettarle: salirono, mentre continuavano a fissarsi e sorridersi.
Qualche istante prima che le porte si riaprissero, Lulù accarezzò la mano di Monique, e le sfiorò le labbra con un bacio furtivo, come una coppia di innamorati mentre la madre è girata di spalle. Monique non sarebbe riapparsa nel film, e Lulù non aveva i suoi riferimenti. Ma, in cuor loro, sapevano di non volersi rivedere mai più. Monique salì in auto e, mentre Lulù attendeva che partisse, abbassò il finestrino dicendo:
- "Au Revoir, Mon Amour!" lanciando un altro bacio.
- "Adieu, Mon Petit!" rispose Lulù, sorridendo, e strizzò l'occhio.
Si lasciarono così, candidamente, come si erano incontrate.
Monique aveva un marito e un figlio.
Lulù una carriera da inseguire.
Ma entrambe avevano un ricordo, un'esperienza, dolce come il miele, calda come il sole.
12 ANNI DOPO
Lulù guardò Paul, suo marito, attore di Brooklyn, padre delle sue due stupende figlie. Ormai il suo nome appariva spesso sulle locandine appese fuori dai cinema, e il suo talento era stato coronato qualche giorno prima con un Oscar come miglior attrice protagonista.
Paul stava insegnano ad una delle sue figlie la divisione a due cifre:
- "Vedi tesoro? Ora riporti il 3..." alzò lo sguardo e vide Lulù, le sorrise e le strizzò l'occhio; la bambina disse: - "Papà papa, ce l'ho fatta!"
- "Brava la mia piccolina! Brava Monique, fai vedere alla mamma!"
Lulù sorrise, accarezzandole la testa, poi si congedò.
- "Amore, vado a fare una doccia, tieni d'occhio anche Samy"
"Monique. Monique." Ripeté tra se e se, mentre l'acqua gli scivolava rapida sul corpo.
Si accarezzò il seno, il ventre, l'interno della coscia, e poi si lasciò sedere sulla ceramica, mentre dentro di se il fuoco della passione riprendeva a bruciare, immerso nel ricordo di una doccia di molti anni prima...
Monique attese che Jean dormisse. Suo marito era appena uscito per il turno di notte.
Guardò la lunga fila di videocassette sulla mensola sopra il televisore: erano i film in cui c'era Lulù.
Prese "Quei tuoi occhi azzurri" e la infilò nel videoregistratore; mandò avanti il nastro, fino a che arrivò la scena dove Lulù si spogliava, mentre un giovane interpretato da Brad Pitt la osservava di nascosto. Sulla TV il corpo splendido e nudo di Lulù apriva l'acqua della doccia, si insaponava, e i riflessi, rosa del suo corpo e azzurri della ceramica, illuminarono il volto perso di Monique, mentre la sua mano scendeva, calma, quieta, sapiente, esperta, fino a giungere alla gonna e poi al pizzo ruvido delle mutandine.
- "Sei bellissima Lulù, bellissima..."
Abulafio