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Racconto n° 688
Autore: Enchantra Altri racconti di Enchantra
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Si chiamava Cesare
Il treno era appena partito, in perfetto orario, e i viaggiatori stavano ancora sistemando le loro cose negli appositi scomparti.
Amanda si sentiva felice per quel viaggio che, anche se per ragioni di lavoro, la portava lontano da casa per due giorni, lontano dalla solita routine, dai tempi ristretti, dal sonno che arrivava troppo presto la sera, e dalle albe frettolose che non le davano il tempo necessario per gustarsi il risveglio.
Il sedile era accogliente e i suoi compagni di viaggio ciarlieri e allegri: si preparò, quindi, ad accoccolarsi meglio al suo posto e ad ascoltare la sua musica in santa pace.
Questo rito le era diventato necessario durante i suoi viaggi di lavoro, perché il connubio tra la musica e il movimento del treno liberava la sua fantasia, mentre il mondo scorreva lungo i binari e la sua mente volava via.
Avrebbe avuto tutto il tempo per rilassarsi: Milano era abbastanza lontana da Roma per permetterle di dormire un pò.
Si accorse appena della prima fermata a Firenze ed era tentata di sprofondare nella sua pigrizia quando notò che i suoi compagni di viaggio erano scesi e nel suo scompartimento c'erano soltanto due persone, qualche fila più in là.
A Firenze salì un uomo che prese posto proprio di fronte a lei. Amanda lo salutò appena, contrariata da quella "invasione" del suo spazio ma, ridacchiando fra sé, si alzò per andare al vagone ristorazione per comprare un pò di acqua.
Al suo ritorno, il tipo era concentrato nel suo giornale, già pronto a sfoderare il suo portatile di lì a poco (Amanda notò la borsa poggiata in bella vista sul sedile accanto). Si rimise ad ascoltare la sua buona musica.
Nora Jones le proponeva motivi dolcemente cadenzati che ben si sposavano con il ritmico danzare del treno e per Amanda era come viversi un'altra vita. Chiuse gli occhi, distesa e rilassata. Avrebbe voluto che quell'andare del treno non finisse mai ... che non ci fosse nessuna destinazione da raggiungere, nessun impegno da rispettare.
Era completamente abbandonata sul sedile del treno ...
Sentì arrivare da lontano, mentre era assorta nei suoi pensieri, una pressione fra le sue gambe ... insistente, qualcosa le stava premendo il sesso ... Aprì leggermente le palpebre e vide l'uomo di fronte fintamente assorto sul suo portatile, il ginocchio piantato fra le sue gambe che, abbandonate, giacevano aperte, come un muto invito a farsi prendere.
Chiuse le gambe e questo gesto la fece tremare di più: il ginocchio di lui schiacciava il suo clitoride, premeva su di lui come una bocca affamata quando afferra un pezzo di pane ... e venne presa da brividi. Avrebbe voluto farlo smettere, ma in cuor suo lo pregava di rimanere lì ... Spalancò gli occhi: gli sparuti viaggiatori non si erano accorti di nulla, almeno non ancora ... Aprì le sue gambe rivolgendo, ancora, il muto invito all'uomo di fronte: prendimi ... fottimi così .. E lui premeva di più, quasi a penetrarla, quasi a voler sentire la sua voce pronunciare quelle parole. Con le gambe così aperte e il desiderio che le stava crescendo dentro, Amanda ebbe un unico desiderio: godere ...
Riuscì a sbottonare la lampo della gonna e a far scivolare le mani sul suo ventre, fino ad arrivare agli slip. Non fece altro che scostarne i lembi e offrire, così, le sue labbra infuocate alle mani di lui.
Le sentiva avide, tremanti, calde.
Lui le accarezzò appena il clitoride, ormai gonfio e sul punto di esplodere, ma lei non voleva che tutto finisse così, avevano ancora due ore prima di arrivare a destinazione.
Lui capì il suo desiderio e le infilò due dita nella vagina ... Al loro contatto Amanda lo inondò di piacere mentre lui iniziava a penetrarla così, sempre più profondamente, ritmando il movimento, ogni tanto fermandosi per titillare il suo clitoride, poi, nuovamente, riprendere la sua vagina ormai priva di ogni resistenza. Lui sprofondò in quel dolce burro, avrebbe voluto succhiarne tutti i sapori, ma era conscio che Amanda voleva solo essere presa in quel modo, voleva essere la sua troia in quel momento e tutto questo era anche il suo desiderio.
Continuava a fotterla così, come entrambi desideravano. Amanda avrebbe voluto gridare il suo desiderio. Lui la stava scopando e lei non aveva più nessun freno, avrebbe voluto baciarlo, prendergli il sesso tra le sue labbra, ma si rese conto che era solo quello che desiderava in quel momento.
La mano di lui era completamente bagnata dei suoi umori. Amanda si tolse una scarpa e offrì il suo piede al sesso di lui. Lo trovò gonfio, duro ... iniziò a muovere delicatamente le sue dita e il suo pene sussultava, voleva uscire fuori ... voleva offrirsi a lei ...
Fu un attimo: lui si sbottonò i pantaloni e lo trasse fuori ... Amanda, alla sua vista, ebbe un altro orgasmo ... lui iniziò a masturbarsi. Il piede di Amanda accarezzava lo scroto e le dita di lui ormai giocavano col suo clitoride ...
Amanda esplose ... tappandosi le labbra, mordendosi per non urlare ... e vide caldi fiotti uscire dal pene di lui, che tentava di arginarne la forza ...
Gli porse un fazzoletto per asciugare tutto quel ben di Dio che avrebbe voluto ingoiare fino all'ultima goccia.
Amanda non si pulì ma si introdusse un dito dentro, leccò avidamente i suoi umori, poi si sporse avanti, intinse il dito nello sperma di lui e offrì la sua bocca all'uomo ... la sua lingua aveva il sapore di entrambi, così ...
Si chiamava Cesare ...

Enchantra

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