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Racconto n° 699
Autore: Enchantra Altri racconti di Enchantra
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Esterno notte
Si erano dati appuntamento alla rotonda alle otto di sera.
Lei lo aveva chiamato dopo diversi mesi che non si sentivano e quella telefonata gli era arrivata tanto inaspettata quanto emozionante perché gli era bastato risentire la sua voce perché il sangue gli affluisse copioso, di getto, dalle viscere al suo sesso, procurandogli una contrazione quasi dolorosa al glande.
Mentre posava il ricevitore il mondo che lo circondava roteava intorno a lui in modo pazzesco: era felice per quell'appuntamento inatteso, tanto felice da non rendersi conto che mancavano quasi due ore all'incontro. Spense il pc, dimenticandosi di salvare il file su cui stava lavorando, ma ci avrebbe pensato il mattino seguente a rimettere le cose a posto. L'unica cosa, adesso, era volare a casa, sì, subito a casa.
Trovò la sua macchina in mezzo alle centinaia nel garage della sua azienda. Mise in moto e, di corsa, superò il cancello di ingresso portandosi sulla strada. Da che parte doveva andare? Ossignore. doveva stare calmo, calmo. Cercare di mettere ordine nei suoi pensieri.
Ci impiegò quasi un'ora in mezzo al traffico, meno degli altri giorni. Parcheggiò distrattamente nello spazio riservato ad una persona con handicap che abitava nel suo stesso condominio. "Fa niente", pensò, "la conosco, non se la prenderà se le occupo il posto per trenta minuti".
Entrò correndo nell'atrio, attese con impazienza l'ascensore ("accidenti, proprio all'ultimo piano doveva stare!").
Lo stomaco si contorceva, serpente ansioso attanagliato al suo corpo, mentre apriva la porta di casa. Gettò la borsa all'ingresso cercando di togliersi, correndo, gli ultimi indumenti che non aveva ancora tolto in ascensore ("se mi vedesse qualcuno penserebbe che sono pazzo").
Aprì l'acqua della doccia, bollente, e vi si tuffò sotto con il desiderio altrettanto ardente di calmarsi mentre le sue mani continuavano a lavare un corpo che non sentiva quasi più, tanta era la fretta di prepararsi ad uscire.
Uscito dalla doccia, si asciugò i capelli: li arruffò, quasi asciutti, ricordandosi che a lei piacevano spettinati con appena un po' di gel per donargli quell'aria sbarazzina che amava tanto.
In camera da letto scelse con cura il vestito: a lei piaceva vestito di un'eleganza disinvolta. Lei, lei, lei... Si rese conto che "lei" era di nuovo al centro dei suoi pensieri, così intensamente e dolorosamente dentro di sé da pensarla anche al centro della sua vita; tutto era indirizzato verso di lei. Anche il profumo, che lui non aveva mai cambiato in quegli ultimi anni, anche quello era lo stesso, tutto era come allora ..
Gli ultimi ritocchi alla cravatta, ai polsini della camicia. Si tirò i lembi della giacca per farla scendere meglio e si complimentò con sé stesso per il risultato finale.
Quasi mezz'ora. doveva uscire per arrivare prima di lei all'incontro.
Via di nuovo, in macchina, verso la rotonda, indimenticabile luogo del loro amore.
Arrivò che mancavano pochissimi minuti. Scese dalla macchina, si guardò intorno respirando profondamente e cercando di non cedere alla tentazione di girarsi continuamente per vederla arrivare. Decise di sedersi su una panchina, accendersi una sigaretta e attendere ..
Il cielo era ormai scuro. Non la vide subito, ma si accorse della sua presenza quando sentì i tacchi cadenzare sulla strada. Allora si voltò e quasi non svenne dall'emozione: era bellissima. Così abbronzata, attraente, con quell'incedere pigro da regina... la sua regina.
Lei gli si fermò di fronte, con quel sorriso sfrontato che lui aveva tanto ammirato mentre lui, impacciato, avrebbe voluto abbracciarla. Ma si trattenne per vedere cosa lei avrebbe fatto. Molto semplicemente, lei gli porse la sua mano tirandolo verso di sé: così facendo lo sfiorò sulla guancia con le sue labbra.
Il profumo di lei lo colse come un'ondata di freschezza ("ha cambiato profumo", disse tra sé). Lui non riuscì a contraccambiare il bacio, tanto lesto fu quello di lei da non lasciargli tempo per rendersene conto. Si sedettero su quella panchina dove lui l'aveva attesa per quei brevissimi attimi che gli erano sembrati un'eternità.
Notò, oppure ricordò, quel gesto semplice ma molto femminile di accavallare le gambe, ma quello di lei aveva una particolarità: la gamba destra sulla sinistra e il piede destro ad abbracciare la caviglia destra. "Come un serpente che ti si attorciglia intorno" ripensò lui. E tutto gli venne alla mente... quelle gambe affusolate che gli si stringevano intorno, tutt'intorno per trattenerlo dentro di sé... il suo torrente in piena.
Iniziarono a parlare, senza chiedersi il perché di quell'appuntamento. Parlarono delle loro vite, di come si erano sviluppate dal momento in cui si erano lasciati. Dei loro progetti, dei loro sogni, fino ad arrivare, quasi senza accorgersene, a parlare di loro, del perché era finita all'improvviso facendosi del male.
Bastò uno sguardo, uno solo, che durò per un tempo indefinito, perché si ritrovassero uno nelle braccia dell'altro, le labbra a cercare quelle dell'altro, delicati petali che si schiudevano sotto la sollecitazione della carne.
Prima che se ne rendessero conto, lì, sulla quella panchina, le loro mani si cercavano, passione mai sopita. Quelle di lui penetravano dolcemente nella scollatura di lei dove la schiena era alla portata delle sue carezze, così libera da ogni indumento. La pelle liscia, calda che si lasciava accarezzare. Dalla schiena lui passò ai fianchi, fino ad arrivare ai seni. "Eccolì qui", si disse, mentre il fuoco ardeva le loro anime e il suo cuore quasi si fermò.
Accarezzò i dolci declivi che ritrovò splendidi nel suo ricordo reale. I capezzoli turgidi che gli chiedevano solo di essere toccati, accarezzati, manipolati, stuzzicati.
Lei, intanto, era riuscita a sfilargli la cravatta e iniziava a sbottonargli la camicia mentre la sua bocca lasciava orme di saliva sul collo di lui, lasciando che la sua lingua andasse libera su quella pelle tanto amata: piccoli colpi, dolci, che assaggiavano le fattezze di quel viso che pensava di aver sepolto nei meandri della sua memoria.
Era ormai buio fitto: la panchina era perfettamente nell'ombra della notte poiché il lampione (diamine, il destino a volte...) era completamento spento. Erano soli, il mare a due passi e nessuno in giro. Perfetta notte di rimembranze da riportare in superficie. Niente poteva fermarli adesso.
Con mani sapienti lui si fece strada tra le cosce di lei: non trovò nessuna resistenza, anzi, le carni si aprivano al passaggio delle sue dita che trovarono subito gli slip della donna. I baci si fecero più profondi, si staccavano e riprendevano subito a cercarsi, mai paghi del loro contatto.
Lui iniziò ad accarezzarla attraverso la stoffa. Le gambe di lei erano ormai divaricate, sopra quelle di lui... completamente abbandonata, protesa in ogni senso a riceverlo dentro di lei e a restituirgli altrettanto piacere. Lui sentiva la stoffa bagnarsi ad ogni sua carezza e impazziva di desiderio; avrebbe voluto possederla lì, subito, ma voleva godersi ogni attimo di quel momento sognato per troppo tempo.
La mano di lei si pose sulla sua e lo guidò nel movimento sul suo sesso: ad ogni carezza lei aveva un sussulto mentre lo pregava di entrarle dentro. No, non era ancora il momento. Lui capì di possedere una capacità notevole, quella dell'attesa, del saper aspettare per poter, poi, esplodere in tutta la sua completezza con lei. E attese ancora, continuando a sfiorarle il sesso attraverso la stoffa.
Lei gemeva ed era conscia che il suo orgasmo l'avrebbe raggiunta in pochi attimi. Sbottonò i pantaloni di lui, traendo dall'ammasso di stoffa il suo pene turgido. Tolse la mano di lui dal suo sesso per piegarsi, golosa, all'altezza del sesso di lui. Appena lo sfiorò, un fiotto di sperma uscì copioso tanta era la voglia di esplodere, ma non era ancora tempo, non ancora... non così, almeno.
Lei lo ingoiò dopo aver giocato col suo glande, dopo averlo leccato avidamente tutto intorno e lungo l'asta mentre le sue mani gli accarezzavano i testicoli, mani così giocose e nervose, ricordava lui. Era stata la giocosità di lei ad attrarlo particolarmente. Quella sua particolare avidità nell'amore da renderlo sempre così pronto ai mutamenti improvvisi di lei.
Ma questa volta era lui a voler giocare.
Tirò su il viso della donna.. la baciò a lungo assaporando il sapore del suo pene (aveva dimenticato quanto dolce poteva essere la mescolanza dei due umori). La fece sedere sullo schienale della panchina, e, inginocchiandosi davanti a lei, fece in modo che il sesso di lei gli arrivasse direttamente sul viso.
Lei aprì le gambe, le braccia aperte, le mani sullo schienale della panchina per non cadere.
Lui iniziò a leccarla attraverso la stoffa degli slip già bagnati: lei iniziò a muoversi, così libera di farlo in quello spazio che sembrava loro senza confini né restrizioni.
Man mano che lui procedeva sentiva prepotente il bisogno di assaggiare le grandi labbra di lei e lentamente si fece spazio. Lei si aprì, così voluttuosa alla lingua di lui, così innocente nella sua profferta d'amore da farlo quasi urlare di desiderio. La lingua si insinuò tra le grandi labbra.. un movimento lento, ma inesorabilmente sempre più profondo.
Trovò il suo clitoride, così turgido da sembrare un pene. La sua lingua iniziò un movimento più veloce, a tratti, mentre sentiva la sua voce indirizzare parole d'amore verso quell'essere che racchiudeva in sé l'essenza della femminilità.
Mentre l'orgasmo di lei gli inondava il viso, lui accarezzò il suo membro, quasi a provare lo stesso orgasmo di lei. Con un movimento quasi inconscio la fece scendere dalla panchina e la portò dall'altro lato, dove non c'era che lo schienale. Lei si piegò leggermente in avanti, allargando il suo sesso per accogliere quello di lui. Fu un istante: lui iniziò a penetrarla profondamente accarezzandole nel contempo i seni attraverso il vestito, Ad ogni colpo lei sussultava e gli orgasmi multipli erano uno solo moltiplicato per cento, mille..
Esplosero insieme, alla fine e continuarono a baciarsi dopo l'atto d'amore.
Avevano finalmente capito che non si sarebbero più lasciati perdere nel mare della vita, ma che si sarebbero ritrovati lì, ogniqualvolta il loro desiderio si sarebbe fatto sentire, prepotente, uno per l'altra, nel gioco dell'amore che considera il sesso come parte di sé.

Enchantra

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