Racconti Erotici - RossoScarlatto Community
RossoScarlatto Community
.: :.
Racconto n° 78
Autore: Agata Altri racconti di Agata
Aggiungi preferito Aggiungi come Racconto preferito
Contatto autore: Scrivi all'Autore
 
 
Lettori OnLine
 
Romanzi online
 
Manniquin
Brehat
Rebel
Friends
Orchid Club
Menage a trois
Remember
The best
Destiny
My Story
 
 
Noi tre
E' una notte caldissima, questa.
Le sue lunghe dita umide si insinuano dentro la nostra stanza, ci sfiorano, ci accarezzano. L'aria umida ci avvolge, immobile.
Dalla finestra non arriva nemmeno un respiro, un rumore.
E' tardi, molto tardi.
La brace della sigaretta mi fa compagnia, ammicca leggermente nel buio della stanza, una luce, unico movimento.
Mi appoggio al davanzale, ricercando inutilmente un refrigerio che non arriva.
Ti sento muoverti nel letto, alle mie spalle, non ho bisogno di guardarti per vedere come ti sei messo. Hai occupato tutto il letto, allungando il tuo corpo dinoccolato di traverso, invadendo anche il mio spazio, fai sempre così quando, nel sonno, percepisci che non sono al mio posto.
E' buffo, quando dormi sembri un ragazzino, tutto broncio e facce strane, i tuoi 40 anni si stemperano trasformandoti in un adolescente.
E' una notte strana, questa.
La notte che segue una sera dove tutto è cambiato, dove i miei orizzonti si sono definitivamente capovolti, mostrandomi mondi sconosciuti, dove ora mi ritrovo a vagare, in attesa che dentro di me ritorni la calma.
Stiamo insieme da tanto di quel tempo che a volte fatico ad immaginarmi io, unica persona, mi vedo sempre unita a te.
Stessa vita, stessi orizzonti, stessi desideri. Ho sempre pensato fosse così la nostra vita.
Invece stasera ho scoperto che non è così.
Quando sono entrata in casa pensavo mi attendesse la solita sera, la solita vita.
Invece mi hai fatto sedere accanto a te, l'espressione seria sul tuo viso per un istante mi ha spaventato, ho temuto qualcosa di grave, di terribile.
Non mi ero mai resa conto di come bastino veramente pochissime parole per capovolgere una vita.
Mi hai guardata negli occhi a lungo, come per assicurarti che dentro di me ci fosse spazio a sufficienza per accogliere quello che stavi per dirmi poi, con una voce esitante ma nello stesso limpida hai sconvolto la mia vita.
Come ho fatto a non accorgermi di quello che stava succedendo? Come ho potuto non vedere che da quanto? settimane? mesi? hai un altro amore? Dove avevo gli occhi e il cuore? Dove ho preso l'arrogante sicurezza che tu amassi solo me?
Ma soprattutto come ho fatto a non capire che stavi cercando altre emozioni, che io come donna non riuscivo a darti?
La mia mente girava a mille, ripensando alle innumerevoli volte che lui ti ha chiamato a casa, con le scuse più disparate, una pratica che non si trovava, riunioni improvvise e la passione nuova per il tennis? I mille tasselli spaiati che in questi mesi hanno colpito inconsciamente i miei pensieri hanno trovato una precisa raggelante collocazione.
Sentivo sgorgare dentro di me domande pressanti: quando è successo? Come? Perché?
Perché hai sentito il bisogno di chiuderti nell'abbraccio di un altro amore, oltretutto di un uomo?
La cosa che più mi spaventava era la serena consapevolezza che il tuo sguardo esprimeva, sembravi talmente sollevato dall'avermi detto la verità che avrei potuto commuovermi.se non fossi stata furiosa, spaventata, terrorizzata.
Di tutte le parole che premevano per uscire solo due hanno trovato la via "..e adesso?" ti ho chiesto piano.
"Adesso non lo so, non so cosa succederà. So solo che ti amo troppo per nasconderti quello che mi sta succedendo" mi hai risposto.
Ho odiato la tua tranquillità, anche se la sapevo figlia di un tormento durato mesi.
Perché, accidenti, sentivo che nonostante tutto mi amavi ancora, che lui era entrato in una tua vita parallela dove avevi costruito un amore per lui.
Un pensiero mi ha attraversato prepotente la mente .
"Voglio conoscerlo" ti ho detto.
Volevo vederlo, riconoscere dentro di lui i luoghi che ti hanno fatto innamorare.
Non so da dove sia nata questa urgenza assoluta di conoscerlo, ma mi ero resa conto che non potevo fare altro.
E così è entrato in casa nostra.
Quando ha suonato il campanello ho voluto andare ad aprire io, in un patetico tentativo di rimarcare il mio territorio. "Questa è la mia casa, lui è il mio uomo".
Mentre lo aspettavamo dentro di me ho costruito mille e mille volte il nostro primo incontro, mi vedevo gelida nel mio furore di moglie tradita, amichevole per non farti soffrire, pateticamente spiritosa, ma quando ho aperto la porta non ho potuto dire altro "Piacere, sono Annalisa". Come se non lo sapesse già..
Siamo rimasti a guardarci per alcuni istanti, ho cercato di vedere in lui cosa ti ha portato via da me, in un silenzio che urlava talmente forte da rimbombarmi nelle orecchie.
Mi aspettavo di scorgere in lui un'espressione di scherno, di vittoria verso la stupida moglie tradita, invece mi guardava con uno sguardo così comprensivo da farmi male. "Deve essere molto difficile per te, Annalisa. Ti ammiro, hai avuto molto coraggio a decidere di incontrarmi" mi ha detto.
Dentro di me è serpeggiata la voglia irrefrenabile di colpirlo, cosa l'autorizzava a compatirmi?
Il tuo arrivo mi ha fermato, il tuo sguardo verso di lui mi ha gelato.
Ho sempre creduto di avere l'esclusiva assoluta dei tuoi sguardi teneri ed innamorati, avrei riso in faccia a chiunque mi avesse detto che un giorno ti avrei visto guardare così un'altra persona.
Eppure l'ho visto succedere.
Ho visto i tuoi caldi occhi scuri riempirsi di una tenerezza ed una passione senza fondo, li ho visti specchiarsi in uno sguardo azzurro altrettanto innamorato.
E mi sono sentita esclusa, come se stessi sbirciando una vita felice dalla finestra di una casa dove non sono ammessa.
Con sbalordito stupore ho sentito la tua mano cercare la mia, stringerla con forza, come a farmi coraggio.
Ho sentito come se la porta di quella casa si fosse aperta, permettendo al calore presente all'interno di lambirmi.
La tua mano che stringeva con forza la mia mi ha resa consapevole del tuo amore per me, davanti al tuo amante hai voluto dirmi che nonostante tutto mi ami, che sono ancora nella tua vita.
E paradossalmente questo mi ha rassicurata più di mille parole, di mille giustificazioni, mi ha permesso di guardare Sandro con meno paura.
Ci siamo seduti nel nostro salotto, io, tu e lui, come tre tranquille persone che chiacchierano del più e del meno.
Ho potuto scoprire perché ti sei innamorato di lui. La paura me lo faceva immaginare insensibile, gretto, egoista, invece ho conosciuto un uomo estremamente sensibile, simpatico. Difficile non pensare di poter rimanere affascinati da lui.
Abbiamo parlato di mille cose, abbiamo riso insieme.
Ho percepito a fior di pelle la profondità del vostro legame, e ne ho provato un'invidia bruciante. Ho dovuto allontanarmi con una scusa dal salotto, per non vedervi insieme, anche se il calore del vostro legame mi bruciava sulla pelle.
In bagno, mentre mi buttavo acqua fredda sul viso, nella mia mente scorrevano impetuose e senza freni le immagini dei vostri corpi allacciati, del tuo viso che si chinava verso il suo, delle vostre lingue che si lambivano.
Ed ho pianto.
Ho pianto perché ho odiato l'idea che tu avessi un mondo tuo nel quale non potevo entrare, dopo una vita passata insieme a dividere tutto.
E ho deciso.
Sono rientrata in salotto, prima che la mia razionalità riprendesse il sopravvento.
"Voglio venire a letto con voi due" ho buttato fuori.
Le vostre espressioni attonite hanno leggermente minato la mia assurda pretesa, ma solo per un attimo.
Volevo venire a letto con voi, dividere con te questo mondo nel quale non ero presente.
"No, Annalisa, non puoi volerlo fare."hai balbettato incredulo.
"Ho detto che voglio venire a letto con voi, non provare a farmi cambiare idea perché non ci riuscirai." ho risposto, tremando dentro come una foglia, ma dura come una roccia fuori.
"Ma a cosa ti serve, perché dovresti?" hai chiesto.
La mia proposta ti ha spaventato, ti sei alzato ed hai iniziato a muoverti per la stanza, come fai ogni volta che sei nervoso ed agitato, passandoti nervosamente la mano tra i capelli.
"Mi serve per capire cosa c'è tra voi, non ci arrivi? Come posso vivere senza sapere cosa succede tra di voi? Ti prego, non puoi tenermi fuori da questo." ho mormorato, mentre lacrime pesanti mi bruciavano gli occhi.
"No, è fuori discussione, non voglio assolutamente!" hai gridato con veemenza afferrandomi le spalle.
Due mani delicate mi hanno staccata da te, due braccia calde mi hanno circondata. "Non arrabbiarti così con lei, cerca di capirla". La voce di Sandro mi è arrivata attutita, ero troppo presa a singhiozzare una disperazione tenuta a freno troppo a lungo.
"Tutto questo è troppo per lei, forse può essere quello di cui ha bisogno." ha mormorato comprensivo.
Dio, quanto l'ho odiato perché mi capiva, e quanto ho odiato te perché sembravi non capirmi affatto.
Sembravi non capire come per me fosse necessario dividere con te un momento simile, come se da questo dipendesse la mia stessa vita. Abbiamo diviso tutto, volevo dividere anche questo.
Sandro ha accolto questa mia necessità tra le proprie mani e l'ha portata a te, prendendo un'iniziativa come nessuno di noi due era stato capace di fare.
Ti ha preso per la mano, facendoti avvicinare a noi poi, semplicemente ci ha baciati, la sua bocca si è posata sulla mia piano, ne ha preso un bacio, che ha lentamente posato sulle tue labbra.
Questo gesto è stato il la definito per precipitare in un mondo così nuovo e sconosciuto da farmi sentire straniera.
Ci siamo trovati abbracciati sul nostro letto, sul quello che è sempre stato il terreno per deliziosi ed appassionati momenti, isola inviolata del nostro rapporto. Le mie mani accarezzavano il tuo corpo con carezze che tu restituivi a Sandro, sul viso, sul petto, e lui le riportava a me, in un circolo fluido senza fine.
I vostri corpi, così simili, ma nello stesso tempo diversi, il tuo magro e dinoccolato, da adolescente, il suo più atletico e modellato, riempivano le mie mani. Non ho potuto fare a meno di toccarvi entrambi, mentre voi due vi accarezzavate a vicenda.
Vedere il suo viso chinarsi sul tuo sesso mi ha provocato un remoto accenno di gelosia, avrei voluto essere io a darti il piacere con la mia bocca, come ho sempre fatto in questi anni, ma nonostante tutto avevo il modo di condividere il tuo godimento. La mia lingua ha lambito il suo sesso, seguendo il ritmo che teneva nel leccarti, l'ho preso tra le labbra come lui ha fatto con te, succhiandolo come ha fatto lui.
Come erano simili le vostre espressioni.
Lo sguardo di Sandro ha cercato il mio, per chiedermi il permesso di un atto che sarebbe stato la soglia definitiva oltre la quale niente sarebbe stato più come prima.
Ma quella soglia io l'avevo già attraversata nel momento stesso in cui ho deciso che volevo conoscerlo, solo in quel momento me ne sono resa conto.
Sono rimasta accanto a voi, ho sentito i vostri gemiti, ho visto il suo petto appoggiarsi alla tua schiena mentre ti penetrava, ho condiviso con voi un orgasmo che non mi apparteneva.
Dopo non mi sono sentita abbandonata da voi, mi avete accolta in mezzo a voi, accarezzandomi insieme, regalandomi un orgasmo strano ,mai provato che ho accolto con un grido.
I nostri corpi stanchi si sono accoccolati uno accanto all'altro, alla ricerca di una tregua necessaria per riprendere gli orizzonti sconvolti.
Mi sono addormentata tra di voi, risvegliandomi a notte inoltrata.
Io e te soli, nel nostro letto che ormai solo nostro non sarà più.
Tu dormi profondamente, io mi devo ritrovare.
Accendo una sigaretta, poi un'altra ancora.. speriamo arrivi presto il mattino.

Agata

Biblioteca
 
Community
Redazione RS
Biblioteca

Biblioteca

 
.: RossoScarlatto Community :.